Simone Martini - Poesie

Cade una foglia

un’altra la segue

un fiore sboccia

un altro appassisce.

L’alba di luce

inonda l’orizzonte

ma in un battito d’attimi

si fa subito sera.

Il tempo non passa

precipita.


Barche adagiate

Su tappeti d’acqua

Attendono immobili

Primavere incipienti


 

MATTINA

 

Lieve luce d’albore

nell’improvviso chiarore

zilla lo storno

ed è subito giorno.


MERIGGIO D’OTTOBRE

 

Mi trascino, dentro questo

tardo meriggio di fine ottobre,

un passo dietro l’altro

quasi a fatica, nemmeno

avessi fango sotto le suole.

Mi accompagna un ruvido mal di gola

frutto accetto d’alterne stagioni.

Fra…fra…..calpesto e frantumo

foglie a terra ammontinate

pagine di diario accartocciate.

Nel cielo di cupo tinto

ogni battito d’ala è vinto

Sulla mia testa, alte trascorrono

dense nubi, spinte dai venti

come dolci pensieri ricorrenti.

Lo scirocco soffia gagliardo

e nelle guance di lacrime rigate

lascia una calda nostalgia d’estate.

Foglie d’acacia al ramo appese

fremono frali, ma tenaci stanno

come chi non vuol, ma se che deve.

S’accendono i lampioni ad arginar l’oscurità

che il mondo inghiotte con voracità.

Sono come lumini di presepe

nel buio, immacolate verità.

Sulla strada riverberano

riflessi di fioco vermiglio

uno dietro all’altro

ordinatamente salgono

e par che invitino a sperare.

Corro dritto verso casa

ma ad ogni slargo devio

dispiaciuto di andar via

da questa dolce malinconia.



 

È più vero il mio sì

nel choido

che la carne incide.

Sono più tuo in quest’ansia

di comunicazione

che nella gola

mi muore.

Mi fai più libero

dentro i nodi

che la vita non scioglie.


TRAMONTO

 

Mi esplode negl’occhi

ed è bello…è bello

il giorno che muore.

Il cielo precipita

in un baratro

di porpora accesa.


BUFERA

 

Oggi i colombi 

son stracci nel cielo

non l’ali li porta,

ma il vento.


TEMPORALE

 

C’è aria di bufera sospesa

incombe nel cielo minacciosa

come pantera in attesa.

Nel sordo brontolio

s’annuncia con schiaffi di vento

improvvisi, sulle imposte cigolanti.

Si insinua attraverso le finestre

in refoli gelidi,

tintinna il vetro

con impeto tremulo

sembra quasi, che tosto s’infranga.

Ormai tutto è un accenno 

del peggio che viene.

Ma in un attimo

di greve silenzio

tutto cessa:

e gli schiaffi di vento….

e i refoli gelidi…..

e il tintinnio diafano…..

e il cupo brontolio……

Poi la folgore, del tuono

lo schianto precede

e finalmente

con sollievo

tutto cede.


NON ASCOLTARE FRATELLO…….

 

Non ascoltare fratello

le sirene d’occidente.

Hanno voci suadenti

proferiscono parole di

miele

ma nascondono un potente

veleno.

Il loro volto è un’icona di 

bellezza

ma sappi che celano 

corpi di bestia.

Le loro piume non scaldano

ma graffiano e pugono

e le ferite che producono

facilmente s’infettano.

 

Fratello non abbandonare

terre rigogliose

di uomini e di piante

e di animali di ogni specie.

Non affidarti ai nuovi caronti

il debito che impongono

difficilmente si estingue,

ciò che vendono è solo fumo

che brucia negli occhi

un incenso corrotto

che infiamma le narici.

 

Non farti ammaliare fratello

questa è la casa dei lupi

travestiti da agnelli.

Il Diavolo ha preso dimora

tra i borghi vetusti

e nelle strade scintillanti

di abnormi metropoli.

Ha confuso la mente degli uomini

e le vie storte le fa apparire diritte.

Ha trasformato rampolli argivi

in eunuchi svergognati.

ha svuotato i cuori dei padri.

Ha fatto di Penelope 

il ludibrio degli stolti.

 

Fuggi fratello, Troia brucia

gli infanti sono gettati giù dai palazzi

-ma tutto per amore- ci assicurano.

Poiché hanno corrotto anche l’amore

il più alto dono, il principio

che muove il sole e l’altre stelle

è stato trasformato in una melassa

insulsa e appiccicosa

in cui si affoga, con cuore ammansito

e il pensiero affievolito.

 

Aspetta fratello dall’anima intonsa

hanno messo a tacere la coscienza

ed umiliato il buon senso.

Hanno fatto del giusto 

il dileggio delle piazze.

Anche la bianca sposa, talora

si accompagna al malfattore,

ha abbandonato lo sposo fedele

pensando ingenuamente

di recuperar colui che ormai

ha tacitato il grido 

e tra i gorghi con diletto affonda.

Qui tutto ha un prezzo

anche un ventre fecondo

e tutto ciò che poteva esser diviso

è stato separato.

 

Sappi fratello

mille notti di San Bartolomeo

ardono nel cuore

della grande prostituta.

Nella terra dove il sole muore

e si inabissa nel vasto mare

legioni di demoni

tormentano le notti degli uomini

che vagano insonni.

Fantasmi dagli occhi sgranati

come pupazzi dai fili consunti

percorrono sconfinate oscurità,

senza riposo, senza perché.

Hanno perso da tempo

-colpevolmente-

il sonno del giusto.

Uomini che non sanno più pregare

che non sanno più quale ristoro

quale fresca e sempre nuova gioia

si cela nel fondo delle cose.

 

Questa fratello è la terra

di uomini divenuti piccini

dal cuore rattrapito,

vano, immoto e morto

che sta come una grinza

sul volto infissa.


LEGGENDO ARTHUR RIMBAUD

 

Perduta armonia greca

In quest’ epoca greve

Intessuta di twet

Dietro tendine lacere

Si consuma questo tempo

Strano e distopico

È più una ballata medievale

Di luridi stracci sfilacciati

Di bocche sdentate

Aliti nauseabondi

Di vini acetici

Perduta armonia greca

Di belle forme

Di movimenti eleganti

Ampi spazi

Idilli di natura goduta

Ordine estremo

Nitidi orizzonti

Colonne d’acanto

E biancospino ornate

Templi di spazio smisurato

Simmetrie ricercate

Bellezza ideale.

Perduta armonia greca

Questa è l’epoca del disimpegno

Delle sguaiate canzoni

Epoca di rumori ammorbanti

Clangore di vuote campane

Si fugge il silenzio

Per la paura di guardarsi dentro

Ogni domanda è dal frastuono tacitata

C’è sempre

Qualche apparecchio acceso

Nessuno sa più stare

Sopra un divano senza parlare

C’è come un sordo terrore

Di scoprirsi creature

Parlare sempre parlare

Per scacciare la paura

Per allontanare

Quel sordo assillo 

Di morte incipiente.

Perduta armonia greca

Eppure tutto passa

Il rumore e le parole

E quelle immagini riprodotte

Di cui non sappiamo fare a meno

Arriverà il tempo 

Dei grandi silenzi

Delle distese immani

Di praterie sconfinate

Di silenzi cosmici

Distese di stelle

Distanze siderali

In cui volumi di materia

Vagano separati

Da milioni di anni luce

Allora sapremo

Finalmente chi siamo

Perduta armonia greca.