Valerio Zedda - Poesie e Racconti

“La Lucciola”  

 

Ho interrogato una lucciola sul mio futuro.

Girava intorno a un lampione

di una strada deserta

una notte.

Era la notte di una città vuota

era una notte fredda

senza stelle.

Solo una lucciola volteggiava nel cielo.



“ Attimi di felicità”  

 

Una notte scrutando il cielo

con gli occhi tesi ai fuochi

vidi scoppiare polvere di stelle

cadenti verso il mare.

Nel buio più assoluto

s’illuminò un tizzone

ardente di un colore vivo

che formava una scia

e proiettava le speranze al firmamento.

Un attimo soltanto

e in quello sbriciolarsi d’illusioni

proruppero d’un tratto

sensazioni indelebili.



“ Speranze perdute”                                 

 

Pochi versi

scritti su un pezzo di carta esplosivo

da far volare nel cielo

in una notte d’inverno;

e vedere in lontananza

trasportato dal vento

l’ultimo tuo bagliore di vita.



“ Gioia e…… tristezza ”                    

 

In un giorno solo

un attimo d’amore

mi accesi d’allegria.

In una sola sera

quella via del tramonto

chiuse le porte a un sentimento;

ed io caddi giù, repentino

come uno sbalzo d’umore.

Triste mi aggiravo nella città

barcollando ad ogni sguardo.

Rifuggivo la pietà.

Ero solo, terribilmente solo

il mondo aveva perso le sue stelle

il mare si ingrossava del mio pianto.



“ Il caso “

 

Ieri 2 passerotti sopra il mio balcone

cinguettavano  alla vita.

Felicità di un attimo

e son volati via.

Ho messo delle briciole di pane

per tentare il caso

ma le briciole

secche,

dopo il tempo caduto

lente

ha spazzato il vento.



“ L’addio “

 

La calda estate ed i suoi venti tersi,

il mare calmo che lento si riversa

su di un’arida spiaggia

mi faranno dimenticare i tuoi occhi.

Lo stesso sorriso

che nei giorni dell’Illusione ricercavo

ora, sprezzante e fermo

si impone nell’Addio.

Quando la tua mano lasciò la mia

facendomi capire che dovevamo andare

che il tempo ormai

chiudeva ogni spiraglio,

bastò solo un istante per sentirmi perduto.

Così fuggì quel giorno

con gli occhi duri a terra

come pietre di fiume;

il sole era al tramonto

era caduto un astro

un tonfo assurdo dentro

nell’anima lo schianto.



“ L’eredità “

 

Ho lasciato alla nebbia del lago

la tua ultima foto

l’ultimo pezzo di vita

che ancora ci legava.

Ma ho ritrovato dentro di me

un’eredità

che non credevo tu potessi lasciarmi.

Quando nei passi della notte

con gli occhi tesi al buio

cercavamo di carpire la vita;

quando il tuo corpo

disteso ed invitante

lungo la piscina

richiamava con un ruggito

la mia virilità;

quando mi parlavi delle tue paure

del tuo essere donna

e del piacere sottile

d’essere inveita nell’amore;

quando le mie mani

lambivano la tua pelle

e i tuoi capelli bagnati

si confondevano coi miei;

io sentivo

che la sola vita

che vale la pena d’essere vissuta

è questo inimmaginabile

PRESENTE.


“ IL POETA “

L’abisso di un amore improvviso cresceva dentro di lui. Nicol meravigliosa creatura.

Ma lei non rispondeva ai suoi messaggi.

 

Il poeta ricadeva nei suoi pensieri analizzando, quasi scannerizzando la sua anima:

perché cerchi di vedere qualcosa che non c’è, che per lei non esiste ? Perché ancora una volta ti illudi: lei non ti pensa. E’ gia di un altro. Non sarà mai la donna che condividerà con te sentimenti ed affetti. Non è nel tuo destino. Non è scritto.

 

Ormai lo sai, le donne devono sentire un impulso irrefrenabile, l’alchimia irrazionale, la chimica devastante. Se questo impulso non esiste, il nulla sovrasta tutto, l’indifferenza cala tra i nostri discorsi, i miei messaggi inascoltati, il vento non muove le foglie.

 

A volte, per davvero, la mia coscienza si chiede se sto vivendo il presente, assorto come sono in un velato pensiero del passato. Spesso mi chiedo se questo giorno che passa ha avuto un senso, se ho fatto qualcosa per meritarlo.

 

Ieri ho visto una pellicola importante. Un capolavoro degli anni 60 : “ Il sorpasso”.

Questo film introspettivo mi raccorda con la vita. Vedendo pellicole del genere riesco ancora a credere che in questo mondo esistano persone che sentono le cose come io le sento, di non essere insomma un uomo al di fuori da ogni logica.

 

Sono a conoscenza che è difficile pensare come io penso, sentire come io sento. Il mio fiuto d’artista provinciale accarezza l’aria e non riesce a coglierne il profumo.



“ UNA ESTATE FA “

 

Haike era una ragazza bellissima di Brno in Cecoslovacchia. Era una interprete che forniva assistenza ad una delegazione di quel paese alloggiata nel villaggio turistico dove lavoravo. Capelli neri a caschetto, occhi azzurri, alta, intelligente , parlava italiano splendidamente e sapeva essere dolce come non mai. La conobbi nella discoteca del villaggio. Un lento dopo l’altro ci scaldammo. Gli raccontai di essere uno studente universitario che lavorava per pagarsi gli studi, di avere velleità artistiche, di trovare nei suoi occhi una musa dolcissima per i miei versi.

 

Era vero !!!!! In capo a due giorni ne ero cotto.

 

Quando Haike andava a mangiare al ristorante con gli altri della delegazione facevo un cenno ad un cameriere amico mio di riempire la sua tavola di ogni tipo di frutta di cui lei era ghiotta.

 

Quando lei chiedeva spiegazioni il mio amico gli faceva cenno che era un mio pensiero additandomi da lontano.

 

Lei mi ringraziava con un saluto ed un sorriso.

 

Nella notte però sapeva ringraziarmi donandomi se stessa con una semplicità e dolcezza che ancora al pensiero rabbrividisco.

 

Fu triste e con le lacrime vederla partire.

 

Una canzone di Franco Califano intitolata “Un’ estate fa” riecheggia nella mia anima il suo ricordo.



“ UOMINI CHE AMANO LE DONNE “

 

Alessandra è complicata e fatalista. Sempre così felice di averti incontrato casualmente in un posto particolare e non può assolutamente sospettare che tu già da un mese stai studiando le sue mosse, e quasi maniacale, hai tratteggiato dentro di te le sue passioni, la musica che preferisce, gli animali, gli oroscopi, i libri, i suoi reconditi pensieri sulle mode e l’esistenza.

 

Quanto è difficile interessare una donna.

La prima volta che la vidi fu un tuffo al cuore.

 

Seduto sul mezzogiorno al “Fashion Bar” di Marina Piccola sul lungomare di Cagliari bevevo un Campari in compagnia dei miei due amici “Big machine” e “Birretta fresca”.

 

Li avevo così soprannominati per le loro particolarità. Erano due ragazzi che amavano la vita, che come me non riuscivano a pensare al futuro, non erano in grado o meglio non volevano programmare nulla. Era troppo difficile diventare grandi.

 

Così si rideva di quando Big era andato a Praga. Io curioso gli chiedevo come fosse quella città. Lui mi rispondeva : “ e chi l’ha vista? Ho conosciuto solo discoteche, pub e postriboli con grandi meretrici.”

Una di queste colpita dal suo strumento aveva esclamato : “ Uhhhh a big machine !!!!!! “.

 

Così per noi aveva assunto quel nomignolo.

 

Birretta fresca ridacchiava sornione. Era originario di un quartiere malfamato della città ed ogni tanto ci raccontava storie di malaffare sorseggiando un buon vino rosso. Ma quando la calura estiva si faceva sentire il massimo della libidine era per l’appunto una birretta fresca. Una dopo l’altra però.

 

Così al “Fashion bar” passava il tempo di una estate come altre, leggera  e convenzionale, quando d’un tratto le risa di una creatura incantevole distolsero il nostro sguardo.

 

I suoi occhi chiari e luminosi si facevano più grandi nell’allegria.

 

Quella ragazza era sicuramente fuori dall’ordinario. Noi da sempre dediti a stilare classifiche sull’avvenenza femminile eravamo concordi sul fatto che quella fanciulla avesse una rara bellezza, lineamenti dolcissimi, stile e classe aristocratici.

 

Ammetto che non sempre sia semplice entrare nel mondo di una donna e una donna affascinante come lei metteva soggezione.

 

Quanti poeti, scrittori, scultori, pittori, miriadi d’artisti hanno celebrato la bellezza di una donna, trovato in lei la sublime ispirazione. In quella febbrile ricerca del mondo femminile trovano motivo d’espressione e d’esistere, perché è vero, le donne sanno essere dannatamente interessanti, riescono a distoglierti da grigie giornate ordinarie, prive di peso e di ideali.

 

Non so se già allora sentissi il magnetismo, l’incanto di quella ragazza. Una cosa la intuivo. Le regole dell’attrazione si manifestavano dentro di me gettando lo sconquasso nei miei sensi e nei miei pensieri.