A DIO
Appeso
A una lacrima
Del Tempo
Dondolo
Pauroso
Nella voragine Dell’Esistenza
E Tu
Che non di me
Senti pietà
Ma del mio spirito
Verrai
Infine
-Ultimo Avvoltoio-
A pascere le fiamme
Della tua vita.
RICORDO DI UNA SERA
Ricordi anima mia
Quella sera?
Stretta tenevo
La tua mano nella mia
Il desiderio atroce
Che mi mordeva il cuore
Lo nascosi nei meandri
Dei tuoi capelli sciolti
La mia malinconia
La tua bellezza
Avrei voluto uccidere
Con lacrime di gioia
Sopra le tue umide labbra
E sul tuo seno eretto
Che io amo quanto ho amato
Quello di mia madre
Dimenticar l’inferno e il peccato
Ricordi anima mia
Quella sera?
Tu stringevi
La mia mano e mi guardavi
Con occhi chiari e onesti
In fondo ad essi gemeva
Il tuo delirio
La tua infelicità
E mentre il corpo tuo e la bocca
Svanivano nell’abbraccio
Di uno sconosciuto
A me donavi
Come a un bambino
La mano tua e gli occhi
A VENERE
Mentre io
Cane impudicamente affezionato
Nel cui occhio talvolta balena un lampo stanco
D’umiliata rabbia
Con pigra pazienza sbrano
Il fianco offeso di Abele…..
Mentre io
Prediletto principe
D’un esercito di formiche rumorose
Con labbra avide mi godo
La crocifissione d’un pagano…..
Mentre io
Serpe ammaestrata
Nel cui dente avvelenato
Ha riposto la sua dignità
La mia collera sfogo
Sul petto d’un fanciullo…..
Mentre io
Novello Nerone
Che nel cesso del Colosseo
Ha trovato piacevole dimora
Con mano ubriaca
I gladiatori saluto
Che per me si battono…..
Mentre io
Rispettato carnefice
D’un paese liberale
Abbasso la leva del cianuro…..
Mentre io
Decorato soldato
D’un paese liberale
Il mitra alzo
Sulla tempia d’un uomo…..
Mentre io
Uomo della strada
La cui stoltezza ottenebra
Come tela di ragno il pio cervello
Vinto dalla mia indolenza
Di me faccio una statua
Che sprofondo in un abisso……
In tanta confusione di pensiero
Vomitata dalle viscere delle mie carogne
Scaturisci tu
Venere
Sublime putrefazione
Del mio Rimorso.
IL DELIRIO DELLA CARNE
Io conosco il delirio della carne
Moltiplicate mille lire per dieci minuti
Avrete Oblio
Un cieco per strada vi chiede del denaro
Date mille lire
All’angolo vicino vi è una puttana
Nel cui seno tagliuzzato
Da mille morsi velenosi
Può ficcare il poveraccio la testa
Frastornata dalla miseria
E sfogare tutta la sua rabbia
Io conosco il delirio della carne
Moltiplicate mille lire per dieci minuti
Avrete Oblio
Al mio istinto ubbidisco
Come un fanciullo un incosciente
E mi sdraio sul ventre
Fetente di qualunque donna-mille lire
Come fossi sul lettino dello psicanalista
Così derubato senza speranza di giustizia
Automa deriso e maledetto
Ritorno a vagabondare per la città
In cerca di altre mille lire
-Sono un attore che recita la parte a memoria-
Voi uomini occhialuti corazzati
Da una fede e una morale
Postini bancari impiegati di concetto
Industriali o uomini politici
Nel cui seno geloso imprigionate
Un Lager un Vietnam
Il sangue d’un negro di Harlem
L’atroce urlo d’un anarchico
Accecati da mille rimorsi
Le notti brancolate nel buio
Cpme lupi mannari
Verso il patrimonio di carne
Mai dilapidato per compiacente
Ossequio alla morale
E affondate la testa indolenzita
Nel seno rispettato delle vostre donne
Abili quanto le prostitute
Nell’arte di smemorare
E succhiare tutta la vostra Angoscia
-Il giuoco si ripete da millenni
E siete così bravi da recitare
la parte a memnoria
Io conosco il delirio della carne
Moltiplicate mille Rimorsi per dieci minuti
Avrete sempre Oblio.
CI SI DIMENTICA PERFINO IL NOME
Ci si dimentica perfino il nome
Ma il tuo nome è talento viperino giuochi
Adamantini conturbanti
Esalati dalla fogna della
Tua coscienza condensati
In mtallo grezzo madido
Di gocce velenose
Il non-Essere del tuo occhio quasi-vergine
Richiama a valanghe nottole e vampiri
Sanguinolenti che trovano
Il loro spazio esatto
Fra le cosce accavallate
Del tuo mistico desiderio
Il fiato carico di gomma americana penetra
Nelle cellule esagonali
Incastonate quali madreperle
Nella sensuale incoscienza
D’una perdizione senza ritorno
Labbra verticali d’un bicchiere senza fondo
Dopo l’uragano il marinaio accende sempre la pipa
Il cui fumo inanellato
Dice all’albatros sono ancora vivo
Lecca la Bestia la ferita che brucia
Tra cordami sartie tieni-albero
Il marinaio ritrova la dimensione
Dell’Essere ormai non più seminarista
E s’ubriaca di buon
Vino di porto per
Amore di angosciose
Visioni proibite chissà da chi
Lecca la Bestia la ferita che brucia
Il tuo sesso brucia
Avvelenato dalle tue dita nervose
Dal fiato carico di gomma americana
Priapo
Il dio
Morde il tuo labbro e impazzisce
AL SOLDATO JOHN
Un Mitra
Una Croce
Vagamente ridicolo in tale armatura
Novello Torquemada dall’inno
Arroventato di superbia
Liberatore e schiavo
Carnefice di sentimenti
Saggiamente intessuti
Nello stupido canovaccio della Gloria
Celebrato poeta prezioso e raffinato in crudeltà
Affettuoso genitore dell’Odio
Te ne vai soldato John
Sputando veleno e fuoco dalla bocca
Un Mitra
Una Croce
Ora un rosso petalo di rosa
Vomitato dal tuo cervello insano
S’è posato dolce come il sonno
Dell’ubriaco tradito dalla moglie
Sulla tua fronte corrucciata
Te ne vai soldato John
Stringendo un Mitra nella destra
E tra i denti una Croce di metallo.