ASSISTENZA ED EMPATIA
(piccolo manuale dell’infermiere)
24 ore di assistenza ed empatia
da un punto all’altro di una corsia;
migliaia di passi da percorrere
lungo il tempo che sta per scorrere.
Saper soccorrere in ogni urgenza
e saper intuire ogni emergenza,
cercando di evitare quell’errore umano
che per te è impossibile e disumano,
perché è in gioco una partita
con una persona e la sua vita.
Mostrare educazione e tanta pazienza
anche davanti alla più assurda insolenza,
apparire gentile, affabile e cortese
pur se aggredito con indicibili offese,
anche da chi naviga sul web e con convinzione
ha per qualsiasi morbo la soluzione,
ed esprimendosi con impertinente presunzione
spesso fa la figura dell’emerito ca…prone.
Lasciare indietro le festività
insieme a tant’altre solennità
per stare dietro a turni su turni
siano essi festivi, diurni o notturni
e tralasciando spesso ogni relazione
con amici, parenti o altre persone.
Sentire la professione poco valutata,
e, di sicuro, mal remunerata;
salvo, poi, esser rivalutata
se una responsabilità le vien scaricata.
Ma alla fine restar contenti
per quei volti che, riconoscenti,
ti dicon GRAZIE per avergli reso
la degenza con meno peso
ed aver dipinto sul loro viso
un sia pur piccolo, ma dolce sorriso.
PER TUTTI GLI INFERMIERI (ME COMPRESO)
PIZZINI VOLANTI
Sono sempre stati parte della mia vita
praticamente una sinergia infinita
quei malconci e spiegazzati fogliettini
dialettalmente detti “pizzini”.
Sulla mia piccola mano da bambino
scarabocchiate sul solito bigliettino
mi ritrovavo le liste delle spese
da segnare sul quaderno di fine mese.
E da “Donna Luigia” vestita di nero,
perché vedova da un secolo intero,
su pagine di giornale ammonticchiata
la mercanzia mi veniva consegnata.
A scuola poi, foglietti appallottolati
con voli pindarici venivan recapitati
a chi ne aveva gran necessità
in prospettiva della maturità.
E ancora, poco più che ragazzini
sentir parlare di quegli ordini repentini
scritti di pugno da chi per sua usanza
della vita altrui ne ha fatto sempre mattanza.
E roderti dentro per quei pizzini
deliberatamente considerati volantini
di un’Isola la cui voglia di migliorare
è sempre stata spinta in fondo al mare.
Mentre il pizzino nella mia fantasia
è un verso, una rima, una poesia
scritta su un foglio qualunque esso sia
che attraverso il vento, creando una scia
tra gli alberi, le montagne e il mare
si va, infine, delicatamente a posare
davanti agli occhi di chi sa capire
i sentimenti in ogni suo divenire.
QUESTO NOSTRO AMORE
Ho vissuto questo nostro amore
con tutto il suo frenetico ardore,
l’ho vissuto con assoluta pienezza
spinto da una dolce giovane brezza.
Poi l’ho vissuto nella piena maturità
degli anni a ridosso della mia età,
con una passione forse più contenuta
ma, di certo, non meno cercata e voluta.
E l’ho vissuto, questo nostro amore,
nello scorrere del tempo e nel fragore
dei fatti e dei misfatti succeduti
spesso nemmeno lontanamente voluti.
Ma, dopotutto, ho vissuto questo nostro amore
sempre certo che fosse il “mio amore”,
molto più grande e molto più profondo
di tutti i mari di questo infinito mondo.
ELOGIO DELLA NUTELLA
Certe volte ti sorprendi a contemplarla
mentre cola prima di spalmarla
su di una croccante fetta biscottata
od una fetta di pane appena scaldata;
va bene anche sulla frutta sciroppata
su una pera o una banana appena sbucciata.
Ti viene quasi voglia di affogare
dentro quel morbido mare e di tuffare
tutte le tue membra per risollevare
lo spirito, e la mente poter rinfrancare
e di sentirti così in meno di niente
molto più gioioso ed evanescente.
Lei ti infonde una grande carica di allegria,
tale che la tristezza per un po’ scaccia via.
E poi quando accade di essere in compagnia
è questa la miglior condizione che ci sia
per poter sprigionare con indomita frenesia
quella giusta dose di fantasia
per dar libero sfogo all’appetito
che sia con un grissino o con un dito,
con un cucchiaino o con l’intera mano;
e gustarla velocemente o piano piano
assaporandola in ogni singolo momento
quasi con voluttà e tanto godimento.
Comunque quando assaggi la NUTELLA
ti sembra di stare su di una stella;
e mentre la gusti chiudendo gli occhi
non c’è catastrofe che ti tocchi
e…per qualche minuto spazzi via
qualsiasi tipo di malinconia.
W LA NUTELLA….E COSI’ SIA!!!!!!!!!
MOMENTI
Ci sono dei momenti,
saranno pure brevi momenti,
che rimangono sempre nel cuore
per poter riemergere quando lo si vuole.
Ci sono dei momenti
che se ti ritrovi a fari spenti
e, ad occhi chiusi, stai per crollare
ti fanno veramente risollevare.
Ci sono dei momenti
che riescono a farci star contenti,
da portare sempre addosso
per quando ci si sente dentro un fosso.
Ci sono dei momenti,
ma davvero dei bei momenti,
che basta il semplice ricordo
per cui tutto il resto io scordo.
E’ anche per questi momenti,
che saranno pure brevi momenti,
per cui vale proprio la pena continuare
il fiume della vita ad attraversare.
CIAO NONNA COME STAI?
Ciao nonna come stai?
Come va lì dove non ci son mai guai,
dove regna solo la luce e l’eternità
e non c’è da pensare alla vita che verrà?
Noi qui si vive come fossimo in alto mare,
come ci si trovasse sul punto di naufragare;
salvo poi, all’arrivo della bonaccia,
con aria attonita guardarci in faccia
e dirci che anche stavolta è andata,
che la tempesta l’abbiamo superata;
e così continuare imperterriti ancora
a vivere i nostri giorni ora dopo ora.
E’ da tanto che non ci sentiamo
ed è anche tanto che non ci vediamo,
ma ricordo ancora, come fosse vivo,
quel giorno che hai atteso il mio arrivo
per salutarmi col tuo battito filiforme
prima di lasciare questo mondo per te ormai informe.
In quel tempo ormai così lontano
avrei dovuto prenderti più volte per mano
e portarti a vedere luccicare il mare
attraverso i raggi del sole che va a tramontare,
spingendo su quella carrozzina
il tuo corpo leggero come goccia di brina.
Non l’ho fatto, e quanto mi pento
di aver seguito il mio tempo spinto dal vento
rubandolo a te che ne avevi ormai poco
di fiamma per tenere acceso il tuo fuoco.
Spero tu abbia perdonato questa mia mancanza
perché io con la più assoluta costanza
ti ho voluto bene e ti ho ammirato
nei momenti che insieme abbiamo attraversato
e per questo voglio avere di te impresso in testa,
come fosse sempre un giorno di festa
il ricordo di quando eri tu a prendermi la mano
per oltrepassare una via o un cortile piano piano.
A nonna Maria
UE’ MA’!
Uè mà! Che stai facendo?
Cos’è che stai preparando,
così indaffarata lì in cucina,
mentre al citofono c’è tua cugina?
O mentre ti sta chiamando la vicina
per farti acquistare la patata o la cipollina?
Uè mà! Che fai mangiare al tuo cagnolino
così anziano e così tanto carino,
che sta sempre incollato ai tuoi piedi
o sotto la sdraio su cui ti siedi
e su cui ti appisoli con la TV
accesa che guarda te col mento all’ingiù?
Uè mà! Dì un po’ che tempo fa
in quella nostra lontana città?
Il sole è caldo e splendente
O c’è una pioggia forte e battente?
E che pensi dopo aver ascoltato
quel tuo unico figlio che si è allontanato
dal tuo paese e dal tuo cuore,
anche se molto a malincuore,
e che rimproveri velatamente
perché vi sentite poco o niente;
ma che chiami tantissimo quando torna
e per ogni motivo che la tua mente sforna?
Uè mà! Quante incomprensioni,
battibecchi e grandi delusioni,
e urla sparate in quel bel cortile
per niente curanti di farci sentire
mentre, talvolta non per colpa nostra,
con rabbia ci mettevamo i denti in mostra.
Uè mà! Quanto mi ha ferito quel che è avvenuto
che io non avrei per niente voluto,
perché avrei voluto viver con voi
momenti allegri da raccontare poi,
come dei bei ricordi caldi e lucenti
e non sporcati da frasi molto irriverenti.
Uè mà! Che ne diresti di provare
in un giorno di sole andare al mare
e coi piedi in ammollo buttar lontano
il passato più brutto dentro un pantano.
E viver così i nostri giorni futuri
molto più puliti e molto più puri?
TUO FIGLIO
IL SAPONE
Che gran bella invenzione
è stata quella del sapone.
C’era già ai tempi di Salomone,
di Giove, di Nettuno e di Giunone.
E’ stata certo la giusta intuizione
per evitare la dura reazione
di alcuni olfatti così delicati
da non sopportare effluvi indelicati
per le proprie narici e i propri nasi
così spesso da pesanti olezzi invasi,
come se l’aria fosse carica
di forti venti di discarica.
Purtroppo ancora c’è qualcuno
che disconosce l’uso opportuno
di un qualche deodorante o detergente
che possa non far sfollar la gente
quando si è a loro vicini
o si è seduti accanto nei tavolini.
Basta poco, ci vuole niente,
basta correre immantinente
alla più vicina farmacia
che venda un prodotto qualunque esso sia
o, magari ad un supermercato
per qualcosa un po’ più a buon mercato.
L’importante è che esso funzioni
e possa emanare aromi buoni
dai calzini e dagli scarponi,
dai maglioni e dai calzoni,
dalle maniche e dalle ascelle
che siano esse lunghe o irsute o belle;
e non, invece, spiacevoli esalazioni
che non avranno, certo, l’effetto dei feromoni.
DEDICATO A CHI NE HA BISOGNO
NON MI SONO MAI ARRESO
Non mi sono mai arreso
agli agguati che il tempo mi ha teso;
non mi sono mai arreso
a certi sconforti che mi hanno preso
e che mi hanno spesso lasciato
col cuore trafitto e scombussolato.
Non mi sono mai arreso ai canti delle sirene
che di promesse vane sono piene;
non mi sono mai arreso
e mai lo farò, resta inteso,
anche quando gli anni sul gibbone
peseranno come palle di cannone
e la vita mi sembrerà più corta
di tutto quello che, in fondo, importa.
Perché rimarrò sempre stuzzicato
dalla bellezza di cui sono circondato,
da tutto ciò che ispira amore,
(che soltanto rima fa con rancore!)
e che come una pila ti ridà energia
ogni volta che la tua carica sfugge via.
LA SPERANZA
(fase 3)
E ora che i giorni duri sono trascorsi
con le cicatrici lasciate dai morsi
dei numerosi assalti di una pandemia
che non si decide ad andar via,
resta la speranza di poter ritrovare
la normalità che si è dovuta abbandonare.
Ma la speranza può essere un turbamento
che può trasformarsi in un tormento
se la collettiva umana incoscienza
arrivasse a distruggere tutta l’essenza
delle tante rinunce e dei sacrifici
fra le quattro mura di molti edifici;
e se tutte quelle lacrime salate
fossero state inutilmente versate,
polverizzando tutti gli sforzi immani
di tanti, tanti esseri umani.
Ma la speranza è anche un mito senza tempo,
un ombrello che ti ripara dal maltempo
dei pensieri e dei ricordi cattivi
facendoci mantenere sempre vivi.
Ed è seguendo questo tipo di speranza
che ogni cuore lotta e avanza,
fase dopo fase contro quel nemico invisibile
che sarà sempre meno irraggiungibile.