Settimio Cavuoti - Poesie

Il tempo

Il tempo è relativo, dipende dalla velocità. Più aumenta la velocità e più si accorcia, a piccole velocità non ce ne accorgiamo. Quando le velocità sono paragonabili a quella della luce il tempo è notevolmente ridotto. Ma il tempo è relativo anche per un innamorato: quando attende il proprio amore il tempo non passa mai, mentre quando è col proprio amato il tempo scorre velocemente. Per Ulisse amante più delle avventure che della propria amata i venti anni passano velocemente mentre per Penelope il tempo non scorre mai e sembra infinita l’attesa del ritorno di Ulisse.

Nel tempo il corpo cresce, matura,  invecchia e muore. Col tempo le emozioni, i sentimenti e le azioni possono crescere le qualità dell’animo umano. Il tempo non uccide l’anima ma questa viene appesantita o alleggerita e poi se ne va in altre dimensioni dove il tempo non esiste.

 

 

 

Lettera al coronavirus

Caro coronavirus, sei nato in un laboratorio di… e sei fuggito per disattenzioni? Oppure qualcuno che non doveva sperimentare ti ha dato vita e hai potuto svilupparti? Certo tutta la vita è gestita da frammenti di anima o di anime e anche te frammento hai diritto a sopravvivere e a fare la tua evoluzione però stai combinando davvero troppi guai. Anche te ti sei globalizzato e hai reso uguali i deboli e i potenti, i poveri e i ricchi, i brutti e i belli ecc. E’ stato difficile conoscerti sia dal punto di vista medico, sia da quello epidemico, sia della tua pericolosità ecc. Forse a qualcuno o a molti hai ricordato che prima o poi bisogna morire e quindi domandarsi perché viviamo? Perché la vita è un grande valore? Quali sono le cose che ci rendono felici anche se la felicità non appartiene a questa terra? Forse molti si chiedono qual è lo scopo della vita? Comunque si scoprono i rapporti familiari avvolte tesi avvolte inesistenti oppure una grande serenità prodotta dalla possibilità di stare insieme e condividere ogni attimo della giornata. C’è un detto che dice: non tutto il male viene per nuocere e allora possiamo utilizzare questa esperienza per crescere per evolversi ed è questo lo scopo della vita. Quando ce ne andremo porteremo via solo lo stato di armonia spirituale che abbiamo raggiunto e i legami che siamo riusciti a formare , non porteremo via né bellezza, né ricchezza, ne potere ecc.

 

 

 

Brano tratto da: Lo spaccone

Lo spaccone

Marini Giuseppe
Figlio di Marini Canio e Maria
La famiglia proviene dalla Lucania e precisamente da Pietramatta
La famiglia ha una piccola impresa edile.
Figlio unico
Nato il 06/12/1959
Corporatura robusta, braccia e gambe possenti, ha una pancetta. E’ alto 175 cm, pesa 110 Kg, I capelli sono scuri lisci leggermente allungati pettinati all’indietro, grandi occhi celesti. Slogan: Io non sono grasso!! Ma sono massiccio.
E’ un singolo che ama fare molte feste, dove racconta le sue mirabili avventure.
Ama il buon vino e sa cucinare bene la carne al fuoco sempre molto abbondante.: salsicce, bistecchine di maiale, rosticciane, bistecche di manzo.
Il suo slogan: se volete vedere com’è fatto un uomo, mettetelo ad accendere il fuoco e fategli cucinare la carne.
Offre sempre il Brunello di Montalcino e per questo è soprannominato:  Montalcino.
Quando si trova in difficoltà si pettina i capelli all’indietro con una o tutte e due le mani.
Possiede una Toyota 2200 quattro per quattro di colore nero.
Dichiara di avere un grande self control e fuma solo una sigaretta dopo i pasti perché l’aiuta a digerire e anche quando è in compagnia. Ama sempre fare gli anelli di fumo.
E’ Perito Edile e lavora nell’impresa di famiglia.

Caccia i cinghiali ma raramente li prende e trova sempre una scusa. Esempio: che cacciata abbiamo fatto ieri! abbiamo ammazzato quattro cinghiali! Te quanti ne hai ammazzati? Coi miei sarebbero stati sei!! Il primo l’ho visto arrivare dietro le piante , gli sparo ma la pallottola viene fermata da una pianta, poi lo vedo bene sparo ma il fucile si inceppa. Il secondo sento la canizza ( latrare dei cani ) arrivare, sono pronto, ecco arrivare il cinghiale, lo punto ,..comincia a squillare il cellulare che mi deconcentra e non riesco a centrarlo in pieno. (il cellulare dovrebbe stare spento ma lui con la motivazione del lavoro, lo tiene acceso e quasi sempre per contattare le ragazze).

Gli piace pescare le trote ma. …Vedo il sughero andare giù , la canna si piega  subito lascio correre la lenza, poi comincio a riavvolgerla  ma tira troppo e allora lascio ancora la lenza ….Per stancarlo ho dovuto sudare trenta minuti! Ma ecco una trota di mezzo metro! (non esistono nei laghi italiani)

Altra cena, altra storia.

 

 

 

Tratta da: Una e-mail per Giovanna – DAI PASCOLI DI PIETRAPERTOSA ALLE AULE DI INFORMATICA

E-mail: I pensieri sono corsi verso di te

Cara Giovanna in questo momento mi trovo a scuola e sono senza fare niente allora i miei pensieri sono corsi verso di Te e ai miei ideali non sempre del tutto “praticabili” ma dicono che bisogna tendere verso quelli affinché la vita serva a se stessi e agli altri.

Oggi ho mangiato qualcosa alla mensa “del circolo 25 aprile” e i pensieri sono tornati a Te e allora tornato a casa ho deciso di metterli per iscritto.

Mi hai detto che i miei resoconti in prosa libera così sregolata e irruenta sono proprio belli e vorresti scrivere come me e allora per farti felice o meglio per farmi felice mi è venuto in mente di raccontare un viaggio lontano nel tempo.

 

 

 

Tratto da: La primavera

Il sessantotto

Quando frequentavo l’ultimo anno della scuola superiore era il periodo della contestazione giovanile. C’era una persona adulta che frequentava la Madonnina del Grappa e faceva il maestro in una scuola elementare. Questo maestro guadagnò la fiducia del sacerdote e fu così che un gruppetto di ragazzi, compreso me, cominciò a uscire dall’ambiente della Madonnina del Grappa. Ci riunivamo nella casa di uno psicologo e con altre persone adulte. Cominciammo così a fare politica, mettendo tutto in discussione. Successivamente diventammo autonomi e conoscemmo un gruppo di studenti del liceo scientifico dove la maggioranza erano ragazze.

Cominciò così un bellissimo periodo, continuammo a fare politica cercando di capire bene le idee dei diversi partiti politici e per questo ci incontravamo con i vari esponenti per confrontare le idee ecc. Contestavamo un po’ tutto, la famiglia, la scuola, le religioni, la società consumistica e in genere tutti i disvalori. Andavamo spesso alle manifestazioni e quasi sempre ci trovavamo davanti al consolato Americano. Però, a parte l’aspetto politico, il bello era che finalmente nella mia vita apparvero le ragazze. Infatti cominciammo a vederci anche la domenica e ogni ragazzo dava il meglio di sè per conquistare la stima e  la fiducia di queste ragazze. Anna a un certo punto disse: “Con voi ci si diverte con niente!” Cominciammo a fare anche un doposcuola che doveva essere un “controscuola” ma in realtà i discorsi teorici sono una cosa e la realtà è un’altra. Il doposcuola lo facevamo così bene che conquistammo subito la fiducia delle famiglie e quando smettemmo per mancanza di locali, una madre ci disse: “Che peccato! Volevo affidarvi anche l’educazione sessuale di mia figlia”. Nel gruppo erano sempre presenti Anna, Carmela,  Cecilia e  Gigliola; mentre i ragazzi erano Giovanni, Siliano, Danilo, Roberto e io. Mi innamorai platonicamente dell’Anna ma lei era innamorata di Giovanni e infatti si sposeranno e avranno tre figli. Una domenica andammo tutti in gruppo all’Abetone sulla neve, col pullman. Prendemmo un paio di scii a noleggio e cercammo un posto dove poterli provare. Tutti i maschi compreso me provarono a sciare, io feci solamente una piccola discesa perché stavo per rompermi un tendine e quindi ebbi molta paura. Arrivata l’ora del pranzo io, Siliano, Cecilia e Carmela andammo a prendere il mangiare nel pullman. Al ritorno Siliano e Cecilia, che erano innamorati, andarono avanti, rispetto a me  e Carmela. A un certo punto  Carmela si buttò a terra e cominciò a dirmi: “Mi fa male una gamba, fammi un massaggio!” E io, in risposta: “Non li so fare i massaggi!” e lei: “Provaci lo stesso!” Io intuii che questa voleva altro, ma non era il mio tipo  anche se era una bella ragazza. A me piaceva la Gigliola! Insomma quando capì che io il massaggio proprio non glielo avrei fatto, cominciò ad alzarsi  e a provare a camminare. Cominciò a camminare così spedita, che io quasi non gli stavo dietro. Questo convalidò che era stata una proposta di approccio. Ho detto che mi piaceva Gigliola ma la Gigliola piaceva anche a Roberto e lui che era molto più intraprendente di me, non la lasciava mai sola. Usando un linguaggio calcistico: la marcava a uomo. L’ultimo dell’anno Cecilia organizzò una grande festa nella sua casa in campagna vicino a Castelfiorentino. La sera giocammo a nascondino:  Cecilia mi prese con decisione a braccetto e mi trascinò sotto un sottoscala al buio e arrivò anche Gigliola e un altro ragazzo. Subito questo ragazzo cominciò a baciare la Cecilia, e anche se era buio, in controluce li vedevo lo stesso. Capii che anche io dovevo fare altrettanto ma ero bloccato e ad un certo punto dissi: “Ohi!” Come se avessi provato a dare un bacio e avessi ricevuto uno schiaffo. La sera in lambretta andai a dormire da Giovanni che abitava in un paese lì vicino. Non riuscii ad aprirmi con Giovanni, mi sembrava di passare veramente da scemo. Avevo avuto una occasione bellissima e l’avevo sprecata. Il giorno dopo mi dissi: “Devo rimediare a questo gravissimo errore” e andai a trovare  Gigliola e  Cecilia per dichiararmi. Ma non trovai nessuna delle due, né nella casa di Cecilia, né nella casa di Gigliola.  Aspettai per ore, fino al pomeriggio inoltrato, poi, preso per fame e sconsolato, me ne andai. Ma Giovanni anche se era fidanzato con Anna, voleva provare con Cecilia e una sera mi propose di andare a trovarla. Nella casa  c’erano soltanto Cecilia e Gigliola. Cenammo e dopo mettemmo un po’ di musica. Cecilia che si immaginava delle intenzioni di Giovanni, mi prese a forza e cominciò a ballare con me, lasciando a sedere Giovanni e Gigliola. Ma dopo una mezz’oretta che mi divertivo con Cecilia capii che stavo perdendo un’altra occasione. Smisi di ballare e cercai di parlare con Gigliola, ma a questo punto Gigliola fu poco disponibile sia a colloquiare che a ballare. Molto ingenuamente non la cercai più. Durante l’Università  Gigliola mi mandò l’invito per il suo matrimonio. Al matrimonio, dei vecchi amici, eravamo solo io, Giovanni, Anna e  Cecilia. Non sapevo cosa farle di regalo ma, accompagnando i miei allievi in una gita scolastica in Val D’Aosta, mi venne l’idea di regalarle  “una coppa dell’amicizia”. Dopo un mesetto dal matrimonio, mi giunse una  sua lettera di una bellezza per me inimmaginabile, ero veramente felice. La portavo sempre in tasca e ogni tanto la prendevo e la rileggevo. Ma un giorno mandai in lavanderia i pantaloni e  la dimenticai in tasca e  persi questa ricchezza. Al solo pensarci sto ancora male. Gigliola l’ho rivista dopo una ventina d’anni. Successivamente andai a trovarla a casa, vicino a Colle Val D’Elsa. Aveva avuto quattro figli: tre femmine e un maschio. La più grande era perfettamente uguale a lei adolescente.

 

 

 

Tratta da: Una e-mail per Giovanna – DAI PASCOLI DI PIETRAPERTOSA ALLE AULE DI INFORMATICA

E-mail:  Durante l’estate

Ciao Giovanna! Come sai quest’anno per motivi economici ed altri motivi che conosci non ho fatto le vacanze o almeno quelle nel modo tradizionale. Però stando a Firenze quasi tutte le sere ci sono stati spettacoli di musica, di teatro, documentari ed altro e quindi le vacanze le ho fatte e anche bene considerato che in casa ho anche l’aria condizionata e quindi la notte si dorme bene.

Durante il giorno mi sono occupato del nuovo lavoro e veramente mi sono un po’ stancato e allora in agosto sono riuscito a “staccare” col lavoro e mi sono un  po’ rilassato.

In agosto però specialmente dopo la prima decade vanno in vacanza anche gli artisti e quindi non c’è stato nessun tipo di spettacolo e allora trovandomi molto tempo libero e pensando un po’ a te che mi avevi invitato a proseguire a scrivere dopo il racconto del viaggio a Pietrapertosa mi è tornata un po’ di “verve” e ho scritto Valdicciona che è si un’autobiografia ma descrive anche uno spaccato della società contadina di quei tempi di cui te forse non ne sei a conoscenza perché hai vissuto sempre in città. Spero che lo stile con cui è stato scritto sia quello che a te piace così posso prendermi diciamo “qualche altro complimento” e ti chiedo un piccolo contributo nell’indicarmi dove le cose non sono chiare.

Grazie un abbraccio Settimio

 

 

 

Ritratto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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I figli della Madonnina del Grappa