Ora, adesso.
Vado camminando
nel bianco e nero paesaggio
delle emozioni colorate.
Spruzzi di gioia dorata
nel genuino momento che sfugge.
L’attimo di un fungo
mentre diviene farfalla.
La fiaba fresca di un battito di ali
nel sogno di un istante.
Il salto dell’essere
effimero e saporito secondo di tramonto.
Chi sei?
Sono il presente.
La sua casa è il suo giardino
Occhi profondi
Pelle oscurata dal sole
Occhi che penetrano
Pelle che ricopre braccia grassocce
Siediti e mangia le mele
I miei alberi ne sono pieni
Ed io sono sola
Mani che colgono frutta
Labbra che invitano a rinfrescarsi
Mani che hanno lavorato tanto
Labbra piccole di chi dice l’essenziale
Fa una pausa pellegrino
Riposa e prendi tutte le mele che vuoi
Poi riprenderai il tuo cammino
Rughe vere ed autentiche
Capelli bianchi e fini
Rughe che increspano il viso
Capelli sistemati da un frontino
Un sorriso genuino
Odori dalla cucina invitanti
La sua casa è il suo giardino
Grazie signora
Il giorno della notte
A breve,
il sole calerà al di là delle sponde dell’orizzonte
al di là delle onde del vento e dei pendii marini
ma sorgerà di nuovo,
solo quando un nuovo giorno sarà pronto a risplendere.
Nel frattempo,
le stelle si mescoleranno con la musica del mondo
per creare la magia di una romantica notte
e, quando le emozioni congeleranno,
sarò pronto ad accendere il mio fuoco.
Poi
guarderò profondamente le fiamme che incendiano i ceppi
e, come al solito,
mi incanterò
dinanzi all’ardore che danza.
Il messaggio di un nome.
Croste di un nome perso nel tempo,
origini che sbordano i confini della propria conoscenza di sé
e riconducono fino alle vesti di un antico re.
La connessione tra epica e storia presente, ripercorrersi.
Un intenso vissuto presente da lasciare andare,
la primavera che, latente, inizia a sbocciare.
Un travolgente stato emozionale
che rinasce da un femminile potere, viversi.
Chi sono? Chi sono stata?
Un barbuto re reincarnato in una giovane artista.
La voce profonda, forte e inarrestabile
di un canto dolce, inconfutabile.
Il fiore e la foglia
Profumi e sospiri, soffice come un petalo di una rosa.
Sguardi e carezze, calda come il solstizio d’estate.
Sfiorarsi e pensarsi.
Essere lì nell’attimo sublime.
Sentire l’emozione in un fiato.
Ascoltare l’inflessione dell’emotività.
Labbra rosse e dolci, sono cera
che incendia la notte.
Nuova vita
Non smetterò d’essere
Mi troverai nella pioggia di un pianto
Che nutre la tua pace interiore
Mi troverai nel mare di uno sguardo
Che guarda oltre le cose
Mi troverai nel monte di un pregiudizio
Che sfaterai nel tuo vissuto
Mi troverai tra gli alberi dei ricordi
Che hanno radici profonde
Mi troverai nella terra dei piedi
Che macinano chilometri
Mi troverai nel vento della solitudine
Che spoglierà l’autunno della tua coscienza
Mi troverai nel fuoco dell’adrenalina
Che sosterrà i tuoi cambiamenti
Ma mi troverai.
Pino marittimo
Sfioro le tua squame
autentiche
colorate di rame.
La calma che mi infondi è pura.
Te ne stai lì,
dipinto nell’aria
con radicata identità.
Vanitoso ti slanci
e con fermezza ti bilanci.
Sei increspata corteccia
alla Terra connessa.
Foschia nasconde il mattino
Alle mie spalle
una valle fantasma.
Ogni foglia attende un evento,
l’avvento del sole.
Il tempo si ferma
perché non può, continuare.
L’alba prende a sbracciare,
a scostare il velo di foschia.
Un sole rosso a strisce
nasce e si solleva
nel fresco, bianco, azzurro, cielo mattutino.
Mesetas
Sterminati campi di girasole si inchinano secchi e rispettosi
al cospetto del loro capo luminoso.
Il sole spinge la mia ombra verso ovest
e l’orizzonte mi comunica che non conosce fine.
Tac tac, tac tac.
I bastoncini da escursionismo battono il suolo
e il cammino diviene stato di trance.
Nessun aiuto, solo le mie forze e la determinazione del presente.
Il passo è zoppo e il dolore è lì.
A destra e sinistra il deserto è arido.
Le scarpe strusciano sul terreno pietroso.
Soppeso l’acqua e procedo, non più sicuro delle distanze.
Sole allo zenit, ma soprattutto vento,
come a ricordarmi che sono a mille metri.
Scanso le pietre più grosse, mi copro il viso più volte,
affido agli arti più in forma il mio incedere,
ma so che sono l’unico che può condurmi a destinazione.
Sono completamente solo,
mentre sfido tutto, dolori e paure.
Nessuna casa in vista, nonostante le promesse delle mappe.
Stringo i denti e tiro avanti.
Ma dove sono?
Poi, d’improvviso, il miracolo si compie.
La piatta distesa arida si apre su una valle abitata.
Vedo un campanile e una fontana,
e festeggio fino a gioire delle stelle.
Alla fine l’Oceano
indimenticabile.
Allo stremo di novecento chilometri,
l’Oceano.
Spruzzi d’acqua salata
conquistano la mia pelle,
mentre alzo le braccia al cielo
colmo e commosso.
Un grido felice.
Una vittoria personale
sancita da un alternarsi insensato
di gioia che vola
e lacrime che cadono come sassi nella cresta dell’onda.
Il lancio di una pietra pesata dal dolore,
la pagina di uno scoglio su cui il mare scrive le sue note,
lo svolazzo libero e armonico di uno stormo
che segue la musica del vento,
mentre l’epico raggio di sole ultimo
disegna profili di ombre fantastiche
riunite nella sintonia di un’emozione.