Paolo Dragonetti De Torres Rutili - Poesie

TITOLO RACCOLTA” I SENTIERI DELL’ANIMA DI UN PAESAGGIO”

“(APPRODO ALLA) SELVA DI JURMALA

Sopra la sabbia
Muta e solinga
Si ode il palpito delle nuvole
E la forza dei venti;
perso di cielo in cielo
di pietra in pietra
di bosco in bosco
guardo lontano oltre l’orizzonte
il lungo cammino
nello spazio profondo
del Mar Baltico.
A Jurmala, le danze sulla riva,
e le chiome sospese che mi abbracciano,
salutano la mia meta.


 

 

FINIS TERRAE

 

Qui finisce la Terra
E il mio viaggio,
nel suo Faro
sentinella dell’Oceano
riconosco la meta,
soffre e gioisce
il passeggero dell’anima
e lascia la sua impronta
invisibile e invincibile
alla scoperta del suo destino.
Quante ombre
E quante Lune
Passaron come testimoni
Dell’essenzial sentiero,
Solo un ricordo nel solco…
Oh Fenesterre!
L’attesa… come se sapesse
Del nostro incontro
Per udir le cose vissute.


 

“ALLA POESIA

 

Ave Musa! Il tuo respiro
È il respiro del mare,
Il tuo sguardo
è la brezza marina,
che allontana verso l’orizzonte
al calar del Sole
rondini in festa…


 

 

“Aquarius”

 

Estasi d’aer puro
Sull’estremo dell’onda
S’innalza sulla sponda
Le braccia fan mistero
E stente porgon pioggia.
Sollazzo di flutti elisei
Difficil trovar costei
Nella radiosa loggia.


 

 

“Ricordi e sogni”

 

Ove cercare
Le vestigia degli eterei sogni,
dei bisogni,
chiusi da fermi sigilli
invisibili agli occhi
custoditi nel cuore.
Il ricordo
Pensa alla mezzanotte
Il sogno fissa l’orizzonte
Senza timore;
or ora loro son svaniti
e se non fossero mai esistiti?


 

 

Miraggio notturno

 

Addio occaso!
Un ultimo bagliore porta seco
L’arcano di quella casa
Isola sperduta sulla sabbia
Il talamo del poeta Moravia.
Sovente un prezioso incanto
Piccola isla Negra mediterranea
L’impenetrabile ai miei passi
Come un cavaliere dall’armatura splendente
Il suono delle onde, è un allenamento ai versi.


 

L’Aquila

 

Lassù sulle sole fronde
Si scorse l’arido cespo
Solo vana fama teme
Ardor movea ‘l suo capo.
Qual guardinga maestà sopra
Le universali vette
Adombra l’altrui che spera
Con ali torna alle sfere.


 

 

Cantar marino (dei pesci)

 

Il limpido flusso
Ondeggiar ottuso
Or cortese vagar
E’ eterno navigar.
Poseidon fia pace;
immutata specie.
Degna del bel Creato
Laonde sia fato.


 

Il Sagittario

 

O fuoco ardito
Più forte anelito
Voragine per Giove
Gemelli par soave.
La raffica… scintillio!
Bel errante Mercurio
Orgoglioso suggello
Mio ospite, vago velo.


 

 

Ecce homo

 

Nella distesa della notte
Scende dal ciel il nascente cor,
novello appagante ardor
ove stente creature perdute
ch’attendon colme de speme
esultan in sponde terrene
biasimando le deluse pene.
Battista predisse il seme.