Tatiana Selva - Poesie

Assenza

Bagnerò con le mie lacrime
I petali di quella rosa
Perché non ho più un porto sicuro in cui tornare
Solo un mare in tempesta da affrontare
Stringerò forte quelle spine
Farò star zitto il dolore che urla nell’anima
Vagherò sola
Perché da quel giorno
Non ebbi più compagnia
Aspettando il giorno che ti riabbraccerò.

 


 

Consapevolezza

Dimmi
Hai mai danzato con la nera Signora
Sull’orlo di un precipizio,
E ad ogni passo il vuoto era più vicino?
Dimmi
Hai mai gridato così forte da cadere esangue
Senza forza per piangere?
Dimmi
Hai mai provato un dolore così forte
Da volerti strappare l’anima dal corpo?
Vagare
Senza meta
In un labirinto oscuro
Il prezzo da pagare per trovare la via
Era dover lasciar lì la tua innocenza…
Io sì
Ti posso assicurare
Che a volte
Nelle notti di luna piena
Riesco a sentirla piangere con voce di bambina.

 


 

Dolore

(tratto da: Lo straziante dolore dell’artista)

Mi accarezza il dolore
Ed io lo lascio sfiorarmi,
Con punta di dita gelate,
Il freddo penetra e mi assale,
Il mio cuore grida,
Un urlo muto e sordo,
Che rimbomba come una campana Dentro il mio Io più profondo.
Seduta immobile,
Osservo,
Quel mostro Vestito di dolce ninna nanna,
Prendersi poco a poco,
Morso dopo morso La mia anima.

 


 

Giudizio

(tratto da: la rinascita della fenice oscura)

Cammino sul sentiero davanti a me,
Incerti sono i miei passi,
Inciampo nei miei peccati,
Il buio incombe,
La fine è vicina,
L’ultimo raggio di Sole tramonta,
La luce si fa tenebra.
Solo domande,
Non più certezze,
Angelo o Demone?
Riecheggia in me la domanda Come farò?
Ho paura,
La luce della mia lanterna si è spenta,
Nel soffio gelido della tormenta.
Ora dispero nell’infinito della mia solitudine.
Angelo o Demone?
Ancora l’eco di quella domanda nel cuore.
Il freddo si fa intenso,
Il buio opprimente.
Guerriero senza coraggio ne credo,
In ginocchio di fronte al nemico incombente.
Non più luce,
Solo tenebra,
Mi aggrappo alla mia fede vacillante,
Non importa quante ferite conto sul mio corpo inerme,
Mi rialzerò,
Affronterò il giudizio dei miei peccati.

 


 

Inferi

Tu mi chiedi,
Hai mai danzato col demonio?
E cosa dovrei rispondere?
Sì, l’ho fatto!
Un tango lento e sensuale,
Ad ogni giravolta,
Mi trascinava sempre più a fondo,
Nei gironi dell’inferno
E mentre scendevo,
Le mie ali si riempivano di pece,
Il respiro saltava un sospiro
Ed io danzavo,
Come su ali di falena.
Ma ogni angelo
Porta in sé la luce
Ed io gridai,
Il dolore si fece sole,
risalii alla luce,
e respirai di nuovo.
Perdermi all’inferno,
Non fu poi così così spaventoso,
Ma il buio non può vincere la luce,
Ed io angelo nero,
Amai danzare con il demonio,
Ma mai quanto amo la luce del sole e il suo calore,
Perché la vita,
È più preziosa di ogni diamante nero degli inferi.

 


 

Lady wolf

(tratta da: la rinascita della fenice oscura)
Sono qui,
Giungo a te,
Col mio cappuccio rosso sangue,
Mi vedrai fra i rovi e le spine,
Avanzerò senza paura,
Seguendo un richiamo ancestrale.
La Luna è mia madre,
La notte mia sorella.
Giungo qui,
Libera,
Nulla mi addomesticherà,
Legherà,
Incatenerà o schiavizzerà,
Indomita come te,
Io ti cercherò,
Io sono qui per te,
Spirito arcaico,
Guida del mio Io,
Ti fisso negli occhi,
Pietre di ambra,
Stelle in questo cielo nero,
E lì mi perderò.
Tutto ora ha più senso,
Ora so,
Anche nell’inverno più duro,
Nulla mi spezzerà,
Sarò sempre e per sempre,
Forte e fiera come il Lupo.
(dedicata alla mia forza dimostrata in corsia e nella vita in questo anno difficile).

 


 

Mancanza

Se il cielo sapesse leggermi
Capiresti,
Che in questi occhi manchi.
Perché il vento porta via
E il Sole incide coi suoi raggi.
Le acque di un lago
Sanno fare da specchio all’anima
Raccontando ciò che sono.
E tu manchi,
Alle mie dita e alle mie labbra.
Così vicino e così lontano.
Come le sponde di quel lago,
Che mi sembrano distanti,
Ma allungando anche solo uno sguardo,
Le raggiungerei.
E tu manchi,
Nel freddo della notte.


 

Ossessione

Scrivo,
E questo fiume mi trascina a valle,
Con rapide impetuose.
Negli occhi i miei 20 anni
Ai cui vorrei tornare,
Come salmone risalire le acque agitate
E ritornare a te.
Ma non posso,
Le fiamme di una vita mi avvolgono
E brucio.
Trascinata a valle da queste acque,
Prima l’inchiostro
Era colore con cui riempire
Ora è nero
Che sporca le mie dita
Non posso più fermarmi
E giocare con te.
Mi devo lasciare andare
Lontano da te
Che sei il passato di una giovane età,
Il sogno di ogni notte,
Ma io sono Fenice
E devo rinascere,
In nere fiamme che mi incoronano
Perché tu sei
E sempre sarai
Tenebra che avvolge e abbraccia
Nelle anse di quel fiume agitato.
Mentre io sono luce
Di un giorno che sorge a valle.


 

Peccato

(tratto dallo straziante delirio dell’artista)
Cosa grida la mia anima?
Grida,
che il peccato a volte è dolce come il miele,
Ma ti distrugge,
Aprire gli occhi,
Non basta più per svegliarsi,
Servono scosse al cuore
E spine che dissanguano.
Perché quando ti perdi,
Ubriaca di sogni che sono più simili a incubi,
Il Sole non scalda più,
Sanguina il cuore
E sanguini tu,
Su un sentiero fatto di vetri rotti,
In frantumi,
Come lo sei tu.
Apri gli occhi,
Ma l’anima continua dispersa nell’incubo.
Il peccato dolce come il miele,
Ma mortale come l’arsenico.

 


 

Peccato 2.0

I tuoi occhi mi raccontano,
Mentre li incrocio,
Così come un lieve sospiro di vento,
Che ti persi anni fa,
In ritardo come in una stazione
Dove il treno non si fermò.
Dolce tarlo,
Che scava le mie viscere,
Che tormenta le mie membra,
In sospiri mal compiuti.
E peccando col pensiero,
Vago,
Dimenticandomi nella nebbia dei sogni.
Sarà che un tal tormento,
È droga per il mio IO,
Un profondo tiro oppio,
Che conduce l’anima mia all’inferno.