Valentina Flore - Poesie

REGINA DEL CIELO

 

Mani protese ad accogliere e proteggere.

Tratti dolci e delicati, gentili a chi osserva.

Occhi compassionevoli che conoscono ogni tuo strazio,

ogni fatica,

ogni stanchezza,

ogni promessa infranta,

ogni sorriso perso.

Danno calore e conforto a chi ne cerca.

Viandanti della notte si soffermano a contemplarla ,avvolta nella sua luce quasi eterea.

Si innamorano e, dinanzi alla sua potente umiltà, si inchinano.

Vesti celesti e  pure avvolgono il suo corpo,

caldo rifugio materno.

Non chiede nulla, ma se chiedi, lei ascolta.

Mano con cui proseguire il cammino,

Madre di ogni creatura.

Protegge e guarda ,

avvolta da un cielo stellato.


BELLEZZA.

 

Bellezza,

è un fiocco di neve che non è mai uguale all’altro.

Bellezza,

è l’infrangersi delle onde del mare al tramonto,

che arrivano ai piedi nudi come lingue di fuoco,

colorate dal caldo Astro che dà la Vita.

Bellezza,

sono gli occhi di mia madre,

le risa dei miei fratelli,

le mani stanche di mia nonna che in ogni ruga racchiudono una storia.

Bellezza,

è il sorriso e la paura dei giovani.

Bellezza,

è sdraiarsi all’ombra di un albero mentre piove leggero

e un tiepido Sole filtra raggi di verde speranza.

Bellezza,

è inginocchiarmi e farmi il Segno della Croce,

anche se i dolori e la freddezza di questo mondo,

vorrebbero distogliermi dal farlo.

Bellezza,

è la Vita,

la sua follia,

la sua amarezza,

i suoi baci,

i suoi schiaffi,

le sue vittorie,

le sue sconfitte,

le notti a squarciagola e quelle delle lacrime silenziose.

Bellezza,

è sapere che persone con una Luce come la tua,

non possono rimanere celate nell’ombra tanto a lungo.


 

REGALAMI UN PEZZO DI ME.

 

Sotto una luce eterea,

i miei tratti induriti dagli schiaffi,

si fanno argentei

come se le lacrime non fossero mai scese

e le grida fossero rimaste soffocate in gola

con i singhiozzi al loro fianco ad aspettare un altro schiaffo,

ad aspettare,

come se potessero guarire,

come se potessi ritornare a sorridere,

magari a vivere.

Madre Luna piangi con me,

rivoglio il mio pezzo di me,

Madre Luna piangi con me,

perché stasera ho solo te,

perché stasera,

solo tu sai di me.

Con il nero della tua notte nascondi tutto il dolore,

nascondilo anche al mio cuore,

regalami un sorriso

come la tua luminosa falce

che stasera piango e imploro.


NOTE:

 

Seduta sugli scogli,

volta verso il Sole,

mi lascio cullare da quel ritmo regolare,

dalle note che suona il mare.

E mi sento annegare

e mi sento morire.

Turbinii di idee,

ricordi,

dolori,

colori,

profumi,

in due occhi neri che fissano quell’altalena,

quell’eterno infrangersi e ricomporsi,

quella sabbia che traccia un confine

e quella trasparente marea

che incessante e insistente vuole impadronirsene.


PER M.

 

La testa tra le mani,

quando il caos dei tuoi pensieri non vuole tacere.

I pugni serrati,

dove dentro stringi rabbia.

Le spalle ricurve,

come se fossi sempre pronto ad incassare un altro colpo da questa puttana che chiamiamo Vita.

Il buio in fondo ai tuoi occhi,

che tieni spesso bassi,

raccontano di te più di quanto vorresti.

Ed io mi perdo ad ascoltarli.

Parlano spesso di quella felicità che non ti hanno permesso di avere.

Fumo e alcol per aiutarti a respirare.

Spesso, per capirti,

guardo nella tua stessa direzione,

e vedo che raggiungi con lo sguardo ciò che porti dentro.

È per questo che ti amo,

perché tante volte,

ho  guardato lontano anch’io.

Ma ricorda amore mio,

che la luce che cerchi con gli occhi,

ce l’hai già nel cuore.

Siamo simili io e te .

Annulliamo il dolore con l’inchiostro nelle vene.

È il nostro antidoto al male.

Si fa prima a scrivere,

sulla pelle o sulla carta,

quello che pochi vogliono ascoltare.


 

IL PETTO VUOTO E LO SGUARDO SPENTO:

 

Eravamo giovani,

ed io l’amavo di quell’amore che ti fa respirare,

ti da vita

e poi,

ti toglie il fiato,

ti annienta.

Eravamo giovani e innamorati,

ma figli di un tempo in cui un buon partito,

una bella casa e un buon patrimonio,

valevano  più dei battiti di cuore di noi poveri sciocchi.

Me la portarono via i fratelli ed il padre a suon di botte,

minacce e insulti.

Me la portarono via mentre aveva il mio cuore in mano.

E fu così che da quel giorno decisi,

che se la vita mi aveva negato lei,

io avrei negato il mio amore alla vita,

continuando a viverla fino alla fine con il petto vuoto e lo sguardo spento.

Perché il mio cuore, è ancora nella sua mano.


CARPE THAT DIEM.

 

È un attimo.

Tum.

È l’unico, il singolo attimo che conta.

Tum tum.

Onora la sua unicità.

Tum.

Coglilo.

Tum tum.

Il sole che sfuma e dipinge.

Tum.

La luna che ascolta e protegge.

Tum tum.

Il primo sorriso di tuo figlio.

Tum.

Quell’abbraccio che potrebbe essere l’ultimo.

Tum tum.

Uno sguardo, il solo fa miliardi che cercavi.

Tum.

Un sussulto della donna che ami e lo stupore sul suo viso.

Tum tum.

Il tempo che non ti aspetta, ti guarda, passa.

Tum.

Coglilo allora, cogliti.

Tum tum.

Posati una mano sul petto.

Ascoltati.

Tum tum.


ANGHELOS 170217150617

 

Camera gestazionale vuota.

Si è riassorbito.

La natura fa il suo corso.

Asportare.

Raschiare.

Mi liquidano con poche parole.

Ci dividono.

Rimane il vuoto.

Lacrime silenziose, da nascondere.

Non c’è pietra con il tuo nome.

Non c’è prato su cui portare un fiore.

Non so dove sei.

Non so dove cercarti.

17-02-17.

Esco nel freddo di questa notte, che doveva essere il tuo primo giorno di luce.

Alzo gli occhi.

Solo stelle mute.

Elio e idrogeno.

15-06-17.

Pianto d’infante squarcia la notte.

Stelle si affacciano curiose.

Guardo lui e penso a te.

Fratelli.

Il sangue vi lega, la vita vi divide.

Io, vostro grembo, voglio unirvi.

Alzo gli occhi.

Stelle sussurrano.

Anche noi, un giorno, saremo elio e idrogeno.

Allora, potremo stare sulla nostra stella.

Cerco la vostra, ve la regalo, la battezzo.

Anghelos.

È lì che sei.

È da  lì che guardi e proteggi.

È lì che aspetti.

Non sei mai andato via.

Hai solo raggiunto la nostra stella.

Anghelos.


DOLORE E OSSA

 

Ti chiedono cosa ti passa per la testa.

Ti chiamano “egoista”,

Perché chi ti circonda si sente impotente.

Ti guardano con una smorfia che nasconde l’orrore,

davanti a forme dure e spigolose.

Cercano di capire, ma non è colpa loro.

Hai un’ombra nera che ti segue ovunque,

fedele compagna che non ti lascia mai sola.

Sussurra cose nella tua testa.

Non è cattiva, ma vuole vedere le ossa.

Conosce il tuo dolore.

Ti chiudi nel tuo piccolo mondo

fatto di pianto e silenzio e solitudine.

C’è il disgusto per il piatto semivuoto che ti mettono davanti.

Lo specchio mostra,

ma se non vuoi vedere,

l’ombra nasconderà tutto.

Ci sono solo dolore e ossa

e nessuno può salvarti.

Ci sono solo dolore e ossa.

Non c’è entusiasmo,

non c’è vita,

non c’è serenità,

non c’è bellezza,

non c’è poesia,

non c’è musica,

non c’è pace

non ci sono risa.

C’è silenzio.

Ci sono solo dolore e ossa.


SE SOLO SAPESSI

 

Se solo sapessi.

Se solo potessi dirti cose che non vuoi sentire,

cose che non voglio dire.

Se solo sapessi quanto coraggio ho avuto

mentre innalzavo il mio muro.

Una corazza.

Talmente forte da non permettere,

a luci ed ombre,

di entrare a disturbare chi,

fatto a pezzi,

cercava di guarire.

Se solo sapessi che male fa

avere il sole nel sorriso,

ma con raggi che non squarciano il vuoto

di uno sguardo troppo duro,

troppo nero.

Uno sguardo che,

ha visto semplicemente troppo.

Se solo sapessi che,

mentre mi dici: “tu non sai cosa vuol dire

essere colpito

e scaraventato a terra da mani

che non hanno più carezze, ma solo rabbia”

io vorrei risponderti

“si lo so”.

Ma tu non vuoi ascoltare

e io non posso dirtelo.

Se solo sapessi.