Il bacio rubato
Dopo aver il mio primo bacio rubato
velocemente te ne sei andato
schiavo tieni il mio cuore in tuo potere
e sussurri che non dovrò temere.
Se penso che hai soltanto giocato
mi vergogno tanto di averti amato.
Perché vieni meno al tuo dovere?
Eppure son degna del tuo volere.
Eros dardeggia sul mio cuore infranto
e fin ch’io cerco di cacciarlo via
tra le nuvole del cielo amaranto
anch’io finisco la giornata mia.
Pregando sotto lo stellato manto:
così, come è destino che sia.
Mormorio di sogno
Spiriti, fluttuanti in alba spuma
ispirate la mia bianca piuma.
Raccontate la gioia di un istante,
vi sarà grato il mio caro amante;
e lasciate il Tempo, che consuma
l’interludio, di una gioia che sfuma.
Sulle note di un amore sprezzante
un cuore, non può che esser errante.
Sonniferando tra squisiti mali
per gustare meglio la sua presenza
mi sazierò, non, di pasti frugali;
ma imbandirò tavole di essenza
e incurante, i versi giovenali,
del suo sapore avrò la quintessenza.
Malattia
Ondivaga rimembranza di mali
ha tarpato i giorni come le ali,
rispolverando i sogni in polvere
che Tempo non ha saputo accendere.
Istinti chiusi in prigioni fatali
escono da coscienze celestiali,
spingendo il cuore a comprendere
perché non s’è voluto arrendere.
E mirano gli occhi della mente
senz’ascoltare la voce di un petto
ardente di sconfiggere il presente.
Fingendo di essere cosciente
ancora chiudo gli occhi sopra un letto
assente, e penso, all’uomo morente.
La sera di Anguillara
S’addormenta l’Apollo infuocato
sull’orizzonte di grano dorato.
Bionde spighe di Cerere adorata
saettanti, dalla terra germogliata.
Spunta il leprotto dal manto ambrato,
canta il fagiano col collo drizzato.
Son papaveri nell’erba intricata
e colza dalla corolla spiumata.
Là, dove i salici miran le fronde,
placido il flutto cavalca il fiume
a incontrar l’onda, bianca di spume.
Batte la campana, non si confonde
già la pentola ribolle il legume
e l’ borgo s’appresta a spegnere il lume.
Amare il mare
S’infrangon l’onde su le sabbie d’oro
e si rincorrono cantando in coro
in una danza che è senza fine
dell’orizzonte segnando il confine
Poseidone mostra il suo tesoro
pesci nei fondali a trovare ristoro.
Brillan i flutti, gocce diamantine,
il sol si mira ne l’acquemarine.
Fra l’albe nuvole del ciel turchino,
volan gabbiani con l’ali trionfanti
dalla brezza soffiati avanti
Son le conchiglie del mare le amanti,
porgi l’orecchio vicino vicino
ascolta l’eco del mondo marino.
Occhi negl’occhi
Son tanto dolci gl’occhi dell’amore,
guardan con l’incanto di un tuffo al cuore.
Sorridon e braman baci e carezze,
del proprio amante esaltan l’essenze.
Bacio dopo bacio con tanto ardore,
pennellando il corpo come un pittore
che con arte dipinge le bellezze
di una dama di graziose fattezze.
Oh cuore! Non fu colpa né di Marte
né di Venere se caduti furon
nell’errore, ma solo in poca parte,
che già nell’istante in cui gl’occhi guardaron
l’un nell’altro insieme, l’amor fu forte
che di tanta passion sempre bruciaron.
La notte di ghiaccio
Teneri sguardi e gl’occhi negl’occhi
con la favella il mio cuore tocchi.
Dolci passioni, delicate note,
in un istante son rosse le gote.
Già il campanile suona i rintocchi
e presto davanti a me t’inginocchi.
Le parole son dolci e son devote
il mio cuor si stringe che più nol puote
Su la rocca ove furon battaglie,
fu l’amor in una notte di ghiaccio,
quando stretta fui nel tuo caldo abbraccio
Cin cin tintinnan calici e bottiglie
dolce delizia è ogni assaggio,
così come la mia bocca a ogni tuo bacio.
Bagliori riflessi
Luci soavi e pallidi strali
illuminano
i tempi più abissali.
Diafani fuochi spenti
di grattacieli
indifferenti.
Dall’alto, dardi letali
emanano angusti segnali.
Più non risplende stella in cielo
né candela sotto il gelo.
Ma ecco la visione fulgente,
di gemme
la sua fronte è lucente
e subito l’alba
di turchese s’inzaffira
scolpendo di rubino
ogni cosa che rimira.
Miroir
Vividi stagni
specchi di stelle
e di immobili ninfe.
Polvere di sogni
che lasciano spazio
a simulacri dipinti
di una vita che mesta
si nasconde
in un intrico di rovi
e di fronde.
Il magico istante
Quando mi parli,
le cose che mi racconti,
mi sembra già di averle ascoltate,
emergono come antichi cimeli
tenuti nascosti per millenni
…negli abissi marini.
Quando ti guardo,
i tuoi occhi,
è come se li avessi già visti
almeno un migliaio di volte.
Ti ho già incontrato,
in altri tempi,
in altri luoghi,
remoti,
lontani,
in un altro passato
di cui sono all’oscuro
e che si è riflesso
per un momento
nel mio presente.