Rossana Venditti

Poesie


Silenzio

Silenzio di pace
silenzio che tace
silenzio che fa rumore,
negli occhi che parlan d’amore
e dolore.
Silenzio muto
che rende lieve ogni minuto,
di chi nella quiete
l’anima sa ascoltare
e contempla nel vuoto il mare,
che dissolve ogni pensiero
ormai non più tanto austero.

 


 

Dolore

D’un tratto il nulla,
nel buio tutto tace,
sei scomparsa cara mamma
portando via con te la mia pace.
L’angoscia divora lo spirito,
tutto non sembra avere più senso,
la casa ha perso l’anima
che la teneva in vita,
nella testa mi sento stordita.
La tua voce, il tuo sguardo, il tuo sorriso
riecheggian nell’aria
che lascia un vuoto
incolmabile e inspiegabile.
Anche la forza di continuare si annulla
e la mente si trastulla.
Pensieri e ricordi
picchiano in ogni momento
per chi ti ha amato ed ha tormento.
Voglio credere però,
che ora sei un angelo lassù
e ogni tuo figlio
vegli premurosa,
perché son per te
la cosa più preziosa.

 


 

Tutta colpa di Carlo Magno

Marcellino era cresciuto tra i pascoli di capre, aveva frequentato poco la scuola e tutto quello che
sapeva lo aveva imparato dal padre facendo formaggi e pascolando il gregge. Nonostante questo
Marcellino era molto sveglio, furbo e aveva sempre la risposta pronta. Il ragazzo aveva un cugino,
Arturo che invece stava sempre sui libri a studiare e la mamma diceva a Marcellino: “ Vedi che
bravo tuo cugino, perché anche tu non fai come lui?”. Lui rispondeva: “ Che me ne faccio io di
Napoleone se devo fare il pastore, mannaggia Carlo Magno e quando ha deciso di far aprire le
scuole, tutta colpa sua!”. Una volta andando via dalla classe, la maestra gli disse: “ Marcellino ma
la tua istruzione?” e lui: “ Me l’ha rubata Arturo”. Insomma a Marcellino i libri lo annoiavano
proprio, preferiva starsene tra i campi con le capre, i suoi volevano che studiasse per un futuro
migliore ma lui era felice così. Una mattina capitò che una capra partoriva, così Marcellino rimase
nell’ovile ad aiutare il padre e la mamma mandò Arturo a vendere le caciotte in paese al posto suo.
Di ritorno col carretto dalla commissione, Arturo diede il ricavato a Marcellino per portarlo a casa.
Il ragazzo che non aveva studiato tante proprietà, ma due conti in tasca se li sapeva fare, notò che i
soldi erano almeno la metà di quelli che portava lui. Chiese spiegazioni al cugino, il quale raccontò
che all’alimentari Ruggero, dopo aver pesato i formaggi, gli aveva dato quei soldi. Marcellino prese
con sé il cugino e una caciotta e si diresse al paese. Arrivati, prima di entrare alla bottega, saltellò la
caciotta tra le mani e poi, esperto come era, disse con sicurezza ad Arturo: “ La vedi questa, pesa 2
kg non un grammo di più”. Diede poi il formaggio a Ruggero che lo pesò e disse: “ È un chilo e
mezzo ecco i soldi”. Marcellino prontamente l’avvisò che la bilancia doveva essersi rotta e per
dimostrarglielo andò dalla frutteria vicino e fece pesare il formaggio. L’ago della bilancia indicò
precisamente 2 kg. Ruggero dispiaciuto per l’accaduto e stupito per la scaltrezza di Marcellino
consegnò anche i soldi mancanti della precedente vendita. Arturo fece i complimenti al cugino che
gli disse: “ Vedi tu sarai colto, ma a me ha istruito la vita, ed ho un cervello fino”. Da allora ogni
volta che si recava in paese si sentiva dire: Ecco Marcellino cervello fino.