Roberta Genovesi - Poesie

Tra Me e Te

 

Tra Me e Te, lo Spazio.

Metti tutto quello che hai in questo Spazio.

Ed io farò lo stesso.

Perché lo Spazio è solo un concetto, è solo una distanza,

è soltanto la vita che abbiamo percorso prima di essere Me e Te.

Tra Me e Te, il nostro spazio.

Quello interno dei pensieri, delle paure e dei freni.

Quello interno del desiderio, dei sogni e delle passioni.

Metti tutto quello che hai dentro il nostro Spazio.

Ed io farò lo stesso.


 

Non hai parole

 

Mi tradì lo sguardo che fu per un istante eterno.

Mi tradì il silenzio che parlò di me.

Ti chiesi cosa fosse l’amore, allora.

È sentire cadendo che la vita cade.

Mi accorsi piangendo di essere viva,

d’averti parlato senza fiatare, d’amarti

di gesti, di occhi, di cuore.

Narrarti è inutile: non hai parole.

Domando soltanto che cos’è l’amore.

Nel cerchio della vita,

quando muore una speranza,

nasce sempre una risposta.


 

Mondo di fate

 

E il vento farà il suo giro

Passerà tra le foglie

Per venirti vicino

Soffierà sui capelli

Mentre ancora tu dormi

Nell’estate un po’ acre

Del mio mondo di Fate.


 

Cadono gli dei

 

Cadono gli dei.

Piovono sogni che non son miei.

Lampi feroci di grandi passioni

Crollano gli uomini e restano soli.

Sotto il mio cielo non fa differenza

Se il vuoto è la forma

O soltanto l’essenza.

Sopra il mio suolo rumore di passi

Cadono sogni: piovono sassi.

Forze, missioni, mito e reale,

ansia, rumore, sorriso e pallore:

sento un’idea cambiare il mio mondo,

cade l’Olimpo e rinasco dal fondo.


 

 

Voliamo

 

Appesi su strade che non conosciamo

siam panni spazzati dal vento feroce.

Portiamo una croce che non meritiamo.

Viviamo una vita che non è più nostra.

La posta nel gioco è restare sereni,

storditi dal chiasso dei troppi misteri.

Sappiamo chi vince ma noi combattiamo.

Siam panni nel vento pertanto voliamo.



Stretti

 

Stretti, come anime piantate nella roccia,

non c’è fiore che non sboccia senza che ne muoia un altro.

E il mio pianto è solamente un languore lamentoso

E il riposo l’utopia del miracolo terreno.

Dentro il viaggio, solo un treno

Accompagna odio e amore

E il dolore del lasciare

Rende l’uomo indifferente.

La mia mente non ha spazio per pensare a un’altra mente:

l’altro resta qualcun altro,

siamo stretti. Solamente.


 

Più forte

 

Più forte di me, più forte di te, sarà solo il tempo.

Più forte delle cose che abbiamo perso

rincorrendo le nostre paure.

Più forte di me sarà la mia parola

che sovvertirà l’ordine dei miei pensieri.

Più forte di te non sarà il timore

di confonderti dentro l’amore.

Più forte di me, più forte di te

sarà il tempo,

che lega e scioglie le vite

per riprendersele alla fine.

Più forte di me è già il tuo odore.


 

Se tu fossi…

 

… qui con me, non dovresti più penare.

Fermerei il mondo fuori, con le ansie e frenesie,

e nel caldo della mente, senza vento né rumore,

udiresti solamente il tuo cuore con il mio.

Vedrai il Cielo lenire la Notte con la forza d’un sospiro

ed il tempo invertirsi: né più tuo né di Dio.

Bacerò i tuoi capelli, mentre sogni accaldato:

il tuo nome farà ombra al mio petto immacolato.


 

Oasi

 

Cercami.

alla fine dei tuoi giorni tormentosi

sarò l’oasi in cui riposi.

Cercami.

non nei ricordi di ieri, in quelli di oggi

o nelle attese di domani:

cercami nei pensieri e nelle mani.

cercami e sarò sulla tua strada,

aspettami e sarò la tua strada.

cercami e stingimi, se mi trovi:

stringerai amore.


 

 

LETTERA A …

 

Amore,

Ora siedi e quieta. No, non sono fuggita. È solo che hai bisogno di pace e solitudine per capire quanto scrivo. Senza l’obbligo di commuoverti, quando vorresti stracciare queste pagine. Senza l’obbligo di stracciare queste pagine, quando invece vorresti commuoverti.

Mi piacerebbe, amore, farti conoscere la vita che c’è di là dei tuoi muri.

Mi piacerebbe, amore, farti scoprire la bellezza dell’emozionarsi, del mostrarsi deboli e forti, del guardare negli occhi le persone e vedere le loro profondità. Mi piacerebbe, Amore, farti conoscere la bellezza della tolleranza, dell’accettare di accettarsi.

Tutto questo ti perdi, amore mio, chiudendoti in un orgoglio che non è tuo, dietro un volto che ogni sera prendi da un armadio di maschere e riponi con cura sulla spalliera della poltrona, per indossarlo l’indomani mattina.

Tutto questo ti perdi e con te lo perdo anch’io. Ma io sono forte delle mie debolezze: per questo è a te che vorrei donare la vita di là delle barriere.

Basterebbe sciogliersi, e vivere appieno la paura di lasciarsi andare, perché i nodi dell’anima diventino nuvole: basterebbe piangere, ridere, amare. Basterebbe vivere.

Vedi, amore mio, dietro ogni persona c’è una storia, c’è un tempo in cui tu non esistevi, e c’è un futuro in cui tu non esisterai. L’immenso potere, che a ciascuno di noi è stato donato, è vivere intensamente il brevissimo istante dell’incontro. Poi, usciremo l’uno dall’orbita dell’altro e mai vi faremo ritorno. È un dono divino il potere d’incontrarsi prima di sparire. È un dono divino l’amarsi prima di dimenticarsi.

Amarsi è un rischio, amor mio, e tu cerchi di minimizzarlo, trasformandomi ogni giorno così come tu mi vuoi.

Ogni giorno, tu mi vedi così come mi vorresti, evitando di guardare ciò che io davvero sono e rimani, sai, per questo, ogni giorno più da solo.

Me ne vado, amor mio, con la mente ed il cuore e rimane lì al tuo fianco un fantasma dell’amore.  

Non parleremo mai di questa lettera. Sarà polvere su un mobile, sasso sotto l’acqua di un lago. Sarà solo un “non ti ho detto” e ce ne dimenticheremo.

Tra cento anni, amor mio, ci rincontreremo in un mondo che non è questo, dove io, tu, tutti potremo essere ciò che veramente siamo. Allora, solo allora, parleremo.

Mi piacerebbe constatare che finalmente vedi di là delle tue barriere.

Mi piacerebbe regalarti la libertà di non indossare maschere, a te che ormai non sai neanche più il confine tra il tuo essere ed il recitare.

Io guardandoti ho visto il tesoro che hai nel cuore.

Il tuo sguardo ti tradisce e lo fa anche adesso, mentre vaga per la stanza, sopra il letto e gli oggetti che segnalano un amore, sugli oggetti che sono tuoi e quelli che sono miei, sopra il pacchetto di sigarette che uscendo ho dimenticato e che ti dice che ci sono, che io torno, che puoi star tranquillo.

Sì, amore, stai tranquillo: non ti ho abbandonato. Puoi avermi al tuo fianco, ma non chiedermi l’amore. Non mi chiedere di restare all’interno delle tue barriere. I tuoi muri, io li sfondo: sono fragili per me. Di qua dei tuoi confini, proverò a farti evadere.

Ci fu un giorno in cui dicesti di amarmi e promettesti che sarebbe stato eterno. Così è stato, ma chi hai amato non lo so: non me, ma l’idea di me. Che non sono io, ma sei tu.

Ora siedi, perché t’amo ed è per questo folle amore, insano quanto libero, profondo quanto vasto, che ti voglio regalare il potere di vedere la bellezza degli altrui cuori.

Ti offro il mio appiglio e l’appoggio su cui contare. T’insegnerò a vedere di là dei tuoi muri. Poi continuerai da solo.

Porterò con me le cose che ancora sono mie. Lascerò a te il “nostro”. Me ne andrò in silenzio, così come sono venuta.

Ma, per ora, t’insegnerò a vedere di là dei tuoi muri.