Pietro Musto - Poesie

Niente

 

Niente,

vuol dir nessuna cosa,

segna il nulla,

quel che non esiste;

eppur fa male

quando scende

in fondo al cuore

e un po’ si muore.



Le nuvole bianche….

 

Le Nuvole Bianche, 
servono al Sole
per farlo giocare a nascondino.
Repentine muovono,
modellate dai venti
in curiose figure.
Le Nuvole Bianche
non portano pioggia.



Dolore

 

Dolor per morte

rassegnazione trova

e in angolo d’anima

scova rifugio

che porto diventa

a riposar pacato.

Dolor d’amor

non trova pace,

dilaga e devasta,

a gridar si sgola,

nessuno lo sente,

neppur lo si vede,

ma è forte, imperioso,

che mente insidia

e corpo travolge;

trafigge di luce

e oscurità regala.



La Notte

 

Dolce è la notte,

arrogante s’impone 

e inebriante manto

t’avvolge fino a coprirti.

Gli occhi chiudono

al suo cospetto;

immagini, colori e suoni,

che bugiarda realtà

dolcemente regala.



Nostalgia

 

È come camminar

sulla battigia,

guardando il mare

fino all’orizzonte;

dove col ciel

si bacia e si confonde.

Così la mente

gode d’infinito,

e nel ricordo

penso e resto muto.

Giro il mio capo,

indietro, guardo e vedo,

che il mare ha cancellato

le mie impronte.

Mesto ritorno 

sguardo all’orizzonte;

acqua che non cancella 

il mio pensiero.

Sol che tramonta,

lento e cala in mare,

cuor che sprofonda

e all’anima il suo dolore.



Dopo la Pioggia

 

L’odor di umida terra

che quasi ne è sapore,

color della natura

che forte si ravviva;

e brezza investe rami

a muoverne le foglie

e fresche stille cadono

che scintillio n’è dolce.



A mio Padre

 

Se di tua voce paca

ancor ne sento,

non è solo ricordo,

è sentimento.

Passo del tuo ritorno

par di sentire e languo

e della tua figura 

ancor tutto distinguo,

fino a scorger dolcezza

che netta in viso vedo,

fino a carpir sorriso

e adesso ti sorrido.

Del tuo valor conosco

che fiero dentro porto, 

sicché d’affetto tuo,

semplice nobiltà sincera,

l’anima ancor si nutre,

e ripasso “Vita Vera”. 

E ancora in te rifugio.


 

Volo di un falco

 

Dispiegate l’ali,

l’elegante volteggiar,

con esse tese,

come del gesto

preludio d’abbraccio

che non trovi.

Sol’aria a trascinar,

sempre più in alto

fino a sembrar

che il corpo tuo,

dolce scivolar

su azzurro cielo.

E pure il pensier mio,

così s’eleva ed oltre

che penetrare il cielo,

d’azzurro lui s’intinge,

sicché sapide stille

scorrono sul volto.


 

Pensiero

 

Leggi il mio pensier

che al tuo venir,

oh sera,

si fa più intenso.

Così Universo invochi

che in tuo soccorso,

dipinga il ciel dei sui colori

e mente mia distragga.

T’accorgi poi, sorpresa,

che volto Suo n’è il quadro

e tutti quei color

fan solo sfondo.

E allor comprendi

E mesta mi sorridi,

e stelle chiami

e pur la Luna.

Così dolce ne lasci

il passo tuo alla notte,

cullar nel suo silenzio,

il dolce pensier mio.


 

Non spegnere la luce

 

Non spegnere la luce,

lascia rimanga accesa,

non consentir che buio

tetro sopravanzi.

Non lasciare la mia mano,

conducimi lontano,

pur solo col pensiero,

portami più su delle nuvole.

Portami verso l’infinito,

lì, dove il Sole mai si spegne 

e sempre splende e scalda,

sicché buio sia solo parola.

Non spegnere la luce,

lascia rimanga accesa,

non consentir che notte

mi sia precipitar nel vuoto.

Non spegnere la luce,

lascia rimanga accesa,

non consentir che vita

d’essenza più non senta.