Samuele Richard Le Léap - Poesie

DUE MADRI

 

La luna alle lampare

 palpebre schiuse

  burrasca memoria

In fondo in mezzo al buio

 la luce combinando

  marea ed agrodolci 

Nuda veleggiata

 di scogli tormentando

  marrani e marinai

La notte ad imbrunire

 su gemiti e latrati

  terrazze coralline

 

In un solco di sale

 scavato nel sole

  a mani nude

Avevo il cielo in maschera

 e qualche notte

  ancora in tasca

Gli occhi tra le strade

 e nelle luci

  delle case

La voce era distante

 in qualche sospiro

  abbandonata

La mia sete era nel mare

 e avevo la stessa fame

  di questa terra

Ma ho mosso ogni mio passo

 anche per quelli

  che non possono tornare 

E sarò ladra di pace

 ora che sono pioggia 

   assieme al vento


 

Il viandante d’Arabia 

 ha le pagine della notte 

Ed un cuore di deserto

  come cera d’api 

Porta un figlio d’oceano

 alle foglie del sonno

Ed una giara d’argilla 

 silenzioso, il sitar

Affranta una ginestra 

 in grembo alla terra

Al passaggio di fachiri 

 contempla una nube 

Quella voce nulla dice

  solo scruta e tace

E ha gli occhi della notte

 per vederti in sé 

È un fragile istante

 che sussurra alla luna

Ora un cuore più non batte

Piccolo nido di cielo 


 

 

La bambina di ghiaccio

 dicono, abbia due anime

Una di riso di seta

 ed una di porpora marina

Il suono della voce, poi, non è noto

Alcuni dicono sia soffio di flauto

Altri, sussurro di bosco 

La bambina di ghiaccio

 non vuole tornare a casa

Un’ombra, dice, l’accarezza al sole

Ma di notte, non le concede riposo

Dicono sappia d’inverno

E che i suoi siano incubi

Ma sento i suoi battiti

 che ne tradiscono la paura

La bambina di ghiaccio

Nessuno la conosce davvero

 tace al sole delle gioie

Ma grida alle notti di verità 

La bambina di ghiaccio

 lentamente, svanisce 

Così, in un mondo senza suoni

 giacerà nel muro del silenzio


VALIGIA AQUILONE

 

Quando la terra pesava più del mare

 avevamo il mondo intero tra le braccia

Lo cercavamo nella polvere 

 il ricordo di tutti i fiori

Ed i bambini sentivano così freddo

 da quando dormivano soli

La pioggia che scorreva

 sulla schiena del vento

Portò racconti smarriti

 che ascoltò persino il tempo

così cercammo altri occhi

 dove trovarvi solo il cielo

Ma adesso

 sono quelli che restano

  come le madri

  che se ne vanno



Dove si nasce, dove si muore

 per crescere in mezzo ai sogni

Raccontare ad un bambino

 fiabe dal vento e dai boschi

Dove si cresce, dove si piange

 per trovarsi e raccontarsi

Inseguire l’arco nel cielo

 come un bacio sulle guance

Dove si dorme, dove si danza 

 per sentire il canto del mare

Tra le nubi balbettanti 

 ed il cosmo dentro agli occhi



La pelle che abito

 d’ebano in fiore

Quando l’alba va giocando

 per le vie di notte

La mamma va piangendo

 i figli allo specchio

Un anno tra i miei 

 per averti nei ricordi

Ed il suono che sentirò

 avvenire d’infanzia


 

Quante volte la terra ci ha addormentato nel grembo

 e sollevato i passi come gonne

 e tenuto alta la vita come il cielo

Quante volte ha risvegliato i silenzi

 con le corde di un passato

 e cucito i dolori con la danza immobile

 dei sogni e dei futuri

Quante volte ha portato con sé il fuoco

 nel verso del mare

 nel petto la pace

 Da che parte si cade? 


INSIEME

 

Come i fratelli passavano il blu 

 l’acqua tenuta fino al cuore

Le mani per vele 

 il passo per seme

Scavate negli occhi 

 le madri, primavere 

Le lune sul fiume  

vento dal nulla 

È nelle lacrime 

il colore della pioggia?  


 

 

Nibisi primo sole

Dervisci alla corrente

Genesi malinconica

Veleggiate di sole nubi

Amanuense di Scozia

Fossili di Ruc 

Girasoli alla notte

Eclissate frontiere 

Fratelli dei solstizi

Terra luogo d’anima