Inno alla vita
Desidera una carezza più di qualsiasi altra cosa al mondo;
desidera uno sguardo
come un bambino che piange perché ha fame;
desidera stringere una mano
come un terreno su cui non piove da mesi;
desidera amare come un pesce
che è fuori dall’acqua e vuole rientrare;
desidera abbracciare
come un girasole baciato dal sole;
desidera camminare accanto a un uomo
come un marciatore assetato che aspetta di bere;
desidera appoggiare la tua testa sulle spalle di un amico
come un bruco mentre si trasforma in farfalla;
desidera sdraiarti e guardare il cielo con quattro occhi;
desidera sognare
come le nevi che si sciolgono sotto il sole;
desidera che il tuo sogno diventi realtà
come un fossile che si stratifica e si trasforma in pietra;
desidera vivere e viaggiare
come un’ aquila che impara a volare;
desidera star dentro te stessa
come un bambino che cresce nell’utero;
desidera dormire
come un suono in una scala armonica;
desidera scrivere
come un bambino che sta imparando a camminare;
canta odi al cielo e ringrazia per tutto quello che c’è
e per tutto quello che deve ancora arrivare.
Solitudine
Un urlato silenzio mi fa compagnia.
Non odo più nulla,
solo un battito d’ali sul ritorno di un’onda.
Cammino nell’aria,
la terra è svanita.
Una nuvola passa
e il cielo si schiara.
Dove sei mia compagna di vita?
Sono qui nel tuo cuore;
ho paura,
ti ho perso per sempre.
Sono solo il tuo specchio e non riesci a vederti.
Basta fiumi dagli occhi, torrenti festosi.
Aspiro alla terra,
non respiro nell’aria.
Gioia
Una gioia presente zampilla dall’anima,
talvolta non scorre,
si ferma
e come goccia di rugiada
si posa su fiori sgargianti e alberi secchi.
La gioia appartiene al presente,
il saggio lo sa.
Lo stolto che guarda al passato
rimane invischiato.
Il folle che guarda al futuro
non è più sicuro.
Non ho nemici da battere o da colpire
ma solo amici con cui agire.
Dalle umane miserie risorgo
ma il segreto resta d’ingorgo.
Il bisogno di serenità spesso diventa fragilità,
ma con fragilità mi avvicino all’umanità.
Il capitolo della tristezza è chiuso con dolcezza.
Non sono più malata di servitù e una grande gioia mi porta lassù.
Risveglio
Svegliarsi e non aver nessuno da guardare;
svegliarsi e non poter dare il bacio del buongiorno;
svegliarsi e non poter posare la mano sul tuo viso;
svegliarsi e non aver la forza di alzarsi;
svegliarsi e non voler guardare fuori,
perché tanto oggi sarà uguale a domani;
svegliarsi e credere che una luce alla fine del tunnel ci sarà;
svegliarsi e dire che il sole comunque è sorto;
svegliarsi e aver paura di non essere ascoltata;
svegliarsi e credere che un giorno cambierà;
Alzati!
Tu sei il cambiamento.
Illusione dei sensi
Suoni sibilanti di dolore inespresso,
parole inghiottite nel cuore,
sguardi penetranti nel buio,
amaro sapore di un dolce senza gusto.
Il piacere di un godimento sconosciuto
cammina in equilibrio lungo un filo parallelo.
Un’esplosione di gioia arriva,
immensa voglia dell’anima.
Grazia il mio io ritrovato
Perdono…
Voce solitaria su un treno senza fermate.
Cosa resta delle mie pagine?
Una scollata realtà fatta di umana precarietà.
Vita
Navigavo su onde agitate,
un mostro marino mi ha tagliato le gambe.
Ho provato a nuotare…
A terra ho trovato
sfinite parole,
frammentate sillabe,
sferzate di dolore,
moltitudine di uomini,
in labirinti senza uscita,
sogni dileguati,
terribili orrori,
ingiustizie gridate,
offese celate,
aggrovigliate trame di vita
non ancora districate.
Vita cos’hai ancora dentro di te?
Un amaro sapore o un tiepido cuore?
Il cielo è ormai vuoto,
il gabbiano è partito.
Un uomo mi aspetta e dice che ha fretta.
La vita trascorre e ormai non balbetta.
Mare
Beccheggio,
rollio,
infinito andare dell’onda.
Orologio di vita
oltre orizzonte.
Misteriosi abissi,
insieme di emozioni senza voce.
Pescatori pazienti
in cerca di porti
L’approdo è lontano,
la pazienza più ardente.
La conchiglia non canta.
L’uragano è passato
una brezza leggera innalza la vela
e oscilla su acque tranquille.
La cima è tagliata,
l’ancora innalzata
E la felicità è arrivata
Lettera a un amico
Vorrei ascoltare la tua voce,
leggere le tue parole,
guardare i tuoi occhi….
trovare con te l’ armonia di cuori che si comprendono.
Rispondi…
Lo stupore mi coglie:
canto,
cinguetto,
chiacchiero,
chiamo,
cammino,
corro,
cavalco,
calpesto,
crollo,
cado e mi calmo in questa stordita bellezza di averti trovato.
Istantanea d’amicizia
Una mattina, inaspettatamente, la vita mi ha restituito la mia cara amica d’infanzia Cristina e cosi è nato questo scambio di pensiero.
Dora: sei sempre molto bella e affascinante Cristina. Gli anni sembrano non passare per te. La tua gioia di vivere arriva alla mia anima malata.
Cristina: mi dispiace sapere quanto stai soffrendo e puoi contare sempre su di me.
Dora: ti ringrazio tanto e non sai quanto la tua vicinanza sia benefico balsamo per le mie ferite ma il percorso è molto lungo. L’uomo che mi è stato vicino per così tanto tempo mi ha ferito profondamente.
Cristina: non puoi far sparire il tuo cuore così generoso. Sei una persona meravigliosa e vedrai che prima o poi incontrerai nuove persone che sappiano apprezzare la tua grande disponibilità verso il prossimo.
Dora: la vita è molto faticosa. E’ una trama aggrovigliata che non riesco a districare. Ho bisogno dell’altro.
Cristina: sì, hai ragione ma è importante non spaventare l’altro.
Dora: sai, l’unico modo per non vergognarmi della mia emotività è riuscire a trascrivere sulla pagina bianca quello che provo.
Cristina: brava devi continuare in questa impresa.
Dora: il mio coraggio è diminuito e i miei pensieri vengono sempre prima. Non riesco a tramutarli in azione.
Cristina: sono certa che ci riuscirai. Hai tutte le risorse per potercela fare.
Dora: ho anche tanti sogni che mi portano via da questa realtà.
Cristina: i sogni sono necessari nella vita.
Dora: ne ho troppi che sono ancora nel cassetto.
Cristina: i sogni nel cassetto sono la tua ricchezza.
Dora: lo terrò a mente e questa sera inizio a scriverne altri.
Cristina: mi raccomando, facci sognare con i tuoi scritti, poesie, racconti o quello che t’ispira. Devi trasmettere il tuo mondo interiore.
Dora: grazie cara amica della tua immensa amicizia.
Cristina: oggi non ci vediamo perché voglio riordinare la mia libreria.
Dora: brava! Sarà un po’ faticoso ma ti darà tanta soddisfazione. Sfogliare i libri è uno dei piaceri più belli che ci siano nella vita.
Cristina: sì, bisogna anche far pulizia per rinascere.
Dora: quando ascolto o leggo le tue parole, nasce in me un’euforia . Un risveglio dell’anima. Un godimento di quando ti si apre la testa e vedi tutto con maggiore chiarezza.
Cristina: sono felice per questo. Spero in una luce più grande per te. Affidati all’insegnamento che arriverà. Compra fiori e lasciati ispirare dalla loro bellezza e dal loro profumo.
Dora: sai questa notte ho pensato a tutto quello che ho superato e ancora a tutto quello che mi aspetta.
Cristina: sei sulla buona strada… sei in salita.
Dora: hai sognato anche tu questa notte?
Cristina: sì, ho sognato di essere innamorata di mio marito.
Dora: che meraviglia. Tienilo stretto nel tuo cuore.
Cristina: mi sento tanta energia e dobbiamo fare tante cose belle. Ti va di girare per mercatini?
Dora: molto volentieri. Adoro i mercatini con i loro mille colori, mille storie da raccontarti e brandelli di vita in mostra.
Cristina: perfetto, allora ci vediamo e trascorriamo tutta la mattina insieme.
Dora: sarebbe bello anche un mercatino di poesie. C’è tanto bisogno di poesia nel mondo.
Cristina: mettiamoci in cammino…
Dora: sono stanca. Mille problemi mi attanagliano e spesso faccio fatica a vivere.
Cristina: dai! Forza. Stai facendo mille cose e imparando a goderti la vita. Guarda al futuro con speranza e filosofia. Sei ancora molto bella e in gamba. Coraggio. C’è tutto un mondo intorno a noi.
Dora: oggi sono felice perché ho ritrovato la tua amicizia che senza dubbio con l’esperienza della vita è più profonda. Nel dramma, che sto vivendo, sei un faro luminoso.
Cristina: non pretendere troppo da te! Sei molto ferita. Cerca le tue radici, cerca la bellezza, cerca il divertimento, cerca, cerca…
Dora: sto andando incontro la vita.
Riflessioni su Venezia
Venezia è un’esperienza personale e artistica di prim’ordine. Rappresenta la musa per eccellenza, contiene in sé la fusione perfetta dei quattro elementi naturali: acqua, aria, terra, luce. In questa città non vi è trapasso tra cielo e terra, esiste già quel tutt’uno, origine e ritorno di ogni creazione, cui l’uomo, dopo la nascita-caduta, potrà poi ricongiungersi soltanto post- mortem.
Il senso di morte e di lenta agonia è presente nell’odore stagnante della laguna, nel canto prolungato dei gondolieri, nelle fondamenta verdi di muschio degli antichi palazzi gotici, nel colore nero della gondola, nel tramonto del sole sulle acque “dorate”. Risveglia sentimenti profondi di paura e di esaltazione. Il “panta rei” acquista nella città dei dogi un valore più emblematico e affascinate.
Da sempre Venezia è stata legata all’immagine dell’acqua, essa è quindi sinonimo di metamorfosi: è il divenire di Eraclito, in cui non esiste ripetitività e uguaglianza ma ogni goccia è diversa dall’altra.
La presenza dell’acqua, esercita un grande potere evocativo sull’immaginazione e permette di trascinarla nell’inconscio, verso quel momento perfetto in cui l’Io abbatte ogni barriera e diventa anch’esso fluido, nel desiderio di unirsi alla natura e all’ambiente che lo circonda. Il forte contrasto tra il senso dell’effimero e bisogno di assoluto è così forte tra le calli, i rii, i canali e le fondamenta e le piazzette da provocare un brivido vertiginoso. Si ha la sensazione di entrare in un universo di solitudine, voluttà e disfacimento. I paesaggi riflessi colpiscono la sensibilità e hanno la capacità di penetrare all’interno dell’animo fino a risvegliare le sensazioni più recondite e le immagini delle ombre del passato.
Venezia non è solo potere immaginifico è anche storia: rappresenta la vittoria dell’uomo sulla natura, di quell’uomo che è riuscito a costruire una città sull’acqua e a renderla una grande potenza egemonica.
“La regina” dell’Adriatico ha una funzione catartica, offre l’atmosfera più adatta per la proiezione di sé stessi e l’acqua aiuta alla cristallizzazione del pensiero, a cogliere quell’istante di “assoluto”. Ogni strada è una possibile chiave per decifrare il mistero. La toponomastica veneziana facilmente si presta a questo gioco di labirinti. Piacevole diventa passeggiare senza meta e una strada sbagliata non è cammino perso ma possibile momento di rivelazione. Quest’ultima avviene in gran segreto. Le voci di Venezia sono tante: non sono solo quelle di terra ma anche quelle dello sciabordio dell’acqua. La citta è come una donna velata, di fronte alla quale si è presi dal desiderio irresistibile di strappare il velo.
Venezia offre risposte nascoste a ulteriori domande. La Sua natura offre profonde riflessioni sull’esistenza. E’ una città che vive della sua morte.