DUE MADRI
La luna alle lampare
palpebre schiuse
burrasca memoria
In fondo in mezzo al buio
la luce combinando
marea ed agrodolci
Nuda veleggiata
di scogli tormentando
marrani e marinai
La notte ad imbrunire
su gemiti e latrati
terrazze coralline
In un solco di sale
scavato nel sole
a mani nude
Avevo il cielo in maschera
e qualche notte
ancora in tasca
Gli occhi tra le strade
e nelle luci
delle case
La voce era distante
in qualche sospiro
abbandonata
La mia sete era nel mare
e avevo la stessa fame
di questa terra
Ma ho mosso ogni mio passo
anche per quelli
che non possono tornare
E sarò ladra di pace
ora che sono pioggia
assieme al vento
Il viandante d’Arabia
ha le pagine della notte
Ed un cuore di deserto
come cera d’api
Porta un figlio d’oceano
alle foglie del sonno
Ed una giara d’argilla
silenzioso, il sitar
Affranta una ginestra
in grembo alla terra
Al passaggio di fachiri
contempla una nube
Quella voce nulla dice
solo scruta e tace
E ha gli occhi della notte
per vederti in sé
È un fragile istante
che sussurra alla luna
Ora un cuore più non batte
Piccolo nido di cielo
La bambina di ghiaccio
dicono, abbia due anime
Una di riso di seta
ed una di porpora marina
Il suono della voce, poi, non è noto
Alcuni dicono sia soffio di flauto
Altri, sussurro di bosco
La bambina di ghiaccio
non vuole tornare a casa
Un’ombra, dice, l’accarezza al sole
Ma di notte, non le concede riposo
Dicono sappia d’inverno
E che i suoi siano incubi
Ma sento i suoi battiti
che ne tradiscono la paura
La bambina di ghiaccio
Nessuno la conosce davvero
tace al sole delle gioie
Ma grida alle notti di verità
La bambina di ghiaccio
lentamente, svanisce
Così, in un mondo senza suoni
giacerà nel muro del silenzio
VALIGIA AQUILONE
Quando la terra pesava più del mare
avevamo il mondo intero tra le braccia
Lo cercavamo nella polvere
il ricordo di tutti i fiori
Ed i bambini sentivano così freddo
da quando dormivano soli
La pioggia che scorreva
sulla schiena del vento
Portò racconti smarriti
che ascoltò persino il tempo
così cercammo altri occhi
dove trovarvi solo il cielo
Ma adesso
sono quelli che restano
come le madri
che se ne vanno
Dove si nasce, dove si muore
per crescere in mezzo ai sogni
Raccontare ad un bambino
fiabe dal vento e dai boschi
Dove si cresce, dove si piange
per trovarsi e raccontarsi
Inseguire l’arco nel cielo
come un bacio sulle guance
Dove si dorme, dove si danza
per sentire il canto del mare
Tra le nubi balbettanti
ed il cosmo dentro agli occhi
La pelle che abito
d’ebano in fiore
Quando l’alba va giocando
per le vie di notte
La mamma va piangendo
i figli allo specchio
Un anno tra i miei
per averti nei ricordi
Ed il suono che sentirò
avvenire d’infanzia
Quante volte la terra ci ha addormentato nel grembo
e sollevato i passi come gonne
e tenuto alta la vita come il cielo
Quante volte ha risvegliato i silenzi
con le corde di un passato
e cucito i dolori con la danza immobile
dei sogni e dei futuri
Quante volte ha portato con sé il fuoco
nel verso del mare
nel petto la pace
Da che parte si cade?
INSIEME
Come i fratelli passavano il blu
l’acqua tenuta fino al cuore
Le mani per vele
il passo per seme
Scavate negli occhi
le madri, primavere
Le lune sul fiume
vento dal nulla
È nelle lacrime
il colore della pioggia?
Nibisi primo sole
Dervisci alla corrente
Genesi malinconica
Veleggiate di sole nubi
Amanuense di Scozia
Fossili di Ruc
Girasoli alla notte
Eclissate frontiere
Fratelli dei solstizi
Terra luogo d’anima