Sonia Sella - Poesie

La poesia viene dal cuore, non si comanda; ascolta, rifletti, attendi: un giorno ti parlerà.

 

Sogno

 

Ho sognato che ero un aquilone

veleggiavo nell’aria come un airone.

Fra cirri e cumuli giocavo a nascondino

nell’attesa del cielo turchino.

Baciato dal sole danzavo e

cantavo mille parole.

La notte, le amiche stelle,

mi narravano le fiabe più belle.

Quando al mattino mi son svegliato,

già mi mancava quel mondo incantato.


 

Terremoto

 

Notte fonda,

non si dorme,

l’armadio scrocchia,

il letto balla.

Di scatto

si alza Lulù.

Accende le luci,

la lampada dondola,

il volto sbianca.

-Mamma, mamma!

-Presto al riparo, Lulù!

La corsa e

l’abbraccio

sotto la trave

del muro portante.

-Mamma e Minou?

Finite le scosse

trova la gatta,

la stringe a sé,

prende la gabbia e

giù per le scale,

tutti in giardino

nel verde e nel blu.


 

 Respiro

 

Respiro corto.

Nella brezza di primavera

Esco e vagabondo

Tra i banchi del mercato.

Respiro.

Curioso tra i libri

Cerco autori noti

Scopro testi nuovi.

Respiro profumo vitale.

Scelgo

Inspiro parole

Espiro luce.

Respiro normale in mezzo ai libri.


 

 Cigola

 

Cigola la vecchia sedia a dondolo della nonna

Lei a sbrogliare gomitoli di lana aggrovigliati

Intorno al caminetto con i suoi quattro figli

E a piangere il marito strappato ai suoi cari

Da un infausto destino.

Tristi anni vissuti in povertà

Sgomenta del filo spezzato

A cucire vestiti usati

A disfare e fare nuovi maglioni

Un unico conforto: il ceppo acceso


 

 Parole nel silenzio

 

Te nei sei andato!

Te ne sei andato

quasi in silenzio

senza far rumore

con gli occhi tuoi nei miei.

Quanti rimpianti

sogni negati

voli senza ali.

Ti ho accarezzato la fronte, le braccia,

ti ho tenuto la mano.

Per accompagnare l’ultimo viaggio

ho letto il libro

che tanto ti piaceva.

Ti ho chiamato

ma l’eco non ha fatto ritorno.

In un giorno bambino

accolsi il tuo invito a scrivere di te, di me.

Ecco il tuo desiderio esaudito

Papà.


 

 Traccia

 

Scrivere.

Lasciare una traccia.

Il tempo terreno

Scorre

Scivola via:

Acqua

Di ruscello

Sgorga

Dalla cima

Mormorando

Scende a valle

Specchiandosi

Evapora lassù

Nella danza

Dei venti

Nell’ arcobaleno…

 


 

 Tommaso trenino imprudente

 

Al trenino Tommaso piaceva avventurarsi nei boschi, sui prati e lungo i letti dei fiumi per spiare i giochi dei bambini. D’inverno indossava una bella sciarpa rossa e un caldo berretto variopinto che gli era stato donato da un’amica locomotiva al rientro dal suo viaggio in Cile e Perù. Diva, la locomotiva, aveva visitato tanti paesi: era antica, bella ed elegante e le agenzie di viaggio la invitavano per organizzare gite speciali.

Nella casa di Tommaso si trovavano ricordi provenienti da tutto il mondo: un boomerang australiano, una teiera turca, una gondola veneziana, un carretto siciliano, un kimono giapponese e un cappellino spagnolo della Costa del Sol, che portava nelle torride giornate estive. Appena si presentava l’occasione, li adoperava oppure li mostrava con grande soddisfazione a passanti ed amici. Tommaso era molto grato a Diva, la quale era sempre disponibile a condividere ogni cosa con lui.

Il trenino si divertiva moltissimo a scivolare sulle rotaie nel mezzo della campagna. Quando scorgeva dei bimbi, prima fischiettava e dopo una brusca frenata si fermava.

In un giorno ventoso, mentre gareggiava con le nuvole di passaggio, vide ragazzi e bambini pattinare, volteggiando vivacemente in cerchio sul letto di un fiume gelato, nonostante il freddo pungente di gennaio. Tommaso, attratto dalla loro gioia, infranse le regole: dopo essersi tolto dalle rotaie, iniziò a scendere lungo la sponda del fiume per raggiungerli. Povero trenino…! Mosso dal desiderio di divertirsi sempre di più, non aveva valutato bene la situazione. Non appena si trovò nel mezzo della distesa ghiacciata, l’enorme peso del suo corpo incominciò a fare pressione sul ghiaccio che di lì a poco si ruppe, provocando tanti guai. I bimbi, rischiando di cadere dentro l’acqua, dovettero uscire immediatamente, Tommaso invece incominciò ad affondare nel fiume tra le urla della gente. Nella confusione, qualcuno chiamò in soccorso i vigili del fuoco.

Tommaso fu fortunato, la competenza e l’abilità dei pompieri lo salvarono. Una volta rientrato sul binario,bagnato fradicio, infreddolito e desolato tornò a casa, dove Diva accese un grosso fuoco per riscaldarlo.

Non mancò di prendersi un brutto raffreddore e rimase a letto per una settimana. Per fortuna aveva la sua amica locomotiva che lo coccolava ed accudiva e, per rendergli meno noiose le giornate, gli raccontava dei suoi avventurosi viaggi.

Tommaso rifletté molto su quanto gli era successo e, rendendosi conto di essere stato incosciente, divenne più prudente. Quando si riprese dallo shock e dalla malattia, ringraziò tutti coloro che l’avevano aiutato offrendo un giro turistico su rotaie in quella pittoresca parte d’Olanda.

Anche i bambini che assistettero alla scena rimasero scioccati e commentarono per giornate intere l’accaduto.

Da quel giorno, in tutte le case del villaggio, quando d’inverno la luna con il suo bagliore notturno sorride al mondo illuminandolo, si odono le mamme e i papà raccontare ai loro bimbi la storia di Tommaso trenino imprudente.

 


 

 Tip Tap

 

A Tip Tap, giovane leprotto, piaceva molto girovagare per i boschi, specialmente quando erano ricoperti da uno spesso manto bianco. Con la neve, il suo passo era felpato e ne approfittava per avvicinarsi alle tane e curiosare i giochi di altri cuccioli, senza farsi notare. Che birichino! Era figlio unico e amava stare da solo. I genitori avevano per lui molte attenzioni, ma non bastavano, quindi lo spronavano a trovarsi degli amici.

Trascorsa una settimana di nevicate e freddo, uscì dal suo rifugio. Con l’aiuto delle zampette, piano piano, si aprì un varco e arrivato in superficie, scoprì nel cielo finalmente il sole che lo scaldò e baciò con i suoi raggi.

Dopo aver saltato qua e là senza meta era stanco. Si fermò sotto una grossa quercia dai rami traboccanti di freddi cristalli luccicanti. Mentre era in procinto di appisolarsi, sentì un lieve dolore sul capo e… a poco a poco fu tempestato da una pioggia di palline di neve. Si alzò di scatto, guardò all’insù, impaurito, ma non vide nessuno. Ritornò quindi ad adagiarsi sotto l’albero. Ahimè! Trascorso qualche minuto fu colpito ancora. Rapidamente fece un balzo in avanti e vide uno scoiattolo che lo osservava divertito e mentre saltellava fra le fronde degli alberi innevati, cercava di attirare la sua attenzione facendo volare pigne e neve. Il leprotto non capì che intendeva giocare e scappò velocemente.

Vagò per il bosco senza meta per lungo tempo. Quando si fermò il cielo era oscurato e la neve intorno brillava illuminata dalla luna. Non si sentiva alcun rumore e non si vedeva nessuno; era triste e malinconico. In quel momento desiderò avere degli amici: qualora si fosse incontrato con loro non si sarebbe trovato solo in quel posto sconosciuto.

Ad un tratto, in lontananza scorse un fioco lumicino e saltellando si avvicinò. Intravide una casupola quasi sepolta dalla neve, con il fumo che usciva dal comignolo. Quando fu davanti sentì un profumo di dolci e cioccolato e si rincuorò, confidando di trovare rifugio. Alzandosi sulla punta delle zampette, si avvicinò all’unica finestra visibile e sbirciò dentro. Nella grande cucina, c’era una grassa

nonnina, con occhiali, grembiule e cuffia, affaccendata tra i fornelli. Scoprì poi che era un’esperta pasticciera e gli abitanti del paese le commissionavano i dolci natalizi. Accanto a lei Picasso, un bel gatto bianco e nero, che con il muso all’insù, gli occhi furbi e i miagolii cercava di attirare la sua attenzione.

La donna gli aprì l’uscio che lasciò socchiuso. Tip Tap ne approfittò subito per introdursi in casa.

Quando il gatto rientrò e lo vide, inarcò la schiena, drizzò il pelo dal dorso alla coda, appiattì le orecchie ed emise un minaccioso miagolio.

Il leprotto si intimorì e rincorso zampettò veloce veloce qua e là, su e giù, mettendo a soqquadro tutta la casa. Giunsero anche in cucina dove era pronto l’occorrente per fare i dolci. Picasso non dava tregua a Tip Tap, il quale, per fuggire, con un balzo finì sopra la tavola dove le sue zampette lasciarono il segno nella pasta, dando una nuova forma a quelli che sarebbero diventati dei prelibati biscotti natalizi. Quando la nonna si accorse dell’inseguimento li tranquillizzò. Dopo aver ascoltato con pazienza il leprotto, lo accolse calorosamente. Nei giorni seguenti i biscotti fecero ingolosire i bambini dei dintorni, che incuriositi dalla strana forma ne divennero ghiotti. Per la nonna fu una grossa soddisfazione e poi era anche più contenta perché aveva sempre tanti bimbi che gironzolavano per casa, che le facevano compagnia.

 

Dopo qualche giorno, quando il cumulo di neve scivolò lentamente giù dal tetto, Tip Tap decise di ritornare dai genitori, che sicuramente lo stavano attendendo preoccupati. Salutò affettuosamente e se ne andò verso il bosco. Durante il tragitto fece tesoro dei consigli della nonna, la quale gli aveva raccomandato di avere più fiducia nei coetanei. Divenne quindi amico dello scoiattolo, che agile e scattante lo aiutò a ritrovare la sua tana.Quando arrivò i genitori lo sgridarono; ma dopo aver ascoltato la sua avventura, lo abbracciarono e baciarono stringendolo con calore.

Negli anni che seguirono il leprotto fu il benvenuto a casa della nonna. Lei, oltre ad apprezzare la sua compagnia, aveva bisogno della sua collaborazione per dare la buffa forma ai biscotti che mettevano allegria ai bimbi del paese. Tip Tap invece era felice perché era riuscito a trovare degli amici. In particolare il gatto che, nonostante fosse un pigrone, di tanto in tanto abbozzava qualche smorfia e giocava a nascondino dentro casa insieme a lui.


 

Che bello!

 

-Mamma mamma che bellooo! Nevica, guarda.
All’invito, Regina raggiunge la figlia davanti alla finestra.

Insieme osservano i tetti, il giardino e il parco imbiancati.
Incantate ammirano i candidi fiocchi danzanti scendere e posarsi ovunque.

Poco prima, mentre era al caldo sotto le coperte, la mamma aveva sentito un leggero picchiettio sui vetri, come quello della pioggia sottile.
Anche per lei la neve è un bellissimo regalo del cielo.
Alice, invece, si era alzata dal letto presto con lo stomaco in subbuglio, preoccupata per un’interrogazione. Ma, dopo aver visto la neve, a gran voce, disse:

-Che bello! Ora sto meglio.
Prima di uscire di casa per recarsi a scuola Alice chiede un bacio e la mamma glielo manda con un lieve soffio delle labbra.

Trascorso qualche minuto trilla il citofono, Regina risponde e sente la voce festante della figlia:

-Guarda giù in giardino!

Subito si sporge dal balcone e sul tettuccio della sua auto, tracciato nella neve, vede scritto:

 

            TVB
Mamma ciao!