Sergio Bordonaro - Poesie

La mia stanza

Quella stanza era il muro della mia vita,
ero nato per quella stanza,
quel letto sfasciato,
quell’ intonaco cadente
ingiallito dal fumo.
Quelle bottiglie sul comodino,
quelle finestre sporche
che traspiravano sudore
e dolore
e un po’ di luce nelle ore pulite del mattino.
Avevo girato il mondo
ma non ci avevo capito niente,
il mio mondo era sempre stato quella stanza,
o tante altre.
E conteneva i miei ricordi
i miei litigi
i miei rancori
i miei dolori
i miei amori.
Insomma la mia vita.

 


 

Ricordi

Una città di notte
in un continente lontano,
un quartiere etnico di periferia,
le luci gialle dei lampioni strisciano sull’ asfalto.
Un gatto sporco,
una pizzeria d’ asporto,
un ristorante indiano,
un odore acre scalfisce l’ aria,
i passanti ubriachi ritornano a casa.
Una coppia riposa in un’ auto parcheggiata.
I ricordi.
Aspettano il buio per tendere il loro agguato.

 


 

Un quadro, una mattina

Il quadro nasconde
i pezzi di una vita mai cominciata.
Un cavallo bussa
sul selciato i suoi zoccoli pesanti.
Il viaggiatore attraversa
un villaggio di case antiche,
ascolta l’anima silenziosa
di un paese fermo nel tempo.
Nella sua giovinezza.
Il cielo era chiaro,
l’ aria era calma.
Era l’incertezza di un nuovo giorno.

 


 

Mi manchi

Una persona cara che in silenzio se ne va…
una stella lucente che d’ improvviso non brilla più
un petalo vivido strappato dal suo fiore
un faro austero che ad un tratto si spegne
e lascia alle tenebre l’ immensità del mare.

 


 

Il mio dolore

( A mio papà, con tutto l’ amore di cui sono capace )
Un rumore disperato
mi si congela nel petto.
In una mattina d’ estate
quando gli uccelli cantano sul mare
e la vita tramonta.
Siamo io e il mio dolore,
mi osserva silenzioso.
I miei cieli tremano
sotto colpi ben inflitti.
Solo l’ amore mi può salvare.

 


 

Vita ed altre sciocchezze

Trappole senza vita,
cuori di lamponi,
cime, paesaggi, aquiloni.
Case disastrate di gente disperata,
occhi ghiacciati, bocche assetate d’amore,
treni vuoti e pieni di gente immobile e sola.
Nottate fredde, animali al galoppo,
gente ubriaca, cuori stanchi.
Connessioni troppo sottili per diventare qualcosa
tra persone troppo occupate per incontrare qualcuno.
Incontri casuali e interessati, storie senza forza,
senza cuore, senza niente.
Vite passate, donne amate un secondo e fuggite con uno straniero.
Rami, treni bloccati, sigarette calpestate
come anime stracciate.
Penne che scrivono da sole
mucchi di parole inutili.

 


 

Un amore non corrisposto

La ragazza dalla pelle d’ oliva
era bella e pazza
come un autobus nella notte,
i suoi occhi illuminavano la strada
e i suoi capelli mi spingevano all’ inferno
come tentacoli bagnati.
Il suo viso era un’ ora di sole
dopo che è piovuto.
Gli uomini le parlavano
e non la capivano,
era troppo bella e vivace e viva e vera.
Innamorarsi è una fatica,
è un orario buio,
un lavoro duro
e brandelli di cuore in meno.
I gatti fuggivano nei vicoli
e la luna mi evitava
e le persone non mi vedevano.
E pensavo,
basterebbe poco per morire,
ma il mio fiore era troppo alto
per appassire giovane.

 


 

La sera

Quando il sole scendeva di sera era così triste
che pareva l’ avessero cacciato a pedate.
Le ombre iniziavano a circondare la prigione
e i suoi abitanti.
Ognuno andava a casa per cena, a parte i prigionieri
che restavano soli in quei silenzi lunghi tra i corridoi di pietra,
e i pensieri venivano a galla come i morti.
E non si sapeva dove infilarli, quei pensieri, come fossero ricordi mal riposti.
Allora si provava a dormirci sopra,
ma il dolore seguitava nel sonno come nella veglia.
E il cuore sapeva ciò che soffriva
e lo faceva in silenzio, senza disturbare,
aspettando un giorno migliore.

 


 

Venti d’ infanzia

Brucia il tempo che passa,
le sedie rimaste vuote,
le famiglie riunite e ormai spezzate.
Bruciano gli anni che se ne vanno
sotto il sole rosso di una città estiva,
una città che ha il sapore amaro dell’ infanzia.
C’ era un qualche amore
tra quelle persone infelici,
che animavano le mie giornate tra le strade alberate
e quelle case che si riempivano di vino e di follia.
E tu, bambino, le guardavi
e a volte sorridevi.

 


 

Il Signor B

Nella cantina c’ era un attrezzo,
in una cassetta di metallo
insieme con altri attrezzi,
brutti, arrugginiti, impolverati
dal tempo e dai litigi.
Questo attrezzo era di un acciaio forte,
con punte ben scolpite e anelli regolabili.
Era lì, nella sua carta che osservava
il mondo invecchiare e il suo padrone lavorare.
Ma lui, il suo padrone
aveva grandi e nuove chiavi
e mai aveva pensato a quel vecchio pappagallo.
Un giorno il padrone morì
e quelle inutili cianfrusaglie finirono in discarica,
laddove la pioggia ti annienta
e i rumori sono insopportabili
e il sole ti arrugginisce la pelle.
A volte mi sentivo così,
come un buono strumento
che la vita non aveva usato.

 


 

Scrivi

Se stai seduto con la penna in mano
allora non scrivere
se devi pensarci troppo a lungo
non scrivere
se puoi vivere senza scrivere
allora non scrivere
se non senti il bisogno di sputare parole su un foglio
beh allora è meglio non scrivere
se vuoi fare i soldi con i tuoi libri
non scrivere
se vuoi diventare famoso
se vuoi firmare le tue copertine in una libreria del centro
allora non scrivere
se scrivi tanto per scrivere
se scrivi ma non senti le parole esploderti nelle vene
allora non scrivere
se scrivi per tua madre, tua moglie, tuo papà o il vicino o l’ editore
beh allora non scrivere
se scrivi pensando di essere il migliore e vuoi che gli altri lo sappiano
non scrivere
se scrivi perché è una delle poche cose nella vita che ti mantengono vivo
beh allora non importa quanto sei bravo
prendi la penna in mano e scrivi.