Stefania Caprotti - Poesie e Racconti

L’IO PERDUTO

 

La pioggia scende inesorabile sulla città

E ricopre velocemente le strade con il suo liquido freddo.

Così le lacrime scivolano piano sul mio viso bagnandolo,

Annegando la mia anima

E spegnendo l’ultimo barlume di calore.

 

Solitudine, paura disperazione

Si muovono incessantemente dentro di me

Come in una danza crudele e assassina.

 

Cammino tra la folla che, indifferente al mio dolore,

È distante, troppo distante dal mio mondo.

 

Mondo, ma quale mondo è il mio?

Popolato da fantasmi che, minacciosi, 

mi volteggiano intorno come avvoltoi

Pronti a tuffarsi sulla preda.

Persone indistinte che vanno e vengono

Lasciando tuttavia ferite profonde, difficili da rimarginare.

 

Un mondo fatto di sogni infranti, promesse disilluse,

Desideri mai realizzati.

Un mondo di urla silenziose che nessuno vuole ascoltare.

Un mondo buio, senza sole

Che mi avvolge come un manto nero

Impedendomi di vedere la luce, di respirare l’aria pura della libertà.

 

Libertà perduta,

Prigioniera della mia stessa vita,

Rinchiusa in un labirinto,

Vago disperata senza trovare vie d’uscita.



DEDICATA

 

In silenzio ascolti le mie parole

E come uno specchio

I tuoi occhi lucidi di pianto

Riflettono tutto l’amore che mi porti.

 

Tenerezza e affetto

Gonfiano il mio cuore

E come un velo ti avvolgono.

 

E con questo velo

Dalla cattiveria della gente

Proteggerti vorrei

Dolce bimba indifesa 

Mi appari

E farti scudo col mio amore

Per non vedere mai più quelle lacrime

Bagnare l tuo bellissimo viso…

Mamma



INCONTRO

 

La pioggia scendeva a secchiate sul prato

E mi bagnava

Il cocktail shakerato schizzava ovunque

E mi macchiava

Le tue mani slittavano sulla tastiera inarrestabili

Come piedi su una buccia di banana

E i miei timpani si sgretolavano

 

Oh! Era tutto così meravigliosamente imperfetto!



TACUS

 

Azzurro

Il colore del mare e del cielo

Azzurro 

Il colore dei tuoi occhi

Che come una calda brezza

Mi accarezzavano teneramente 

Scaldandomi l’anima e riportandomi alla vita.

 

Azzurro

Il colore freddo del metallo

Azzurro

Il colore dei tuoi occhi

Che mi trafiggono ora come una lama d’acciaio

Sfregiandomi il cuore

E come ghiaccio fuso mi gelano l’ anima.  

Uccidendo il mio sogno di vita. 



MARIONETTE

 

Un altro giorno

Un altro giro sulla giostra della vita

Che come un’altalena sale e scende

Fino a che, poco a poco,

Il movimento rallenta fino ad arrestarsi.

 

Così noi

Burattini senza fili,

Ci affanniamo senza tregua

Non pensando mai

Che l’altalena si fermerà

Anche per noi



RINASCITA

 

Mi tieni in mano mi guardi e mi sfiori

Alto il mio fusto profumati i miei fiori

Forte e fiero lassù sul sentiero 

Per gli abitanti di sempre fui amico sincero

Ma un dì lo straniero col buio arrivò

E con cupa violenza in due mi tagliò

Mal sopportavo gli atroci dolori

E morto sembravo pe’i foschi colori 

 

Ma ora son qui in fronte a chi 

Riconoscer potrà la mia verità

Vibrando sperai l’amor che mi darai

Vedendo dentro me un riflesso del tuo sé

Della forza la vittoria in tutta la tua storia

La fede nel tuo Dio che assomiglia molto al mio

Rinascita avverrà per chi d’amor vivrà

la nuova vita mia si completa e così sia!



TRASMUTAZIONE

 

Gambe sottili reggon ‘l mi dorso

E molta strada han già percorso

Ma tu scettico mi guardi e pensi

Crollar certo pe’l sol peso degli incensi

Allor qui ti sfido e dico

Non posar su me sol il tuo dito

Ora carica quassù

I tuoi pesi di laggiù

Ch’io già sopravvissi

A mille e più abissi

E allorquando tu vedrai

Più non credere potrai

Ch’ogni peso sostenuto

Fu un conflitto ormai battuto

Di veder più negar potrai

La gran potenza

Che a fatica guadagnai



ASFISSIA

 

Sale piano l’angoscia

Una morsa d’acciaio mi stritola le viscere,

Lacera il mio cuore

Ma tu

Indifferente

Ti allontani

Uccidendo il mio sogno di vita



PENDOLO

 

Il dolore nell’anima spinge

Ergendosi come una sfinge

Solitudine amica diventi

Se ti accolgo portata dai venti

Buio e lacrime più non voglio

Scelgo la luce con pallido orgoglio 

Apro il mio cuore colmo d’amore

Che riporta alla vita 

Una gioia sopita



TU 

 

Ti vedo, sei ovunque, giro l’angolo e tu sei lì. I tuoi occhi chiari scrutano gli altrui occhi che passano e vanno senza degnarti di uno sguardo né un cenno. Sei lì seduto per terra, perso nel tuo mondo, un mondo che forse pensi ti abbia tradito. I tuoi capelli biondi accarezzano un viso giovane, angelico e bellissimo segnato dal dolore, dalla paura della vita, la pelle cotta da un sole impietoso che non ti dà tregua nella calura estiva. Nel mio cuore tutto si stringe quando ti “vedo” . Una sorta di pudore e di vergogna mi assale, penso che io ho così tanto, e tu forse niente… io che sono qui a “casa” tua… ma mentre tu vivi per strada, io dormo in un comodo albergo. Dimmi…. C’è  qualcosa che posso fare per te? O forse dovrei dire… per me? Forse sono io che ho bisogno di te per ripulire il mio atavico senso di colpa, la colpa di chi pensa di avere più di altri, più di te, e di non meritarlo. Ma in fondo non sono sicura che sia davvero così… Forse ho solo più “cose” di te, forse, dentro, la tua anima è tanto ricca, forse troppo per poterti vivere, per lasciarla esprimere ed espandere. Occhi negli occhi io ti riconosco o meglio mi riconosco in te, un’altra esistenza, un’altra vita. In te vedo il mio errare tra i fili dell’esistenza in cerca di qualcosa che non ha nome, non ha forma, lo cerco da sempre fuori da me, ma Qualcuno sostiene che sia dentro. Io non lo so,  quello che so è che il solo vederti mi sconquassa dentro, profondamente. Ogni volta che incrocio il tuo sguardo o anche solo la tua ombra la disperazione mi assale, una corda tesa e sensibile tocca il mio cuore fin nel suo centro più sacro e inviolato che soffre nel vedere che, forse, stai buttando via la tua vita annegandola nell’alcool… Ma anche di questo non sono sicura che io stia facendo di meglio, comoda nell’hotel della mia vita mi ubriaco di false certezze e comode irrealtà. Siamo davvero  così tanto diversi? No, non credo, lo sono solo le nostre dimore, la tua fatta di panchine, strade e stelle, la mia di tegole e cemento. Domani, sì domani… forse domani avrò il coraggio di parlarti di confrontarmi col il tuo ruolo in questa vita e col mio ruolo di una mia esistenza lontana il cui eco risuona ancora oggi   e vibra ogni volta che ti guardo e che ti vedo… Domani… Si domani è un buon giorno per chiudere e ricominciare. Ti amo sconosciuto conosciuto, parte dell’esistenza della mia anima. Ti amo di un Amore senza richieste, di quell’Amore che nulla chiede se non di manifestarsi e offrirsi. Ti amo come vorrei amare ogni creatura e ogni cosa, visibile e invisibile. Ti amo di un Amore pulito e sacro che avevo dimenticato di saper provare. Grazie per questo dono che mi hai fatto senza saperlo, senza nemmeno volerlo. Ti vedo e ti riconosco

Possa tu passare una notte diversa, protetto dal Soffio dell’Eterno e in compagnia del mio pensiero e del mio Amore per te.

Śaktih Surya