Pina Praticò - Poesie

S. O. S

Chiesero aiuto
ad un vecchio pittore
per riavere
l’antico colore.
Chiese l’aria:
leggera,
pura,
genuina,
vorrei tornare
come prima!
Chiese l’acqua:
troppi veleni
nel mio fondale,
Aiutaci!!!
Si sta proprio male!
Chiese la terra:
solo concimi naturali
i miei prodotti
soffrono,
stanno male,
maturano in fretta,
non hanno altra scelta.
I miei boschi
sono arrabbiati,
fumo e ceneri
li ha divorati!
Chiesero in coro
al vecchio pittore:
A star male
nessuno ci tiene,
aiutaci
se ci vuoi bene!
Rispose loro
il saggio pittore:
Mi hanno sottratto
pennelli e colori
mentre ritoccavo
un piccolo fiore;
solo l’uomo
la magia può fare,
se si rimette
a pensare.


Senza rimpianti

Sempre dolce
il tuo viso mi appare,
niente
le tue labbra
sanno ancora
di mare!
Il tuo sguardo è vero,
il tempo è passato,
ma nulla è cambiato.


Vorrei…

 

Vorrei
vedere il mondo
con gli occhi di un bambino
tutto traspare
come un limpido mattino.
Vorrei
un mondo
senza ipocrisia,
una folata di vento
la portasse tutta via.
Vorrei
un mondo senza pregiudizi
più tollerante
e senza vizi.
Vorrei
un mondo senza violenza,
ricco di armonia
dove l’odio
non si sa cosa sia.
Vorrei
che l’umiltà di chi poco ha
diventasse pandemia
con rapidità.
Vorrei
un mondo senza sofferenza
senza miseria e impotenza.
Vorrei
un mondo senza confini
e istruzione per tutti i bambini.
Vorrei…
lo vorrei con tutto il cuore,
che il mondo
si innamorasse dell’amore.


Alzheimer chi sei

 

Implacabile
sinistro
male oscuro,
onda anomala
catturi i pensieri,
ignaro
li conduci nel vortice
dell’ oblìo.
Piovra
fai della mente
terra bruciata,
io indifeso
vago
nel mio limbo oscuro.


Nostalgia

 

Accovacciata come allora,
rivedo
Il solido tronco di mandorlo,
vigorosi rami
vestiti a festa,
gemme
incastonate come diamanti,
frutti dorati.
Tutt’intorno,
la vigna,
rigogliosa e fiera,
mostra i grossi
acini che sanno di miele.
Tende la mano
la bimba…
La stessa mano,
ora, segnata dal tempo,
accarezza il vecchio tronco
che sbriciola
come carbone al tatto.
Lo sguardo, si posa
sull’unica radice,
sul tremulo ramo,
dai rachitici raspi
cibo ora
per uccelli golosi.
Decisa si stacca la lacrima,
sulle labbra
il sapore del sale!


Capolinea

 

Stretti nell’intreccio
dei propri pensieri,
nel vezzo,
parole
sospese nel misero orgoglio,
mediocri rivalse,
si toccano
neppure si vedono.
Niente può rompere il silenzio…
Il silenzio è in loro.


La luna e lo specchio

 

Pagliuzze dorate
sulla morbida cima,
dal poggio
si affaccia la luna:
musa,
regina del buio,
piena
si alza nel cielo,
regalando ricami ai dolci pendii.
Dall’alto mi scorge,
divento lo specchio
che coglie il riflesso
e mi confondo nel suo mistero.


La bambola con il diadema

Una cantina
un vecchio baule di legno intarsiato…
Tra veli di polvere
e lenzuola di lino
alla rinfusa
le bambole
o quel che resta.
Poi la vedo,
sempre regina anche nell’umile dimora:
seta,
diadema,
occhi di ghiaccio…
A lungo nicchia
del copriletto di damasco con la balza applicata
e cuscini di raso.
Sacra era!
La stringo al petto:
vedo la bambola!


Terra mia

Incastonata su tre lati
da dolci pendii
e la rocca a forma di mano,
che nobile si erge,
la Terra mia,
ricorda il presepio.
Profuma di mandorlo in fiore, in primavera
e d’erba fresca
pitturata da un accorto pennello.
Arida d’estate,
a tratti brulla,
fiori spenti,
cotti dal sole
conservano il fascino.
La secca fiumara
sinuosa si allunga,
nella sua nudità
al mare si offre.
Sì, il mare…
Dal poggio si vede!
A volte,
il colore del cielo
si confonde con esso.
Nelle notti
quando, il cielo mostra le gemme
e il veliero si culla sul mare,
chiudo gli occhi,
della Terra sento il sapore.
Con la mente ritorno…
A casa mi sento!


Afferrare un sogno

Corriamo su binari diversi
io e il mio sogno!
Giungono le note,
si avverte la carezza.
Mi sporgo,
l’afferro…
Fugace
scivola via
in un mulinello di cristalli di brina,
omaggiandomi raro cimelio:
preziosa scintilla!