Cade una foglia
un’altra la segue
un fiore sboccia
un altro appassisce.
L’alba di luce
inonda l’orizzonte
ma in un battito d’attimi
si fa subito sera.
Il tempo non passa
precipita.
Barche adagiate
Su tappeti d’acqua
Attendono immobili
Primavere incipienti
MATTINA
Lieve luce d’albore
nell’improvviso chiarore
zilla lo storno
ed è subito giorno.
MERIGGIO D’OTTOBRE
Mi trascino, dentro questo
tardo meriggio di fine ottobre,
un passo dietro l’altro
quasi a fatica, nemmeno
avessi fango sotto le suole.
Mi accompagna un ruvido mal di gola
frutto accetto d’alterne stagioni.
Fra…fra…..calpesto e frantumo
foglie a terra ammontinate
pagine di diario accartocciate.
Nel cielo di cupo tinto
ogni battito d’ala è vinto
Sulla mia testa, alte trascorrono
dense nubi, spinte dai venti
come dolci pensieri ricorrenti.
Lo scirocco soffia gagliardo
e nelle guance di lacrime rigate
lascia una calda nostalgia d’estate.
Foglie d’acacia al ramo appese
fremono frali, ma tenaci stanno
come chi non vuol, ma se che deve.
S’accendono i lampioni ad arginar l’oscurità
che il mondo inghiotte con voracità.
Sono come lumini di presepe
nel buio, immacolate verità.
Sulla strada riverberano
riflessi di fioco vermiglio
uno dietro all’altro
ordinatamente salgono
e par che invitino a sperare.
Corro dritto verso casa
ma ad ogni slargo devio
dispiaciuto di andar via
da questa dolce malinconia.
Sì
È più vero il mio sì
nel choido
che la carne incide.
Sono più tuo in quest’ansia
di comunicazione
che nella gola
mi muore.
Mi fai più libero
dentro i nodi
che la vita non scioglie.
TRAMONTO
Mi esplode negl’occhi
ed è bello…è bello
il giorno che muore.
Il cielo precipita
in un baratro
di porpora accesa.
BUFERA
Oggi i colombi
son stracci nel cielo
non l’ali li porta,
ma il vento.
TEMPORALE
C’è aria di bufera sospesa
incombe nel cielo minacciosa
come pantera in attesa.
Nel sordo brontolio
s’annuncia con schiaffi di vento
improvvisi, sulle imposte cigolanti.
Si insinua attraverso le finestre
in refoli gelidi,
tintinna il vetro
con impeto tremulo
sembra quasi, che tosto s’infranga.
Ormai tutto è un accenno
del peggio che viene.
Ma in un attimo
di greve silenzio
tutto cessa:
e gli schiaffi di vento….
e i refoli gelidi…..
e il tintinnio diafano…..
e il cupo brontolio……
Poi la folgore, del tuono
lo schianto precede
e finalmente
con sollievo
tutto cede.
NON ASCOLTARE FRATELLO…….
Non ascoltare fratello
le sirene d’occidente.
Hanno voci suadenti
proferiscono parole di
miele
ma nascondono un potente
veleno.
Il loro volto è un’icona di
bellezza
ma sappi che celano
corpi di bestia.
Le loro piume non scaldano
ma graffiano e pugono
e le ferite che producono
facilmente s’infettano.
Fratello non abbandonare
terre rigogliose
di uomini e di piante
e di animali di ogni specie.
Non affidarti ai nuovi caronti
il debito che impongono
difficilmente si estingue,
ciò che vendono è solo fumo
che brucia negli occhi
un incenso corrotto
che infiamma le narici.
Non farti ammaliare fratello
questa è la casa dei lupi
travestiti da agnelli.
Il Diavolo ha preso dimora
tra i borghi vetusti
e nelle strade scintillanti
di abnormi metropoli.
Ha confuso la mente degli uomini
e le vie storte le fa apparire diritte.
Ha trasformato rampolli argivi
in eunuchi svergognati.
ha svuotato i cuori dei padri.
Ha fatto di Penelope
il ludibrio degli stolti.
Fuggi fratello, Troia brucia
gli infanti sono gettati giù dai palazzi
-ma tutto per amore- ci assicurano.
Poiché hanno corrotto anche l’amore
il più alto dono, il principio
che muove il sole e l’altre stelle
è stato trasformato in una melassa
insulsa e appiccicosa
in cui si affoga, con cuore ammansito
e il pensiero affievolito.
Aspetta fratello dall’anima intonsa
hanno messo a tacere la coscienza
ed umiliato il buon senso.
Hanno fatto del giusto
il dileggio delle piazze.
Anche la bianca sposa, talora
si accompagna al malfattore,
ha abbandonato lo sposo fedele
pensando ingenuamente
di recuperar colui che ormai
ha tacitato il grido
e tra i gorghi con diletto affonda.
Qui tutto ha un prezzo
anche un ventre fecondo
e tutto ciò che poteva esser diviso
è stato separato.
Sappi fratello
mille notti di San Bartolomeo
ardono nel cuore
della grande prostituta.
Nella terra dove il sole muore
e si inabissa nel vasto mare
legioni di demoni
tormentano le notti degli uomini
che vagano insonni.
Fantasmi dagli occhi sgranati
come pupazzi dai fili consunti
percorrono sconfinate oscurità,
senza riposo, senza perché.
Hanno perso da tempo
-colpevolmente-
il sonno del giusto.
Uomini che non sanno più pregare
che non sanno più quale ristoro
quale fresca e sempre nuova gioia
si cela nel fondo delle cose.
Questa fratello è la terra
di uomini divenuti piccini
dal cuore rattrapito,
vano, immoto e morto
che sta come una grinza
sul volto infissa.
LEGGENDO ARTHUR RIMBAUD
Perduta armonia greca
In quest’ epoca greve
Intessuta di twet
Dietro tendine lacere
Si consuma questo tempo
Strano e distopico
È più una ballata medievale
Di luridi stracci sfilacciati
Di bocche sdentate
Aliti nauseabondi
Di vini acetici
Perduta armonia greca
Di belle forme
Di movimenti eleganti
Ampi spazi
Idilli di natura goduta
Ordine estremo
Nitidi orizzonti
Colonne d’acanto
E biancospino ornate
Templi di spazio smisurato
Simmetrie ricercate
Bellezza ideale.
Perduta armonia greca
Questa è l’epoca del disimpegno
Delle sguaiate canzoni
Epoca di rumori ammorbanti
Clangore di vuote campane
Si fugge il silenzio
Per la paura di guardarsi dentro
Ogni domanda è dal frastuono tacitata
C’è sempre
Qualche apparecchio acceso
Nessuno sa più stare
Sopra un divano senza parlare
C’è come un sordo terrore
Di scoprirsi creature
Parlare sempre parlare
Per scacciare la paura
Per allontanare
Quel sordo assillo
Di morte incipiente.
Perduta armonia greca
Eppure tutto passa
Il rumore e le parole
E quelle immagini riprodotte
Di cui non sappiamo fare a meno
Arriverà il tempo
Dei grandi silenzi
Delle distese immani
Di praterie sconfinate
Di silenzi cosmici
Distese di stelle
Distanze siderali
In cui volumi di materia
Vagano separati
Da milioni di anni luce
Allora sapremo
Finalmente chi siamo
Perduta armonia greca.