Utopia
Ci siamo intesi
senza dire una parola.
Riempiendo gli attimi
di pensieri leggeri.
Oggi piove
sulle nostre
parole perdute.
Pure la natura intona
la sinfonia depressa
di slanci castrati,
di vivi silenzi,
di rotte speranze.
Vado errando
come l’uccello
ramingo,
scovando la vita
nell’agonia
della tua assenza.
Ora so
che sono cosa vera,
che vivo ed esisto.
È libero il pensiero
che ti deteneva.
Il viaggio verso Kos
Le rovine,
i colori stinti,
la città fumosa
alle mie spalle.
Dalle onde inghiottito
sulla battigia sputato
risalgo
dai fondali infernali.
Non mi ristorerò
sotto la frescura dei platani.
Mai vedrò le distese
di verde e d’azzurro
scintillare
nel bacio
tra cielo e terra.
Rimango a testa in giù,
immobile,
come l’onda
che non riparte,
come una cosa
non perdonata.
Pan
Uno scalpiccio di zoccoli
tra i vicoli.
Un rombo di tuono
nel mattino vaporoso.
Affretto il passo,
ma lui è già qui
e mi afferra per i capelli.
È adirato e famelico.
Il suo nome è Pan.
È lo strozzino
della mia anima.
Mi squassa,
si avvinghi
attorno al collo.
Morde e succhia.
Ora il mio sangue
è il suo sangue.
Pago, mi scaraventa
di nuovo
nel mondo dei vivi.
Dilaniata e fiacca,
cado.
Abbraccio
Ci dondoliamo,
abbandonati
nella quiete
dei nostri sogni.
Sospesi
lì
dove i nostri pensieri
si abbracciano.
Siamo insieme
e insieme è il mondo.
Il bambino cieco
Trema la notte
e fischia il vento,
mentre annego
in un guazzo
di sanguinosi pensieri.
Un fracasso di spari
fu
ieri.
Oggi la vita ha spento
i colori.
Non più il giorno nasce.
Non più il sole va a morire.
Solo la sinfonia della pioggia
che batte sulle foglie.
Solo il profumo
di terra bagnata.
Luce di tenebra
m’abbacina,
e dipingo le pareti
dello spirito:
rosso,com’era il cielo
all’ora del vespro.
Nero,come la macchia del crimine
di chi vive
togliendo vita
alla vita.
Immagini di guerra
In qualche luogo
fiocca ancora la neve.
In qualche altro
il polline,
già sprigiona
nell’aria
la sua essenza.
Una valigia semiaperta,
in un’oasi terrifica
in mezzo al deserto,
culla il sonno placido
di un bambino.
Dentro la valigia,
frammenti di speranza
e un germoglio di vita,
sono l’unica certezza
dell’uomo che li porta con sé.
Sembrano un fiore
in mezzo al deserto.
Sono un grido
d’amore,
di vita.
Qualcuno si commuove,
qualcuno rimuove.
Qualcuno si nutre
di immagini sbiadite.
Qualcuno mette a fuoco
la realtà.
In qualche luogo
in un giorno
col cielo dipinto,
qualcuno si sente
vano e impotente.
Non avranno il mio odio
Non avranno il mio odio
i paladini di un Creatore
che ruba la vita
con la morte.
Non avranno il mio odio,
gli inviati di un semidio
che guerra crea
e tutto distrugge.
Non avranno il mio odio
i fautori di un pensiero
senza ali.
Non griderò vendetta.
Solo Amore, sicuro di sé
mi terrà per mano.
Non avrà il mio odio
chi oggi ha spento
il sole della mia vita.
Il suo volto sorriderà
perpetuo.
Lei è un’anima libera
sfuggita ad anime morte.
Avrò cura di te
Avrò cura di te
quando il giorno
ti farà paura,
quando la vita
ti insulterà,
quando la guarderai
con i miei occhi,
quando lo farai
con i tuoi .
Quando il bene
sarà una sorgente
di nefandezze
e il male un frutto acerbo
ed essenziale.
Avrò cura di te,
quando la vita
ti sorriderà,
quando l’amore ti inseguirà,
quando abbraccerai il dolore
e ti lascerai cadere
tra le sue grinfie.
Un mattino
solleverai lo sguardo
verso il cielo
e tutto sarà più limpido.
Allora ti abbandonerai
al flusso delle cose e
non cercherai di cambiarle.
Allora ti spoglierai
delle tue vesti di capitano
e lascerai che siano
le onde a trasportarti.
Freyja
Freyja ha una chioma
di spighe di grano
che fluisce
e si esaurisce
sui candidi seni.
Ha occhi di cielo
e labbra di rose.
Freyja si posa
su tutte le cose.
Quando il sole
ancora dorme
una pioggia dorata
le scende sul viso.
Mille colori
tingono il cielo
danzanti si librano
su un letto di nuvole.
L’alba scolora
nel mattino d’amore,
per l’amato di andare
è già ora.
Ricordi
Ancora è vivo il ricordo
di quel giorno morto.
I bruti ci sottraevano alla vita.
Solo spari fragorosi
a ritmare il tempo.
Mutavo in un fiore appassito,
sfumava il mio antico profumo.
Ricordo la linea sottile che c’era
tra vivere e morire.
Ricordo che ci avevano rubato il sole.
Ricordo che più dolce era la vita
nel pensiero della morte,
e in segreto imploravo la fine.
Snaturati
annientarono i nostri oggetti,
i nostri pensieri,
le nostre anime.
Noi non eravamo,
esistevamo
come coscienze distrutte.
Tutto è passato ma tutto è ancora qui,
dentro un’emozione che supera il tempo.