Tommaso Benigno - Poesie

ASSISTENZA ED EMPATIA

(piccolo manuale dell’infermiere)

 

24 ore di assistenza ed empatia

da un punto all’altro di una corsia;

migliaia di passi da percorrere

lungo il tempo che sta per scorrere.

Saper soccorrere in ogni urgenza

e saper intuire ogni emergenza,

 

cercando di evitare quell’errore umano

che per te è impossibile e disumano,

perché è in gioco una partita

con una persona e la sua vita.

Mostrare educazione e tanta pazienza

anche davanti alla più assurda insolenza,

 

apparire gentile, affabile e cortese

pur se aggredito con indicibili offese,

anche da chi naviga sul web e con convinzione

ha per qualsiasi morbo la soluzione,

ed esprimendosi con impertinente presunzione

spesso fa la figura dell’emerito ca…prone.

 

Lasciare indietro le festività

insieme a tant’altre solennità

per stare dietro a turni su turni

siano essi festivi, diurni o notturni

e tralasciando spesso ogni relazione

con amici, parenti o altre persone.

 

Sentire la professione poco valutata,

e, di sicuro, mal remunerata;

salvo, poi, esser rivalutata

se una responsabilità le vien scaricata.

Ma alla fine restar contenti

per quei volti che, riconoscenti,

 

ti dicon GRAZIE per avergli reso

la degenza con meno peso

ed aver dipinto sul loro viso

un sia pur piccolo, ma dolce sorriso.

PER TUTTI GLI INFERMIERI (ME COMPRESO)


 

PIZZINI VOLANTI

 

Sono sempre stati parte della mia vita

praticamente una sinergia infinita

quei malconci e spiegazzati fogliettini

dialettalmente detti “pizzini”.

 

Sulla mia piccola mano da bambino

scarabocchiate sul solito bigliettino

mi ritrovavo le liste delle spese

da segnare sul quaderno di fine mese.

 

E da “Donna Luigia” vestita di nero,

perché vedova da un secolo intero,

su pagine di giornale ammonticchiata

la mercanzia mi veniva consegnata.

 

 A scuola poi, foglietti appallottolati

con voli pindarici venivan recapitati

a chi ne aveva gran necessità

in prospettiva della maturità.

 

E ancora, poco più che ragazzini

sentir parlare di quegli ordini repentini

scritti di pugno da chi per sua usanza 

della vita altrui ne ha fatto sempre mattanza.

 

E roderti dentro per quei pizzini

deliberatamente considerati volantini

di un’Isola la cui voglia di migliorare

è sempre stata spinta in fondo al mare.

 

Mentre il pizzino nella mia fantasia

è un verso, una rima, una poesia

scritta su un foglio qualunque esso sia 

che attraverso il vento, creando una scia

 

tra gli alberi, le montagne e il mare

si va, infine, delicatamente a posare

davanti agli occhi di chi sa capire

i sentimenti in ogni suo divenire.


QUESTO NOSTRO AMORE

 

Ho vissuto questo nostro amore

con tutto il suo frenetico ardore,

l’ho vissuto con assoluta pienezza

spinto da una dolce giovane brezza.

 

Poi l’ho vissuto nella piena maturità

degli anni a ridosso della mia età,

con una passione forse più contenuta

ma, di certo, non meno cercata e voluta.

 

E l’ho vissuto, questo nostro amore,

nello scorrere del tempo e nel fragore

dei fatti e dei misfatti succeduti

spesso nemmeno lontanamente voluti.

 

Ma, dopotutto, ho vissuto questo nostro amore

sempre certo che fosse il “mio amore”,

molto più grande e molto più profondo

di tutti i mari di questo infinito mondo.


ELOGIO DELLA NUTELLA

 

Certe volte ti sorprendi a contemplarla

mentre cola prima di spalmarla

su di una croccante fetta biscottata

od una fetta di pane appena scaldata;

va bene anche sulla frutta sciroppata

su una pera o una banana appena sbucciata.

 

Ti viene quasi voglia di affogare

dentro quel morbido mare e di tuffare

tutte le tue membra per risollevare

lo spirito, e la mente poter rinfrancare

e di sentirti così in meno di niente

molto più gioioso ed evanescente.

 

Lei ti infonde una grande carica di allegria,

tale che la tristezza per un po’ scaccia via.

E poi quando accade di essere in compagnia

è questa la miglior condizione che ci sia

per poter sprigionare con indomita frenesia

quella giusta dose di fantasia

 

per dar libero sfogo all’appetito

che sia con un grissino o con un dito,

con un cucchiaino o con l’intera mano;

e gustarla velocemente o piano piano

assaporandola in ogni singolo momento

quasi con voluttà e tanto godimento.

 

Comunque quando assaggi la NUTELLA

ti sembra di stare su di una stella;

e mentre la gusti chiudendo gli occhi

non c’è catastrofe che ti tocchi

e…per qualche minuto spazzi via

qualsiasi tipo di malinconia.

 

W LA NUTELLA….E COSI’ SIA!!!!!!!!!


MOMENTI

 

Ci sono dei momenti,

saranno pure brevi momenti,

che rimangono sempre nel cuore

per poter riemergere quando lo si vuole.

 

Ci sono dei momenti

che se ti ritrovi a fari spenti

e, ad occhi chiusi, stai per crollare

ti fanno veramente risollevare.

 

Ci sono dei momenti

che riescono a farci star contenti,

da portare sempre addosso

per quando ci si sente dentro un fosso.

 

Ci sono dei momenti,

ma davvero dei bei momenti,

che basta il semplice ricordo

per cui tutto il resto io scordo.

 

E’ anche per questi momenti,

che saranno pure brevi momenti,

per cui vale proprio la pena continuare

il fiume della vita ad attraversare.


CIAO NONNA COME STAI?

 

Ciao nonna come stai?

Come va lì dove non ci son mai guai,

dove regna solo la luce e l’eternità

e non c’è da pensare alla vita che verrà?

Noi qui si vive come fossimo in alto mare,

come ci si trovasse sul punto di naufragare;

 

salvo poi, all’arrivo della bonaccia,

con aria attonita guardarci in faccia

e dirci che anche stavolta è andata,

che la tempesta l’abbiamo superata;

e così continuare imperterriti ancora

a vivere i nostri giorni ora dopo ora.

 

E’ da tanto che non ci sentiamo

ed è anche tanto che non ci vediamo,

ma ricordo ancora, come fosse vivo,

quel giorno che hai atteso il mio arrivo

per salutarmi col tuo battito filiforme

prima di lasciare questo mondo per te ormai informe.

 

In quel tempo ormai così lontano

avrei dovuto prenderti più volte per mano

e portarti a vedere luccicare il mare

attraverso i raggi del sole che va a tramontare,

spingendo su quella carrozzina

 il tuo corpo leggero come goccia di brina.

 

Non l’ho fatto, e quanto mi pento

di aver seguito il mio tempo spinto dal vento

rubandolo a te che ne avevi ormai poco

di fiamma per tenere acceso il tuo fuoco.

 

Spero tu abbia perdonato questa mia mancanza

perché io con la più assoluta costanza 

ti ho voluto bene e ti ho ammirato

nei momenti che insieme abbiamo attraversato

 

e  per questo voglio avere di te impresso in testa,

come fosse sempre un giorno di festa

il ricordo di quando eri tu a prendermi la mano

per oltrepassare una via o un cortile piano piano.

 

A nonna Maria   


UE’ MA’!

 

Uè mà! Che stai facendo?

Cos’è che stai preparando,

così indaffarata lì in cucina,

mentre al citofono c’è tua cugina?

O mentre ti sta chiamando la vicina

per farti acquistare la patata o la cipollina?

 

Uè mà! Che fai mangiare al tuo cagnolino

così anziano e così tanto carino,

che sta sempre incollato ai tuoi piedi

o sotto la sdraio su cui ti siedi

e su cui ti appisoli con la TV

accesa che guarda te col mento all’ingiù?

 

Uè mà! Dì un po’ che tempo fa

 in quella nostra lontana città?

Il sole è caldo e splendente

O c’è una pioggia forte e battente?

E che pensi dopo aver ascoltato

quel tuo unico figlio che si è allontanato

 

dal tuo paese e dal tuo cuore,

anche se molto a malincuore,

e che rimproveri velatamente

perché vi sentite poco o niente;

ma che chiami tantissimo quando torna

e per ogni motivo che la tua mente sforna?

 

Uè mà! Quante incomprensioni,

battibecchi e grandi delusioni,

e urla sparate in quel bel cortile

per niente curanti di farci sentire

mentre, talvolta non per colpa nostra,

con rabbia ci mettevamo i denti in mostra.

 

Uè mà! Quanto mi ha ferito quel che è avvenuto

 che io non avrei per niente voluto,

perché avrei voluto viver con voi

momenti allegri da raccontare poi,

come dei bei ricordi caldi e lucenti

e non sporcati da frasi molto irriverenti.

 

Uè mà! Che ne diresti di provare

in un giorno di sole andare al mare

e coi piedi in ammollo buttar lontano

il passato più brutto dentro un pantano.

E viver così i nostri giorni futuri

molto più puliti e molto più puri?

 

TUO FIGLIO


IL SAPONE

 

Che gran bella invenzione

è stata quella del sapone.

C’era già ai tempi di Salomone,

di Giove, di Nettuno e di Giunone.

 

E’ stata certo la giusta intuizione

per evitare la dura reazione

di alcuni olfatti così delicati

da non sopportare effluvi indelicati

 

per le proprie narici e i propri nasi

così spesso da pesanti olezzi invasi,

come se l’aria fosse carica

di forti venti di discarica.

 

Purtroppo ancora c’è qualcuno

che disconosce l’uso opportuno

di un qualche deodorante o detergente

che possa non far sfollar la gente

 

quando si è a loro vicini

o si è seduti accanto nei tavolini.

Basta poco, ci vuole niente,

basta correre immantinente

 

alla più vicina farmacia

che venda un prodotto qualunque esso sia

o, magari ad un supermercato

per qualcosa un po’ più a buon mercato.

 

L’importante è che esso funzioni

e possa emanare aromi buoni

dai calzini e dagli scarponi,

dai maglioni e dai calzoni,

 

dalle maniche e dalle ascelle

che siano esse lunghe o irsute o belle;

e non, invece, spiacevoli esalazioni

che non avranno, certo, l’effetto dei feromoni.

 

DEDICATO A CHI NE HA BISOGNO


 

NON MI SONO MAI ARRESO

 

Non mi sono mai arreso

agli agguati che il tempo mi ha teso;

non mi sono mai arreso

a certi sconforti che mi hanno preso

e che mi hanno spesso lasciato

col cuore trafitto e scombussolato.

 

Non mi sono mai arreso ai canti delle sirene

che di promesse vane sono piene;

non mi sono mai arreso 

e mai lo farò, resta inteso,

anche quando gli anni sul gibbone

peseranno come palle di cannone

 

e la vita mi sembrerà più corta

di tutto quello che, in fondo, importa.

Perché rimarrò sempre stuzzicato

dalla bellezza di cui sono circondato,

da tutto ciò che ispira amore,

(che soltanto rima fa con rancore!)

 

e che come una pila ti ridà energia

ogni volta che la tua carica sfugge via.


LA SPERANZA

(fase 3)

 

E ora che i giorni duri sono trascorsi

con le cicatrici lasciate dai morsi

dei numerosi assalti di una pandemia

che non si decide ad andar via,

resta la speranza di poter ritrovare

la normalità che si è dovuta abbandonare.

 

Ma la speranza può essere un turbamento

che può trasformarsi in un tormento

se la collettiva umana incoscienza

arrivasse a distruggere tutta l’essenza

delle tante rinunce e dei sacrifici

fra le quattro mura di molti edifici;

 

e se tutte quelle lacrime salate

fossero state inutilmente versate,

polverizzando tutti gli sforzi immani

di tanti, tanti esseri umani.

 

Ma la speranza è anche un mito senza tempo,

un ombrello che ti ripara dal maltempo

dei pensieri e dei ricordi cattivi

facendoci mantenere sempre vivi.

 

Ed è seguendo questo tipo di speranza

 che ogni cuore lotta e avanza,

fase dopo fase contro quel nemico invisibile

che sarà sempre meno irraggiungibile.