Tiziana Ognibene - Poesie e Racconti

La vita trascorsa


Mi capita spesso di pensare, con rimpianto,
a ciò che non ho fatto,
al mio voler stravivere la vita in ogni senso;
presto donata e rubata.
Questo senso di libertà che sento scalpitare come un giovane puledro

e scoppiarmi dentro
incontenibile in tutta la sua grandezza.
La vita che corre è come metallo freddo che attanaglia i polsi,

mani strette, giunte
come a pregare suppliche ad un Dio che sembra non ti ascolti.
No! Non ci è donato il bel tempo, quello da amare,
quello da trascorrere nella gioia piena della vita,
quello che passa portando via i “No” fedeli
che pronunciamo ogni giorno con dispiacere,

quello che custodisce il prezioso dono

della nostra giovinezza.
Lo so, è vera utopia,
la consapevolezza della mia impotenza mi rende piena di rabbia

ed il pensarlo,
è questo il mio rimpianto.


 

Al mio capitano


Rivivo dolcissimi ricordi,
ripenso e sento forte l’odoroso mare
che a flutti ripetuti
sfiorava violento il nostro scoglio,
versi di gabbiani a tratti acuti,
ubriachi di sole
che nell’infinito e invisibile orizzonte
perdevansi,
ricordo te mio Amato,
i tuoi bellissimi occhi scuri,
il tuo cuore che veemente batteva…
Come il mio desiderio d’Amore per te.


 

Una gran voglia di scrivere


In questa notte silenziosa,
chiusa nella mia stanza,
un foglio di carta ed una penna mi fanno compagnia;
miei unici amici in questo notturno silenzio
che dà vita ad un incontrollabile ed irrefrenabile voglia…
di scrutare nel mio io.


 

Amare


Amare è bello, essere amati è meraviglioso,
ma che c’è di più meraviglioso che l’amore prima che diventi tale…
Che significa amarsi se non prendersi per mano

e d’improvviso volare sull’immensitá del mare.


 

A Luigi


Se penso alla mia vita, al mio passato, ai miei sacrifici affrontati,

alle mie conquiste piccole e grandi,

mi accorgo di vivere spinta dall’impeto d’amore,

la mia più grande ambizione…L’AMORE,
voglio solo Amare e non temo il mio abbandono…

L’Amore che ti fa vibrare, ti fa desiderare, ti fa impazzire,

che ti dona il coraggio di vivere cose sciocche ed importanti,

che ti dà forza quando pensi di non averne più,

quando riesci a realizzare l’irrealizzabile,

discutere e poi fare pace, avvicinarsi e sentire ancora il calore di sempre.
Quando si Ama, quel “SI” all’altro diventa offerta totale…

Ecco come intendo l’Amore.
L’Amore vero riesce ad esprimersi senza parole,

ma nel tenero silenzio di uno sguardo ed il mio ti sussurra…

...Grazie di esistere.


 

Il valore dell’amore


Che vale un Amore, figlio del vuoto e dell’egoismo, a cosa porta,

cos’è questa parola che pronunciamo tanto facilmente

senza capirne il senso;
il suo reale significato è grande
e lo si intuisce amando senza limiti,
ciò ch’è amore non può essere descritto n’è ricordato;
ogni giorno è vero, diverso, sempre nuovo,
per chi lo porta con sè e lo divide con gli altri.


 

Vita


Questa vita, favola di violenza
deturpa gli animi dei ciéchi;
a quelli dall’acuta vista, morti sulla terra
dará la luce.


 

Ogni volta


Nel vederti da quella porta entrare,
soave il tuo profumo m’avvolge e ubriaca i sensi,

dalle mie labbra lodi d’amore,

i miei occhi… ti accarezzano e gioiscono alla tua vista,

uguale gli orecchi con la tua voce e le tue risa.
Voglio ricordarti sempre così,

entrare da quella porta bianca che dà sul cortile…
Il mio cuore che batte, mentre ti abbraccio felice.


 

Al mio AMATO GESÙ


Signore, tu mai m’abbandoni;
Tu che partecipi alle mie sofferenze e mi consoli,
Tu che mi sei vicino nelle gioie, nei sogni,
Tu che mi ascolti, mentre molto parlo
nei lunghi silenzi che sai donarmi.
Signore, Tu sei il mio respiro, mio cibo, mio riposo, la mia pace…

il mio TUTTO.


TUTTA COLPA DEL DESTINO

 

Sono mesi che più non scrivo, stasera invece questo desiderio mi possiede e piano sento crescere in me, in egual misura, il desiderio all’abbandono totale, al ricordo del passato, a ciò che ero e riflettere nella consapevolezza di ciò che sono ora.

Stasera non mi importa di nulla, non penso a lui e se ora l’ho fatto, l’ho fatto non come colei che ama e pensa il suo amato, ma come chi ama un uomo che le ha fatto tanto bene; sono delusa di tutto e di tutti ed è proprio in questi momenti più bui che riesco a vedere più chiaro, la  mia vista è più acuta e vedo ciò che fino ad allora non ero riuscita a vedere.

Scrivere mi fa sentire libera e stasera voglio spezzare quelle catene che mi hanno fatta prigioniera per tanti mesi; non so cosa scrivere, di me, di lui, chissà.

La mia mano scriverà, forse disordinatamente, pensieri che nella mia mente si susseguiranno l’uno dopo l’altro, confusamente.

Avevo quasi deciso di non pensarlo stasera, ma… la mia mente senza fatica ricorda quiei giorni nei quali, combattuta se vivere o morire… e se morire significava sbagliare, non tanto per me, ma perchè avrei arrecato sofferenza a chi mi aveva amata.

Ora lo so; Sophie, la mia adorata sorella mi è stata vicina ora come allora e mi ha sempre dimostrato il suo affetto; quando mi abbraccia per gioia o per paura, sento ancora quella bimba tremante che si impegna a vivere da sola la sua vita, ma che non sempre ce la fa.

Io, in quei giorni che oggi sento tanto lontani, mi sentivo più piccola di una bambina, schiacciata da quella indifferenza che fa male, tanto male che ti rende nulla; beh, io mi sentivo esattamente così.

Pensando alla morte come unico rimedio alla mia misera vita di persona stanca di ogni frustrazione, di ogni inganno, di falsi amori e forse anche di falsi odi, non riuscivo ad amare o ad odiare nessuno, forse perchè ero troppo presa dall’odiare o dall’amare me stessa tanto da offrirmi la morte.

Non c’era giorno che non pensassi come farla finita, volevo sparire in silenzio, dopo tutto volevo farla finita proprio per quel falso e bastardo silenzio che mi avviluppava tanto da soffocarmi.

La mia vita sembrava essere stata una ridicola commedia, era arrivato il tempo di chiudere il sipario congedandomi da quel completo fallimento, … sì! Era un completo fallimento, nessuno credeva in me e se ora credono è perchè ho dato loro l’opportunità di farlo, … ma non vale, ogni essere che ha vita deve essere amato per ciò che è, un fiore perchè è un fiore, un insetto perchè è un insetto, una persona perchè è una persona, io allora sembravo essere nulla e il nulla non può essere amato.

Dopo una notte travagliata da incubi premonitori, una figura d’uomo che piano prende vita, una figura sfocata che diviene pian piano visibile, vedo i suoi occhi, il suo abbozzato sorriso di persona triste, desiderosa di essere amata, lo abbraccio ci parliamo con un solo sguardo, ma lui è immobile come statua di freddo bronzo, che mi guarda ancora ma in diverso modo, con occhio minaccioso e schivo… Mi ritrovai svegliata di soprassalto con il respiro affannoso, mi buttai giù da quel letto comodo come un rovo di spine, solo quattro passi per ritrovarmi dietro i vetri sporchi di salsedine di quella stanza/prigione di una notte insonne, e mi accorsi che l’alba avrebbe tardato ancora a quell’appuntamento mattutino.

Quando finalmente il sole fu alto nel cielo, come un micio spaventato mi misi nuovamente dietro i vetri di quella stessa finestra che ore addietro avevo sentito tanto fredda da incutermi persino paura; ora ero accarezzata da quel sole luminoso che con il suo grande caldo abbraccio, attraversando la finestra accarezzava anche me, e sembrava volesse dirmi qualcosa come: “esci! Dai, vieni fuori!”, come a promettermi qualcosa di bello, che valesse la pena vedere, toccare, conoscere.

Subito tolsi quella leggera camiciola che fino a quel momento e per tutta la notte era stata mia compagna ed iniziai a lavarmi; era bellissimo giocare con l’acqua e sentirla scorrere sulla mia pelle, in quel momento pensavo che ciò mi rendeva felice e che forse non avrei pensato più alla morte se fossi stata un piccolo pesciolino, ma subitamente pensai che non sarebbe durato a lungo, un pesce più grande avrebbe mangiato quello più piccolo, e la storia si sarebbe ripetuta.

Rattristata mi asciugai ed in fretta indossai qualcosa, non di bello, ma che mi permettesse di uscire fuori, non volevo vedere nessuno, ma c’era qualcosa che non mi tratteneva tra quelle quattro mura, così andai.

Camminavo senza meta, ritrovandomi sola nell’ora quando il sole è più alto e cocente, sugli scogli brumati e corrosi dal costante fluttuare del mare, tappezzati un po’ qua un po’ là da verdi veli muschiati; sentivo quel penetrante profumo marino sfiorarmi; tra me pensai che se avessi chiuso gli occhi forse avrei potuto sposare l’infinito.

Quando aprii i miei occhi m’accorsi d’incanto che non ero sola; il mio primo pensiero fu uno ed uno solo, …quella gente estranea aveva notato la mia presenza come io viceversa avevo fatto con loro?

Un’anziana coppia alla mia sinistra ed un uomo solo alla mia destra; immersa nel mio apparente silenzio sentii borbottare alla donna alcune parole; scongiurava suo marito a non portarla più con lui a quel noioso hobby.

Stare lì fermi ore ed ore senza pescare un piccolo misero pesciolino; quel marito riconoscente o stanco di sentirla borbottare iniziò a riordinare con cura la sua roba, quando l’altro uomo con sua grande meraviglia avvertì che un pesce aveva abboccato all’amo della sua canna da pesca; ma l’attimo più bello fu quello quando vide di aver pescato un piccolissimo pesciolino, che subitamente gettò in acqua; fu più forte di me, ci risi su, lui mi guardò come a giustificare una colpa non sua.

Intanto quella moglie e quel marito andarono via; volevo andarmene anch’io, d’altronde era tardi e mia zia mi aspettava per pranzo, quando sentii rivolgermi la parola da quell’ancora sconosciuto.

Eravamo soli, ricordo che fece di tutto per conoscermi, ero infastidita quasi da quella sua sfacciata intraprendenza; è vero, forse era mia la colpa non volendo fargli pensare che volevo conoscerlo.

Lo guardavo con curiosità, il suo viso mi risultò familiare, ma nonostante tutti i miei sforzi non ricordavo dove o in quale occasione avessi potuto conoscerlo; era già troppo tardi però, quando si sedette accanto a me chiedendomi un bacio.

Ogni suo tentativo fu vano, e quando gli dissi che volevo andar via, ricordo ancora che molto gentilmente si alzò e porgendomi la sua mano mi aiutò ad alzarmi da quegli scogli; stavo andando via quando mi disse: “ Dimmi! come ti chiami?” mi voltai …: “e tu?!” lui prontamente: “Armand”,  aggiungendo “voglio rivederti”.

Ricordo solo che poi mi allontanai salutandolo con un dispettoso ciao ciao.

Arrivata a casa non feci altro che pensare a lui, finalmente sapevo dove avevo visto il suo viso; sì! era proprio lui l’uomo del sogno.

Ancora ricordo quel pomeriggio lontano, quando sentivo il mio animo turbato, come l’anima di colui che è naufrago ed è salvato dal destino o per mezzo di Lui, che tutto permette.

Ricordavo la notte andata, le ore passavano intanto, ed il sole s’avvicinava sempre più al suo saluto; lo vidi tramontare, il buoi ormai toccava ogni cosa.

Sentivo soffocarmi, sentivo in me crescere la paura di non rivedere il nuovo giorno, così salii le scale che portavano sul terrazzo della casa del nonno per vedere ancora una volta quel faro che guardavo sempre da bambina, quando mio padre ci costringeva a restare a casa, … ancora non so spiegarmi il perchè, forse per lui era importante guardare quel faro come lo era per me, quella sera, ma anch’esso,  come i caldi raggi del sole del mattino dello stesso giorno, mi spingeva ad andar via da quella casa, così, in compagnia del ritmico suono dei miei passi mi ritrovai giù in strada per le vie di una Vieste perduta ma da ritrovare; le luci, l’allegria, la gente in festa prolungavano la già lunga agonia di quel giorno.

Quella sera sembrava diversa dalle altre, io tra tanta gente non mi sentivo più sola; i miei pensieri, le mie  preoccupazioni non erano più mie.

Nella testa mi risuonava dolcemente la sua voce ed il suo sguardo presente, i suoi occhi birichini e nello stesso tempo supplichevoli di qualche tenerezza; intanto camminavo e non mi accorgevo che stavo recandomi di nuovo nel luogo dell’incontro.

Ho sempre amato passeggiare sul lungomare, respirare il profumo del mare, del muschio sugli scogli, sentire sul viso la salsedine che piano ti accarezza e la luna che ti parla; mentre si specchia in quelle acque salate, sembra un tappeto di argentea luce mentre lontane voci d’allegria ti riportano ad una felicità non tua.

Restai lì quasi un’ora, poi pensai bene di ritornare a casa; sulla strada del ritorno vidi fermarsi di colpo un’auto e venir fuori un uomo; con mia grande sorpresa m’accorsi ch’era ancora lui…Armand!!!

Mi venne vicino, con la sua destra mi sfiorò il mento come se fossi una bimba, ma potei vedere il suo viso trasformarsi quando mi sussurrò: “se non ci fosse stato nessuno ti avrei baciata”.

Sento ancora il risuonare di queste parole insieme al battito del suo cuore; gli batteva così forte!!!, e poi mi disse ancora: “voglio rivederti, ti prego, t’aspetto domani!” e poi andò via.

Ero confusa, frastornata, e avevo una gran voglia di ritornare a casa, di stringere il cuscino sapendo che per tutta la notte non avrei chiuso occhio ripensando a quello che mi stava accadendo.

Dentro di me già ardeva il desiderio di rivederlo, forse potevamo spiegarsi parlandone, forse no, sarebbe stato difficile dirgli ciò che stavo vivendo, le mie angosce, le paure…

Pensai tutta la notte e solo verso le prime luci dell’alba ogni pensiero mi abbandonò e stanca ma felice mi addormentai tra le braccia di Morfeo, perchè il giorno che stava per nascere mi stava regalando qualcosa di grande, di meraviglioso, … poche ore ancora e lo avrei rivisto.

Dormii quasi quattro ore, poi mi alzai, ricordo ancora che in gran fretta mi preparai senza neanche bere del caffè, ero impaziente di salutare il nuovo giorno, parlare con la gente, correre per le strade, ero felice; tutto ciò che vedevo, ogni cosa, sembrava l’avessi vista per la prima volta, perchè per la prima volta stavo gustandone il sapore così dolce, frizzante, era così che mi sentivo!

Armand mi aveva ridato la vita, qualcosa che non avevo mai avuto, qualcosa che non avevo mai osato chiedere.