Saverio Sculli - Poesie e Racconti

Titolo della raccolta:

Teatro, fantasia e amore

 

 

Tua la notte

 

Luna splendente

come una donna

dai biondi capelli

tua è la notte

tuo l’oscuro cielo

ove,

maestosa ti stagli.

Lassù, fredda e lontana.

Desiderio impossibile

arrivare a sfiorarti.

Nel gelido siderale spazio

sembri sorridere

quasi schernire

l’umana vana ricerca

d’un amore caldo

che in un abbraccio si scioglie

ed in un bacio,

eterno brillante cristallo, diventa.

Realmente solo fragile purtroppo

come la notte tua regina

che all’alba svanisce

al primo raggio di sole

unico, dell’universo,

incontrastato Signore.

 


 Irraggiungibile

 

Luce infinita dai tuoi

occhi di ghiaccio

freddo il tuo cuore

neppure una goccia d’amore

ti osservo in un pensiero

attraverso un’idea

cercando nel mondo

di salire alla vetta

di un impossibile amore

eternamente lontano

dalla valle alla cima di una montagna

coperta di nuvole grigie e nere

di pioggia

cariche

tuoni fulmini

lampi blu

la notte giorno diventa

osservo in silenzio la meravigliosa

luce.

Lontana.

Come te.

Irraggiungibile.

 


 Esotici sapori di te

 

I tuoi occhi da oriente ad occidente

rapiscono il mio cuore

lentiggini sul tuo viso

lontano mi trasportano

nasce un’idea di viaggiare

in aereo

all’infinito

esotici sapori di te

in un pensiero racchiusi

si sciolgono nel vento

che lontano ti porta.

 


 Tradizionalmente…

 

Italia, Sicilia, Calabria, Trentino Alto Adige

arrivano Mata e Grifone, due alti giganti

di colore lui, bianca come la neve lei

la dama che tutto copre

anche i terribili diavoli che,

dal nord Europa scendono

nella gelida notte del dicembre otto

occhi di sangue iniettati seguono

la rossa slitta del santo Nicolò

che i bambini protegge

finché felici partono per il mare

ove

u sceccaregliu di fuoco vestito

danza la sera al ritmo di una

calabrese tarantella

fiamme, scintille

occhi di fuoco nella

estiva notte calda

bimbi felici ripartono verso nord

col ricordo nel caldo cuore

che scioglie la neve sotto i piedi

dei terribili diavoli

del gelido inverno che

torna ogni anno nella gelida sera

con la tradizione di un mondo antico

ancora vivente nel cuore

delle anziane genti

l’italiano folclore

che tutti i cuori accomuna

in un mondo perfetto

dell’italica tradizione

ogni anno i viventi si scaldano

con occhi di fuoco, di sangue iniettati

diavoli del nord, krampus per gli amici

cu Sceccaregliu di fuoco che balla

la calabrese tarantella,

assieme ai due giganti Mata e Grifone,

nel solco della tradizione,

un segno lasciano nei

grandi cuori nostri

e dei bimbi che felici

alla vita si affacciano

ridendo al cielo si rivolgono

all’alba di un nuovo anno

di queste folcloristiche figure

attendono il ritorno

per un sogno

fantastico

di felicità.

 


 Chissà…

 

Chissà se senti i miei pensieri

ovunque tu sia, sotto il profondo mare

nel deserto sterminato, nell’oscuro lato lunare

chissà se senti i miei pensieri,

mentre passeggi solitaria in un campo innevato,

su un prato verde, su un oscuro marciapiede.

chissà se senti i miei pensieri,

mentre rientri a casa, mentre ti prepari

per dormire, prima di addormentarti.

chissà se senti i miei pensieri,

nei tuoi sogni, quando all’alba ti svegli,

quando esci solitaria la mattina.

chissà se senti i miei pensieri

sotto la pioggia, durante il temporale,

sotto una fitta nevicata,

chissà se senti i miei pensieri,

quando vivi, ogni giorno,

in un assurdo silenzio di inutili parole,

chissà.

Se

Senti.

I.

Miei.

Pensieri.

 


 Vana attesa

 

Nel gelido vento una voce si ode

arrivare fredda secca

un urlo lontano dalla cima

della montagna con amore

scende verso valle.

Un cuore a riscaldare

davanti ad un camino acceso

di fuoco scoppiettante

una Dea dai biondi capelli

attende il suo amato

lontano per l’impresa

senza ritorno di conquista

di una impossibile vetta

ricoperta di nubi

come il suo cuore

d’ora innanzi

d’un amore svanito

nel gelido abbraccio

di una neve eterna

che per sempre

lo conserverà.

 


 Ricordo di una fredda notte di dicembre

 

I miei occhi si persero nei tuoi

le mie mani si strinsero alle tue

il mio abbraccio cinse il tuo corpo

le mie labbra sfiorarono le tue

in quella fredda notte di dicembre

in quella stanza calda

i nostri corpi gemettero

in una effimera immortale passione

svanì la mattina dopo

vidi il taxi che ti portava via

un bel ricordo rimase

nelle pieghe della mente scolpito

 


 Dal cuore

 

Dal cuore parte un’idea

di starti accanto

di cercarti nel sole

nelle nuvole

nelle belle notizie

nelle belle persone

sul palco di un teatro

in un copione scritto per te

dalla vita

nelle profondità del mare

o

nell’alto dei cieli

nei freddi spazi siderali

o

nei deserti infuocati

O…vunque

 


 Al tempo del proibizionismo

(Whisky e mani – Storia di Anne)

di Saverio Sculli

 

Il proibizionismo iniziò nel 1919. Molti locali chiusero o si adeguarono al nuovo corso anche in maniera non onesta.

Qualche anno dopo, Anne, la protagonista della nostra storia faceva la ballerina in uno dei più importanti e rinomati locali della città di New York. Il locale si chiamava “The Paradise of Charleston” ed era situato nella conosciutissima Broadway. La facciata di rispettabilità del locale celava, però, un aspetto del quale nessuno parlava. Nel sotterraneo era stata realizzata una distilleria clandestina, un casinò ed un ulteriore palcoscenico molto più piccolo di quello del piano superiore, sufficiente però per uno spettacolo di qualità.

Ritorniamo alla nostra protagonista: Anne era stata assunta come ballerina ed il ventiquattro maggio del millenovecentoventisei, giorno del suo compleanno, all’incirca alle tre del pomeriggio, si stava recando alle prove dello spettacolo. Era una bella giornata di sole, la nostra protagonista stava camminando lungo le larghe strade principali di New York. Lei sapeva che quello spettacolo poteva rappresentare la svolta della sua vita. Era a conoscenza che un produttore e regista di musical sarebbe stato tra il pubblico. Era felicissima, raggiante, avrebbe dato il massimo. Sorrideva mentre camminava ed osservava ogni cosa intorno a lei, felice perchè, dopo la fatica, avrebbe festeggiato con i suoi amici.

Mentre camminava sentì, ad un certo punto, un gran frastuono di sirene, si fermò e si voltò verso la strada. Davanti ai suoi occhi transitò un’enorme colonna di auto e furgoni della polizia. Anne attonita non capì cosa stesse succedendo. La colonna di auto e furgoni si allontanò velocemente. Anne quel giorno, come altre volte, decise di arrivare al locale a piedi. Secondo lei non c’era migliore riscaldamento di una lenta e salutare passeggiata prima di iniziare le prove. Casa sua distava circa un’ora dal locale. Quel giorno decise però di andare molto lentamente ed impiegò circa due ore per essere sul posto. Arrivata quasi nei pressi del locale notò un silenzio surreale, non vedeva il solito via vai di auto, mezzi pubblici e pedoni. Mentre si avvicinava al locale, il silenzio lasciava spazio ad un vociare insistente di persone. Anne voltò l’angolo che la separava dalla strada del locale e si trovò dinanzi ad una folla di persone che erano bloccate dalle transenne che chiudevano la strada. Conoscendo la zona, salì per la scala antincendio per osservare meglio. Vide tutti i mezzi della Polizia che le erano transitati davanti. Notò inoltre che l’ingresso del locale era semidistrutto ed un poliziotto, presumibilmente il capo della Polizia, che parlava con un giornalista che riconobbe essere un suo amico. Scese allora di corsa e si recò all’ingresso degli artisti da dove era solita entrare. Anche lì mancava la porta d’ingresso, c’era solo una transenna facilmente spostabile. Anne entrò e, passando attraverso i camerini, arrivò dove ci sarebbe dovuto essere il palco. La sala sembrava un grande stanzone. Anne, mentre osserva, nota, quasi vicino a ciò che rimaneva dell’ingresso, molto poliziotti attorno ad un corpo coperto da un lenzuolo.

I poliziotti la vedono ed uno le si avvicina, le pone alcune domande e la accompagna fuori dove si trova di fronte il suo amico giornalista. Lui la abbraccia e la porta via da quel luogo devastato.

I due cominciano a parlare mentre si allontanano. Anne è in lacrime, ha capito che la sua grande occasione è sfumata. Anne in questo momento pensa solo a se stessa, mostrandosi un pò egoista, ma solo perché non conosce il fatto più grave che si è verificato. Il poliziotto non l’ha informata sull’identità della persona morta. Si inginocchia continuando a piangere. Il suo amico la aiuta a rialzarsi e nota in lei uno sguardo diverso senza però dargli troppo peso. Cerca comunque di tranquillizzarla. Lei si calma, asciuga le lacrime e chiede cosa è successo. Il giornalista racconta che la polizia ha fatto irruzione, in seguito ad una “soffiata” ed ha trovato il proprietario del locale e, scambiandolo per un criminale, lo ha ucciso. Anne, sentendo la notizia, rimane doppiamente sconvolta ed esclama: “ la polizia invece di proteggerci uccide le persone buone. Il proprietario del locale mi stava aiutando ad uscire dai miei problemi. Anne questa volta si accascia a terra e ricomincia a piangere. Il suo amico giornalista l’aiuta a rialzarsi, non le dice però che era stato lo stesso proprietario a fare esplodere il locale per cancellare le prove, chiama un taxi e l’accompagna a casa. Le dice delle parole di conforto e la saluta. Anne si sdraia sul letto e si addormenta. Si sveglia che è ormai buio e realizza che ora è di nuovo sola e senza lavoro. Afferra la bottiglia di whisky che conservava come monito per il suo passato e comincia a bere. Esce di casa portandosela e mentre beve con le lacrime agli occhi, ritorna al suo vecchio lavoro in strada, pensando a tutte quelle orribili mani che da ora innanzi riprenderanno a cingerla senza pudore.

 


 Anime torbide

di Saverio Sculli

 

A New York, negli anni ‘20, Robert Pedullà faceva il detective ormai da molti anni. Era entrato nella Polizia molto giovane: era passato dalla semplice recluta degli inizi fino al grado attuale di Capo della Polizia con delega di Capitano del reparto investigativo. Per l’indagine su un caso molto importante, per i suoi anni di esperienza, era stato scelto lui. Si trattava di indagare su una storia che definire torbida è poco. Doveva scoprire cosa si nascondesse dietro la facciata insospettabile di un noto locale della città di New York: “The Paradise of Charleston”. Il locale era gestito da un misterioso uomo d’affari apparso dal nulla: mister Jonathan Walken. Non si sapeva molto della sua storia, se non che prendeva sotto la sua ala molte ragazze sbandate e con problemi. Una di queste in particolare era sempre insieme a lui e si chiamava Anne, era una ballerina molto brava. il capitano Robert sapeva, data la sua esperienza, che se voleva smuovere le acque doveva avvicinarla. La sera stessa si recò al locale per assistere allo spettacolo e capire come fare. Osservava tutte le persone che potevano riuscire a farlo entrare in contatto con la protetta del misterioso uomo d’affari. Mentre osservava cominciò a discutere con una delle cameriere per farsela amica. Lui era molto alla mano e riuscì nel suo intento. I due si videro la sera stessa a fine turno e passarono la notte insieme. Il giorno dopo il capitano Robert riferì al procuratore titolare dell’indagine che adesso poteva accedere al locale senza destare sospetti. La sera dopo si recò presso il “The Paradise of Charleston” e, mentre chiacchierava con la sua amica cameriera, notò una persona che parlava con la ballerina. Lui era molto bravo a memorizzare i volti. Le sere successive notò molte affinità tra Anne e questa persona che riconobbe essere un giornalista di cronaca nera molto conosciuto. Pensò che forse potesse dargli una mano per la sua indagine. A fine serata, per non destare sospetti, uscì con la sua amica cameriera che anche stavolta portò a casa sua dato che si accorse di essere seguito. Nei giorni successivi, ormai sicuro della sua copertura, si recò al locale dove notò molte altre persone chiacchierare con la ballerina, ma mai nessuna con la stessa confidenza mostrata dal giornalista.

Mentre il nostro detective rientrava a casa con la cameriera, decise di convocare il giornalista per interrogarlo. Dopo aver sbrigato tutte le formalità previste dalla legge il giornalista fu convocato presso il Comando di Polizia. I due cominciarono a discutere e si trovarono molto d’accordo fino al punto che il giornalista confessò di amare Anne e che era in possesso di molte informazioni e che le avrebbe consegnate se lui lo avesse aiutato a liberarsi del rivale. Il Capitano Robert accettò dopo aver visionato il materiale raccolto, lo invitò ad andare a casa e di non parlare con nessuno della conversazione.

I due uomini si strinsero la mano accecati uno dall’amore ed uno dal desiderio di fare carriera.

Osservando il comportamento dei due uomini si potrebbe paragonare il loro animo ad un lago limpido che, corrotto dall’interesse, pian piano si intorbidisce e non ritorna più ad essere quello di prima.

Il giorno dopo Anne, mentre si recava alle prove dello spettacolo, vide passare una enorme colonna di auto e mezzi della Polizia. Arrivata al locale, entrò dall’ingresso degli artisti spostando una transenna e lo trovò distrutto. Uscì accompagnata da un poliziotto e vide il suo amico giornalista che le comunicò che il proprietario era morto.

I due uomini, servendosi del potere dello Stato, riuscirono nel loro intento. Il capo della Polizia fu elogiato pubblicamente e si candidò alle elezioni diventando Governatore dello Stato ed il giornalista, dopo aver accompagnato e lasciato  Anne a casa, si recò la sera stessa sulla strada dove lei, disperata ed ubriaca, era tornata, dichiarandole il suo amore e chiedendole di sposarlo.

 


 

Titolo della raccolta: “Amore”

 

Tu sei teatro

 

Io penso al teatro,

è nel mio cuore,

intorno a me.

 

Tu sei teatro,

io penso a te,

intorno a me.

 

Tu sei teatro,

nel mio cuore,

sei entrata.

 

Tu sei teatro,

nei miei pensieri,

sei restata.

 

Tu sei teatro,

davanti agli occhi però no,

in silenzio te ne stai.

 

Tu sei teatro,

di te,

ormai innamorato.

 

Tu sei teatro,

per te batte il mio cuore,

di solo puro amore.

 

Tu sei teatro,

lontana nel tuo pensiero,

avvicinarti non vuoi.

 

Tu sei teatro,

un caldo abbraccio,

veramente meritato.


 

Piove al mattino

 

Piove sulla città.

Mi sveglio e guardo fuori,

le nuvole cariche di pioggia,

tutta la terra inondano,

Le osservo e penso a te che sei lontana.

La tristezza mi assale,

niente sono riuscito a dirti.

Il tuo volto, scompare,

tra le goccie di pioggia,

che veloci,

sul terreno si infrangono.

Rimane l’amaro in bocca,

qualcosa che poteva essere,

purtroppo mai sarà.


 

Emozione

 

Vederti è sempre un’emozione.

Vorrei farlo senza nessuno intorno.

Guardarti negli occhi,

guardarti neĺla tua bellezza,

capire cosa pensi,

capire cosa vuoi.

 

Desiderarti immensamente.

Desiderarti.

 

E non averti.

 

Vederti fuggire.

Vederti.

 

E stare male.

 

Volerti parlare,

Volerti.

 

E non riuscire.

 

Andare via in silenzio

Andare via senza una parola.

 

Andare via.

 

Senza.

 

Una.

 

Parola.



Scese la notte

 

E scese la notte,

una fitta nevicata iniziò.

La coltre bianca tutto copriva,

lui arrancando camminava,

la sua bella voleva raggiungere,

Il suo amore portare.

La coltre bianca tutto copriva,

sulle sue spalle il peso della vita,

da lei voleva arrivare,

tutto il suo amore dichiarare.

La coltre bianca tutto copriva,

a fatica lui avanzava,

vestito di stracci era ormai,

tutto inzuppato, fradicio.

La coltre bianca tutto copriva,

una luce in lontananza,

sempre di più si avvicina.

una slitta si palesa,

da cavalli bianchi trainata,

nessun cocchiere,

solo una dama di bianco vestita,

a salire lo invita.

Lui rifiuta con galanteria.

La bianca dama adirata,

in piedi si alza,

la tormenta lo avvolge,

nel suo freddo abbraccio.

Scende la notte su di lui,

sul suo amore.

Dalla sua amata mai più arriverà.

Di un un amore non corrisposto,

in futuro si parlerà.

Da lei,

nessun gesto,

arriverà.

Fredda come il gelo,

verso un altro,

se ne andrà.

Il cuore a lui aprirà.



Svegliarsi di notte

 

Insonnia che arriva all’improvviso,

così, senza preavviso.

Ti giri nel letto, pensi al mare,

la mente comincia a vagare,

dappertutto, senza pensare.

Te ne vai in giro per il mondo,

esplorando tutto, fino in fondo.

È già mattina, poco fa era il tramonto,

non te ne rendi neanche conto.

Il tuo vagare, ti ha portato fino al mare,

qui finisce, il tuo desiderio di volare,

alla realtà, purtroppo, devi tornare.



Baciarti

 

In silenzio dovevo farlo.

Quel giorno li.

Troppe parole inutili,

nessuna felicità hanno portato.

In silenzio dovevo farlo.

La mano dovevo chiederti,

sulla mia, di appoggiare,

Farmi avanti e renderti felice.

In silenzio dovevo farlo e,

senza troppo pensare,

a te, questo amore donare.

In silenzio dovevo farlo.

Nel mio abbraccio dovevi scivolare,

per la nostra felicità e

il tuo sorriso sempre ammirare.

In silenzio dovevo farlo.

Il futuro, però,

può sempre cambiare.

Niente è scritto,

sempre qualcosa di bello,

potrebbe arrivare



Eppur pensavo

 

Eppur pensavo

che qualcosa di bello

potesse accadere fra di noi.

Cosa è successo?

Sei sparita.

Non è più la stessa cosa.

Non c’è più il sapore di te.

Eppur pensavo

di stare accanto a te.

Di guardarti negli occhi.

Cosa è successo?

Sei sparita.

Non è più la stessa cosa.

Eppur pensavo

Che insieme saremmo stati,

In un abbraccio accoccolati

Stretti ed appassionati.

Eppur pensavo.



Non partite per fare la guerra.

 

Non partite per fare la guerra,

per il petrolio,

mascherando quella guerra da guerra di liberazione,

per convincere l’opinione pubblica,

per avere il consenso facile.

Non partite per fare la guerra,

Avete la possibilità, di discutere

con la gente di un altro paese,

per farvela amica

ed evitare di uccidere.

Non mandate i carri armati

ma solo ambasciatori, di pace

A discutere, in amicizia

per un accordo trovare

senza far soffrire un popolo

che in pace, vuole vivere.

Non mandate i bombardieri

ma solo donne e uomini

che di pace, vogliono discutere

dinanzi, ad un bicchiere di vino

e la loro vita vogliono raccontare.

Non andate personalmente ad uccidere

Potreste perdere la vita

lasciando solo, chi vi aspetta

a casa con amore

figli bambini

figli adolescenti

che vi cercheranno per abbracciarvi

per tutto il tempo concesso

insieme a voi passare.


Incubo

di Saverio Sculli

 

Suonò la sveglia, Mike si girò nel letto due o tre volte, poi la spense. Erano le quattro di mattina, forse le quattro e mezza. Fuori pioveva fortissimo, lui però doveva partire assolutamente. Stava ponendo le basi per un nuovo futuro, per una vita diversa da quella che aveva vissuto finora. Entrò in bagno e si fece una doccia caldissima per svegliarsi. Dopo la doccia si vestì velocemente, salutò la madre ed uscì di corsa. Appena fuori si accorse che non era una semplice pioggia forte. Osservò il cielo, dappertutto saette velocissime che si scaricavano anche a terra, addirittura colpivano i palazzi e le case. Non aveva mai visto una cosa del genere. Osservò nuovamente il cielo e notò che alcune delle saette non avevano la solita luce blu che tutti siamo abituati a vedere. A volte il cielo si tingeva di rosso. Un fulmine gli cadde talmente vicino che lo gettò a terra e squarciò la manica della sua maglia fino a procurargli una bruciatura sul braccio sinistro. Si rialzo e non capiva però perché nonostante tutto non ci fosse nessuno in giro. Neppure le forze dell’ordine a sorvegliare ed a indagare su quello che stava succedendo. Ad un certo punto un fulmine blu ed uno rosso si scontrarono, si aprì uno squarcio nella volta celeste. Mike si gettò a terra terrorizzato. Ci rimase per pochi attimi. Si alzò e cominciò ad osservare quello che era appena successo.
Dallo squarcio cominciò ad uscire un’aria freddissima e velocissima che lo investì in pieno e lo gettò a terra. Svenne per pochi minuti. Appena si risvegliò non c’era più niente. Case, palazzi, automobili, tutto sparito. Non riusciva a capire come mai era ancora vivo. Alzo nuovamente gli occhi al cielo e notò che lo squarcio era ancora presente ma non grande come prima. Ad un certo punto da lì cominciò ad arrivare qualcosa a gran velocità verso la terra. Non era molto grande, sembrava più un seme. Era talmente veloce che si conficcò nella terra aprendo una voragine proprio dove prima c’era la casa di Mike. Dopo poco la terra cominciò a tremare e l’oggetto misterioso schizzo di nuovo fuori, si posizionò nel cielo e cominciò a ruotare velocemente. Cominciò ad ingrandirsi, adesso sembrava un cilindro.
Ricominciarono a cadere i fulmini. Una saetta di colore blu lo colpì, il cilindro esplose. Si creò una nube, anch’essa di colore blu, che cominciò a dissolversi lentamente. Mike non credeva ai suoi occhi. Vide una bellissima donna circondata da un’aura di luce blu. Lei
cominciò a scendere verso la terra. Lentamente. Appena la toccò, l’aria cominciò a gelarsi.
Mike la osservava completamente bloccato, cominciò ad accusare l’abbassamento della temperatura finché gli si gelò il sangue nelle vene e morì. Immediatamente il suo corpo venne colpito da un fulmine di colore rosso e cominciò a mutare svelando la sua vera natura: si trattava di un demone così come lo era la bellissima donna apparsa dopo l’esplosione del cilindro. Apri gli occhi e cominciò a sollevarsi verso il cielo seguito dall’altra creatura. Si fermarono a mezz’aria e cominciarono ad osservarsi. Si avvicinarono e si riconobbero. Si trattava delle prime due creature apparse sulla terra ai tempi della creazione.
Si erano risvegliati dopo 4 miliardi di anni mettendo fine alla razza umana ed alla vita sulla terra.
Le due creature cominciarono a toccarsi ed iniziarono a girare vorticosamente su se stesse fino a creare un tornado che cominciò ad assumere proporzioni gigantesche. Nuovamente i fulmini cominciarono a cadere sulla terra. I due demoni, ormai fusi in un’unica entità, hanno dato origine al tornado che cresce sempre di più ed ingloba tutto il pianeta fino ad invertire la rotazione terrestre. Il tempo comincia a scorrere al contrario, ritroviamo Mike nel suo letto, suona la sveglia, si risveglia incredibilmente sudato pensando di avere avuto un incubo.
Osserva però il suo braccio, e nota la bruciatura. Allora capisce che non è stato solo un terribile incubo, sente la pioggia cadere e si rende conto che a breve succederà veramente quello che aveva sognato. Si siede a pensare sul letto, non sa se uscire. Sente i fulmini che colpiscono la casa e gli edifici circostanti. Ad un certo punto sente le due saette che si scontrano nel cielo e decide di non uscire per non dare vita alla creatura che sa da tempo immemore vivere dentro di lui. Sente il fischio dell’avvicinarsi del vento gelido che distruggerà tutto. Decide di restare in casa per sacrificarsi. A questo punto succede il miracolo, si spalanca la finestra, l’aria gelida lo attraversa portandosi via la creatura
mostruosa che viveva al suo interno, risparmiando tutte gli altri esseri viventi della terra.
A questo punto lui comprende di aver vinto col suo volersi sacrificare, si sposta in cucina ed abbraccia la madre che, dapprima rimane un pó interdetta, ma poi gli sorride e ricambia l’abbraccio.
Non si sente più la tempesta, lui esce, sale in macchina e parte verso la sua nuova vita.


L’ultimo canto d’amore

Di Saverio Sculli

Lei aveva visto quella ragazza tantissime volte alla fermata del bus. Non aveva mai osato parlarle, sentiva però qualcosa che l’attirava. Non sapeva cosa. Quella ragazza aveva i capelli neri molto lunghi e degli occhi grandi. La vedeva sempre arrivare allo stesso orario e prendere lo stesso bus n.3 delle 10:40. Questa volta decise di salire anche lei. La vide sedersi in un posto in fondo, le si sedette accanto. “Come ti chiami?” le chiese. “Jasmine” rispose lei.
“Ti vedo sempre prendere lo stesso autobus?”
“Dove vai?”
“Vado a fare gli allenamenti di ginnastica ritmica.”
“Mi sto preparando per le selezioni per la squadra olimpionica.”
“Fantastico.” Rispose Giada.
“Sono di origini sudafricane anche se i miei genitori sono di razza bianca e di origini italiane, mio nonno si trasferì in Sudafrica dopo la prima guerra mondiale.”
“I miei genitori sono ritornati in Italia 10 anni fa.” “Io avevo 9 anni.”
“Avvenimenti molto interessanti” continuò Giada.
“Come ti trovi in Italia?”
“Ero piccola quando siamo venuti qui, per me è uguale.”
“Poi alla fine lo sai come si dice che tutto il mondo è paese.”
“Sono quasi arrivata, senti perché non vieni con me ad osservare i miei allenamenti?”
“Davvero posso?” Rispose Giada.
“Certamente puoi” Rispose Jasmine.
“Mi farebbe molto piacere.”
Arrivarono alla fermata e le due ragazze scesero dal bus.
Giada seguendo Jasmine si trovò davanti ad una struttura immensa, non aveva mai visto una “palestra” così grande.
“È immensa questa struttura.” Disse rivolgendosi a Jasmine.
“Qui si allenano tutte le squadre delle selezioni olimpiche italiane .”
Giada sempre più meravigliata osservava anche Jasmine mentre si dirigevano verso l’ingresso.
Entrarono e si diressero verso lo spogliatoio femminile, Jasmine si spogliò completamente per indossare la sua tuta da ginnastica ritmica. Giada la osservò attentamente ed ebbe un guizzo emozionale, si protese in avanti quasi a volerla abbracciare. Si bloccò subito e cominciò ad interrogarsi fra sé e sé. Non capiva cosa le stesse succedendo, si sentiva attratta da una ragazza.
Jasmine si accorse di quel movimento, non disse niente però.
Giada disse a Jasmine che doveva andare via perché non si sentiva bene.
Jasmine non capiva e, mentre la osservava sorpresa, la baciò stringendola forte.
Le due ragazze si staccarono e si osservarono a lungo, intensamente.
Jasmine disse: ” anche io ti ho osservavo sempre alla fermata del bus tutte le mattine.” “Ho sempre saputo che sarebbe successo questo.” “Credo, anzi sono certa, di essere innamorata di te.” “Sono certa che lo sei anche tu”. Giada non rispose e scappò via iniziando a piangere.
La ragazza era felicemente fidanzata con Luigi fin dalla terza media, non poteva credere a quello che stava succedendo. Era molto confusa e prese il bus per tornare a casa. Arriva a casa piangendo ed entra dalla porta sul retro per non farsi vedere. Si chiude in camera continuando a piangere. Dopo poco si asciuga le lacrime e comincia ad intonare un canto per Luigi che ormai, anche se ancora solo nella sua mente, capisce che è diventato il suo ex.
L’ultimo canto d’amore dedicato a te caro Luigi:

“Per tutti questi anni al mio fianco.
Nel bene e nel male mi hai supportato
e sopportato.
Al mio cuore ti ho stretto,
lo stesso hai fatto tu.
Mano nella mano abbiamo camminato.
Nell’ostile mondo ci siamo abbracciati.
All’amore ci siamo abbandonati,
anche fisicamente ci siamo congiunti.
Notti, mattine, pomeriggi indimenticabili,
insieme nel nostro caldo letto.
Passa il tempo, passano i momenti.
È arrivata lei.
Accetta, senza rancore,
questo mio ultimo canto d’amore”

Addio…