Immenso
Immenso e infinito il tuo sguardo lo vedo arrivar lontano,
oltre quell’orizzonte
dove anch’io e non ricordo,
il mio sguardo all’inizio arrivò
Il tuo sguardo è il sole, è il cielo, è il mare
e la luna
È luce che mi abbaglia,
mi blocca e mi porta lontano…
… lontano, si, verso quella luce che un giorno rivedrò,
la luce che solo un bimbo vede il sole, il mare, l’amore, la vita
La collina
Amata collina di un tempo lontano camminavo con te che mi tenevi per mano Dai prati si eleva il profumo di fresca rugiada
e il silenzio mi avvolge mentre guardo il sole che sorge
La città muta è distante
con la calma che regna costante
distratta solo da famigliari suoni dei tralci tagliati, dalle vibranti voci lontane
e dai colpi sul ferro che affilan la falce pronta col suo filo a sprigionar intensi e inebrianti profumi
Amata collina, col vento che irrompe sul viso sereno scaldato dal sole che da sempre ho di fronte portando via i silenzi, le voci
e i ricordi di un tempo lontano,
ma ricordandomi ancora di te che mi tenevi per mano
…anima…
Se mi fermo e chiudo gli occhi
è perché esiste un posto segreto in cui mi rifugio lontano dai rumori e dai silenzi
volando in cieli azzurri ed ampi spazi lì ti abbraccio, ti rincorro
e poi ti ascolto, tu che sei musica e poesia
Esiste un posto segreto in cui mi nascondo lontano dagli sguardi e dagli indici puntati danzo con le emozioni e le dolci note riempiendo con luci e colori le mie stanze vuote e poi ti guardo, tu che sei musica e poesia
Esiste un posto segreto in cui ti proteggo lontano da parole e voci stridenti cantando con i miei pensieri e sentimenti
cammino e mi riposo su di un petalo di rosa
e a te va il mio canto, tu che sei musica e poesia
E quando gli occhi son pronto a riaprire sei ancor vicino me per ripartire
tu che sei musica e poesia
Alba padana
La nebbia, la mattina,
il silenzio, il verso di un corvo,
il lontano suono di una campana
mi ricordan che è l’inverno della pianura padana
E mentre il sole fa capolino intravedo nel bianco un contadino che guarda la terra e la sua mano
pregando che il suo lavoro non sia vano
Alzandosi il sole la nebbia trafigge
tra sfumature grigie la brina sui rami si scioglie l’albero piange e il giorno risorge
L’ora è arrivata la terra è spianata
son pronte le mani callose e le rughe profonde a piantar la vanga che bagnerà la fronte
Le parole che volevo sentire
Nel mio cielo manca una stella vestita di bianco era la più bella fugace e veloce fu la sua luce
Il posto ha lasciato al mio primo vagito volando in un blu immenso e infinito lontano dai miei silenzi brillando in altri spazi
Emozioni confuse
quando fra tanti cercavo il tuo sguardo lontano volavo crescevo e non prendevo la tua mano
Avanti e coraggio continua il viaggio tra voci lodanti ma spesso nemiche
ma non eran queste le parole che volevo sentire
Schiaffi in faccia inciampando in buche profonde ginocchia sbucciate e guance bagnate
rialzarmi e partire con le tue parole che volevo sentire
Anche ora che il grigio tinge la fronte mi sembri distante cammino spedito rifiuto i rumori che mi fanno soffrire ma ascolto soltanto le parole che volevo sentire
Silenzi
Quando sei bambino i silenzi invocano rispetto rivelano nel tempo le prepotenze che hai subito
Negli occhi truccati i silenzi denunciano violenze i colori accesi sulle labbra esaltano i sorrisi spenti
Gridano, soffocati dalle voci tuonanti
che calpestano le tue emozioni e i sentimenti
Nei pugni chiusi custodisci i tuoi silenzi abbassi lo sguardo mentre rubano i tuoi spazi
E quando appaiono i segni che scolpiscono il tuo volto
i silenzi danno le forze per riprenderti quel che ti han tolto
Momenti
Albeggia il mattino di un’estate innaturale in cui nulla scompare
ma tutto ritorna facendomi star male
In prigione nel mio universo
son perso se non libero l’emozione quasi nella disperazione sono disperso cercando il verso seduto sul balcone
Vorrei non pensare ma solo dormire
sul verde prato dal sole scaldato
Nel vortice della passione il pensiero è disperso nel rimorso di un tempo si perde l’ispirazione
foglio bianco come cotone nei pensieri sono immerso
la penna e un cielo terso vola l’anima con le ali di un airone
Mi scuote il fragor del mio silenzio ma neppure il vento che mi da respiro
respinge l’angoscia che mi ruggisce dentro
Dado e il ranocchio Pedro
Durante il periodo estivo nei paesi si organizzano svariate feste, per stare tutti insieme, giocare e divertirsi. In un paese della Pianura Padana per la festa del Santo Patrono è stata allestita una grande fiera, e i genitori con i loro bambini escono per far festa. Si ritrovano per giocare e passeggiare tra le bancarelle addobbate di giochi, dolci e qualsiasi cosa che possa attirare l’attenzione dei bambini.
Alla fiera di questo paese era andata anche la famiglia di Dado, un bambino molto solare, vivace e molto attento a tutti i particolari sulle bancarelle e voleva provare tutti i giochi senza alcuna paura. Saliva sulla giostra, poi sul trenino e sulle macchinine.
Passeggiando con la sua famiglia con la mano nella mano della sua sorellina si divertiva molto, guardava tutti i giochi, le bancarelle e i palloncini di ogni forma e colore.
Dado fu incuriosito molto da un gioco in cui i bambini dovevano pescare con un asta ed un rampino, che simulava una canna da pesca, dei cigni in plastica che galleggiavano sull’acqua della vasca. Per
premio c’erano tante cose, trenini, macchinine, pupazzi, palle e palline.
Dado volle mettersi subito alla prova per vedere se riusciva a pescare i cigni. Prese la canna da pesca e con tantissimo impegno riuscì a pescare ben dieci cigni.
<<Complimenti!!!>>, disse la signora che gestiva il gioco.
<<Adesso devi scegliere quale di questi bei premi vuoi avere per aver fatto una grossa pesca così>>. Dado ammirava con stupore tutti i premi che aveva davanti, tutti bellissimi: una macchinina telecomandata, un pallone da calcio, un trenino elettrico e tanti altri.
Ma guardando bene, attento com’era il suo sguardo si fermò, ascoltate bene, su un ranocchio verde, giallo e nero, con due occhioni dolci e il sorriso buffo e le gambe aperte
<<Voglio quello!>> disse Dado.
<<Cosa vuoi?!>> rispose la signora.
<<Voglio proprio quel ranocchio!>>, ribadì con sicurezza Dado.
<<Ma sei proprio sicuro? Con il punteggio che hai raggiunto puoi avere molto di più>>, disse stupita la signora.
<<Ho detto che voglio quel ranocchio e basta>>.
La signora meravigliata diede al bambino quel ranocchio.
Il ranocchio stupito chiese al bambino: <<Ma perché hai scelto proprio me, sono bruttino nessuno mi ha mai cercato ne voluto>>.
<<Mi sei simpatico, non mi importa di come sei, mi interessa di più quello che mi trasmette il tuo sguardo>>. Rispose Dado.
Fu così che diventarono amici inseparabili.
Dado chiamò il ranocchio Pedro e lo portava sempre a dormire con sé.
Pedro sapeva che il bambino aveva scelto bene il suo premio, vedendo anche quello che c’era dietro l’apparenza e che gli altri non riuscivano a vedere.
Infatti Pedro da ranocchio, quando il suo amico dorme, si trasforma in un forte soldato che veglia sul suo amico proteggendolo fino al suo risveglio.
aforisma
…amarsi è semplicemente prendersi per mano e camminare lungo la strada scelta insieme,
senza lasciare mai la mano che a volte sembra aggrapparsi… ma che sempre ti può sorreggere…
aforisma
…la vita è come una montagna,
si può raggiungere la vetta in vari modi, ma si apprezza la sua bellezza
solo dopo averla faticosamente scalata…