Valentina Magnarello - Poesie

Il bacio rubato

Dopo aver il mio primo bacio rubato                         

velocemente te ne sei andato                                      

schiavo tieni il mio cuore in tuo potere                      

e sussurri che non dovrò temere.                                

 

Se penso che hai soltanto giocato                               

mi vergogno tanto di averti amato.                             

Perché vieni meno al tuo dovere?                               

Eppure son degna del tuo volere.                                

 

Eros dardeggia sul mio cuore infranto                        

e fin ch’io cerco di cacciarlo via                                  

tra le nuvole del cielo amaranto                                  

 

anch’io finisco la giornata mia.                                   

Pregando sotto lo stellato manto:                                

così, come è destino che sia.                      



Mormorio di sogno

 

Spiriti, fluttuanti in alba spuma                                              

ispirate la mia bianca piuma.                                                 

Raccontate la gioia di un istante,                                           

vi sarà grato il mio caro amante;                                            

 

e lasciate il Tempo, che consuma                                          

l’interludio, di una gioia che sfuma.                                      

Sulle note di un amore sprezzante                                         

un cuore, non può che esser errante.                                      

 

Sonniferando tra squisiti mali                                                

per gustare meglio la sua presenza                                         

mi sazierò, non, di pasti frugali;                                             

 

ma imbandirò tavole di essenza                                              

e incurante, i versi giovenali,                                                

del suo sapore avrò la quintessenza.        



Malattia

Ondivaga rimembranza di mali                                  

ha tarpato i giorni come le ali,                                    

rispolverando i sogni in polvere                                 

che Tempo non ha saputo accendere.                         

 

Istinti chiusi in prigioni fatali                                      

escono da coscienze celestiali,                                    

spingendo il cuore a comprendere                               

perché non s’è voluto arrendere.                                 

 

E mirano gli occhi della mente                                    

senz’ascoltare la voce di un petto                                

ardente di sconfiggere il presente.                               

 

Fingendo di essere cosciente                                       

ancora chiudo gli occhi sopra un letto                         

assente, e penso, all’uomo morente.                      


 

La sera di Anguillara

 

S’addormenta l’Apollo infuocato

sull’orizzonte di grano dorato.

Bionde spighe di Cerere adorata

saettanti, dalla terra germogliata.

 

Spunta il leprotto dal manto ambrato,      

canta il fagiano col collo drizzato.

Son papaveri nell’erba intricata

e colza dalla corolla spiumata.

 

Là, dove i salici miran le fronde,

placido il flutto cavalca il fiume

a incontrar l’onda, bianca di spume.

 

Batte la campana, non si confonde

già la pentola ribolle il legume

e l’ borgo s’appresta a spegnere il lume.         



Amare il mare

 

S’infrangon l’onde su le sabbie d’oro

e si rincorrono cantando in coro

in una danza che è senza fine

dell’orizzonte segnando il confine

 

Poseidone mostra il suo tesoro

pesci nei fondali a trovare ristoro.

Brillan i flutti, gocce diamantine,

il sol si mira ne l’acquemarine.

 

Fra l’albe nuvole del ciel turchino,

volan gabbiani con l’ali trionfanti

dalla brezza soffiati avanti

 

Son le conchiglie del mare le amanti,

porgi l’orecchio vicino vicino

ascolta l’eco del mondo marino.          



Occhi negl’occhi

 

Son tanto dolci gl’occhi dell’amore,

guardan con l’incanto di un tuffo al cuore.

Sorridon e braman baci e carezze,

del proprio amante esaltan l’essenze.

 

Bacio dopo bacio con tanto ardore,

pennellando il corpo come un pittore

che con arte dipinge le bellezze

di una dama di graziose fattezze.

 

Oh cuore! Non fu colpa né di Marte

né di Venere se caduti furon

nell’errore, ma solo in poca parte,

 

che già nell’istante in cui gl’occhi guardaron

l’un nell’altro insieme, l’amor fu forte

che di tanta passion sempre bruciaron.



La notte di ghiaccio

Teneri sguardi e gl’occhi negl’occhi

con la favella il mio cuore tocchi.

Dolci passioni, delicate note,

in un istante son rosse le gote.

 

Già il campanile suona i rintocchi

e presto davanti a me t’inginocchi.

Le parole son dolci e son devote

il mio cuor si stringe che più nol puote

 

Su la rocca ove furon battaglie,

fu l’amor in una notte di ghiaccio,

quando stretta fui nel tuo caldo abbraccio

 

Cin cin tintinnan calici e bottiglie

dolce delizia è ogni assaggio,

così come la mia bocca a ogni tuo bacio.


 

Bagliori riflessi

 

Luci soavi e pallidi strali

illuminano

i tempi più abissali.

Diafani fuochi spenti

di grattacieli

indifferenti.

Dall’alto, dardi letali

emanano angusti segnali.

Più non risplende stella in cielo

né candela sotto il gelo.

Ma ecco la visione fulgente,

di gemme

la sua fronte è lucente

e subito l’alba

di turchese s’inzaffira

scolpendo di rubino

ogni cosa che rimira.


 

Miroir

 

Vividi stagni

specchi di stelle

e di immobili ninfe.

Polvere di sogni

che lasciano spazio

a simulacri dipinti

di una vita che mesta

si nasconde

in un intrico di rovi

e di fronde.


 

Il magico istante

 

Quando mi parli,
le cose che mi racconti,
mi sembra già di averle ascoltate,
emergono come antichi cimeli
tenuti nascosti per millenni
…negli abissi marini.
Quando ti guardo,
i tuoi occhi,
è come se li avessi già visti
almeno un migliaio di volte.
Ti ho già incontrato,
in altri tempi,
in altri luoghi,
remoti,
lontani,
in un altro passato
di cui sono all’oscuro
e che si è riflesso
per un momento
nel mio presente.