Rosalba Bonanni - Poesie

Tu

Sei ancora enigma.
Tu che mi cerchi in questi piccoli spazi.
Evito commenti spiccioli per le lapidarie attese.
Formulo desideri condivisi.
Assaporo emozioni lievi.
Non oso immaginare il tocco della piuma rosa.
Odo il tuo respiro ed il battito.
Emozioni condivise di corpi consapevoli
nell’ironia del quando.

 


 

Leggimi dopo

Dopo gli incubi ed i sogni sereni.
Dopo i dubbi e le incertezze.
Dopo gli inganni e la vita fatta a pezze
cucite da mano sapienti.
Siamo arlecchini tempestati di inganni.
Ne hanno dette di tutti i colori
e ci fanno ballare in eterne carnasciate.
Sempre in scena la Sibilla e la iena.
Cambia solo faccia e traccia.
Foraggia ed ingaggia servili squartatori
chiamati eroi.
I mezzi ci sono per alzare i toni
ma il popolo si arrangia e teme,
piega la schiena e rema.
Umanità serena, oblio.
Non avremo più onori e privilegi di sperare
se non alzeremo il capo per innestare il cervello
in questo mondo ingrato.

 


 

Passami il miele

Cercavo una via d’uscita, almeno pensavo,
invece sbirciavo in mezzo al caos
di emozioni in frantumi.
Esco indenne. Né tagli né segni.
Non è il mio tempo e forse non lo è stato mai.
Aspetto.
Profumo di gelsomini nei gesti accorti
di giardiniere attento.
Colori intensi a mimare i sensi.
Passami il miele, piano.
Non vedi i vetri vestiti a festa
pronti a tagliare ma non a ferire.
Dipende da chi guarda e non sa capire.
Da chi giudica ruffiano ma non mette mano.
Osserva cauto e ritrae.

 


 

Le persone semplici

Le persone semplici hanno modi spiccioli,
i sorrisi teneri, sono consapevoli.
Profumano di bucato al vento.
Le persone semplici si siedono agli angoli
ad osservare il tutto nel niente.
Sono laboriose e non si lamentano.
Le persone semplici hanno pochi spiccioli
ma fanno dei miracoli.
Ne sono consapevoli.
Le persone semplici sono sostegno
nei palazzi a vento.
Vivono attimi senza tempo.
Insegnano.

 


 

Vampira

Mordo papaveri al sole.
Teneri petali tingono di rosso
le mie labbra sorridenti ed avide di colore.
Scelgo il rosso fuori dalle tenebre.
Guarda come commenta il sole!
Accarezza i miei capelli
mentre scelgo i petali più belli.
I prati mi fanno spazio ed i cieli da arazzo.
Apro boccioli di papaveri vergini
cullati dalle mie labbra.
Sorgente di vita il rosso primario
ed il piccolo neo intriso di inchiostro.
Mi impiastro e gioco felice.
Al tramonto si fa e si dice.
ma io rimango in quel prato mosso,
coperta di petali in un tramonto rosso.

 


 

Nano

Quando giri pagina non ti pulisci l’anima,
solo giudizi spiccioli senza vuoto a rendere.
Quando punti l’indice in un giudizio strabico,
neanche sfiori la mia vita fragile.
Sono la mia forza in un contesto piccolo,
in quel tuo mondo pavido di non so che cosa.
La tua statura è troppo cerebrale
e riesci sovente solo a scivolare.
Io non ti raccolgo ma neanche pesto
quel tuo corpo insano, lascia la mia mano.
Scelgo altrove senza reclinare.
Lascio i tuoi silenzi, il tuo amore nano.

 


 

Stagioni

Prati sanguigni.
Esplodono i colori nei campi di maggio.
Scie di vento su tappeti di papaveri rossi.
Pennellate di euforia danno il senso
nel viaggio di ritorno.
Metto da parte il senso di marcia.
Attraverso la strada dell’obbligo.
Scelgo di restare a guardare.
Con piacere.
Il mese di maggio fa sfoggio di tutti gli umori.
Sguardi a sfasci di quel capolavoro bizzarro.

 


 

Posso

Ho visto un randagio che mordeva un osso
ormai arreso fra i denti.
Un clochard con gli occhi sorridenti.
Un albero secco con un piccolo germoglio.
Un bimbo dire lo voglio.
Al mio poco tempo non faccio mancare
Il piacere di dirmi che ce la posso fare
a ritrovare il passo deciso, la gioia,
i profumi e le certezze.
Carezze tante e baci a sazietà.
Emozioni sempre.
A divagar fra la gente, a passi fra i sassi,
a sorrisi nei tuoi occhi.

 


 

La finestrella rossa

La finestrella rossa si schernisce,
l’hanno rifatta a strisce.
Nei centri storici delle case imperfette,
altalena di passi, profumo di minestre.
Non si capisce se arrossisce così sgargiante
in quel contesto mesto.
Amori ed attese nei pressi.
Passi lesti e sospiri di amanti clandestini.
Vestiti nuovi su misura nella notte nuda.
Piedi scalzi sotto la finestrella rossa.
Anime vaganti a sbirciare abbracci di amanti.
Occhi curiosi di corpi lussuriosi.
Velo la finestrella per pudore,
è ripartito il mio amore.
Al dono del suo seme godo ancor per poco,
io principessa da sballo e lui vassallo.

 


 

Ad ogni risveglio

Non si cerca bellezza dove c’è solo primavera.
L’albero vecchio mostra al mondo le sue rughe
con orgoglio.
Ogni segno un nome,
ogni sfumatura un colore.
Piange ancora lacrime di cellulosa.
Non sono lacrime trasparenti,
sono segnate dai venti.
Non scorrono veloci sul viso,
rimangono e si fissano a caso
ma lo rendono forte,
come ogni dolore ad ogni risveglio dal pianto.

 


 

Chi mai

A te che pensi che questa vita sia infinita.
Tutto il tempo dedicato alla noia.
No gioia.
Sogni paralleli non porgono il fianco
filtrando migliori occasioni.
Alla barba della consapevolezza
modelli baffi pungenti e sospiri fra i denti.
Si perdono i giorni del calendario
come foglie trasportate dal vento.
Cambio vestito ma non cambio umore.
Nella valle dei morti viventi, canto.

 


 

Tra siepi e sassi

Affondo le mani nelle radici
calde della terra.
L’alloro cede al mio passaggio
il profumo umido ed intenso
delle foglie lucide e galanti.
L’odore di menta selvatica
accompagna i miei passi,
tra siepi e sassi.
Resto immobile cogliendo
l’emozione del risveglio:
la primavera incalza,il
respiro del vento si fa sentire,
i rovi germogliano con vigore
e fanno da padroni

 


 

Il dubbio

Chi dice che la rosa è gentile
che impavida mostra, ad Aprile,
le sue spine…celate tra petali
odorosi ed invitanti.
Non senti? i tuoi sentimenti mutanti,
profumi di fiori poi…boccioli sfioriti e
ancora spine, artigli celati,inquietanti:
ti mostro il mio volto che non è più.
sono io o sei tu?

 


 

L’attesa

Avrò il tempo di tuffarmi nella Domenica,
con le nuvole di porcellana dolci e friabili
fra le mie mani.
Imparerò a tessere fili di zucchero e miele,
a far emergere prorompenti chiome bianche
come la neve, per regalarti delle chimere
croccanti, in infinite briciole di diamante,
che si dissolvono nella tua bocca avida
del loro nettare: le meringhe.

 


 

Colli Sabini

Colli sabini, amati monti,
culle adagiate sui vostri fianchi,
albe e tramonti vestono il cielo,
sopra di voi, come un bel velo.
Amata Sabina, terra dei padri,
non muti mai, non hai eguali.
Dormi celando i tuoi tesori,
coperti, nei campi, di foglie e fiori.
Dormi e culli, culli ancora memorie,
sconosciute ai vivi, celandone il valore.
Svegliati Sabina! che il tempo non
cancelli tutti i ricordi e tempi ancor più belli!
narra l’orgoglio, il coraggio e l’onore,
la semplicità, la gioia ed anche il dolore,
la sofferenza, la speranza, la vita vissuta,
perché la natura dell’uomo non muta.

 


 

Mare d’Aprile

Tappeti di sabbia umida percorro,
senza impronte,
su lingue di spiaggia fiorita
di infinite conchiglie, nel sole di Aprile.
Un pescatore eviscera un cesto di calamari
pescati alle prime luci dell’alba,
restituendo al mare il nero inchiostro
che l’onda, gelosa, riprende.
Una manciata di pesciolini gioca
nella pozza d’acqua calda,
tra sabbia e sabbia.
Vorrei fermare il tempo ma…
un bimbo curioso increspa l’acqua con le dita, felice…
e il mio sogno svanisce, d’incanto.

 


 

Falsa modestia

Sotto mentite spoglie un bel lombrico
s’era tutto arrotolato e proprio figo,
della lumaca aveva tal sembianza
che a camminar lento avea parvenza.
Ma un uccellino furbo e assai curioso,
andò lesto lesto ad osservar quel “coso”:
provò a beccar la coda ed il verme, mesto,
si srotolò di corsa ed “hoibò”, inciampò,
e nella gola dell’uccellino si ficcò.

 


 

L’Aquila (2009)

L’Aquila, ti ho vista, si, in un viaggio
bramoso di vita e di quieta serenità.
Ti ho vista, si, colpita dal brivido improvviso
della terra: smarrita e poi sopita, come me…
nelle membra e nel desiderio di vita negata.
Sospiarando attendi,custode di mille tesori sepolti,
nel dignitoso silenzio, come me…
nella speranza di vita,
nella mano pietosa:
lo sciacallo voli lontano…

 


 

La calunnia

“la calunnia è un venticello…”
recitava il vecchio merlo
replicando da un tenore le parole a tutte l’ore.
Il suo impavido padrone inveiva con ardore
sulla dolce sua metà,
lamentando, hoibò, chissà, quale oscura verità.
“sono certo,sono becco!”
E lei: “no caro,non di certo!…”
ed il merlo, con stupore
non capendo simil ardore
pel suo becco e tal importanza,
si girò mogio di verso
e cambiò… la risonanza

 


 

Acquaragia

Acquaragia per cancellare
le sfumature di colore
del tuo umore,
e piano piano ripulire
le tue mani
dai tuoi errori
per ritrovare…
odori dimenticati.

 


 

Pie’ d’elfo – Fossoscuro

C’è un triangolo di cielo ed un venticello leggero
laggiù, un po’ defilato, lo so, non l’hai notato.
Le mani leggere di bambino ed i sogni degli avi
hanno trovato: piccoli sentieri, liane, allori,
,piante spontanee e fiori.E poi…gli ulivi, pochi,
ma ingigantiti, contorti e argentei.
E poi le gemme,come gomme,polpose e rosee,
i fiori di sambuco bianchi, ad ombrello,
con le radici delle piante nell’acqua,quasi a sugello…
di quel simposio che solo la natura sa fare…
con l’acqua del fosso ombroso,
simile ad un ruscello…l’asino che raglia
,più in là,il cucù,il fringuello….
un pettirosso impacciato..
E poi,il silenzio! solo la natura ha voce
Ascoltala piano e parla…sottovoce.