Silvia Matteucci 2 - Poesie

Come un battito di ciglia

Ad un battito di ciglia comparo questa nostra esistenza,
dalla quale imparar dobbiamo
a cogliere l’autenticità della sua essenza.
A volte può sembrar una penitenza
concentrarsi solo in ciò che può racchiudere una stanza,
che per me racchiude tutta la nostra esistenza.
Racchiude una misteriosa appartenenza al più perfetto,
ignoto, mistico progetto predetto.
Come un soffio è la nostra misera esistenza,
che svanisce dopo un battito di ciglia
e non ci capacitiamo,
che in realtà sia una vera meraviglia.
Sì, come un battito di ciglia,
un battito d’ali, un batter d’occhio, un battito di mani
e voilà,
la nostra essenza dalla stanza se ne va.
Un semplice battito che la vita ti toglie e ti dà.
Tutto ha inizio da qua,
da un innocente battito,
da un incredibile, emozionante battito.
Battito che annuncia una nuova, fragile vita,
che sta per la prima volta occupando il grembo
di una mamma fortunata.
Qual miglior dono se non la vita
poteva prescriver per noi quella Bontà Infinita?
Una goccia di rugiada fresca,
un sorriso che illumina una giornata funesta,
arcobaleno dopo la tempesta,
un rassicurante sguardo capace di donare pace…
Il primo fiore si apre a nuova vita,
da poter donare alla propria amata,
una stella che brilla intrappolata in un cielo nuvoloso,
quell’ unico segnale di speranza che non si spenge
ma spicca
col bagliore della sua luce.
È tutto questo ciò che dona pace,
dona speranza anche quando tutto sembra averci privati
di un diritto assoluto,
quello che Dio per noi avrebbe voluto,
se almeno tutta l’Umanità il Suo capolavoro avesse ben conservato.
Questo mondo nelle nostre mani ha consegnato
ma qualcuno è riuscito a renderlo così terrorizzato.
Il Mondo piange, il Mare piange, l’Umanità intera piange,
anche il Cielo versa lacrime di tempesta
ed il sottosuolo si infuria
perché arde la Terra travolta dalla sofferenza,
dalla morte, dall’egoismo, dal progresso e ancora,
dal successo.
E Dio ci ha messi sotto processo,
per ricordarci di ogni nostro eccesso…
La Madonna piange,
piange lacrime amare dispiaciuta per noi,
motivata da Eccelso Amore.
È ormai giunta l’ora cara Umanità
di redimere il futuro che verrà
altrimenti,
ancor peggiore tempesta si abbatterà,
fin quando di tutti l’essenza svanirà
e allora imploreremo pietà…
Una pietà che Qualcuno ci asseconderà
anche se solo una piccola parte meriterà.
Non è ancora troppo tardi…
Illuminiamoci di carità,
carichiamoci di pietà, di sincera umiltà
e la prosperità ci raggiungerà
e la pace ci accompagnerà
e il nostro futuro di nuovo ci sorriderà.
Teniamoci per mano,
facciamo tutti insieme un battito di ciglia
e tutti insieme con un soffio,
cacciamo via per sempre, come per magia,
questa triste realtà che arreca solo una fasulla felicità,
un’apparente prosperità.
È giunta l’ora di togliersi la maschera per tutta l’Umanità,
per conservare cuore puro e sguardo limpido,
per ridestarsi dall’incubo che sta turbando la nostra quotidianità,
come con un battito di ciglia.

 

 

 

Lacrima suadente

O lacrima suadente,
qual sembri trasportar via con te,
un’amara realtà a te disubbidiente
e la tua scia carezzante, per suggellare un così infausto istante.
Sembra voler coccolare il volto di lei
che all’aspetto sembra la felicità aver interdetto.
Tutto accadde per un uomo maledetto…il quale in apparenza parea perfetto
e lei ha sopportato ma,
dietro al suo bell’aspetto, celava una pietra nel petto.
Agli occhi di lei ricolmi d’ammirazione, su di lui in persona rispecchiava la perfezione.
Ma che amara contraddizione ha svelato la sua mano violenta,
contro il volto di lei già sfigurato, dal sangue di un fasullo amore mascherato.
Ed ora gli occhi di lei han lacrimato ,mai pentiti per averlo tanto amato.
Con la forza del suo amore lo ha più volte perdonato
finché lui, con atroce supplizio per responso lei ha ricambiato.
Le suadenti lacrime il cuor di lui non hanno giammai convertito,
impietoso per quanto amore da lei ricevuto,
la dignità di una donna, le sue mani come macigni han calpestato.
Ma l’amore non vuol essere reato,
è solo un sentimento virtuosamente appassionato
e dalla violenza non vuol essere profanato.

 

 

 

Il potere di una carezza

Il potere di una carezza non è cosa per tutti.
Una mano amica
col suo amorevole gesto, potrebbe stravolgere
l’evoluzione di un momento mordace,
quello in cui un povero cuore piange lacrime di sofferenza.
Se uno sguardo implora pietà,
tu non negargli la tua complicità.
A volte basta un’amorevole carezza
per donare a qualcuno, il tepore di un amico vicino.
Una mano che sfiora la guancia
è brezza mattutina esalata per dar sollievo,
ad una giornata rovente, infiammata da un Sole ardente.
La sua ruvidezza da’ l’impressione
che con lei la vita sia stata poco generosa,
perché quella stessa mano, come fa la formica laboriosa,
ha scavato su impervi terreni per campare nei suoi aridi inverni,
purché un figlio non soffrisse
l’imbarazzo d’ esser sangue di un uomo, che nella vita non ha fatto che arrancare,
per sfidare la povertà che il destino gli inflisse.

 

 

 

S’ io fossi una sirena

Odo un eco lambir da lontano per poi approssimarsi piano piano .
Nel suo inceder lo sento vicino,
le sue vibrazioni mi sfioran la mano,
quella del cuore e alle mie membra trasmetton piacere.
Piacere interiore,
che ogni suono attorno lui da solo mette a tacere.
Un pacato piacere interiore che,
all’udir l’avanzar del sussurrato soffio annebbiato dall’oscurità,
mi fa godere di cotanta beltà.
Ed il mio corpo intorpidito si lascia cullare dall’eco del mare.
E’ come lasciarsi cadere nel vuoto,
sublimata in una dimensione lontana ed assai strana,
ove ogni cosa reale mi par lontana.
In questo abbandono mi diletto a sognare,
che un bel giorno vivessi nel mare
e come una sirena sapessi nuotare
e con la mia coda d’argento sfumata,
continuassi a fluttuare,
lasciando una sensuale scia fra le onde del mare,
che la Luna bella andava a lumeggiare.
Se quella sirena oggi si potesse ancor palesare
un mondo migliore vorrebbe ascoltare,
dalle confuse voci del mare.
Provo invidia per colei che,
così come un vecchio lupo di mare,
chissà di quanti albori ha potuto beneficiare!
E loro inosservati,
nel silenzio rotto dalle timide onde che si apprestan a sopravvenire
e nella notte calma a riva vanno a scomparire,
si senton dalla fortuna accarezzati.
E sempre loro ,
sirena e lupo di mare, con in bocca il sapore del sale,
contemplano ancora quelle onde amare
che come in una staffetta,
lasciano spazio alla seguente che va di fretta,
parte integrante del ciclo del mare, che si ripete con ritmo regolare.

 

 

 

Acqua Terra Cielo

Molecola vitale, sostanzialmente essenziale,
vita nostra, vita mundi.
Essenza sorgiva, fautrice onde vivifica,
avversa ove terrifica.
Seppur talvolta astiosa, scipita ed informe,
resta pur sempre vitale, fresca, pura ed essenziale.
Cristallino specchio di vanità,
che a volte pecca di avidità,
brillante fonte di castità,
la qual nasconde nelle profondità abissi tenebrosi
e relitti spaventosi.
Specchio scintillante,
barlume dell’Orizzonte ove il ciel si specchia evocativo,
insieme alla Terra che le fa da cornice,
nella perfetta Creazione della quale è la nutrice.
O splendido tetto seppur a volte imperfetto,
che minacci con le onde tempestoso
ma pur celestiale se stellato e luminoso.
La Luna vi fa da lanterna per render la cornice dorata,
a volte materna se non è arrabbiata.
Lava rovente,
cataclisma struggente,
tsunami prepotente qualor non verranno,
Acqua, Terra, Cielo,
il connubio perfetto saranno.
A Tommy

 

 

 

Sodalizio d’estate

Radioso fiore qual ti volgi verso il bagliore,
sposato all’estivo calore
che alle nostre lunghe giornate ci fa struggere col suo potere.
E lassù fra l’ombreggiare per potersi refrigerare,
la cicala rilassata canta per tutta una lunga giornata.
Ne trae certo giovamento
ma al freddo poi dovrà pagare il conto.
La formica laboriosa,
affaticata per l’ardua impresa
di portare a casa sua
tanti semini dei quali lascia la scia.
O fanciulla innamorata,
dall’amore sei stata baciata
smaniosa che da lui nel mese inclemente
non sia mai dimenticata.
La farfalla variegata sembra far danze
dedicate ad una natura ridestata
ed un grillo si diletta nella sua serenata
sulla sera dalla Luna rischiarata.

 

 

 

Il pianeta dei sogni

C’è un bambino tutto solo sul divano
col suo morbido calzino stretto stretto in una mano,
che lancia uno sguardo a quell’essere umano travolto dalla vita
e riesce quasi a sentirsi alieno,
poiché del suo umile lavoro non può fare a meno.
La sera ormai stanco il suo bambino non si tiene a fianco.
E’ una mamma premurosa che,
come una sposa un po’ delusa si avvicina con aria decisa
e col suo piccolo fa le fusa.
Come un micetto ormai protetto,
quel suo tenero piccoletto tiene stretto stretto al petto
e lui tutto di getto,
affonda nel suo regno perfetto.
Più in là c’è un caldo letto,
tutto pronto nel suo confortevole aspetto,
pronto a cullare un curioso bambino
che non aspetta altro di viaggiare
attraverso i suoi dolci sogni,
fiducioso sul tappeto di Aladino.
I suoi sogni di bambino lo cullano,
fluttuante in una bolla protettrice
dove è la sua frizzante fantasia a far da cornice.
La sua mente fan vagare quelle note così rare,
quella ninna nanna dolce lo sospinge a riposare.
E’ quella della mamma dalla voce così calma,
che quando lui socchiude gli occhi,
invia l’impulso di abbandonarsi in un pianeta tanto eccelso.
E’ un pianeta incontaminato,
arido per i fiori del peccato,
dove quel che è stato è stato, lo si è già dimenticato.
Ogni cosa ha vendicato quel pianeta assai affollato,
affollato e desiderato fino a quando,
non vi ha teso la mano il destino rovinando tutto in un baleno.
Ma il pianeta è sempre lì’,
perché per loro è l’abbiccì.
Quello è il pianeta dei sogni e nessuno provi mai a rubare,
il loro fanciullesco desiderio di sognare.

 

 

 

Cuore d’acciaio

Ermetico come non mai
che nessuno lasci penetrare i pensieri tuoi,
come quando sei riuscito ad infrangere i sogni miei,
come una crudele lama a frastagliare le mie aspirazioni,
quelle di quando ero ancora una giovane anima colma di abnegazioni.
Ho cercato di sfidarti
ma ad armi pari è stato impossibile convertirti
e tu hai seguito la tua strada, pungente come una spada.
Hai trafitto i miei desideri,
quelli di oggi e quelli di ieri.
Le lacrime mi han fatto compagnia
qual sentivo grande la mia agonia
ma ora provo una fasulla nostalgia,
per le stagioni che mi hai trascinato via.
Duro e fermo ti sei approcciato negli eventi del passato
e per ciò di cui mi hai derubato,
non ti avrò mai perdonato.
E’ un rimpianto il tempo trascorso
e da te esigo un rimborso,
anche solo per rimorso
perché ormai sei fuori corso.
Il mio tempo è ormai consumato dai dolori del passato
e spero che il percorso altrui sia più fortunato,
se assolto da un destino tanto accanito.

 

 

 

La domenica paesana

Echeggia nell’aria un suono ridondante,
celebrando in un giorno luminoso,
il finalmente meritato riposo,
pronto a donar alla brava gente
una domenica lauta e rilassante.
Così risuona la campana
per la solenne messa paesana,
‘che è già trascorsa un’altra settimana,
battezzata dall’acqua piovana.
Il contadin si mette a cantare
per il dono che il ciel gli ha voluto donare
e fausto il raccolto si verrà a prospettare,
grazie alla pioggia che i suoi campi si è impegnata ad innaffiare.
Poi l’odore dei forni accesi,
per gli arrosti con cura speziati
dalle donne che li han cucinati.
Fan festa i gioiosi bambinelli
dalle nonne tenuti come gioielli.
Laggiù corron due gemelli ,
come due gocce d’acqua,
sono assai belli.
C’è un’oca starnazzante là nell’aia,
che per la pioggia la terra le sue bianche piume ha tinte
mentre un cane contro le abbaia.
Sulle tavole imbandite le dolci mamme han sistemato già le posate,
quelle del servizio bello,
della domenica fiore all’occhiello.
Anche il cane goloso per la fame
sotto il tavolo se ne sta per rubar le molliche del pane.
E poi tutti se ne vanno a razzolare,
perché ognuno la sua domenica si sollazza a festeggiare.

 

 

 

A celebrar le sane tradizioni

Anima riflessa
Di fronte allo specchio
vedi il riflesso di una vita
che ti ha messo in ginocchio
e di scorcio vedi con l’occhio
quell’immagine,
ricolma d’amara delusione,
per gli eventi ai quali
mai vorrai dare la tua assoluzione.
Troppo il male che hanno arrecato all’anima tua,
quando era ancor vergine
alle cose che la vita ha scritto
fra le sue aride pagine.
Un inchiostro sbaffato di lacrime,
dal sapore amaro
per un destino troppo avaro.
Quello specchio l’anima tua ha catturato
e l’espressione triste dei tuoi verdi occhi
ha intrappolato.
Uno sguardo addolorato,
giacché dalle lacrime annebbiato,
si rivede di riflesso
e sembra d’esser ormai rassegnato
a ciò che la vita di bello ti ha rubato
ed anche a ciò che di brutto a te ha affibbiato.
Lo sguardo di allora spensierato
quello specchio lo ha già cancellato.
Ma nello sfondo si scorge un vecchio diario abbandonato,
con le pagine ingiallite per il tempo trapassato,
pronte per essere ancora compilate,
da un finale oramai inaspettato
e più clemente,
di quanto tu abbia sperato.
Le tue lacrime quell’inchiostro
non vadano ancora a scolorire
ma stavolta,
che lasci il segno un profumato fiore che,
fra quelle pagine possa appassire,
perché l’amore finalmente andrà a suggellare,
così da rinnegare tutto il trapassato dolore.