Saverio Fanigliulo - Poesie

Nel figlio

Non ti ho saputo amare, dolce amore mio.
Ti ho cresciuto in una casa divenuta triste e fredda,
distante mille miglia dal cuore di un focolare ardente
di passioni, divenuto spoglio, avaro di progetti straordinari per te.

In solitudine, hai intrapreso la via,
scalando montagne ornate di ginestre odorose, ma di spine.

Ricerchi la strada nella profondità dei tuoi dissidi interiori,
riemergi afflitto dall’ansia per ritrovare, stremato,
la fiducia in te stesso e la felicità d’intorno.

Non ti ho saputo abbracciare, cingere e stringerti forte,
amore mio,
non ho saputo accarezzare il tuo bel volto misterioso,
per accompagnarti e distoglierti dai tuoi pensieri adolescenziali
disorientati e cupi.

Ho imparato a riconoscere tra mille altri il tuo sorriso amaro,
il tuo incedere incerto, discreto e silenzioso.

Rinasce e si rinnova il tuo spirito gioioso, ancora infante,
risplendi, finalmente!
La tua vita incontra il Sole,
i suoi raggi fulgidi e caldi diradano le numerose nubi,
annunciando il rifiorir della bella stagione.

 

 

 

E rinacqui!

Maturarono, belli e profumati, i grappoli d’uva ,
almeno così a me parve.
Sopraggiunse il tempo della senilità e della decadenza,
le piante si diradarono e pian piano andavano a morire.

Arrivò il tempo dell’ultima vendemmia,
dal misero prodotto che preannunciò
la fine di un ciclo.
Raccolsi le radici e i rami delle viti vecchie,
accesi un gran falò che arse e cancellò
ogni impronta del passato.
Destò stupore la metamorfosi di un campo di viti mature
in un luogo di carboni ardenti, cenere e fumo.

I pensieri trasmigrarono nel ricordo di quei virgulti vigorosi
che un tempo portarono frutti intensamente profumati e dolcissimi.
Similmente, si insinuarono nella mente i ricordi di un vissuto di
gioia e di felicità, di soddisfazioni e di incanto, di lavoro e di
studio, ma anche di solitudine, tristezza, delusione e disperazione.

Nacque a Natale !
tenebroso, dolce, bello, infinito.
Allora si accese il Sole nel cuore,
riscaldò le membra intirizzite dagli eventi tristi e bui,
illuminò il cammino,
mitigò i contrasti induriti e i caratteri inconciliabili,
rasserenò gli animi,
rigenerò il desiderio di vivere e di far vivere.
E rinacqui !
Tutto intorno al mio podere in solitudine,
un rifiorir di viti lussureggianti,
di verdi germogli e grappoli meravigliosi.

Rinnovai il mio terreno cinereo e inaridito,
per renderlo ancora soffice e fertile.
Ripiantai nuove viti rigogliose
dai lunghi grappoli d’uva dorati,
illuminati dal bel Sol d’Estate.

 

 

 

Risorgere a nuova vita

É il tempo della famiglia,
della tristezza per i nostri cari che non ci sono più.

Scorre la vita,
rinasce, si rinnova, si rigenera.

I ricordi inducono malinconia e nostalgia per ciò che è stato,
ma anche forza, gioia, voglia di vivere e di far vivere:
amore, affetto e stima per i nostri amici
e i nostri cari che oggi son qui con noi.

Asciugare le lacrime per continuare a sorridere alla vita.

 

 

 

A luci spente

Giunse l’Autunno ancora caldo e luminoso, le foglie della vite si tinsero di giallo e caddero numerose senza più vita.
Sin da bambino, ricordo, svaniva pian piano la tristezza
per il sopraggiungere della stagione invernale, lunga e fredda,
pensando con una rinnovata felicità alla bellezza del Natale.
Ieri …

Oggi, la festa imminente presagisce sventure, solitudine e la paura di contrarre il male.
In campagna mi soffermo a guardare i mandorli che sono ormai spogli e indifesi, in attesa del calore primaverile che possa rigenerarli e farli rigermogliare a nuova vita.

Esco fuori per accompagnare altre persone, per condividere e superare questo pensiero struggente…

Quei pochi che incontro sono lontani, immersi nella loro solitudine vissuta da attori protagonisti soltanto al supermercato.

Non c’è più nessun incontro empatico, persino a scuola, dietro le parole, le mascherine e gli schermi, si rivelano i tratti dello sgomento e della paura.

Osservo mio figlio, i giovani, i miei alunni, chiusi,
i loro silenzi e la loro lotta quotidiana,
la ricerca del senso da dare alla loro vita.

E allora penso, quegli alberi spogli aspettano la Primavera per dare germogli e frutti meravigliosi.

 

 

 

A piedi nudi

In città, chiusi, tristi, poveri, aspettammo la sera, ansiosi di guardar il luccichio delle stelle.

Si diradarono però i pensieri consolatori,
si avvertì quel senso del dubbio,
che ci rodeva dentro e diventava sempre più insistente.

Il gelo di Gennaio, al crepuscolo, intirizzì i primi timidi mandorli in fiore, penetrò fin dentro le ossa fragili ed esauste dei migranti accampati nella fanghiglia ghiacciata.

A piedi nudi nella neve, c’ erano i bimbi, i papà e le mamme disperati.
potevamo tendere loro la mano.
Ci indignammo, soffrimmo per la condizione di quelle persone,
ma qualcosa ci bloccò.
Restammo indifferenti, immobili, incapaci di agire.
Pensammo, ipocritamente, che altri, meglio attrezzati di noi, si sarebbero presi cura di loro.

Ma il male, come quando il mare infuria, allora divenne globale,
pian piano si affacciò alla nostra porta di casa,
ci avvolse e ci coinvolse tutti, uno per uno.
Si rivelò essere un’esperienza difficile e tragica.
Per quanto il male fu devastante, anche gli increduli
dovettero ricredersi.

Al mattino, prima uno, poi due, poi tre passeri infreddoliti
fecero festa nel mio giardino, beccarono le poche briciole di pane che trovarono, non avevano nulla, ma sembravano così belli e felici.

E poi, c’era anche il primo Sole mattutino, splendente,
che annunciava un nuovo giorno meraviglioso.

 

 

 

Tracce

Il Tempo della Pasqua mi riporta indietro nel tempo,
alla mia fanciullezza,
a quando la felicità non la cercavi,
perché sembrava essere lì, intorno a te,
nei volti sereni e gioiosi dei tuoi cari,
nella fede della mamma in Gesù risorto,
nella semplicità del vestito nuovo e bello che indossavi,
nella bellezza e nei profumi dei dolci paesani
preparati in famiglia,
nell’umiltà e nella compostezza dei gesti delle persone
e dei riti che ti toccavano il cuore,
che ti coinvolgevano così in una grande festa
e in un’emozione collettiva,
che si rinnovavano intensamente tutti gli anni.
Tracce scolpite nel cuore, per sempre.

 

 

 

Al tramonto

Si può morire di nostalgia!
Poi arrivò l’Estate con i suoi raggi dorati,
i campi aridi e impagliati,
le uve colorate e succose,
i fichi grana rossa dolcissimi,
le more delicate e spinose.
Tanto Sole e tanta felicità,
il tempo dei ricordi belli,
della fanciullezza giocosa e spensierata …
Al bivio, il tramonto alla sera.

 

 

 

Brividi di freddo

Nel cuore della notte
agitata dai fantasmi del passato, era sveglio il mio papà,
rimembrava quei momenti tristi e bui vissuti come prigioniero nei campi di lavoro tedeschi.

Un freddo gelido permeava il suo corpo,
perfino nelle calde notti di agosto.
Al risveglio, intirizzito, si rinnovava la paura
per quei luoghi infernali, per quegli stenti,
per i morsi della fame, per le minacce
e le torture dei nazifascisti …
per l’esercizio sistematico della violenza cieca e disumana.

Com’era duro il pensiero ossessivo e devastante di quei giorni trascorsi in gioventù,
nella disperazione,
ignaro della sorte riservatagli,
distante dall’amato luogo natio e dagli affetti.

Gemendo, raccontava del suo gravoso patire,
ma non vi era alcun modo per attutire il dolore per indurre conforto,
rasserenare, dimenticare e passare oltre.

Nessuna tregua,
per ridare un attimo di pace in un luogo nefasto
di orrore, disperazione e fango.

 

 

 

Per amore

Nel mio quartiere ci sono alcuni cani randagi bellissimi.
Alcuni bambini con le loro famiglie,
gentili e premurosi,
portano da mangiare a questi poverini,
distribuendo, felici,
coccole e sorrisi.

Umili e grati, rispondono i cani,
affettuosamente scodinzolando.

Poco distante dal branco, in solitudine,
sosta un’anziana cagna, rannicchiata,
con il mantello sporco e arruffato.

Nessuno si occupa di lei,
appare l’ultima degli ultimi,
così, stesa per terra,
sembra quasi una pezza per pavimenti,
é veramente brutta.

Alla sera, prima del riposo notturno,
vado a cercarla per portarle del cibo riposto per lei.
Appena scorge la mia presenza,
le brillano gli occhi,
ed è così bello il suo musetto
che non resisto alla tentazione di accarezzarla e abbracciarla.

Mi aspetta ogni sera, anche lei scodinzolando,
ansiosa di vedermi,
per sfamarsi e per gioire insieme a me.

 

 

 

No, non può finire

Non dirmi addio, dolce amore mio,
non potrei mai più vivere senza di te.
Il tempo così bello dei sospiri e della felicità si
fermerebbe, perché sei tu il mio tempo più caro e prezioso.

Il mio cuore fremente cesserebbe di battere in un attimo al sol pensiero
di perderti e non ritrovarti mai più.
La nostra casa sarebbe vuota, fredda e buia senza di te,
giacché la tua presenza ravviva e illumina i luoghi,
dando il senso, la luce e il colore ad ogni singolo e oscuro angolo riposto.

Il pensiero che tu potresti non stare più con me mi sconvolge e mi strugge,
a tal punto da generare nella mente un groviglio di preoccupazioni
e di emozioni che induce solitudine affettiva, tristezza, malinconia e depressione.

Come d’incanto, all’indomani dei miei presagi oscuri e disperati,
senza tentennamenti, con ardore, vorrei vederti ritornare sui tuoi passi,
per risplendere ancora, colma di desiderio accogliente
e di autentico amore per me …

Dovrò rinascere anch’io per riconoscerti,
ricercherò le parole gentili e assumerò
i comportamenti più degni e amorevoli
per riconquistarti e riportarti da me.
Sapremo riscoprire insieme quell’affetto reciproco che in passato ha dato il senso
al nostro idillio, che ci ha elargito doni stupendi, unici e preziosi, di un
valore inestimabile.
Ritorneremo a comprenderci,
a condividere, attimo per attimo,
tutte le gioie e le pene che il nostro tempo d’amore continuerà ad offrirci.
No, vedrai, non può finire.