Pensieri del cuore
Il tempo del ricordo
E poi
quando hai tanto tempo
per pensare.
Quando ogni lacrima
sembra una ferita dormiente
e l’amore per la vita acquista
un prezzo immortale.
È proprio lì che la verità
sconfina le ombre,
è lì il rumore del silenzio
che tramortisce le voci della mente.
Lontano da ogni verità inquinata
bevo silenzi
in cui il tempo s’immortala
in questo sguardo ormai taciuto.
A mia nonna Giovanna
Parlo ancora con te
come se il tempo
non si fosse mai fermato,
ti guardo e ti abbraccio
come se tutto non fosse mai passato.
E mentre una lacrima scende giù,
affondo nei ricordi
come un bambino
bisognoso dell’affetto della mamma.
Impossibile dimenticare,
come è impossibile non respirare.
Non esiste prezzo che pagherei
per riaverti accanto a me,
non esiste fortuna più grande
nell’averti conosciuto.
Anima preziosa, figlia di Dio,
in alto tra i cieli infiniti
sento la tua voce
attraverso il mio cuore,
casa dei nostri ricordi.
Tempo che va
Passano le ore
è il tempo di andare,
senza paure ma con convinzione
dobbiamo ritornare.
Tra una risata e una lacrima
bisogna meditare,
oltre le stelle si può solo sognare,
sognare momenti felici
guardando quelle ore traditrici.
La maledizione dell’odio
La barbarie dell’incoscienza
nel mio mondo solitario
sorrise a nuvole di polvere
sopra gli occhi della menzogna.
Era forse meglio soffrire in silenzio
che stringere patti col demonio.
Ma la debolezza della vita
si arrese definitivamente e
l’oblio cadde sulla miseria.
Sono storie di uomini senz’ anima,
ma sono anche vite di uomini
animati da sontuosa fede.
Dio ha visto, l’uomo è morto!
È andato negli inferi senza capire.
Perché non si capisce
quando gli occhi gridano odio.
Povere anime…tutte…poveri innocenti!
Adesso
in questo mio mondo tremo dalla vergogna,
eppure io non ho fatto nulla,
ma tremo e poi piango
piango e poi grido: io non ho colpa!!!
Ma le nuvole della misera barbarie
sorridono agli occhi dell’ignoranza,
e l’anima è una facile preda.
Vivendo
In alto, lì lontano da ogni attimo,
un fulmine,
la vita che si allontana,
forse è un gioco,
o una immane sensazione.
Non so, mi addormento.
È un sorriso che non va più via,
una lacrima, un ricordo,
tocco con mano l’amore,
poi volo in alto
e non so più chi io sia.
Buio incatenato
Struggente è la mia anima
al fiorir della primavera,
il mio bocciolo non profuma di libertà,
le sbarre della mia prigione si
rinvigoriscono di fermezza e
il mio docile cuore
s’ indebolisce di assurdità.
Nel raggio di sole che trapassa la mia vita
ho scoperto la mia sofferenza,
un atto di sacrificio versato da pensieri
privi di determinatezza.
Brilla di luce il mio spiraglio,
vive costante il mio abbaglio.
La rivolta della natura
Seguono orde di impurità
al calar della rossastra nebbia.
Pura come una vergine, l’anima
sgomenta sull’indefinibile falsità
del finto essere civile.
Sul fiume dell’innocenza
pesci colorati sorridono a
squallide bombe velenose,
e la natura si ribella,
sicura, poiché ha una corazza
chiamata risposta di Vendetta.
Eh sì… cari…! Adesso tocca a me!
Si sente il vento della limpidità,
si sente l’odore che rinfresca
quella terra ormai tradita,
ormai lasciata sola
alla violenta giustizia del Creato.
L’ignoranza
Povero stolto ignaro del verbo
muto dinanzi all’acerbo.
Lontano dalla vera ragione
nuota su un mare di lacrime
senza meta e comprensione.
Anime credenti cercano invano
la vittoria sull’incolto,
ma mani incrociate non rispondono
agli aiuti dell’amore raccolto.
Prega disse qualcuno,
ma quel povero stolto
non ascoltò mai nessuno.
Talia chi bedda! (Guarda che bella)
Scattante, impetuoso
l’occhio vispo della passione,
un sentimento travolgente
alla sua vista:
Talia chi bedda!
Talia chi bedda!
Talia chi bedda!
Disarmato, innocente cuore
senza più parole,
annientato ormai
dal suo cieco amore.
La nostra fortuna
Sospeso come un aquilone fuggito via
osservo le meraviglie del creato.
Mi sposto dal basso verso l’alto
e mi accorgo
quanto il mio pianeta sia incantato.
È sublime il cambio delle stagioni,
è incantevole la notte dopo il giorno.
Ad un tratto scendo giù,
a ruota libera, senza freni,
mi abbraccio ad un albero
e capisco che siam terreni.
Difficile adesso osservare,
facile disperare.
Sprofondai dunque nell’oblio
non capendo che
una di quelle meraviglie
ero proprio io.