Silvia Sciacca - Poesie e Racconti

IL VIAGGIO

 

Luis è un bambino molto povero. Vive in una piccola casa di legno in un bosco. Il suo papà fa il boscaiolo, la sua mamma bada a lui e alla casa.

Quella mattina Luis si sveglia e nota che in casa c’è uno strano silenzio. Di solito sente la mamma e il papà chiacchierare e ridere, ma oggi no.

Si alza dal letto e un brivido gli percorre il corpo. È autunno inoltrato e comincia a fare freddo nel bosco.

Luis va in cucina e trova la colazione pronta sul tavolo: tè e pane raffermo. A molti sembrerà strano ma Luis adora intingere il pane secco nel tè.

Accanto alla tazza c’è un bigliettino: “Siamo dovuti andare dalla nonna, raggiungici lì! Un bacio” firmato mamma.

La nonna di Luis abita da sola dalla parte opposta del bosco.

Luis fa colazione poi si prepara. Si toglie il pigiama e si infila un paio di vecchi calzettoni di lana verdi, indossa un maglione con le toppe sui gomiti, pantaloni e giacca marroni, di cotone pesante, ormai consumati dal tempo, un paio di scarpe che erano di suo padre, di due numeri più grandi ma molto calde e comode. Sciarpa e berretto rossi erano di suo nonno, sono ormai logori ma Luis vi è molto affezionato.

Esce dunque di casa ed imbocca il piccolo sentiero che, passando attraverso il bosco, conduce a casa della nonna.

Cammina, cammina incontra ad un tratto un vecchio signore col bastone:

“Caro ragazzo” dice il vecchio “sono stanco e infreddolito, fammi la cortesia di donarmi la tua sciarpa e il tuo berretto così che possa trovare un po’ di sollievo!”

Luis non ci pensa su neppure un istante, si toglie sciarpa e berretto e li regala al pover’uomo.

“Che tu sia benedetto caro ragazzo! Ti auguro una vita piena di felicità!” così lo saluta il vecchio che, lentamente, riprende il suo cammino.

Dopo un altro po’ di strada Luis incontra un’anziana signora che porta un grande cesto pieno di legna sulle spalle.

“Buon giorno giovanotto, sii gentile con questa povera vecchia, donale la tua giacca così che possa ripararmi le spalle dal tanto peso e dal freddo!”

Luis neanche questa volta ci pensa su e le porge la giacca.

“Grazie caro, sei un ragazzo dall’animo generoso!” e si allontana lentamente.

Luis riprende il cammino un po’ sorpreso da quegli strani incontri, quand’ecco che vede di nuovo qualcuno venire verso di lui. Questa volta è un ragazzo. Trasporta sulla testa un grande secchio pieno d’acqua. Si vede che è molto affaticato. Luis lo osserva andandogli incontro e nota che non ha le scarpe ma solo un paio di calzettoni di lana.

“Ciao” gli dice Luis “stai facendo molta fatica vero?”

“Sì” risponde il ragazzo.

“Tieni, prendi le mie scarpe, solo con quei calzettoni ti farai male ai piedi!” gli dice Luis mentre si sfila le scarpe.

“Ma poi sarai tu ad avere solo i calzettoni…” gli risponde stupito il ragazzo.

“È vero, ma io non trasporto nulla, tu hai un grande peso. Tienile!”

“Grazie!” è l’unica cosa che riesce a dire il ragazzo. Luis gli fa un sorriso e continua il suo cammino.

Oramai manca poco alla casa della nonna. Luis si gode la passeggiata: il cinguettio degli uccelli, il fruscio delle foglie, il sole di mezzogiorno che lo scalda, nonostante l’aria sia già frizzante.

Eccola là! Davanti a lui, in mezzo agli alberi, c’è la casa della nonna.

Luis bussa ma non risponde nessuno. Strano, la nonna non si allontana mai!

Prova ad entrare, la porta è aperta. Il fuoco nel camino è acceso, c’è un pentolino con l’acqua che bolle, ma la casa pare deserta. Luis entra e chiude la porta. Fa qualche passo ma sente un rumore; si ferma per ascoltare. Il cuore gli batte forte. Fa ancora qualche passo quando, ad un tratto la porta della camera da letto della nonna si apre e…”AUGURI!!”

Escono la mamma, il papà e la nonna con un’enorme torta con sopra 11 candeline.

Luis dapprima ha un sussulto poi rimane immobile, a bocca aperta. Non si aspettava una sorpresa del genere!

Appena Luis si riprende dallo stupore si siedono tutti intorno al tavolo.

“Dai Luis esprimi un desiderio e spegni le candeline” gli dice la mamma.

Luis chiude gli occhi un istante, li riapre e soffia forte sulla torta.

“Questa l’ho fatta io con le mie mani, so che è la tua preferita!” dice la nonna tagliando la torta.

“E le sorprese non sono ancora finite!” dice il papà porgendogli uno scatolone. È impacchettato con carta di giornale ma Luis lo trova splendido.

Va subito ad abbracciare la mamma, il papà e la nonna.

“Dai aprilo e dicci se ti piace!” dice la mamma.

Luis lo apre con grande entusiasmo e curiosità.

Dentro ci sono un paio di scarpe nuove della sua misura, una giacca e una sciarpa ed un berretto rossi.

Luis non crede ai suoi occhi e rimane per un attimo in silenzio.

“Allora ti piacciono?” gli chiede il papà.

“Sono stupendi! Grazie, grazie, grazie con tutto il cuore!” risponde il ragazzo commosso.

“Senti Luis, però devo chiederti una cosa” gli dice la mamma facendosi seria “come mai sei venuto senza scarpe?”

“È una lunga storia” risponde Luis, sorridendo, e comincia a raccontare mentre tutti insieme mangiano la torta e bevono il tè.



QUEL LUOGO MERAVIGLIOSO

 

Diana ha avuto una pessima giornata. Ha litigato con Anna, la sua migliore amica. Ora si sente molto triste ed arrabbiata. A tavola è silenziosa.

“Diana c’è qualcosa che non va?” le domanda la mamma.

“No, ma non ho fame” risponde lei, poi si alza e se ne va nella sua cameretta. Quando è là sente qualcosa che le sale dal petto, un calore che arriva fino al viso, poi agli occhi finché scoppia a piangere. In quel momento le tornano in mente le parole che le disse un giorno la sua adorata nonnina.

“Quando ti senti arrabbiata o triste o delusa fermati. Chiudi gli occhi e comincia ad ascoltare il tuo respiro. Senti la tua pancia che si gonfia e che si sgonfia, che sale e che scende. Prenditi cura della tua rabbia o della tristezza o della delusione”.

Così Diana si distende sul letto con le mani sulla pancia e chiude gli occhi.

In quel momento accade qualcosa…Diana non è più nella sua stanza ma è seduta su una roccia in un luogo meraviglioso. Il cielo è limpido, di un azzurro topazio. Ai piedi della roccia c’è un lago, l’acqua è chiara, color verde smeraldo e davanti a lei, da un’altura, scende una sonora cascata.

Diana sta lì seduta a respirare, tranquilla. Ascolta il fruscio dell’acqua, il cinguettio degli uccelli, riesce persino a sentire il battito del suo cuore. Si sente serena ed in pace.

Dopo un po’ di tempo riapre gli occhi e si trova di nuovo nella sua cameretta. Vede l’armadio, la scrivania, la finestra con le tende colorate. Cos’è successo? Ha sognato? Eppure non le sembrava di essersi addormentata e tutto le è apparso così vero!

Però qualcosa è cambiato, ora si sente serena ed in pace. Sente che quel luogo meraviglioso è ancora dentro di lei. Un sorriso si dipinge sul suo volto. Diana scende le scale e corre dalla mamma, la abbraccia forte forte, le dà un bacio e dice: “Vado a giocare da Anna!”.


 

IL BERRETTO DEL SIGNOR KARL

 

Questa storia parla di un berretto.

Questa storia parla di una sciarpa.

Questa storia parla del signor Karl che, come ogni anno durante le feste di Natale, prende il treno e va, insieme a suo figlio Otto, a Berlino a visitare i mercatini.

Karl adora andare ai mercatini di Natale con Otto.

Sente il cuore battere forte, proprio come un bambino, quando arriva e viene accolto dalle note delle canzoni natalizie che danzano nell’aria e dai profumi di crauti e funghi alla piastra e bretzel che inondano l’atmosfera.

Adora passeggiare tra le bancarelle, piene di oggetti nuovi ed usati e di stoffe dai mille colori.

Si diverte tantissimo ad andare con Otto sullo scivolo di ghiaccio, quello con i gommoni che ti fanno scivolare veloce e ridere un sacco.

Ora Karl è proprio su quel treno e chiacchiera con Otto di quanto si divertiranno quando, con la coda dell’occhio, vede un’ombra che si affaccia nel loro vagone poi scompare. Karl si volta e si accorge che il suo berretto, che aveva appoggiato sul sedile accanto, non c’è più. Il suo berretto! Il suo berretto preferito non c’è più!

Si alza di scatto, esce dal vagone e si guarda intorno. È allora che nota un uomo che sta correndo. Comincia ad inseguirlo, passando tra la gente e le valigie che sostano nel corridoio.

Corre, corre, corre finché allunga la mano e riesce ad afferrare il braccio di quell’uomo.

L’uomo si volta. In mano tiene il berretto.

I grandi occhi spalancati ed impauriti fissano Karl.

Grandi occhi sporgenti su un piccolo viso scarno e pallido.

Karl osserva quell’uomo: non tanto alto, magrissimo, pantaloni e giacca di cotone pesante che, seppur pieni di toppe, hanno ancora tanti buchi qua e là.

Karl lo fissa. Ad un tratto alza la mano e…si sfila la sciarpa che gli avvolge il collo e gliela porge. Quell’uomo sgrana ancor di più gli occhi, lo fissa per un istante, attonito, poi, con un lento movimento afferra la sciarpa.

Karl molla la presa lasciando libero il braccio, fa un sorriso, si volta e, lentamente, torna indietro, verso il suo vagone, accompagnato dallo sguardo incredulo di quel piccolo uomo.

Arrivato al vagone Karl vede Otto tranquillo, che guarda fuori dal finestrino.

“Papà nevica!” dice il bambino, pieno di meraviglia.

Karl gli dà un bacio sulla fronte, lo prende sulle ginocchia e insieme, col cuore colmo d’amore, guardano i fiocchi scendere leggeri.



IL SIGNOR NO!

 

In una piccola città in cima ad una collina viveva un anziano signore sempre arrabbiato. Nessuna sapeva perché fosse sempre arrabbiato, ma tutti lo chiamavano Signor NO!

Il Signor NO viveva in una deliziosa casetta di legno.

Al mattino il Signor NO si alzava di buon’ora e faceva colazione. Poi usciva, ogni giorno, per andare a fare la spesa.

“Buon giorno signore, passato bene la notte?” gli domandavano le persone che lo incontravano.

“NO!” rispondeva lui puntualmente, girando lo sguardo.

Quando usciva carico di borse dal negozio incontrava sempre qualche persona gentile che si offriva di aiutarlo: “Posso aiutarla a portare le borse?”

“NO!” rispondeva lui seccato.

Talvolta bussavano alla sua porta delle gentili signore che raccoglievano offerte di beneficenza.

“Le andrebbe di fare un’offerta per aiutare…”

“NO!!” le interrompeva lui sbattendo la porta.

Un po’ alla volta la gente della città cominciò ad evitarlo a causa del suo caratteraccio.

Un giorno di primavera, in cui il sole era già alto e cominciava a scaldare l’aria, il Signor NO sedeva sulla panchina del suo porticato a leggere il giornale quando passò di lì Gaia, la piccola figlia dei vicini di casa. Gaia era una bimba sempre allegra e sorridente.

“Buon giorno signore, come sta?”

Il Signor NO alzò gli occhi dal giornale, la guardò, scosse la testa e senza dire niente la riabbassò e continuò a leggere.

“Sa signore” continuò Gaia vispa “il suo giardino avrebbe proprio bisogno di essere curato. I fiori sono tutti secchi e ci sono un sacco di erbacce!”.

Il Signor NO alzò ancora lo sguardo e rispose “NO!”.

Il giorno seguente il Signor NO si alzò e come sempre andò a fare colazione, quando ad un tratto sentì dei rumori provenire dal giardino. Guardò dalla finestra e vide Gaia. Aprì la finestra e burbero come sempre gridò: “Che cosa stai facendo?”

“L’aiuto a prendersi cura del suo giardino” rispose la bimba sorridente.

“NO!” disse il Signor NO

“Ha bisogno di cure ed attenzioni per rifiorire” continuò Gaia senza far caso al NO del Signor NO.

“ARGH!! Fai come ti pare!!” disse il Signor No sbattendo la finestra.

E da quel giorno, ogni giorno, Gaia andava nel giardino del Signor NO. Toglieva le erbacce, tagliava l’erba, piantava nuovi semini e se ne prendeva cura.

Giorno dopo giorno. Giorno dopo giorno. Finché una mattina, che era ormai estate, il Signor NO uscì di casa come al solito per andare a fare la spesa. Ma non fu una mattina come le altre. Il suo giardino era fiorito! Fiori di tanti colori si ergevano verso il sole. Il loro profumo era così inebriante che i Signor NO non poté fare a meno di fermarsi a respirarli tutti. Subito gli tornò alla mente quando lui, da bambino, curava il giardino insieme alla sua mamma. Le lacrime cominciarono a scendere lungo il suo viso rugoso e qualcosa nel suo cuore cambiò. Proprio in quel momento arrivò Gaia. Il Signor NO andò verso di lei e l’abbraccio. Gaia sorride e strinse forte quel nonnino. Da quel giorno il Signor NO cominciò a curare il suo giardino, poi i giardini dei vicini fino a diventare il giardiniere ufficiale della città.

E da quel giorno nessuno lo chiamò più Signor NO. Ora era per tutti NONNO FIORE.


 

BAMBINO

 

L’anima stringe ancora forte

la mano del Divino
Il corpo fa esperienza

di questa vita terrena
Il respiro è affannoso

mentre rincorre la vita
Gli occhi grandi,

colmi di curiosità,

creano la realtà

che le mani sapientemente modellano
Il grande cuore

avvolge tutto amabilmente
Lui è il maestro,

Colui che tutto conosce,

Colui che tutto sente,

Colui che detiene il segreto di Felicità
E ad ogni passo

lo svela senza indugio

a chi sa guardare,

a chi sa ascoltare,

a chi il cuore

vuole aprire alla vita


 

DOLCE CANTO

 

Al dolce suono della tua voce

il cuore si riempie di gioia

Accompagnano le soavi note

il tuo affaccendarti svelto,

ma allegro sempre.

E io sorrido

e respiro profondo

e sento la pace

Poi però hai smesso di cantare

Un grigio velo ti porti addosso,

che diventa sasso

e poi macigno

E infine una corazza

che non ti togli più

Ma io no!

Io mi vesto ancora di colori

Il sorriso accompagna il mio affaccendarmi calmo

Torno a quella pace

Quando tu cantavi felice

E la porto con me sempre,

non la dimentico,

anzi l’accendo

Così che possa ogni giorno

illuminarmi la strada



SIAMO UNO

 

I tuoi occhi grandi

pieni di speranza

incontrano spesso l’indifferenza

La natura ci ha donato i colori

ma qualcuno

vede ancora in bianco e nero.

L’umanità si è persa

lungo il cammino

e si è dimenticata

che siamo tutti fratelli,

figli dello stesso UNO

Svegliamoci!

Apriamo gli occhi!

Apriamo i sensi e guardiamo!

Guardiamo ciò che è veramente la vita!

Colori,

odori,

sapori,

rumori!

Lasciamo che la mente riposi

e torniamo alla vera bellezza

Torniamo al senso di questa esistenza

Torniamo alla PACE

Torniamo all’AMORE

Torniamo all’UNO



VITA

 

Un soffio d’infinito che diventa materia



NEVICA


Candide gocce cristalline

scendono danzando da grigie nuvole
Il sole riposa dietro

la coltre plumbea
Tutto si fa silenzio

Tutto è addormentato

fintantoché i primi cinguettii

risvegliano l’anima
E poi le grida dei bambini in festa
Tutto si risveglia,

così fuori come dentro.
Nel cuore rinasce l’addormentata gioia
Sorrisi in volto,

senso di serenità
E’ la pace!


 

PRIMAVERA


Bianco il ciliegio in fiore

si stira al cielo
Tutto lentamente si sveglia

nel mattino della Natura
Piccoli i germogli si affacciano alla Vita,

timidi

ma coraggiosi e tenaci.
Anche il riccio sbadiglia

e chiama la Vita
Il sole caldo

scotta la pelle.
L’aria danza allegra

e al suo soffio

un brivido giunge
E’ la speranza dell’anima,

il nuovo risveglio,

il nuovo giorno.
E’ la primavera