Rossella Venusto - Poesie

Tre quarti di silenzio

 

 

Ho passato tre quarti del mio tempo

tra le pareti di una stanza chiusa

a vomitare inchiostro su un foglio bianco

e a tutti quelli che mi chiedevano

qual era il senso,

avrei voluto rispondere che

il senso

era quello di far entrare le mie emozioni nel mondo

affinché la voce dei miei pensieri

si abbinasse a quello che c’era

fuori.

Era una questione di colori,

i miei colori erano diversi

da quelli

di tutti quanti gli altri.

Nel silenzio, gli altri percepivano

soltanto l’inesistente,

il vuoto.

Per me, il silenzio era pieno di qualcosa

che non si poteva vedere

e non avevo nessuna necessità di riempirlo con qualcos’altro

perché era il luogo in cui

avevo la sensazione che tutto fosse

finalmente

al suo posto.


 

 

Ho imparato dal silenzio

 

 

Ho imparato dal silenzio

a concedermi sempre

qualcosa che non si poteva spiegare

Ho imparato

a murarmi viva nella mia anima

per sconfinare nello splendore

Ho imparato dal silenzio

a inventare crepe dentro me

per filtrare il dolore

a riempire di equilibri le ore

e a precipitare

irrimediabilmente

e senza pudore

nel vuoto

che sta dentro alle parole


 

 

Cardiopoesia

 

 

Stanotte voglio lasciarmi i brutti pensieri alle spalle

vado a dormire

ma il letto è troppo grande

mi sveglio

non distinguo più se è giorno o è notte

ho freddo

mi tremano le gambe

il silenzio mi penetra nel sangue

il buio mi piomba addosso

sarà meglio alzarsi dal letto

Sento il cuore martellarmi nel petto

Provo a leggere poesie

Ma stanotte”l’ansiolitico poesia”

non fa effetto

allora scrivo rime mie

ma gli attacchi di panico diventano due

Ho bisogno d’aria

vado all’aperto

Mi affaccio al balcone

Il cielo è sul mare

La luna è un cerchio pallido

appesa a un cielo limpido

Il cuore è solo un muscolo…

E perché cazzo,

il mio sembra voler esplodere ad ogni battito?

Che faccio?

Muoio di freddo o d’infarto?

Non muoio

rientro

Questa notte è un inferno

Questa notte dura in eterno

Ascolto il ticchettio dell’orologio

Mi giro

lo guardo

sono le quattro

Tra poco sarà giorno

ed io

ho freddo, ho fame,

ho rischiato il crepa cuore

e non ho ancora sonno.


 

 

Io tutto, Io niente

 

 

Io cielo spaccato

Io terra tremante

Io cuore girato

Io ventre dormiente

Silenzio crepato

Parola dolente

Io notte Io vento

Io tutto Io niente


 

 

Chiamami Nessuno

 

 

Mi chiami Domani

mentre ti accado tra le mani

Mi chiami Avvenire

mentre stai per venire

Mi chiami Per Sempre

Mentre ti agiti tra le mie gambe

Mi chiami Cagione

Mi chiami Aritmia

Mi chiami Amore

Mi chiami Poesia

Mi chiami Futuro

Mi chiami Destino

Ma non ti accorgi che stai scopando con un muro?

Io non so più cosa sento

Io non so più chi sono

Chiamami finanche Nessuno


 

 

Oggi mi sento

 

 

Oggi mi sento

una poetessa fallita

più distratta

e meno ispirata

che passeggia

inquieta

negli androni deserti della sua vita

a piedi scalzi

con l’anima sudata

confusa

tra rovine di silenzi

che si mescolano

alla rinfusa

a frammenti di pensieri srotolati

nell’aria

che vagano

senza una meta

nella notte vuota

come fossero una preghiera

La preghiera

di una che ha paura.

Oggi mi sento

Una poetessa fallita

un po’ meno giovane

e più frustrata


 

 

Fingendo la poesia

 

 

Guardo il sole

mentre muore

Lo guardo scomparire

e sento dentro

un disperato bisogno di parole

che mi fanno tremare

il cuore

sperperando I suoi battiti

fino a farlo

tremare

Voglio avere l’illusione

mentre un istante

fugge via

di poter fermare un’emozione

di poter colmare un silenzio

fingendo la poesia.


 

 

Il silenzio non è vuoto

 

 

Oggi sono stanca di pensare

Preferisco immaginare

Non ho più tempi da sbagliare

Solo tempo che passa

e che lascio andare

Non ho più voce per parlare

Non ho più lacrime

né parole nuove da versare

Ho soltanto

Silenzi per tacere

una pelle per sentire

e un’anima sotto anestesia

per non soffrire

Per fortuna che c’è il mare

Con il suo sussurrare lieve

che confonde I pensieri

le tracce

le paure

Per fortuna che c’è questo raggio di sole muto

a convincermi

che un cielo spento

non è mai infinito

che un tramonto

è meraviglioso

e che il silenzio

non è vuoto.


 

 

Un cuore diverso

 

 

Io avrei voluto un cuore diverso.

Sai, uno di quei cuori in cui

non ci finisce sempre dentro

tutto.

Avrei voluto

un cuore con limiti di spazio.