IL SOGNO DELL’ULTIMO UOMO
Quanto tempo passato,
E ogni sogno che diventa più immenso
Impudente ed eterno,
Utile, maestoso, arrabbiato…
Svanite le fantasie infantili
E’ rinata la Luna,
Ha chiamato tutti i suoi volti
E li ha raccolti.
Ha elevato un bambino,
Poi lo ha illuso, tradito…
Non si sentono più canti, parole
E fogli da disegno…
Come il passato,
Così anche le leggende
E le dicerie sul Sole,
Celebro ingenuamente Amore e Bellezza
Della scienza ostile,
Della vanità e del vuoto…
Guarite dalla rabbia
Le effimere ferite,
Guardo inconsapevole la terra,
E i giorni vissuti che fecondano il cuore.
Raccolgo il soffio vivificatore
Della fantasia
Dalle voragini del mare…
Perché non affidarmi
A sogni sorridenti?
Non m’inchino a freddi pensieri,
Dal veloce e caldo piede!
Credo ai dolci inviti
Degli occhi d’iguana carezzevole
E alle verità che mi portano al tuo cielo….
Fermo le dita sulle corde
Chiudo le labbra
Ai profeti del senso di colpa,
Scopro la tana degli esseri mostruosi,
E mangio la loro testa!
Non più solo sulla terra,
Sugli scogli, i resti del mondo
Muti e incerti,
Rigidi per gelida opulenza,
E sepolti
Mentre adorano il mio scheletro
Immobile e lucente…
Tutto è così grande e vuoto,
Solo per lui, ultimo uomo…
Troppa sapienza ora è pesante
E invecchia nell’inerzia del pensare,
Indifferente al bene e al male,
Futto maturo prima del tempo
E ancora acerbo…
Null’altro che un fiore nero
A volte straniero solo per un’ora,
Geloso di se stesso
Della sua abietta vergogna…
Sogna poesie
E la musica per te, Luna,
Creazione dell’arte fantastica…
Odia casualmente
E casualmente ama,
Tutto sacrifica
All’Odio e all’Amore,
E nell’anima
Regna gelo segreto
Una bolla di fuoco trasparente…
Lui ha dimenticato
Le folle malinconiche
Che ha visto passare sul mondo
Senza lasciare alcun ricordo,
E si lascia avvolgere,
Cullare nella cenere,
Crocifisso da chiodi variopinti
Al rombo assordante di tamburi,
Poi cade in reti d’erba
Sullo stagno gelato
Dove riposi tu, creatura del sogno,
Occhi verde fuoco
E sorriso luminoso come il buio…
Trascorre tempo solitario
Con la memoria in gravi tempeste
Dubbi e desideri,
Selvagge passioni,
Nel vedersi gridare a rimpiangere il passato,
E addormentarsi nello stesso sogno…
Porge le mani
Agli dèi che aveva maledetto,
Si sente randagio
Che fugge di ombra in ombra,
Quando la notte passa nel giorno…
Tempo e speranze
E gli altari cominciano a brillare
Chiedendo nuove vittime.
Vapore, nelle strade e nella mente,
E atmosfera incrinata
Dai colori che sfilano sull’acqua,
Che non sanno dove andare
E ci vanno lo stesso,
A contare le facce di sabbia…
Poi cade in ginocchio,
Chiude le mani sugli occhi,
Coperto da fiocchi di neve
Ardenti come diamanti…
MEPHISTO
Aveva occhi tutti rossi,
Faceva sibili e sorrisi,
Sembrava ripetere “Ti avrò!”
Poi fuggì
Per lo spazio di un mattino
D’improvvisa tempesta.
E stanchezza
Sotto la pioggia incessante…
Mephisto, amore mio!
INCUBO RUBATO
…Si era addormentata,
Respirando profondamente
La quiete più intima
Che avesse mai immaginato
Come se avesse versato
Mercurio nell’orecchio
O penetrato nel cervello
Da un budino metallico…
Questo per lo stupido che credeva
Di vedermi vivere per null’altro
Al di fuori della sua morte…
Lui amava il suo cadavere,
L’amava così tanto
Che la brutalità del suo martirio
Pareva inesistente,
O come se il suo petto stesse fondendo
Pronto a esplodere, quasi gioioso.
Lui l’amava, e lei era morta,
Vittima della sua stessa mortalità,
Ma non era triste, e si rifletteva libera.
Non un rimorso,
Nessuna delle solite egoistiche emozioni…
Pensava di non avere cinque minuti da perdere?
Vedi il mio spirito morto,
Potrei esserti vicino,
Come un buco profondo nell’anima…
Non voglio muovermi,
Crollerei come uno specchio
Rimasto solo al mondo…
E’ tutto detto, mia unica Luna:
Senza te vivo solo la stupidità degli attimi,
Osservo la sovrabbondanza del tempo,
Come fossi un suono senza senso,
Con l’orecchio sul pavimento,
E una scarpa sulla mia testa…
Baciala e falla morire
Inchiodata alla sponda del letto saltellante!
Odori nauseabondi e sangue coagulato
Ribolle sui miei polsi,
Per una leggera scorrettezza
Potrei ancora morire aspettando…
Niente di niente quest’anno,
Senza battermi il petto,
Con qualcosa che non avrei rubato
Se non appartenesse a te…
IL GIORNO DOPO
Piatti di bronzo vuoti e dormienti
Specchi di altre dimensioni
Acqua e sapone…
Un effetto strano,
Come essere frammento di brutte cose
E riflettere continuamente
Le sfaccettature della loro luce…
C’è ancora chi non si stanca di aspettare
La corrosiva demenza della sterile volontà,
Della morta anatomia sentimentale…
Anime spoglie di sogni e idoli,
Abbracci e baci della rugosa realtà,
Sangue dolce amaro dell’esistere necessario,
Paradossale paesaggio di musica e dimenticanze,
Finché la nostra favola risorge al mondo
Con te, Luna, miraggio nel deserto…
IMMAGINARIA
Tempo, vetro sottozero,
E gli attimi sfuggono di mano
Mentre inciampo con gli occhi
Nei fili delle paure…
Vorrei annegare nella saggezza
Cullato da insetti meccanici
Che mi sfiorano come le tue labbra
In un caleidoscopio d’immagini sfocate,
Perché mi possa ridere e riflettere…
Passaggio da minore a maggiore perfezione,
Così, immerso in uno strano,
Pungente, morbido, oppressivo sentimento,
Di totale assuefazione
Annego
Senza mai smettere di sperare,
Perché ho preso
Dalle profondità del mio essere,
Una creatura senza nome
Che aveva le tue forme di Luna e,
Nella completezza
Di un istante assoluto,
L’ho chiamata
Nostalgia di te…
LE PORTE
Eccomi nel vuoto,
Uno strano sbalordimento,
Per giorni e giorni,
Con tanta gente che correva
Su un tappeto di vermi tutti d’oro
E giocavano con fili di vita appesi al cielo…
La pioggia bagnava i marciapiedi
Dei miei sogni…
Anch’io correvo,
Gettando addosso a tutti
Spruzzi di vizio e passione…
Poi mi sono visto
Con l’anima cosparsa di stelle
Mentre uno specchio rifletteva
Verso te, unica Luna,
Solo un essere sporco d’Amore…
INCONTRARTI
Quante volte hai riso insieme
Alla Dama che ogni notte
Si addormenta con te?
Ogni notte ti prende per mano,
Ma non ho combattuto solo per questo…
Mi sento gridare in silenzio
Il tuo nome, Luna di febbraio,
Tutta la rabbia e la noia,
Nella stanza rotonda
Con sbarre alla finestra…
Se vuole portarti via
Tu chiudi gli occhi
Assiderato dagli affetti,
Soffocato dalla devozione del mentre…
E lacrime come piombo fuso.
Così, lasciati andare
Come una cometa,
Felice di morire bruciando…
Forse ci si annoia anche ad essere felici,
Quando un’aspra magrezza
Fa lacrimare le passioni…
VOLO NOTTURNO
Spruzzi di vernice color carne
Sulle pagine bruciate
In anelli di fumo
Che scappano intorno…
Le conchiglie restano nude
Sulle onde di sabbia…
Alberi parlanti,
Cascate di ghiaccio,
E nuvole prigioniere nella volta celeste…
Poi il Sole si spegne
Con soffocanti lamenti.
Tutto il passato
Non giustifica gli errori del presente,
Ma resta il silenzio
A contemplare
I cristalli dorati di te,
Unica Luna…
BESTIA DI PAGLIA
Restare solo
All’aperto,
Dormire silenziosamente
Ogni notte…
Come tutto diventa più pesante,
Opprimente…
I vestiti si stringono
Come statue con dentro ragni
E la polvere sulla bocca
Di una visione infernale,
Quando rido nello specchio
Per la prima volta dopo tanto…
Mille altre parole
Mi accecano
Con la loro impurità,
Come vecchia bambola
In una danza di sofferenza…
Mi lascio dormire
E guardo te
Bestia di paglia,
Non significhi nulla!
Potrei perdermi in un’arte cinese
Per tutto il tempo,
O nel buio…
Ma per favore
Lascia che sia giusto adesso…
Correre a squarciagola
Perché possa esserci domani
E ora, Luna, rendi migliore questa notte…
La stessa immagine mi perseguita
In sequenze rallentate
Baciavo i tuoi occhi chiusi,
Schiacciavo la mia faccia sporca,
E non sarò mai più me stesso…
IL MOSTRO
…Vieni qui, mostro,
Fatti accarezzare
Come la vita di un pupazzo…
Fatti immutabili
Mi trasformano
In un cappotto di crine di cavallo…
Ma ti ho sentito strisciare, mostro,
Andavi a comandare il mondo
E sei passato anche su me…
Non ho sentito male,
Ti ho guardato
E non sono fuggito…
Come fai a sapere tutto?
Io dimentico il respiro
Quando sento che ti alzi
E mi sfiori…
Sanguino
Ma non sento dolore…
Come sei geometrico, mostro…
Non esiste allegria
Nonostante il ritmo,
Ma tu e io viviamo solitudini
Nella schiavitù del momento…
Ti guardo, ti adoro, ti odio,
Ti capisco…
Non c’è nulla di più poetico
della lotta del grattacielo
Contro l’azzurro che lo copre,
Macchiato di gioia, fragole e petrolio,
Come membra molli
E una lama tagliente
Nella carne di un parassita incandescente,
In un dolce soffrire per te,
Mia Luna e mio nutrimento,
Quando mi accorgo di nascere
Attimo per attimo,
Facendo a pezzi quel Dio
Che prima di morire
Aveva perdonato…