Silvia Matteucci - Poesie

“Un tripudio di emozioni in versi”

 

Addosso una camicia a pois

Giornate tormentate,

come fossero infinite. 

Infinite e sconfinate come la nostra mente confusa,

i cui pensieri vagano qua e là’ verso ricordi alla rinfusa. 

Ed io in queste giornate che mi sembrano infinite ,

fra lavoro , fra fornelli , fra gestire i miei monelli ,

di tanto in tanto riesco a ritagliarmi qualche intimo momento di raccoglimento .

Scendo quella scala che ora mi sembra come non mai

rappresentare il mio passato . 

E lui è laggiù,, intatto ad aspettare ,

da qualcuno di farsi riscoprire.

E’ l’armadio dei ricordi , quelli intensi e veri,

quelli che odorano di ieri.

Quel cappotto ricordo ancora: com’era caldo 

quando lo infilavo per uscire all’aurora.

Di vaniglia profuma ancora , peccato che non posso indossarlo ora.

Minimo una taglia in meno ero;

purtroppo mi va stretto per davvero!!

Quel bell’azzurro cielo sta attirando la mia attenzione ,

ricordo che lo indossai per una sontuosa celebrazione . 

Meglio lasciarlo riposare ‘che non è questa la giusta occasione .

Se un po’ più comoda vorrò stare per cucinare e per sanificare ,

quella tuta nera potrei di nuovo indossare , 

che mi ricorda una sera al mare . 

Il mare, che nostalgia ,

rappresenta per me l’atmosfera più rilassante che ci sia . 

Anche quella borsa in pelle potrei rispolverare……

Ma per far cosa ?

Per una mascherina ed un paio di guanti poi infilare ? 

Forse è meglio lasciarla lì, 

non si sa mai ,forse, mi son detta:”Prima o poi la rimetterai”.!

E questa camicia a quadretti? 

Mmh…Non male con quegli stivaletti . 

Li avevo accantonati ora invece si sentiranno di nuovo apprezzati ..

Sapete cosa penso ? 

Penso che anche un vecchio armadio abbia un’anima in fondo 

e penso che abbia tanti segreti da raccontare …

Io non butto mai nulla perché ogni cosa mi fa rimembrare.

Momenti belli , attimi ribelli , azioni esilaranti , ricordi gioiosi e rallegranti . 

Nostalgia per quella gonna rossa , il ricordo di quando volevo andare alla riscossa ;

alla riscossa di un sogno perduto , con amarezza rimpiazzato . 

Sai invece adesso che ti dico ???

Ti dico che il momento di sognare  e’ ormai arrivato.

Non indosserò questo pigiama a righe che profuma di menta.

Un pigiama a righe mi fa pensare a  quel bambino ebreo , condannato come un reo,

che nel campo di sterminio  quel treno conduceva  dopo aver serrato le porte 

perché quello era il treno della morte . 

Una morte invisibile , col respiro insufficiente  per  quel gas soffocante contro il quale nessuno , 

nemmeno Dio ,poteva farci niente . 

Colpita fu la brava gente proprio come ha fatto il nostro  virus , invisibile e  soffocante . 

E allora io ho scelto di restare a casa ed insieme al mio quotidiano abbigliamento ,

anche una mascherina abbinata ed un paio di guanti ho deciso di indossare.

Stasera intanto mi infilerò dentro a questa camicia a pois,

che mi dà allegria e serenità perché rappresenta il giorno migliore che verrà.

 

Silvia ‘75




Barattoli x tutti.

 

Vorrei avere un barattolo di vernice rossa ,

per tingere di passione tutto quello che tocco,

ne vorrei uno di vernice gialla,

da poter usare per rendere più solari le nostre giornate .

Ne vorrei riempire uno con il nero ,

per trasmettere quello che mi è passato per la mente 

pensando alla gente , ad immagini strazianti impresse nella mia mente .

Di mangiare sinceramente non mi importa proprio niente se prima non si risolve questa pandemia 

purtroppo molto invadente . 

Invadente ed invasiva , come mai avremmo potuto immaginare e neanche in un brutto sogno incontrare .

In arrivo da molto lontano si è impossessata di molti 

senza che neanche le tendessero la mano .

In silenzio ha riempito di dolore quel nostro barattolo interiore ,

rappresentato dal nostro cuore . 

Un barattolo molto ricco, che contiene proprio il succo  . 

Il nostro succo vitale, caldo , vivo , capace anche di farci emozionare . 

Quel succo che tutto il nostro corpo va a nutrire   lavorando 

incessantemente per non farci perire .

In un altro barattolo nella mia dispensa vorrei conservare …..

Fatemi pensare ….

Desidero conservare un po’ di sale   per poter certe giornate passive 

insaporire.

Poi dello zucchero per addolcire 

e una buona tisana che mi duri tutta una settimana .

In quello più grande , su in alto  ,una bella scorta di fantasia 

che i miei cattivi pensieri porti via . 

Ci vorrebbe anche un contenitore speciale 

per conservare un po’ di vero amore .

Amore verso tutti , quelli belli e quelli brutti ,

ricchi e poveri , buoni e cattivi , bianchi e neri ,

italiani e stranieri . 

Tutti abbiamo ora gli stessi pensieri che 

ci accomunano un po’, purtroppo spinti dalla paura 

da alcuni tenuta nascosta in un comò . 

Allora da uno dei vasi, quelli più rasi ,

un po’ di coraggio vorrei estrarre , a piccole dosi e

ben distribuito, in modo da alleviare dai tormenti  gli animi 

di tutti gli uomini.

 

Silvia 75


Un’avventura all’improvviso

 

A volte guardando allo specchio il mio viso, non mi sembra vero che proprio io stia vivendo questa strana avventura all’improvviso.Tutti stiamo condividendo una battaglia che spero  ,oltre a tanto  spavento, incertezze, morte e dolore, riesca a cambiare il contenuto del nostro cuore.Anche il cuore del più infallibile può vacillare e nella disperazione sprofondare . Il peggio è passato , verrebbe da dire ,ma speriamo che non si ripeta quello che già è stato.Se tutto andrà bene la speranza di tutti e ‘ che il  più presto possibile tutti possiamo riprendere in mano la nostra vita e che i nostri cuori stavolta si attraggano come una calamita. Speriamo di essere attratti gli uni dal bene degli altri , speriamo che crescano i grandi valori della vita, forse un po’ accantonati perché dal progresso sono stati schiacciati.Io spero che già questa pandemia li abbia di nuovo seminati . Cerchiamo di fare in modo stavolta che siano ben conservati e distribuiti , così da renderci sempre più uniti.A volte nella vita le cose e gli eventi non avvengono per un caso ma per uno scopo e chissà che questa pandemia , che purtroppo alla vita terrena tanta gente ha strappato via ,non sia stata un pretesto per aiutarci a riflettere sui valori perduti, ma in questa quarantena finalmente ritrovati? Chissà  se tanta gente che aveva accantonato quella  Bibbia  nell’angolo più remoto di un cassetto ,non abbia avuto la curiosità di rispolverare la sua verità?Se così fosse le lacrime amare di Maria pian pianino potrebbero trasformarsi in dolce nettare, versato per nutrire le nostre anime , finalmente affamate di fede.Abbiamo fede e preghiamo affinché questa avventura possa lasciarci una bellissima eredità, che potremo portarci dietro per  raggiungere l’Eternità  perché saremo persone migliori e allora ci ciberemo dei suoi profumati fiori .I fiori del peccato faranno spazio ai fiori del bene, finché questi ultimi si riprodurranno sempre più e l’amore universale sarà per loro nutrimento , facendoli crescere alti alti fino a raggiungere il firmamento .

 

Silvia ‘75

1 maggio 2020


 

 

Amanti

 

L’amore viene,

l’amore va.

Beato è chi al volo lo afferrera’. 

Importante è viverlo con umiltà, 

per restare insieme fino all’eternita ‘.

E voi siete belli,

sembrate due gioielli.

Brillano i tuoi occhi, 

basta che lui ti tocchi.

Sono in vena di fare poesia,

per augurarvi assieme

il futuro più bello che ci sia.

Fissando quegli occhi,

Il ritmo del vostro cuore fa mille rintocchi,

come quelli di un vecchio orologio

che scandisce il tempo battendo sul mondo,

‘che intorno a tanto amore,

fa un grande girotondo.

 

Dedicata a Davide e Syria


Un giardino di spine    “da un monologo di luglio 1993 “

 

Ma dimmi un po':”Ti sembra tanto bello il giardino nel quale sei capitato, senza neanche conoscere la strada per arrivarci? Sta attento però, perché non è un giardino di rose e fiori.Oh,sì,è vero .Le rose ci sono e sembrano pure belle,ma non le vedi? Hanno le spine! Eppure qualcuno ha cercato di fartele notare, con ogni mezzo, ma tu ,tu niente. E non illuderti ,ché non è invidia la nostra. E intanto tu,estasiato da tanto profumo,ammaliato da tanta falsità, sei stato accecato dall’invitante colore dei loro vellutati petali. Ma non ti accorgi? Proprio non vedi che nessuna colomba batte le sue candide ali con movimenti soavi, in quel cielo ingrigito che sovrasta quel prato? E non hai più nemmeno orecchie sensibili che ti permettano di udire lo stridente e assordante frastuono dei neri corvi che gracchiano perfidamente, mentre ti svolazzano sopra la testa intontita? Attento, stanno per venirti addosso! Ti travolgeranno ! Sono tanti ,troppi per i miei gusti! Su,muoviti ,c’è una fessura fra quella siepe,laggiù. Imboccala finché sei in tempo .È più vicina di quanto tu creda. La vita vera è qua fra noi! È fra i tuoi amici. Ma è proprio possibile che tu non te ne sia ancora accorto? È possibile che quel profumo ti attragga tanto? È insipido e inodore. Io credo, anzi ne ho la convinzione ,che neppure a te piaccia davvero tanto ma ormai non puoi più farne a meno. Fa oramai parte di te, da tempo si è infiltrato nelle tue narici. Se non riesci da solo ad oltrepassare quella siepe,metti almeno fuori una mano,così che possiamo tenderti le nostre per strapparti via. Lo so,la fessura è stretta ma ,se solo riuscissi ad imboccarla ,solo allora si allargherà, sempre più.  Tutti insieme ,se tu lo vorrai ,ce la faremo; puoi star certo che ce la faremo in nome dell’amicizia. La forza dell’amicizia è abbastanza grande per farcela. I nostri prati di qua sono di un verde più intenso e il profumo dei loro fiori è più dolce. È il profumo della vita, rinfrescato da quello della giovinezza. Non te lo ricordi? Potrai ancora odorare il fiore della vita e onorarlo della tua presenza. Ti sta aspettando e profuma di tiglio. Io ricordo sai, quanto ti rilassava il suo profumo! Intanto il tempo fa il suo corso, l’orologio biologico  batte i pesanti rintocchi dei migliori anni che passano .Il tempo fa il suo corso e non può attendere e tu non hai neanche mosso un dito per recuperare il tempo tuo perduto. Non posso credere che ti sia dimenticato dei veri amici che ti vogliono bene per rimpiazzarli con degli avvoltoi. Noi stiamo lottando per te. Ma……Ma  che sta succedendo? La fessura!!!!!! È quasi scomparsa!!!!!!!Si sta restringendo, che non riusciamo più a vederla. I corvi si stanno calando,hanno già oscurato il cielo ,lo hanno  coperto con le loro mille ali nere e più, che sbattono con fretta e rabbia ,forse con ansia, per poterti beccare la pelle, il corpo. Sono venuti per strapparti i capelli fino a consumarti  tutto. E le siepi si stanno infoltendo e aggrovigliando intorno a te e tu ,te ne stai lì nel mezzo e ti vedi accerchiato. Ma tu sei accerchiato,sempre più.  Noi da qua ,non riusciamo, non riusciamo più a vederti, stai scomparendo. Riusciamo solo a vedere che quelle rose all’apparenza tanto aggraziate,stanno appassendo, muoiono insieme a te, fino a perdere i loro petali oramai, per cedere il posto ad arbusti spinosi, ideale dimora per quei corvacci. Loro attendono solo il momento più giusto per infliggerti il colpo finale. E così il nostro fiore della vita contrasta con gli arbusti della fine, come il dolce profumo dei nostri fiori, contrasta con l’acre essenza che esalta da quel labirinto  ormai senza più uscita. Mi dispiace ,anzi, ci dispiace ,non sarebbe dovuto accadere. Tutto ciò è troppo, tremendamente crudele. Ora tante parole non servono più perché tu oramai sei morto, non sei più fra noi. Pff….Sei svanito. Sei svanito in una nube di fumo che si disperde dissolvendosi nel nulla e di te, solo un triste ricordo e niente più ma per fortuna è intervenuto un vento che ha trasportato la tua essenza in un giardino speciale, fiorito e profumato per l’Eternità  “. 


 

      

Una vita da star   

 

Un paio di vecchi occhiali tondeggianti

ed essenziali,

lasciati lì sul taccuino dopo che il giorno è ormai vicino.

Stanchi  di collaborare su di uno scritto riguardo a un relitto. 

Tutta la notte han fatto compagnia  ad un autore in agonia.

Agonia per qualche lutto, agonia per quel che ha scritto,

delle sue passioni il frutto.

Sta passando un momento brutto e lo vedo assai distrutto. Un relitto di una vita già vissuta e ormai  finita.

Potrei dirvi del suo passato, quando era un uomo impegnato. Guerra, sesso, lussuria ed allegria, la vecchiaia ha strappato via,

nello  sfarzo di casa sua dove tutto era follia.

I suoi abiti eran vanto, le sue tende maestose alquanto.

Tanti onori ha collezionato e i profumi del peccato.

Una tavola sempre imbandita, 

l’abbondanza era servita.

I suoi ospiti speciali accoglieva e coccolava.

A pochi intimi  confidenza dava e i nemici in un baleno liquidava.

Del Piacere una  ragione, dell’Italia una missione.

Il ricordo ha voluto lasciare e cosa più gradita non poteva fare.

Vittoriale l’ha fatto chiamare perché di lui nessuno si potesse dimenticare .

Alla sua Italia lo ha voluto donare perché casa-museo potesse diventare .

Quella nave in cima al colle in onore lì la volle.

Un po’ più su riposa il Vate , alla fine delle sue ormai spente giornate.

La vita di D’Annunzio non lascio’spazio a nessun pregiudizio.

Protagonista fino alla fine lasciò

il segno su quelle colline.

 

Silvia Matteucci

Dedicata a Gabriele D’annunzio.


 

Fuoco

 

Accordo di colori e di suoni scoppiettanti,

connubio lui stesso di emozioni ardenti.

Spettro d’amore, incontro di colore,

come quello del cuore:

rosso passionale, poi giallo gioioso,

come il sole radioso.

Un arancio armonioso,creativo,

tal da esser della fiamma il vero divo.

Azzurro cielo, estroso ed appagante,

che fan dello sfondo lui il regnante.

Sfumato di un bel viola,spirituale ed elegante,

a mostrar che per sua Maesta’ il Fuoco

ogni cromia risulta importante.

 

Silvia Matteucci

Dedicata a Domenico


 

 

Acqua Terra Cielo

 

Molecola vitale,sostanzialmente essenziale,

vita nostra, vita mundi.

Essenza sorgiva, fautrice onde vivifica,

avversa ove terrifica.

Seppur talvolta astiosa,scipita ed informe,

resta pur sempre vitale,fresca,pura ed essenziale.

Cristallino specchio di vanita’,

che a volte pecca di avidita’,

brillante fonte di castita’,

la qual nasconde nelle profondita’abissi tenebrosi

e relitti spaventosi.

Specchio scintillante,

barlume dell’Orizzonte ove il ciel si specchia evocativo,

insieme alla Terra che le fa da cornice,

nella perfetta Creazione della quale è la nutrice.

O splendido tetto seppur a volte imperfetto,

che minacci con le onde tempestoso

ma pur celestiale se stellato e luminoso.

La Luna vi fa da lanterna per render la cornice dorata,

a volte materna se non è arrabbiata.

Lava rovente

cataclisma struggente,

tsunami prepotente qualor non verranno,

Acqua,Terra,Cielo,

il connubio perfetto saranno.

          

Silvia Matteucci

Dedicata a Tommaso

26 aprile 2020


 

Cristallo sotto i piedi

 

Una scala ti conduce su,su,sempre più su.

Volgendo lo sguardo dietro guardi in basso

e vedi alle tue spalle il tempo tuo trascorso.

Scorgi da lungi quel passato impetuoso,

ma trasparente,

nitido,

da non scordar mai.

Lo avverti presente il tuo passato,

che tanto ti ha tolto,che tanto ti ha dato.

Scorgi figure,

semplici passanti

e piu’ da vicino,

figure più importanti.

-“Provi nostalgia”?:

-”Sì”.

-”Per il tempo volato via”.

-” Provi pietà “?:

-“No”.

-” Per chi ha pestato la mia dignità “.

-” Sei fiero”?:

-” A volte”.

-” Sei in pace”?:

-” No,mi dispiace”.

-” Senti il tuo come un cuore infrangibile “?:

-”In passato”.

-” Senti il suo battito”?:

-”Adesso come un’onda che si frange sugli scogli”.

Lo senti ora fragile risalendo i gradini della tua esistenza.

Sembrano sempre più ripidi,sempre più astiosi

o magari sei tu, ad esser così stanco.

Stanco di lottare,

stanco di inseguire

e forse,

di donare amore,

che tanto male ha fatto al tuo cuore.

Ogni gradino è stato segnato da un’emozione

ed ora tanta è la curiosità di conoscer ove condurrà

un così impervio cammino,

che sembra volger verso l’Infinito.

Il traguardo pare ora irraggiungibile,

su,

più su,

oltre quelle nuvole.

E quando poi

riesci a scorger un barlume di luce,

ti volgi indietro e realizzi che hai risalito una fragile scala di cristallo,

così fragile,

così trasparente,

ripida alquanto,

austera altrettanto,

spigolosa,

all’apparenza maestosa ed interminabile ma,

arrivato quasi alla meta e volgendoti dietro,

provi rimpianto:

arretrar giù sino al primo gradino,

sarebbe davvero un’esperienza formidabile.

E come un malinconico canto viene dall’anima tua,

e il tuo lento respiro ti accompagna,

colmo di nostalgia,

mentre stai per scalare quella rocciosa montagna.

Il tuo tempo è ormai consumato

ma stai pur certo

che da laggiù non sarai mai dimenticato.

Silvia Matteucci

Dedicata a Sky

29    maggio 2020


 

Pensieri a briglie sciolte                    

 

Parole soffiate al vento,

portandosi dietro qualsiasi argomento.

Il caldo scirocco, l’umido libeccio,

l’audace maestrale,

son loro gli abitanti

della Rosa dei Venti.

Quando Morfeo ci viene a trovare, 

anche loro cessan di soffiare lasciando posto al fragile alito

che ci accompagna all’ultimo gemito.

Imperfetta sinfonia, 

celestiale armonia,

che le cose terrene con te non porti via.

Melodia che vien da lontano

e chiunque la oda la saluti con la mano.

Morfeo,

comparato all’Acheo.

Acheo che Omero ha voluto celebrare,

da quando la bella Elena è andato a vendicare.

Achille pelide,

colmo di dolore,

quando per mano di “elmo lucente”

ha visto morto  Patroclo di morte travolgente.

Parole al vento impresse sul foglio,

prive di alcun sentimento,

in base a ciò che mi pare al momento.

Potrei scriver di un intero firmamento,

o di un mondo in totale fermento.

E l’Orsa Maggiore che fa da padrona, 

nel cielo stellato qualcuno ha sposato.

Sul Grande Carro è salita una sposa,

di giallo vestita, sfumata di rosa.

Il Sole, la Luna ha sposata e han festeggiato 

per tutta la serata.

Promessi sposi sono stati,

come Renzo e Lucia finalmente sposati.

Lo scrisse Manzoni nel suo bel romanzo,

sul Lago di Como scappati remando,

i due innamorati da Don Rodrigo ostacolati.

Ma l’amore trionfò e il loro sogno si realizzò. 

Potrei raccontare di un fiore in un prato e

per cotanta bellezza ringraziare il creato.

Su un campo di grano ho colto un tulipano e 

a quella bambina l’ho donato in una mano.

Se un bel fiore abbini al tuo viso,

puoi illuminare un sorriso.

Ci son però ben altri fiori:” I fiori del male”.

Sono i fiori di Baudelaire che descrisse l’amore come un materasso di aghi.

Allor che dire, non ci resta che sperare. 

Potrei narrare di un bambino mai nato e

del grembo materno ove l’inverno ormai è arrivato.

E di una nave che scorgo nel mare

che chissà ove vorrà andare.

Ecco ora un cavallo al galoppo,

ne sta arrivando un altro al trotto.

Tintarella di Luna che ti porti fortuna,

tintarella di latte ti fa bella,al pari di una stella 

che di luce propria brilla.

Ed io m’illumino d’immenso ,come scrisse Ungaretti,

buttando giù dei versi perfetti. 

“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.

Lo ha scritto Ungaretti e io prendo in prestito questo verso che rispecchia l’intero Universo.

In questa nostra vita siam come soldati.

Alcuni tornano illesi,altri mutilati. 

Quel vecchio da solo nel parco seduto

che sta pensando al suo tempo passato.

Il suo bastone gli fa compagnia,

colmando la mancanza di una mano amica che lo porti via.

Volevo scrivere una bella poesia ma questo vento le mie parole ha trascinato via.

Lasciamole scrivere ai “poeti maledetti”,

‘che la letteratura volevan aprire ad altri aspetti.

Baudelaire ,Verlaine,Rimbaud,

alla costante ricerca della bellezza,

incompresi da tutti,dalla vita distrutti.

E Gabriele D’Annunzio, 

nel suo Vittoriale, 

ha condotto una vita al di là del normale.

Bellezza,ricchezza e  perdizione

sono state nella sua vita una vera missione.

E il povero Van Ghog,neppur tanto bello,

si è mutilato un orecchio dopo la lite con Gauguin,

un suo amico vecchio.

Per lui importante assai era la pittura,

ritratti,paesaggi,le cose semplici della natura. 

Ho visto il tramonto in riva al mare 

che fa il suo saluto alla sera che sale.

E l’alba dopo ho contemplato

di rosa tinta da sembrar dipinta.

Leopardi da solo di là dalla siepe,

scrisse” l’Infinito” e nostalgia e tristezza lo hanno assalito.

Nel suo ricco “Zibaldone” i suoi sentimenti fan da padrone. 

Con la poesia a Silvia dedicata

ha celebrato la sua amica adorata.

Irrequieto per la vita sua sventurata,

da tanto pessimismo risucchiata.

Chi un bel fanciullino conserva in sé, 

un bambino nascosto nell’anima di ognuno.

Giovanni Pascoli si  chiama in  memoria della sua fanciullezza lontana.

Or odo un lamento,venire dal centro,

scomparire per poi tornare.

È il grido di Lucifero ai piedi del monte,nel poema di Dante.

Letterato imponente che la lingua italiana ha fatto importante.

Lo accompagna Virgilio nel suo cammino

per alleviar la paura attraverso la selva oscura.

E un timido bucaneve fa capolino spuntando pianin pianino.

Invece nel mare un pesce guizza e senza ritegno la balena lo spruzza.

Più distante, con lo sguardo abbagliante,

San Francesco è tornato dopo che con un lupo ha conversato.

Udite il suo Inno assai romantico,

rivolto all’amore suo, la  natura, 

alla quale ha dedicato un Cantico.

Sorella ci è l’Acqua,fratello il Sole,

e’ madre la Terra.

La Luna e le Stelle ci fan da sorelle

anche a lui,amico delle candide tortorelle.

Com’è vasta questa Umanità, 

con gente che viene, con gente che va.

Dal passato che fu,

nel presente che è, 

nel futuro che sarà, 

il mio vuol essere un omaggio in versi

a coloro che han rappresentato ogni età 

e lo faccio con molta umiltà 

anche se non ne ho la facoltà.  

E i miei pensieri si fan più leggeri

trascurando tutti i miei desideri.

Pane amore e fantasia,

il connubio più leggero che ci sia. 

Concludiamo questo cammino 

a tarallucci e vino.

Silvia ‘75