Dicembre
Indosso l’abito intessuto di freddo.
Vesto il velo dei pensieri.
Il silenzio mi completa.
Nè pori nè vapori dalle branchie.
Solo gli organi mi parlano
di una Signoria che non mi riconosce.
Incatenata alla follia
mendico rotondità…
Cammino e…
Ho portato a spasso
le mie mani per il mondo.
Senza guinzaglio.
Senza che mai avessero
visto il tuo volto,
da te mi hanno condotto.
Inerpicate alle tue,
consumarono poi
la comune essenza…
Nel fuoco dorato
e mai più celato.
Incenso
Ritorna l’odore d’incenso.
Lungo
il cammino che ha fatto,
il condotto che ha riempito!
…per arrivare fin qui,
agli antipodi
di quel tempo andato…
Incrociandosi in mille bivi
…ed intrecci:
fra le borsette delle signore,
le figurine dei santini
le venature tristi di quei banchi
le fughe lustri di quei marmi
salendo e scendendo
da quegli ori sacri
al bordeaux degli inginocchiatoi
appeso al freddo delle acquesantiere…
esposto al furente colore di quei vetri
rannicchiato nello spessore di quelle lenti…
Arrampicato a quel Portone
Ancora chiuso…
Splash Down
Distolta
Liberata da me stessa.
Qui ed Ora (da questa scomoda dimora).
Una chimera. Un inganno.
Rituffarmi in me stessa,
nei miei fondali.
Nell’abisso?
In mezzo ai miei occhi: la geografia.
Un errore! Un suicidio…
Un bagno torbido – un sogno impossibile.
Meglio le bolle
d’aria che transita
indisturbata
per gli stessi, stretti cunicoli ombrati,
finché come ambra levigata
il ‘genio’ non luccicherà – Sovrano.
Occhi
Due caramelle ho ereditato
dalla bambina che ero:
Si sciolgono in lacrime,
gioia e dolore.
Ne rifondono lo spessore.
Distribuiscono il colore.
Spartiscono profondità
e superfici.
Si caricano di gentili
screziature
come la carezza del tempo…
E ritornano indenni
dalle passeggiate
nei ricordi
fino a quella culla
consumata dall’amore
e da un biancore…
Come ingessata in quell’attimo.
Senza fiato.
Quando da una mano
(mano di mamma)
ricevettero la scintilla!
E da allora
divennero gemelli
e si vollero bene,
mai si offesero,
ma mai (raccontano)
si fusero…
E camminarono insieme
e impararono il loro nome:
Anima
Gelo
In una serata come questa
quando niente ti porta ad escludere niente,
quando quello che eri
riposa sul fondo dei tuoi occhi!
Fai esplodere il Natale dentro di te…
tendendomi la mano.
Sovrasteremo le alture
di quella feconda festosità
appannaggio delle anime libere,
capace di stordire le distanze
rinnovando la carezza,
recuperando dalla malinconia le cose perse,
far risplendere la gioia nella notte.
Reinventeremo la Via Lattea!
Nel gelo brillerà una nuova Cometa.
Pagine d’amore (Fine di un incontro)
Gli atomi
che abitano il mio ventre
nautilando
nell’atavico fluido secolare
…istoricizzano
nella tua mente,
come elettrico formicolio
che, con forza di tuono
si abbatte
sugli esausti,
rinsecchiti rami
(echeggianti dolore).
Come in una muta
di lattanti denti,
cadono
le ultime foglie…
a stampare sogni
sul suolo lunare.
Viaggio nell’Io malato
Impiccata a una corda d’oro
così – facilmente
mi privo dell’anima.
Nel buio, freddo mattino,
sorriso della notte!
Leggimi attraverso:
come la luna nel sole…
Oscura la malasorte.
Non più idee
cattura il mio cervello
ma vive in simbiosi
con le distanze
che lo raggiungono…
Mani, braccia, dita!
Non tentacoli…
Il mio respiro
fondendosi nel cosmo
toglie ogni arbitrio!
Tendini, muscoli
“mattoni rossi”
a reggere la solidarietà…
non rabbuierà le fonti dell’amore.
In te perderà
il suo fardello
di dolore
A me e te
Nascosti nel sonno.
L’Eden a difenderci
Nelle mie viscere le ragioni di te.
Tu, ragioniere delle mille scintille,
dei cupi centimetri della mia pelle,
Fabbro dalle mille fiamme
che elidono, che riparano
Che sciolgono le nevi del remoto debito.
Motore di moltiplicanti avversità…
Tu, inauguri la risalita
congedi l’abisso.
Proclami il Sabato.
(Una speranza fatta di carne:
ma allora è proprio vero?
Che le nebbie si diradano
che i cocci si riattaccano…
Non l’avevi “impiccato” Tu,
il mio giudizio?
Tu, il capostipite,
il primate
il primato ormai raggiunto.
Gennaio (1)
Privati gli occhi della coscienza,
del pudore la pelle:
il confine.
Se ne stanno per conto proprio.
Incapaci di comporre
la curva dell’orizzonte,
di tener salda
la cupola celeste.
Come in una danza
le stelle compiono
tragitti inauditi!
Tracciano traiettorie invalicate.
È la follia
Deliro e…
Immagine capovolta:
neri scogli di mare
a formare la superficie
di stalattiti celesti.
I miei piedi, catturati
da mille asperità
mi tengono in bilico
ma barcollo… così,
a testa in giù,
in un fragile equilibrio
che rischia di farmi
colare a picco.
Indecente stalagmite
mimerò
a rimembrare sembianze
stanziali
di ctonii mondi.
Inescusabili, orripilanti
vestigia
di animalesca brama.
Deliro
Rosa
Me ne sto in silenzio.
Rosa… dal tarlo della fame.
La notte in bocca,
arrostisco col fumo
la sete che provo…
E provo a spegnerla
coi miei pensieri
divagando… tra verdi distese,
celesti onde
e piane rivestite di luce…
e di ali di farfalle
frementi.
Uomo (A U.)
I tuoi passi
si son fatti di velluto.
Di bambagia
le tue parole.
Te ne stai lì,
seduto in quel banco,
riparato dietro
quel tuo sguardo di more.
E la mistura di sole e gelo
lì, da fuori…
non scalfirà il disegno
del tuo Impero.
Raccolgo vuoto
Mentre ancora bevevo
dalle tue maestose spalle,
il mistero s’infittiva
e a ondate investendomi
mi colpiva.
Come un birillo truccato
ero già in terra.
Cos’è la fedeltà?
Appunti di battaglia
Chi vincerà?
La nobiltà trionfa(nte)
è un’infante in fasce.
Va, striscia il pensiero malato
Un morbo che non passa
Ha la febbre alta
Come: è già lì?
Ma nulla appare all’orizzonte
Una colonna di fumo
è lì
Come: è già lì?
Due bambini, figli di non so quali genitori
coi grembiulini azzurri
Nel cielo (come il cielo)
Il silenzio….assume forme indecifrabili, imperscrutabili.
Si fa liquido, d’incenso,
di tempio, di Chiesa.
Ma, tacciono le campane…
e già squilli squarciano
la quiete frustata a sangue..
La sveglia suona…
Avanza.
Il resto è…
Brusio.
Inutile cianciare di vecchie comari
nel sole rigato delle strade
al pomeriggio.
Di quando… raccolgo vuoto
La Creazione
Nei miei occhi
si incrociano le strade
di tutti i mendicanti
i disperati
i desolati
i senzatetto…
Le mie palpebre… mascoline
(che non li coccolano)
sono ben misera custodia
al loro segreto pianto.
Inesistente riparo…
E asciutte scortano, impotenti,
mendacemente funeree,
cotante tragedie…
Finché un accecante bagliore
non creerà lo “shining”…
a far trionfare il loro ruggito.
È Dio.
L’Innocenza ritrovata,
creduta persa.
Ora
piangono luce.