Vincenzo Orabona - Poesie e Racconti

Desiderando il mare

 

Occhi trasportati dal piacere in luoghi desiderati

un amore platonico di immagini stupende

coccolati dal vento in un letto di mare…..

come onde

densi i movimenti

denso il brivido

Gocce di mare come sudore

bocca salata assetata di baci

ed un gabbiano spicca il volo

come un orgasmo al culmine

sempre più in alto

spinto dal desiderio di immergersi nel cielo

infinito come il mare

infinito come le stelle

infinito come l’amore

come il desiderio di amare

 


 

Riflessi dell’anima

 

Guarda il mondo…

scherza… ride… spera…

 

ed i tuoi occhi

si sono dati un termine per essere felice…

e scherzando… ridendo… sperando…

si mentono!


Il mondo può guardare a pochi centimetri dal tuo cuore…

i tuoi occhi no…

i tuoi occhi sanno…

e piangono!

 

Il tuo cuore sentirà le lacrime…

come pioggia sulla lava…

 

una lava che ha bisogno di una ragione per amare…

per ardere…

 


 

Un irrimediabile problema

 

irrimediabile problemaSpensi la luce… e, non so, sarà stato quel buio oppure quel silenzio, ma in un attimo, i miei occhi si spalancarono!

C’era qualcosa che non andava, un pensiero mi stava turbando, sì ma cosa? Cercai di prendere sonno ma era un incubo, contavo il ticchettio dell’orologio a parete, quanti secondi trascorsero invano quella maledetta notte!

Io ero convinto che una volta trovato il problema, potevo risolverlo, o magari farmene una ragione, ma niente!

Così passarono le ore finché non mi alzai quella mattina cominciando ad insultare la prima persona che i miei occhi videro! Si, mi sfogai con quello che sicuramente era il mio problema, infatti, mi sentivo meglio ad ogni malvagità che gridavo, perché era la verità! Ad un certo punto smisi, perché mi resi conto che comunque non potevo risolvere niente, quella sensazione di liberazione era solamente momentanea, dopo sarebbe stato sicuramente peggio. Ci fu un silenzio stranissimo, un silenzio d’attesa, l’attesa di qualcosa che non sarebbe mai avvenuto! Dopo qualche secondo mi sedetti sul letto, chinai il capo e con le mani mi coprii gli occhi, sulle labbra avevo stampato un folle ghigno… stavo pensando cosa mi avrebbe risposto in quell’occasione quello specchio se avesse avuto la parola 

 


 

Lo Chalet dei desideri

 

chalet desideriE’ pomeriggio, non piove ma fa freddo, forse quel freddo desiderato per l’ansia di mettersi davanti al fuoco, una stanza piccola ma accogliente, l’interno è buio… e quel riflesso di luce proveniente dal camino illumina la stanza e si riflette sulle pareti bianche… sembra Natale… e quei giochi di luce sembrano serie intermittenti di un albero addobbato… talmente reale è la sensazione che si sente il profumo di un abete!

Che freddo… voglio che quella luce rifletta anche sul mio viso… sui nostri visi… marcandoci i lineamenti… come se il fuoco fosse dentro di noi… voglio avere freddo per essere riscaldato, ed il calore deve essere talmente forte che anche se dovessero uscire lacrime…vorrò confonderle con il sudore! Le lacrime sono il sudore di qualcosa per cui ci siamo tanto affannati, sono la concreta evidenza dell’impegno che noi abbiamo dato per qualcosa… per qualcuno… sono il premio della nostra miglior sconfitta… il premio della nostra miglior conquista!

… la temperatura è giusta… le nostre anime sono pronte…

Fondiamoci… in un abbraccio……………


 

Quella strana passeggiata

 

strana passeggiataPercorrevo quelle strade e non mi rendevo neanche conto dove andassi… eppure, tutto stranamente mi suonava così familiare.

Quei strani vicoli… buoi sembrava fossero accompagnati da un tenue neon di colore rosso… era tutto così cupo eppure non avevo paura, non temevo.

Mi incamminavo… vero, non conoscevo nulla, ma era semplice, la via era dritta e non c’erano alternative.

Sapevo da cosa fossi partito, lasciando dietro di me la ragione… senza pensarci, fermarmi o quantomeno rallentare… anzi, aumentavo a grandi falcate il senso di quella strana passeggiata.

Uno strano scroscio mi accompagnava, rilassante come un forte acquazzone disperdersi in una grondaia… ma non vedevo il cielo… non potevo sapere se piovesse o meno… così… cercavo solo di godermi quel suono… ritmato… e dare una cadenza ai miei passi.

Sentivo qualcosa dentro… che risuonava al suo esterno, una specie di grancassa… in lontananza… quel suon sembrava quasi che stuzzicasse il mio istinto… come una cometa… fatta di un unico ritmato rimbombo…

No… non mi guidava… mi stava attirando a se!

Quanta strada ci fosse ancora… era solo un inutile dettaglio… perché ormai c’ero… lo sentivo…

Sapevo di non trovare porte, la vera unica porta da spalancare era all’inizio di quella strana camminata…

Chiusi gli occhi… ormai l’udito era il mio sguardo… stesi le mani… come un bimbo bendato… ma non c’era alcun bisogno di orientarsi…. Il tuo cuore… era esattamente come lo avevo immaginato….


 

Risvegli

 

risvegliQuelle mattine accompagnate dalla migliore buonanotte…. In cui hai voglia che il mondo sia un semplice prolungamento dei desideri.

Quella sensazione di dormiveglia che ti estranea dalla realtà… ti estranea dal quotidiano… da tutto quello che razionalmente ti accompagna e che per squallida esperienza, fingiamo di vestire normalmente come un paio di slip… scomodi ed insidiosi…

Ti svegli che ti batte il cuore ed accetti le emozioni come quei ragazzini che ancora devono scoprire l’amore… poi ti giri in un letto troppo grande come adulto… ed hai la voglia di toccare… hai la voglia di sentire l’amore… nudo… che percorra le mani… attraverso il suo calore!

Così stamattina, i miei occhi… hanno immaginato…

Dolcemente distesa sul fianco… nuda… di spalle… osservavo la tua schiena… i miei occhi accompagnavano le curve del tuo fianco… fino a portarmi al tuo fondoschiena… percorrevo mentalmente… accompagnando il dorso delle mie dita… e curvando delicatamente, senza mai staccarle dalla tua pelle… eri così frangibile… e sentivo il tuo respiro attraverso impercettibili movimenti… tanto da accarezzarmi la mano…

Abbracciandoti… in quell’un unico respiro… restavo con quella sensazione di percepire talmente forte il mio battito… da temere perfino di svegliarti…

Addormentarsi per aver fatto l’amore… svegliarsi… per fare l’amore….


 

Il Mare Dentro

 

Mare dentroSenti una lama che ti attraversa l’anima e ti rendi conto che a volte quella catena che ti senti al collo è perfino più pesante della sensazione di piacere che ti tiene a galla in quel mare di pensieri, che in tanti anni hanno eroso il benessere che ci rende più belli… più amorevoli… più malleabili…

Ti guardi intorno… e vedi che non esiste nessuno che possa orientarti, come se in quella enorme distesa di acqua, creata dalla nostra stessa incapacità di desiderare la terraferma… non esistesse neanche il sole come riferimento cardinale… o come se quel sole stesso, fosse solo un riflesso… e seguirlo significherebbe addirittura andare dalla parte opposta… verso il freddo…

Non so perché ci si senta così persi certe volte… non avere a che fare con nessuno, ci rende più tristi ma meno responsabili… perché creare quel punto di riferimento… è un’arma autolesionistica troppo importante per non sentirsi perfino peggio se quelle braccia o quegli sguardi… anche per pochi minuti, possano mancare all’appello dei nostri desideri più nascosti.

Così, mentre ci lasciamo andare… stanchi di aver abbracciato quel salvagente per ore, scopriamo che una forza ci tira verso il basso… dicono che la sensazione di affogare sia perfino piacevole… solo un fortissimo dolore al petto… ma… quando l’acqua avrà riempito i polmoni… un senso di benessere fisico, sarà solo contrapposto dal nostro sguardo verso l’alto…

Gli occhi, osserveranno la luce… finché il buio arriverà al cuore e alla mente… non avremmo neanche il tempo di dannarci, consapevolmente intrisi nel “perché a noi… tutto questo!”.

Ma poi, in fin dei conti… che importa condannarci… quando questo non sarà più un nostro problema… per sempre!


 

Be Happy!

 

Be HappyReprimere o esprimere… questo è il problema? Come si fa a scegliere tra la felicità dell’essere e l’infelicità del non essere? Il cuore non mente… la mente però non cuore… così creiamo quell’inutile spazio… tra due mura altissime per evitare che le due parti più antitetiche di noi possano comunicare! Ognuna… per conto proprio prenderà decisioni separate… e quel conflitto è ciò che contemporaneamente ci farà esprimere… reprimendo!

Complesso… ma non impossibile… perché quello spazio… quelle mura… sono solo l’abitudine di difendersi… sono il medioevo dentro un corpo che vuole toccare il futuro… sono l’arcaica triste imposizione che ha dettato le regole di adulto quando eravamo ancora bimbi… e quel bimbo che ancora vuole scalciare quando non vogliamo diventare adulti! Sono l’esatta contrapposizione del poter essere belli come un bambino, con la capacità di essere adulti… sono la chiave della vita… per poter finalmente tornare ingenui… istintivi e sorridenti… con tutta la forza di affrontare da grandi le gioie e l’amore… tutto questo, semplicemente perché saremmo noi stessi!

Be happy!

 


Mare in tempesta

 

mare in tempestaQuali sono le sensazioni che si possano provare quando tutto attorno a noi è congelato?

Che emozioni possano essere esternate, quando il calore che ci si sente dentro è arrivato al sottozero e sentiamo che il mondo intorno non fa altro che scoraggiare qualsiasi intento e sfidarci all’inverso… contrapponendo i nostri diritti con i nostri doveri, le nostre responsabilità con la nostra felicità?

Provare quella sensazione di ossigeno, dicendo… “finalmente” … e poi sentire che sùbito qualcosa ci punti un tubo di scappamento in bocca, ricordando qualcosa che vorremmo non meritare… ma che ci resta l’unica motivazione su cui focalizzarci!

Il corpo, subisce dalla mente, ma la mente è stanca dal corpo… eventi che martorizzano i pensieri, che lasciano cicatrici al corpo, il cuore batte forte, ma non per le condizioni che spereremmo… il cuore è gonfio di quel grasso sporco intorno, alimentato dal disagio, dalla frustrazione, dal riversamento del lurido in uno spazio che avevamo dedicato al bello. Una camera vuota in una casa incasinata… non ancora deflorata dal caos intorno… una porta tenuta strettamente chiusa… tutelata… che sente le pressioni esterne… che vive il peso sui cardini, piuttosto che sulla serratura… una porta che si romperà… e che farà irrompere in quel vuoto… fiumi e fiumi di detriti inutili… detriti non gestiti, detriti non ancora spazzati via, perché troppo accumulati rispetto a quelli che siamo riusciti a catalogare come feccia!

Chi siamo noi per decidere di noi? Cosa siamo noi per decidere cosa vogliamo? Dove sta la forza… e cosa fa sì che possa realmente superare la stanchezza di farcela? Teoria… teoria… teoria…

Confondere i pensieri con il mondo circostante… è meraviglioso, finché quel mondo a cui diamo la piena fiducia, non decide di invertire la rotta del rispetto… incagliandosi con una meravigliosa nave immensa, sopra uno stupido scoglio! Sfregio ai compartimenti stagni che avevamo deciso di non utilizzare perché ci eravamo fidati, restano solo un grande contenitore che si riempirà inesorabilmente di acqua, finché non affonderemo… e non esisterà abbastanza determinazione per liberarci del peso del mare… che sappiamo diventerà più pesante del bello… e ci porterà a fondo!

Una nave grande… immensa… stupenda… inaffondabile… e poi… giù!

Uno ci pensa a dover non puntare così in alto… magari, un gommone, pratico, veloce e senza eccellenti strumentazioni di bordo che ci permettano di essere sempre in allerta, sempre cauti nel non affrontare grandi sfide, grandi rotte!

E’ pur vero che la vita è una e dovremmo sentirci come su un transatlantico per vivere piaceri, emozioni, per osare, sperimentare… ma poi……? Che rapporto con la vita avremmo quando scopriremmo che la più bella transoceanica sia semplicemente l’ennesimo Titanic? Che cosa vorremmo dalla vita, quando ormai ci ha già portato oltre le nostre capacità ed esperienze… e che quella stessa vitalità sia diventata un mortale naufragio? Cosa pretendiamo dalla voglia di vivere che ci accompagna dentro e da quella perenne speranza che un giorno arriveremo lontani e felicemente a destinazione? COSA?

Prendete quella scialuppa di salvataggio prima ancora che presumibilmente incontrerete quegli scogli… salvatevi dalla presumibile disfatta, in un pezzetto di felicità irrisoria e fingete che vi sentiate completi… sorridete falsamente… accontentatevi… gridate che ci vuole più coraggio di fermarsi che di affrontare… convincete il mondo più che voi stessi che scappare sia la scelta più saggia… vivete questa unica vita… con il timore che tanto voi non meriate altro… che tanto gli altri sono cattivi… che tanto il mondo non vi vede… e che voi siate succubi e deboli… vivetela così la vostra unica traccia terrena… di pochi anni!

Ah dimenticavo… VIVETELA… ovviamente è un eufemismo!


 

Il mio regno per un sorriso…

 

regno per un sorrisoCerto sembra talmente complicato a volte… che pensare di doversi scapestrare per regalare un sorriso, sembra un ossimoro…

Eppure, quando sei ad un passo dal credere di poter bastare semplicemente come pensiero per far star bene qualcuno e ti accorgi che invece è tutto meno scontato, metti di nuovo il signor Cervello a ragionare al posto dell’istintivo Cuore… illuso, infantile e speranzoso!

Cosa succede al nostro corpo, quando, in questo circolo vizioso, continua ad inseguire un semplice desiderio disilluso?

Banalmente, come respirare aria malsana… reagiamo allo stesso modo della carenza di ossigeno… tutto si appanna… il battito cardiaco impazzisce, braccia e gambe si intorpidiscono… la sensazione di voler scappare ma non averne la forza… e soprattutto… inimmaginabili soluzioni dettate da una testa svalvolata ed in stallo! Allora perché tutto questo?

Perché l’impedire di essere semplicemente noi stessi per timore che l’altro non sorrida più per quello che non vede o non sa vedere più in noi? Cosa ci fa diventare così mostri dopo tanto aver avuto e dato? Cosa ci fa sentire malati di un amore, che fino a pochi secondi prima era la carezza più bella che l’altro avesse mai sentito? Cosa… cosa… cosa???

Il circolo vizioso… dio mio… è solo un girare in tondo… nella ipocrita ora d’aria concessa dal signor Cervello al galeotto Cuore… si… quel Cuore… che ha fatto talmente di tutto per regalare quel sorriso… che ha valicato la improvvisa legge dell’altro… trovandosi così ingabbiato e dominato dalla mente… quel Cuore libero di amare… che ha perso la libertà dell’essere amato…

Avrebbe dato tutto per quel sorriso… ma lo stesso ha perso tutto… senza riuscire a regalare niente!


Anima

 

…tutto qui

un grande foglio bianco quasi vuoto

pieno di un unico silenzio,

il silenzio delle tue parole riflesse nella mia anima

parole che cadono nel mio cuore

parole che nutrono la mia mente

parole sussurrate

ma ascoltate solo da chi non sente

da chi non ha bisogno di sentire

ma leggere,

leggerti…

(20/01/2001)


TU

 

Metto il cervello in pace,

al caldo il mio cuore,

al sicuro la mia anima…

 

sento il tuo amore penetrarmi…

sotto le coperte…

dentro la pelle…

 

prendendomi…

 

ed io…

lasciandomi tuo,

mi addormento…

 

sogno e vivo

sognando al mio risveglio…

TE…

 

amore di tutte le mie vite passate

 

per l’eternità…

 

(26/01/2003)


 

Lontani

 

Mani si cercano tra fredde lenzuola,

 

corpi fremono desiderandosi,

 

anime contorte in roventi giochi sensuali,

 

culmini d’infiniti piaceri…

 

amati…

 

amanti…

 

(26/01/2003)


Fantasmi


Fantasmi
Vivono nella notte… vivono raramente di giorno… si nascondono… gli intimano di non farsi vedere, scaricando su di loro paure e colpe per cosa siano.

Sfuggono, non sono tangibili al mondo… e quel mondo sa che non esistono, ma poi chiunque avrebbe paura di trovarsene uno di fronte!

Sono invenzioni quando, chi potrebbe incontrarne uno, debba disfarsene per paura che siano realmente esistiti… e diventano una vergogna se altri dovessero immaginarne la loro presenza! Restano aloni per sempre e subito quando perdono il loro potere… e perfino responsabili della scia sporca che abbiano lasciato, perché scacciati in malo modo… senza eccezioni… senza colpo ferire… senza un rendiconto al perché ci fossero o cosa loro stessi abbiamo sopportato per restare così eternamente in bilico tra il voler vivere e l’attesa di non poterlo fare… I veri fantasmi esistono… e nel mondo, da sempre… si chiamano Amanti!

… la peggiore concreta fantasia che la mente umana… abbia mai (de)generato!


Il Walzer delle Emozioni

 

Sentiva nel suo cuore battere sempre forte, ciò che la sua testa voleva fossero solo senswalzer emozioniazioni da non considerare.

Aveva imparato la concreta differenza tra scegliere per vivere e vivere per scegliere, ma non si aspettava che il tempo, anziché essere suo alleato, le desse modo di mettersi alla prova di fronte a ciò che fosse impossibile da contenere.

La sua quotidianità era fatta di perenni distrazioni ed era se stessa quando non riusciva a distrarsi… ma la sua testa non era così immensa da contenere tutto questo e dovette donare qualcosa al cuore… così passando dalle sue forti emicranie ai crampi alla pancia.

Quei mal di pancia erano ciò voleva per vivere… e non quello che dovesse fare per vivere… e diedero alla luce una piccola metamorfosi interiore… con occhi e gesti che cominciarono ad escludere la mente dai giudizi delle sue indomabili emozioni…

Quel giorno, finalmente capì… non servì abbandonarsi alla sua impostazione severa di vivere le sue restrizioni… quella “ragazza di campagna” accompagnata dalle parole di Baglioni che faceva delle piroette di walzer con un cuscino… le fecero vedere ciò che doveva essere… e un  vecchio e usurato bastone di legno che stava usando per spazzare e che stringeva forte, sarebbe potuto diventare uno strumento molto più forte per tutto quello che normalmente vivesse come “fare” per qualcuno… che diventò un poter “fare” per Lei…


 Scappa!

 

scappaCorri, ti sta inseguendo.

Scappa, non sarà facile se ti raggiunge.

Nasconditi, le sue grinfie sono efferate.

Zitto, ti sente.

Non tremare, ti percepisce.

No… no… fermati… ti prego… capisci quanto sia stupido?

Tu non sei mai stato libero… Tu, sei sempre stato suo…

Tu maledetto schiavo della tua stessa mente!

Napoli, 2 settembre 2016


 

Vorrei Emozionarti

 

Vorrei EmozionartiVorrei sentire le tue emozioni… Vorrei poter toccare la tua gioia… come quando hai voglia di mare e ci immergi i piedi nudi…

Vorrei essere il tuo osare, che a prescindere dal freddo dell’inverno, ti faccia restar scalza e bagnarti… senza il timore di come asciugarti…

Vorrei sentire le tue parole, con la stessa luce dei tuoi occhi di quando siedi a pochi centimetri dal bagnasciuga… e vedere il viso di chi “cascasse il mondo… non mi sposterei”…

Vorrei ti lanciassi in carezze ed attenzioni… come il tuo cuore riesce a donare alle sue emozioni… senza che nulla possa intervallare la capacità tua di essere… e che bagnarsi e toccare quel mare… sia una conseguenza obbligata… perché quello è il desiderio… quello è l’innesco che dal piacere si trasforma in volere…

Se paradossalmente il mare non bagnasse i tuoi piedi una volta immersi… non ti darebbe il piacere di rifarlo…

Se paradossalmente quella emozione non potesse corrispondere al vero piacere… non vivresti più quel desiderio come un bisogno…

Se il mare non ti accarezzasse nel modo in cui tu lo senti ogni volta… non potresti amarlo… non al punto di sentir freddo per lui o di spender tempo o pensieri sul come o sul dopo…

Vorrei essere il tuo mare… vorrei bagnarti… ed essere la tua più istintiva azione di volermi… semplicemente per il piacere di desiderarmi… Vorrei emozionarti esattamente così…

Villammare, 08 aprile 2018


La Mia Rosa più Bella

 

la mia rosa più bellaEsistono delle sensazioni che restano nel cuore, quelle emozioni che passano attraverso gli occhi… che dal primo istante con una persona, impregnano l’anima e colmano vuoti immensi dentro di noi.

Quella è stata la mia prima sensazione quando l’ho vista, un anno e passa fa, su quel treno.

Ho osservato quella ragazza, impaurita, spersa, fragile nell’essere e delicata dentro… il cuore mi è cominciato a battere forte… e la voglia di abbracciarla è stato il paradosso più grande che io potessi mai aspettarmi.

Ho vissuto ogni singola emozione con quella ragazza, poi diventata donna, poi scoperta mamma… e solo una unica sensazione e desiderio avevo e mi accresceva (la voglia di accudirla, accarezzarla, abbracciarla…).

Non avevo avuto quella emozione così forte, da quando avevo avuto mia figlia in braccio, la prima volta… è stata la seconda emozione più forte della mia vita!

L’amore è una cosa strana, l’amore è un giocattolo meraviglioso e delicato… io non ho mai avuto le istruzioni per amare, io non sapevo cosa volesse dire amare… ma immaginavo cosa potesse essere soffrire, nel vedere le persone che amandomi e non ricambiate, vivevano un dolore insostenibile.

Io ho conosciuto prima il dolore ed attraverso il dolore ho immaginato cosa potesse significare amare… eppure, quando ho tenuto quell’esserino di pochi chili tra le braccia… e quando ero seduto accanto a lei, in quel treno, io ho capito che tutto fosse sbagliato… perché l’amore è amore!

Io sono un disastro, così come mi sono improvvisato padre per amore, ho cercato di essere un compagno per amore… senza quelle istruzioni, tutto è stato difficile e tutto risulta ancora complicato….

Io non so ancora amare, ho tutto quello che serve dell’amore, ma ancora non riesco ad organizzare le emozioni che creano un caos dentro…. Incapace di dominare il mio esprimere… così, quanto è più stupido e facile… riscopro il dolore che conoscevo di riflesso… e mi ribello, come avrebbero dovuto fare tutte le persone che mi hanno amato… e che hanno sofferto per me!

Che enorme conflitto, uno spocchioso essere che si reputa intelligente, che vive la felicità nel peggiore dei modi… che cerca nel dolore un motivo per non sistemare il caos, che diventa brutto per incapacità di sopprimere le paure… che stupido essere che sono quando sono innamorato! Che stupido essere che sono perché non riesco a fidarmi della mia capacità di essere innamorato!

Ho una bellissima rosa da amare… è sempre la stessa rosa che ho incontrato su quel treno… una rosa che sta rinforzando le sue radici, sta tutelando le sue spine, sta crescendo ed esaltando da un immenso spinoso rovo… la più bella rosa, che finalmente emerge… quella rosa… comunque fragile nel suo spirito e nella sua anima, delicata… da accudire con tutto l’amore del mondo, è la rosa che in qualsiasi modo, nel contesto più arduo… ha deciso di accarezzarmi con i suoi petali………. Io devo amarla come quel primo giorno, io devo imparare ad accarezzarla, sapendo che le spine non sono per me… io devo vederla crescere… meravigliosa… per ammirarla… e continuare ad amarla… quella rosa… è il mio senso dell’amare puro e sano… è il mio atto di profondo amore… che possa mai dimostrare alla mia vita… quella rosa è vero amore… e deve nutrirsi con tutto quello che saprei darle, ma non si vede… perché sono uno stupido… che merita di pungersi!

Voglio imparare ad amare…

Napoli, 07 luglio 2018


HIC et NUNC

 

hic et nuncCi sono quei momenti in cui ti senti talmente inattaccabile che per dare modo alla tua tesi di poter essere convinzione, attacchi tutti.

Prevenzione alla difesa, rabbia, aggressività? No… fottuta paura!

Quei momenti non sono ben decifrabili, arrivano come un uragano e portano via tutto ed anziché focalizzarti su quello che resta, sulla tua vita ancora in essere, vedi quello che ti è stato portato via, aggrappandoti anche ad un ricordo infinitesimale per maledire la tempesta e sentire tutta la rabbia del “se” per ogni più piccolo istante del passato.

Cosa sono i ricordi? Esistono posti nella nostra memoria che si nascondono bene e dove risiedono dolori che abbiamo cercato di dimenticare, insomma una specie di trauma cranico imposto da un colpo fortissimo al nostro cuore… e questi, sono quelli che annullano la nostra consapevolezza, perché ci permettono di agire in una specie di ragione che non è altro che una apnea della felicità che ci spinge verso la infelicità.

I ricordi che stupidamente definiamo “brutti”, sono quelli che ci tarlano la mente e che ci fanno palesemente agire su quella consapevolezza del dolore! Così ripassiamo a memoria e nella memoria quel campo minato cercando di evitare di saltare in aria, senza renderci conto che in realtà alla fine di quel imposto pericoloso percorso non troveremmo altro che la infelicità.

Ed i ricordi “belli”? Sappiamo realmente come distinguere qualcosa di “bello” da qualcosa che spezzato nell’anima in realtà appartiene al “brutto”?  Direi di no e questo ne deriva una consapevolezza completamente invertita che in realtà ci fa correre felici in un giardino fiorito minato e che ci permette in qualsiasi momento di saltare in aria… e dove la recondita speranza di arrivare alla fine, comunque ci porta alla infelicità!

Che assurdità vero? Alla fine non esiste un distinto tra i ricordi, perché tutto quello che ci ricollega al passato è solo ciò che ci impedisce in qualunque modo di poter vivere il presente… impedisce la felicità e soprattutto ci fa sopravvivere in un futuro legato al vissuto di un ricordo come fosse stato ciò che: “tanto non sarà più così!”.

Cosa ti aspetti dal futuro se sei ancora nel passato? Cosa è il passato se non l’ombra di un futuro creato di aspettative? Cosa è il presente se non un pezzo di ferro bollente tra l’incudine del ricordo ed il timore di affrontare del martello?

No… non è pessimismo, né realtà e neanche pragmatismo! Questa è la vita! La vita è accarezzata da quello che siamo stati semplicemente per “insegnarci” che potremmo essere o evitare quello siamo stati quando non ci siamo piaciuti.

La vita è ora… è quel battito di cuore che stai percependo adesso, è la sensazione di fame, è la voglia di amare, di odiare, di piangere… la vita è tutto quello che sei, nell’istante stesso in cui lo stai vivendo… ed il tuo mondo, il tuo unico obiettivo parte e si ferma qui e ora… dove le speranze diventano desideri e dove i sogni diventano qualcosa che vogliamo raggiungere…

La vita sei tu, in quello stesso preciso istante in cui decidi di vivere perché meriti di essere felice!

16 ottobre 2018


Fotogrammi di Silenzi

 

fotogrammi d silenziEsistono dei silenzi a cui non saprei proprio rinunciare… e la notte me ne regala tanti…

Quando ho potuto… mi sono ritrovato davanti al mare… con un blocchetto ed una matita… era talmente tutto così lontano dalla realtà, che le immagini potevano essere color seppia… ed io in un vintage in carne ed ossa… perso nella cognizione spazio-tempo… a dimenticare ogni secondo appena trascorso…

Una fotografia anticata e sul retro una di quelle dediche sbavate da pennino… una data sbiadita… perché anacronistica con ciò che potevo trovar scritto… appartenente al presente… storia del mio vissuto… desiderio del mio voler vivere…

25 gennaio 2019