Roberto Roggero - Poesie

 IL SOGNO DELL’ULTIMO UOMO

Quanto tempo passato,

E ogni sogno che diventa più immenso

Impudente ed eterno,

Utile, maestoso, arrabbiato…

Svanite le fantasie infantili

E’ rinata la Luna,

Ha chiamato tutti i suoi volti

E li ha raccolti.

Ha elevato un bambino,

Poi lo ha illuso, tradito…

Non si sentono più canti, parole

E fogli da disegno…

Come il passato,

Così anche le leggende

E le dicerie sul Sole,

Celebro ingenuamente Amore e Bellezza

Della scienza ostile,

Della vanità e del vuoto…

Guarite dalla rabbia

Le effimere ferite,

Guardo inconsapevole la terra,

E i giorni vissuti che fecondano il cuore.

Raccolgo il soffio vivificatore

Della fantasia

Dalle voragini del mare…

Perché non affidarmi

A sogni sorridenti?

Non m’inchino a freddi pensieri,

Dal veloce e caldo piede!

Credo ai dolci inviti

Degli occhi d’iguana carezzevole

E alle verità che mi portano al tuo cielo….

Fermo le dita sulle corde

Chiudo le labbra

Ai profeti del senso di colpa,

Scopro la tana degli esseri mostruosi,

E mangio la loro testa!

Non più solo sulla terra,

Sugli scogli, i resti del mondo

Muti e incerti,

Rigidi per gelida opulenza,

E sepolti

Mentre adorano il mio scheletro

Immobile e lucente…

Tutto è così grande e vuoto,

Solo per lui, ultimo uomo…

Troppa sapienza ora è pesante

E invecchia nell’inerzia del pensare,

Indifferente al bene e al male,

Futto maturo prima del tempo

E ancora acerbo…

Null’altro che un fiore nero

A volte straniero solo per un’ora,

Geloso di se stesso

Della sua abietta vergogna…

Sogna poesie

E la musica per te, Luna,

Creazione dell’arte fantastica…

Odia casualmente

E casualmente ama,

Tutto sacrifica

All’Odio e all’Amore,

E nell’anima

Regna gelo segreto

Una bolla di fuoco trasparente…

Lui ha dimenticato

Le folle malinconiche

Che ha visto passare sul mondo

Senza lasciare alcun ricordo,

E si lascia avvolgere,

Cullare nella cenere,

Crocifisso da chiodi variopinti

Al rombo assordante di tamburi,

Poi cade in reti d’erba

Sullo stagno gelato

Dove riposi tu, creatura del sogno,

Occhi verde fuoco

E sorriso luminoso come il buio…

Trascorre tempo solitario

Con la memoria in gravi tempeste

Dubbi e desideri,

Selvagge passioni,

Nel vedersi gridare a rimpiangere il passato,

E addormentarsi nello stesso sogno…

Porge le mani

Agli dèi che aveva maledetto,

Si sente randagio

Che fugge di ombra in ombra,

Quando la notte passa nel giorno…

Tempo e speranze

E gli altari cominciano a brillare

Chiedendo nuove vittime.

Vapore, nelle strade e nella mente,

E atmosfera incrinata

Dai colori che sfilano sull’acqua,

Che non sanno dove andare

E ci vanno lo stesso,

A contare le facce di sabbia…

Poi cade in ginocchio,

Chiude le mani sugli occhi,

Coperto da fiocchi di neve

Ardenti come diamanti…


MEPHISTO

Aveva occhi tutti rossi,

Faceva sibili e sorrisi,

Sembrava ripetere “Ti avrò!”

Poi fuggì

Per lo spazio di un mattino

D’improvvisa tempesta.

E stanchezza

Sotto la pioggia incessante…

Mephisto, amore mio!


 INCUBO RUBATO

…Si era addormentata,

Respirando profondamente

La quiete più intima

Che avesse mai immaginato

Come se avesse versato

Mercurio nell’orecchio

O penetrato nel cervello

Da un budino metallico…

Questo per lo stupido che credeva

Di vedermi vivere per null’altro

Al di fuori della sua morte…

Lui amava il suo cadavere,

L’amava così tanto

Che la brutalità del suo martirio

Pareva inesistente,

O come se il suo petto stesse fondendo

Pronto a esplodere, quasi gioioso.

Lui l’amava, e lei era morta,

Vittima della sua stessa mortalità,

Ma non era triste, e si rifletteva libera.

Non un rimorso,

Nessuna delle solite egoistiche emozioni…

Pensava di non avere cinque minuti da perdere?

Vedi il mio spirito morto,

Potrei esserti vicino,

Come un buco profondo nell’anima…

Non voglio muovermi,

Crollerei come uno specchio

Rimasto solo al mondo…

E’ tutto detto, mia unica Luna:

Senza te vivo solo la stupidità degli attimi,

Osservo la sovrabbondanza del tempo,

Come fossi un suono senza senso,

Con l’orecchio sul pavimento,

E una scarpa sulla mia testa…

Baciala e falla morire

Inchiodata alla sponda del letto saltellante!

Odori nauseabondi e sangue coagulato

Ribolle sui miei polsi,

Per una leggera scorrettezza

Potrei ancora morire aspettando…

Niente di niente quest’anno,

Senza battermi il petto,

Con qualcosa che non avrei rubato

Se non appartenesse a te…


 IL GIORNO DOPO

Piatti di bronzo vuoti e dormienti

Specchi di altre dimensioni

Acqua e sapone…

Un effetto strano,

Come essere frammento di brutte cose

E riflettere continuamente

Le sfaccettature della loro luce…

C’è ancora chi non si stanca di aspettare

La corrosiva demenza della sterile volontà,

Della morta anatomia sentimentale…

Anime spoglie di sogni e idoli,

Abbracci e baci della rugosa realtà,

Sangue dolce amaro dell’esistere necessario,

Paradossale paesaggio di musica e dimenticanze,

Finché la nostra favola risorge al mondo

Con te, Luna, miraggio nel deserto…


 IMMAGINARIA

Tempo, vetro sottozero,

E gli attimi sfuggono di mano

Mentre inciampo con gli occhi

Nei fili delle paure…

Vorrei annegare nella saggezza

Cullato da insetti meccanici

Che mi sfiorano come le tue labbra

In un caleidoscopio d’immagini sfocate,

Perché mi possa ridere e riflettere…

Passaggio da minore a maggiore perfezione,

Così, immerso in uno strano,

Pungente, morbido, oppressivo sentimento,

Di totale assuefazione

Annego

Senza mai smettere di sperare,

Perché ho preso

Dalle profondità del mio essere,

Una creatura senza nome

Che aveva le tue forme di Luna e,

Nella completezza

Di un istante assoluto,

L’ho chiamata

Nostalgia di te…


LE PORTE

Eccomi nel vuoto,

Uno strano sbalordimento,

Per giorni e giorni,

Con tanta gente che correva

Su un tappeto di vermi tutti d’oro

E giocavano con fili di vita appesi al cielo…

La pioggia bagnava i marciapiedi

Dei miei sogni…

Anch’io correvo,

Gettando addosso a tutti

Spruzzi di vizio e passione…

Poi mi sono visto

Con l’anima cosparsa di stelle

Mentre uno specchio rifletteva

Verso te, unica Luna,

Solo un essere sporco d’Amore…


 INCONTRARTI

Quante volte hai riso insieme

Alla Dama che ogni notte

Si addormenta con te?

Ogni notte ti prende per mano,

Ma non ho combattuto solo per questo…

Mi sento gridare in silenzio

Il tuo nome, Luna di febbraio,

Tutta la rabbia e la noia,

Nella stanza rotonda

Con sbarre alla finestra…

Se vuole portarti via

Tu chiudi gli occhi

Assiderato dagli affetti,

Soffocato dalla devozione del mentre…

E lacrime come piombo fuso.

Così, lasciati andare

Come una cometa,

Felice di morire bruciando…

Forse ci si annoia anche ad essere felici,

Quando un’aspra magrezza

Fa lacrimare le passioni…


VOLO NOTTURNO

Spruzzi di vernice color carne

Sulle pagine bruciate

In anelli di fumo

Che scappano intorno…

Le conchiglie restano nude

Sulle onde di sabbia…

Alberi parlanti,

Cascate di ghiaccio,

E nuvole prigioniere nella volta celeste…

Poi il Sole si spegne

Con soffocanti lamenti.

Tutto il passato

Non giustifica gli errori del presente,

Ma resta il silenzio

A contemplare

I cristalli dorati di te,

Unica Luna…


 BESTIA DI PAGLIA

Restare solo

All’aperto,

Dormire silenziosamente

Ogni notte…

Come tutto diventa più pesante,

Opprimente…

I vestiti si stringono

Come statue con dentro ragni

E la polvere sulla bocca

Di una visione infernale,

Quando rido nello specchio

Per la prima volta dopo tanto…

Mille altre parole

Mi accecano

Con la loro impurità,

Come vecchia bambola

In una danza di sofferenza…

Mi lascio dormire

E guardo te

Bestia di paglia,

Non significhi nulla!

Potrei perdermi in un’arte cinese

Per tutto il tempo,

O nel buio…

Ma per favore

Lascia che sia giusto adesso…

Correre a squarciagola

Perché possa esserci domani

E ora, Luna, rendi migliore questa notte…

La stessa immagine mi perseguita

In sequenze rallentate

Baciavo i tuoi occhi chiusi,

Schiacciavo la mia faccia sporca,

E non sarò mai più me stesso…


IL MOSTRO

…Vieni qui, mostro,

Fatti accarezzare

Come la vita di un pupazzo…

Fatti immutabili

Mi trasformano

In un cappotto di crine di cavallo…

Ma ti ho sentito strisciare, mostro,

Andavi a comandare il mondo

E sei passato anche su me…

Non ho sentito male,

Ti ho guardato

E non sono fuggito…

Come fai a sapere tutto?

Io dimentico il respiro

Quando sento che ti alzi

E mi sfiori…

Sanguino

Ma non sento dolore…

Come sei geometrico, mostro…

Non esiste allegria

Nonostante il ritmo,

Ma tu e io viviamo solitudini

Nella schiavitù del momento…

Ti guardo, ti adoro, ti odio,

Ti capisco…

Non c’è nulla di più poetico

della lotta del grattacielo

Contro l’azzurro che lo copre,

Macchiato di gioia, fragole e petrolio,

Come membra molli

E una lama tagliente

Nella carne di un parassita incandescente,

In un dolce soffrire per te,

Mia Luna e mio nutrimento,

Quando mi accorgo di nascere

Attimo per attimo,

Facendo a pezzi quel Dio

Che prima di morire

Aveva perdonato…