La solitudine degli amanti
Confondi
il buon marinaio
con colui che invece
ha una donna
in ogni porto
il novilunio
ha già allungato
le sue ombre
sul mare ingrossato
e il libeccio
ti ha già spettinato
i capelli
“Anche per chi ha passato tutta la vita in mare c’è un’età in cui si sbarca.” [Italo Calvino]
Le zagare di maggio
questi giorni
vuoti di noi
hanno rinsecchito
le zagare di maggio
mi bagno
del rumore
che fa la pioggia
sul tetto
sperando
che il vento
risparmi
i miei piccoli limoni
“Così ogni cosa ha la sua parte e di respiro e di odori.” [Empedocle]
La geometria dell’amore
come un desiderio
che torreggiante
sconfina
la linea retta
sceglie due punti,
due punti soltanto
tra tutti
correndo insaziabile
all’infinito
dove osano
i nostri sguardi,
sino alla Cintura di Orione,
la notte…
Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell’erba,
lascian camminando due ombre che s’uniscono,
lasciano un solo sole vuoto in un letto…
[P. Neruda]
Non so se ti scriverò di nuovo
Non so se ti scriverò di nuovo.
Se lo farò
sarà forse
a inizio primavera,
quando il salice piange
i propri armenti
sulla terra ancora dura
dell’inverno;
userò una carta
pregiata color lavanda
che profuma
di Provenza
le memorie.
Nell’incertezza
mi addentrerò nel bosco
rosa di macchia
a mostrare solo spine
e lucenti bacche.
Come tutti i sognatori, ho confuso il disincanto con la verità.
[Jean Paul Sartre]
Attesa
.. una manciata di lettere
gettate alla rinfusa,
mormorate sottovoce
in cerca di un pretesto
che mi consumi
dando un senso
a questo vento
che si infila
tra l’intercapedine dell’attesa,
“nell’incoscienza ormai di chi
confonde il vento con le rose“…
Scusa se
Scusa se non riesco a nascondere
in un tabernacolo
le mie emozioni sconsacrate,
confuse come abiti
in un armadio
nel cambio di stagione.
Ma è un’anima – la mia,
che osserva tutto
e seduce l’attimo,
lasciando il corpo senza respiro
altrove.
Keiryū (Questo cielo di corvi)
questo cielo di corvi
a stento trattiene la pioggia
che bagna le piume –
mi scarnificano i becchi
mettendo a nudo i miei ricordi.
Il primo garrito in volo (Covid-19)
Ridevo solo con gli occhi
e le emozioni galleggiavano
inermi nel corpo vitreo:
mi adattavo,
come si adatta l’acqua
al recipiente che la contiene.
Ancora non si vedevano le rondini
con i becchi sporchi di fango
costruire i nuovi nidi.
Di una cosa però ero certa:
il primo garrito in volo
sarebbe stato il mio.
Dove i poeti prendono respiro
ti sei infilato
tra un verso e l’altro
dove i poeti
prendono respiro
nell’intercapedine
tra l’anima
e la carne,
lasciandomi come sospesa
nel solfeggio
abbacinante
della tua audacia
tra il battere
e il levare,
in un punto indefinito
dell’alzata
Marzo 2020 (Covid-19)
altro non eravamo
che fili d’erba –
ancorati nei nostri giardini
contavamo le palline dell’abaco
con le dita,
accarezzati dal tiepido vento
di primavera.
“Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento”
(S. Quasimodo)
Ingorda di vita
Obliterai l’anima
convalidando i miei sogni
nell’istante di un respiro.
Percepii nella mano
la lieve trattenuta
fugace come abbraccio
alla partenza.
Abbandonai il mio passato
stropicciato e ingiallito
sul velluto consunto del sedile.
Scesi al capolinea
ingorda di vita.
Il vento nell’anima
Sfiorata dall’alito di vita
si piega lieve
l’erba nel prato
increspata in chiaroscuri risvolti
simili a orli spumosi di onde.
Beccheggiano i vermigli papaveri
nel pelago erboso,
come barche a vela
sospinte dalla brezza marina
sugli attimi fuggevoli del tempo.
Mentre la luce vespertina
del tramonto si china
a elargire un’ultima carezza,
muore l’oggi
e cede il passo al domani;
la coscienza riposa,
sfuma il bucolico brusio
e si affaccia il vento
alle porte dell’anima.
Assolo per pianoforte
Il mio corpo si veste di note,
mentre infili la tua melodia
nella cruna dei miei pensieri,
tastando la mia voglia di te.
Mi raggiungi e mi travolgi
come l’onda che gorgoglia,
s’innalza, spumeggia e s’arresta
quel breve attimo
prima d’infrangersi.
Ed è in questo infinitesimo spazio
nel quale mi perdo, mi ritrovo e gemo,
che nel silenzio che ho dentro
divento alba, mare, tramonto,
divento il tuo respiro
un istante prima che si spenga nell’aria
il riecheggio dell’ultima nota,
un istante prima che si raffreddi la mia pelle,
adesso che è ancora calda di te.
L’angolo delle cose che durano
Tremolanti riflessi
di rande e fiocchi arrotolati
si mescolano in colori disciolti
nelle acque del porto.
Beccheggiano lievi
scafi ed alberi spogli
mentre il maestrale
tra le scotte tese
attende che il sole morente
spenga gli ultimi bagliori.
Cerco in questo nautico approdo
l’angolo delle cose che durano
ma il cielo d’occidente
già si è tinto d’inchiostro
lasciandomi prigioniera
delle mie ombre.
(Del vento
tacerà a breve
il triste canto,
e riecheggerà dal mare
l’ultimo accordo.)
Sera
in questa locanda a ore
dove alberga la sera
e la tovaglia è macchiata
dei nostri discorsi
rovesciati per sbaglio
sull’ordito e la trama
disegno mandàla
con il dito
tra briciole di pane
devo ricordarmi più tardi
di girare il materasso sull’estate,
distesa sopra le lenzuola
che sanno di bucato
colorerò il vuoto di sensi
attenta a non oltrepassare i nostri confini
fintanto che la luna
non avrà completato il suo giro.
Tramonto sul mare
E’ l’epifania improvvisa
dal gusto salmastro
di istanti rubati al vespro,
il cielo cremisi,
le nubi rarefatte
color vermiglio
e il beccheggio nel vento
di imbarcazioni lontane
questo tramonto sul mare.
Mi affaccio allo scafo
con la maestria
dell’esperto navigante
che non si è fatto sedurre
dal canto delle sirene
respirando tutta la vita
che ho dentro.
Il volo
Sono come la neve d’inverno
che cade sui tetti
in silenzio
e si scioglie
tra le mani,
se cerchi di trattenerla.
Vòlto pagina,
ed è di un battito d’ali
lo stesso fruscio:
sta nei voli a planare
ed in lune introverse
l’impazienza di vivere.
E nella muta di piume
già scorre la linfa.
Déjà-vu
quando si è girato
(nel tempo sospeso
tra l’arancione ed il rosso)
ho pensato
che avresti potuto essere tu
ma la stagione è quella sbagliata
e anche gli occhi colore
estate trascorsa
non sono i tuoi
ho dato la precedenza
ai ricordi duri e legnosi,
ai gusci di noce
aperti per anni a fatica
e ai gherigli svelati
ad addolcirmi la bocca
per non dovermi voltare più indietro
in questo giugno
appena iniziato
che non ci appartiene.
Ricordi
Quei murales
sono grumi d’infanzia,
dai contorni sbiaditi
-un nero di seppia
slavato in un mattino
di reti gravide
di orate e branzini.
Riscrivo i miei ricordi
più e più volte
con la frenesia
di una correttrice di bozze,
fino a quando
non fanno più male.
*
Diffido di chi getta
l’ancora in più porti,
pensando che tutti abbiano
lo stesso fondale.
D’estate
L’estate ti ha già riferito
tutto quello
che avresti dovuto
sapere da me.
Indosso quell’ultimo giorno di sole
che adesso sa di pioggia
intensa, scrosciante,
come di mutevole primavera
che lambisce
con il suo respiro umido
la sacralità violata dell’anima.
Voglio solo la carezza
degli alisei
che ingravidano le vele,
ed il beccheggio
che culla lo scafo,
senza voltarmi più indietro.