Vittoria Luberto - Poesie e Racconti

È davvero pesante voler cercare ,a tutti i costi, di raggiungere un sogno e di sembrare, però, di essere sempre un passo indietro, anche se ci provo, anche se credo, anche se alzo lo sguardo al cielo e ogni stella mi sembra solo un sogno in più in cui credere. Mi ricordo che, da piccola, un giorno, la mia maestra all’elementari mi vide, da sola , lontana dagli altri bambini che, in gruppo, giocavano a rincorrersi ed io ero in un angolo, su una panchina, con i miei occhialini rosa, attenta e meticolosa a scrivere. Lei si avvicinò e mi chiese: ‘’Cosa vuoi fare da grande?’’ ed io, senza alzare gli occhi per guardarla, troppo attenta a scrivere non so cosa, le dissi che non volevo diventare nessuno, ma volevo solo non smettere mai di sognare. Col tempo, però, gli occhiali rosa mi andavano troppo piccoli, e quel diario, in cui annotavo di tutto, non aveva neanche più una pagina bianca. Proprio in quell’esatto momento, mi è sembrato di aver smesso di sognare. Quel ‘’sogno’’, quel desiderio, che avevo da bambina, mi sembrava solo una stupidaggine, una cosa senza senso, che non mi avrebbe aiutato in niente, che non mi avrebbe giovato. E che fatica poi riporre nella scatola dei ricordi i miei occhialini rosa e il mio diario. Che fatica, poi, fare i conti con la realtà, in cui è così difficili continuare a sognare, sperare, credere e amare ma diventa piuttosto facile rinchiudersi e smettere di sperare. I sogni sono per i forti, per quelli che ci credono, che portano avanti con determinazione i loro obiettivi da raggiungere. Non sono per chi si sente fragile, per chi vorrebbe sempre un abbraccio in più, per chi ama e ha paura di lasciar andare, per chi a volte si sente soffocare e si sotterra sotto due chilometri di coperte per cercare di respirare. Da piccola, per me, sognare aveva a che fare con l’amore, con quel sentimento così bello che poteva aiutare gli altri ad essere felici, e a rendermi felice. Io volevo solo continuare a vivere di questo, fino alla fine. Ma ormai grande, mi sembra di aver smesso di sognare perché, la realtà, si è scontrata con i miei desideri, e li ha distrutti, non lasciandomi niente se non solo cenere. E, anche se adesso alzo gli occhi al cielo e scruto le stelle, d’improvviso, scoppio a piangere e ho bisogno di coprirmi gli occhi perché tutto ciò a che fare con la paura, la mia paura di non essere in grado di concretizzare niente. Vorrei tornare bambina, dove il coraggio non mi mancava dove mi sentivo forte, come quando tornavo a casa e mia madre mi dava un bacio sulla guancia e mi sorrideva, quello sì che mi dava la forza di sognare, quello sì che mi rendeva così felice tanto da scriverci qualcosa. Ora, invece, mi ritrovo qui a dover cercare di realizzare il mio futuro ma senza più quella luce che, da bambina, mi faceva sentire solo invincibile agli occhi degli altri, solo più disposta a non smettere mai di sperare. Ora, invece, sento che ho smesso un po’ perché tutti i miei passi piccoli e meticolosi, mi sembrano solo inutili di fronte ad un mondo sempre più grande mentre io mi sento solamente più piccola. E forse veramente un abbraccio in più può fare la differenza? Forse veramente basterebbe guardare il cielo in de e non da soli per non smettere mai di sognare? E se i sogni hanno a che fare con l’amore. Dov’è l’amore? Dove sono i sogni? E dove sono io?


 

Chissà cosa succede ai cuori fragili quando vengono feriti. Chissà cosa succede quando amano con tutta la loro forza e poi si ritrovano schiacciati a terra, frantumati, indeboliti, dimenticati. Chissà cosa è capitato al mio cuore. Chissà dove abbia trovato la forza di riprovare ad amare, ad amarsi, a risplendere. A ricominciare. Perché, alla fine, è tutta lì la speranza: nel non smettere mai di crederci, anche se i giorni si fanno grigi, anche se la pioggia sembra bella da guardare, anche se stare da soli ci può far tanto bene, anche se coprirci le orecchie per non sentire le voci degli altri può essere un modo per ascoltare di più noi stessi, anche se non è così. Ho provato a pensare a quando qualcuno ci lascia, a quando qualcuno lascia la nostra mano per sempre. Ci lascia lì, immobile davanti al dolore, con il cuore che inizia ad appassire, con le gambe che iniziano a tremare e con la vista che si annebbia, piano piano, lacrima dopo lacrima. Vediamo scappare via un pezzo di noi che, inevitabilmente, non ci sarà più restituito. È il nostro cuore, poi? Che fine fa? Dove vanno a finire poi i nostri sogni? Le nostre piccole fragilità? I nostri sorrisi spontanei davanti ad gesto impercettibile? Che si ha paura di amare dopo un dolore, questo si sa, ma oggi mi è bastato girarmi verso il cielo per scoprire che, il dolore non è mai la risposta, bensì è la domanda. Proviamo dolore per ricominciare sempre, ogni giorno, ad amare piano e poi sempre più forte, che la notte non ci lasci dormire. So che, lasciare andare qualcuno può essere davvero l’unica fonte di salvezza per noi stessi. Per poter ricominciare ad ammirarci, a volerci bene, a donarci un po’ di poesia, qualche volta. Ma vuoi negare la bellezza di chi ti prende per mano senza lasciarti più andare? Per saper ricominciare? Per guardare i tramonti più belli, quelli che sanno di poesia, quelli che sanno farsi spazio nel loro piccoli universo di stelle cadenti? Per smettere di pensare che da soli si sta meglio, che difendere il cuore sia la cosa più giusta da fare, che chiudere le finestre per non far entrare la luce dopo tanto dolore sia il modo giusto per poter ricominciare. Si smette di vivere. E io non voglio farlo. Voglio spalancare le porte del mio cuore. Far entrare la luce e qualcuno da poter amare. E quando il dolore busserà la porta io mi ricorderò, sempre, delle bellezza che non si vede ma si sente col cuore. Mi ricorderò sempre di questo tramonto qui. Mi ricorderò sempre che la vera bellezza è tutta racchiusa lì: nel non smettere mai di stupirsi, di emozionarsi, di sognare, di piangere lasciando entrare il vento dentro, di spalancare le braccia al mondo, di cadere forte, di alzarsi piano, di regalare un sogno a qualcuno, di custodirlo con gelosia, di imparare a camminare a passi lenti, di fermarsi un attimo prima delle corsa a guardare il sole e poi a ripartire, anche col cuore che si fa più pesante, anche quando non ce la si fa più.

 


Ti riesce difficile crederci, se ti ritrovi con i capelli alla rinfusa e la testa tra le mani, guardando il soffitto della tua stanza come se fosse il cielo, in cui sempre hai riposto i tuoi sogni, sperando di ricevere una risposta, almeno una, alle tue tante domande. Ti sembra così assurdo credere che l’amore non duri mai il tempo che vorresti e che scappa, sempre via dalle tue mani, come se fosse qualcosa di troppo leggero da trattenere. E ti ritrovi lì, su quel letto di paura in cui, spesso ti sei rifugiata, chiedendoti come sia possibile che tutto il bello del mondo duri sempre troppo poco o non abbastanza da lasciarsi afferrare? E del perché l’amore quando se ne va ti fa sentire così fragile da non riuscire a respirare? Ci sono volte in cui vogliamo disperatamente salvare quello per cui ne vale la pena, ciò per cui vale la pena slogarsi i polsi e lacerarsi l’anima, lasciando tagli profondi sulle nostre gambe. Quelle volte in cui crediamo che sentirci vivi equivale a distruggerci, a giocarci tutto quello che abbiamo per salvare ciò che ha aperto dentro di noi lo squarcio giusto per far entrare la luce, anche se poi si è rinchiuso. Affrontare ciò che ci fa mal non è mai facile, ma basta per sentirci vivi? Si rincorre sempre quella speranza, forse l’unica che crediamo possibile e nel correre non ci accorgiamo degli ostacoli che incontriamo sul nostro cammino perché , in fondo, a noi non importa se abbiamo l’obiettivo di donare la nostra vita per non fare annegare quel credo che tanto abbiamo vissuto. Cadiamo mille volte, urliamo contro il cielo qualche volta, quello stesso cielo che, nelle notti tempestose, ci ha accolto come un padre e ci ha fatto da genitore, Cerchiamo in tutti i modi e, quasi disperatamente di trovare una soluzione, un rimedio a tutto il male del mondo. Siamo piccole, fragili ma terribilmente invincibili. Abbiamo nel cuore la sensazione di qualsiasi cosa che ci circonda, ne percepiamo gli odori belli e brutti, sentiamo le voci di chi ci urla contro e ci fa sentire piccole. Ammiriamo chi, come noi, è capace di custodire una perla di vittoria dentro il proprio cuore. Amiamo chi ci ama per i nostri modi bizzarri e le nostre facce buffe. Siamo noi, così sensibili. Quando l’amore va via porta con sé tutti gli odori belli e anche la pioggia in estate. Porta con sé le vibrazioni del core e tutti quei progetti di vita che poi saranno destinati a diventare solo pensieri lontani nel cielo. Sappiamo come va salvato l’amore, sappiamo cosa significa spezzarsi in due per salvare anche un solo pezzo di cuore. Sappiamo che tutto questo dolore ci serve per poter amare di noi quello che odiamo perché, in quel momento, combattiamo, speriamo e crediamo in qualcosa che ci ha fatto solo tanto bene e ci ha fatto sentire libere e leggere. E non importa se questo, poi, non avrà i risultati sperati, ci sarà sempre il cielo, le stelle e i nostri sogni a farci compagnia , in questa battaglia in cui vince soltanto chi rischia.

 


 

Non so dove risiedano la forza, la speranza e i sogni di ognuno di noi. Non so che forza soprannaturale ci aiuti ad alzarci al mattino, a sperare che sia un bel giorno per poter fare qualcosa che possa farci sentire vivi. Non so cosa sia, ne da dove venga, ne perché ci sia. Non so che gusto abbia questo riandare, questo rialzarci e vivere anche nel dolore. Perché forse la verità è che non si smette mai anche quando crediamo che sia tutto finito. Anche quando crediamo che non ci sia più nulla oltre le nostre lacrime, se alziamo la testa e togliamo i capelli dal viso vediamo che c’è qualcuno che ci sta sorridendo, anche se non lo vediamo, c’è ; se apriamo il nostro cuore c’è qualcuno che vuole entrarci dentro, per poterlo amare come nessun altro prima, anche se crediamo sia ”vecchio”, a pezzettini e ”inutile”, non ne abbiamo la certezza, è vero, ma possiamo correre il rischio, che al massimo non muore, ringiovanisce; se allarghiamo le braccia all’esterno, verso il mondo, c’è qualcuno lì, pronto ad accoglierci, a lasciarci andare, a consentirci un attimo di tregua, a donarci un gesto impercettibile che ci faccia vibrare il cuore. Se apriamo gli occhi e li alziamo in alto c’è il cielo, sopra di noi. E questo, credo, sia già di per sé una motivazione in più per vivere, per allargare i polmoni e respirare più profondamente, e senza affanni. E in un attimo è già domani, per ricominciare.

 


Chi ha detto che cambiare significa dimenticare?

Dimenticare è il verbo che fa più paura. Essere dimenticati poi è terribile.

Accade che una persona ci spezza il cuore e pensiamo, nella nostra fragile paura, che eravamo solo un peso, un macigno nella sua vita, e che, per questo, ci ha dimenticato. Ci pensavo quando mi sono ritrovata rannicchiata sul mio letto con lo sguardo perso nel vuoto. Dov’era andata a finire la mia poesia? La paura di essere dimenticata ha annullato tutto – anche lei.

La paura di essere dimenticati ci spezza il cuore in tanti minuzioso pezzettini che, le lacrime, poi piano piano, portano via col dolore. Dentro di noi, però le ferite si ricuciono e quelle lacrime, che tanto abbiamo versato, si riveleranno il nostro antidoto. Ho creduto di non amare più, di non riuscire a sciogliere quel nodo in cui avevo stretto il mio cuore; di non riuscire più a risorgere, a credere in qualcosa ed ad essere felice.

Poi, d’improvviso, in un giorno qualunque mi sono ritrovata nel mio mondo, senza dover sforzare di immaginarmi in un posto migliore in cui essere. Ero già lì, nel mio mondo – avevo gli occhi aperti e non stavo sognando – sentivo come una presenza forte dentro di me. E, ho capito, che chi ha amato davvero non può essere dimenticato. Che chi ti ama davvero non può scordarsi di essere entrato nel tuo mondo, di aver trovato un posto e di averlo mantenuto per così tanto tempo, guardandoti da dentro come fossi lo spettacolo più bello.

Che la forza di chi ama senza mai smettere risiede in quei cuori capaci di rendere quell’amore, l’unica ancora di salvezza per noi stessi.

L’amore salva sempre.

L’amore mi ha permesso di pulirmi dal dolore, di sorridere, di creare, di fare poesia per me e per gli altri. Cambiare mi ha permesso di trasformarmi, evolvermi, riconoscermi e ad amarmi. Il mio mondo mi ha permesso questo.

Fare una torta, scrivere una lettera, dire “ti voglio bene”, “grazie” e “scusa”, abbracciare qualcuno che sta andando via, perdere un treno per un ultimo bacio, perdersi in un libro. Perché ogni cuore spezzato può ritornare ad amare, perché la poesia è eterna, è viva e sa resistere. Perché la poesia si trova nei piccoli gesti, nei cambiamenti che sanno fare la rivoluzione. Perché fare poesia significa seguire il proprio cuore. Per ringraziare chi ci ha amato, per non smettere mai di amare e per essere profondamente felici con noi e con il mondo.

“La poesia non può essere dimenticata, chi sa essere poesia non sarà che amato.”


 Fragile.

Alla tua fragilità

al tuo non saperti orientare

alla tua voglia di fuggire, da tutto e dal mondo

al tuo sentirti inadeguata

anche nel posto giusto

al tuo essere imperfettamente speciale

ti dedicherei un giorno

per vederti come ti vedono gli occhi di chi ti ama

uno specchio in cui riflettere ciò che di bello hai

per fartelo amare

senza incarti e incertezze

alla tua fragilità

sottile, trasparente

dedicherei uno spazio di cielo

e stelle luminose che ospitano di notte gli occhi tuoi

per poter immaginare spazi sempre nuovi

ti porterei, anima fragile

in un luogo in cui tu possa allargare le braccia e contenere il mondo

lasciandoti andare

lasciando il dolore

e finalmente rinascere.


 

A mio padre

 

In quel mio sogno ricorrente

sono sempre lì

in un campo di girasoli, alti, di petali infiniti

pieni di vita

che richiamano la luce del sole

con il loro sguardo rivolto al cielo aperto

e la luce che sprigiona nei loro sguardi

come un coro

cantano la vita

e sono lì,

con i capelli al vento

il viso tagliato di lacrime

ruoto insieme al sole

col cuore pieno ed affannoso

mi ritrovo, stesa, su quel prato fiorito

respiro profondamente

mentre quegli odori penetrano nei miei polmoni

tu, padre in questo mio sogno ricorrente

sei sole di fuoco

nascosto tra le nuvole

sai illuminare il mondo

annullando le ombre, il vuoto ed il niente.

 


 

Madre.

 

Le forze che hai , ormai, si sono arrese

ed hai iniziato a scomparire

tra i vestiti che non ti andavano più

nei bisogni che non esaudivi mai

nelle debolezze che ti divoravano

nelle carezze che ti allontanavano

hai smesso di cercare il sole

e hai fatto si che le nubi scure ti facessero da compagnia

alimentando il tuo dolore

che ha iniziato a giocare con i tuoi occhi chiari

che li ha spenti per un po’

ti sei rinchiusa nell’abbandono

ed ascoltavi quella tua vocina interiore

che ti tormentava con mille dubbi

lasciando schiarire le tue insicurezze

che uscivano fuori, contro di te

ma hai preso in mano la vita

l’hai stretta con i denti

e seppur sputando sangue

hai scavalcato muri

ed hai indossato corazze per difenderti

la tua armatura è stata la sensibilità

senza di essa non saresti tu, con i tuoi sbagli e gli sbalzi d’umore

e fiera hai esclamato ‘’Questa sono io!’’

e col sole dentro, ti sei fatta la promessa di non oscurare mai la tua anima.


 

Io, Vorrei essere.

 

Vorrei essere tenue,

leggera e delicata

come colori che sfumando fanno luce

tenue, come la mano delicata

di chi mi sfiora il viso

e mi culla i pensieri

Vorrei essere piuma,

volare attraverso la notte

nei sogni miei nascosti alla luce

e posarmi un istante

prima di ritornare in volo

Vorrei essere neve,

che cade nei giorni più caldi di Dicembre

e lasciarmi sciogliere dal sole rovente

e, sì, scivolare via

come acqua

nei torrenti della vita che scorre

con il suo flusso veloce

lasciandomi travolgere dal vento impetuoso

Vorrei rimanere me,

piccola

in un mondo che sa annebbiarmi la vista

ma mai il cuore

camminarci dentro

meticolosa

e ritrovarmi,

sempre

nelle sottigliezze dell’esistenza.


Le onde ed il mare.

Sentirsi così, come il mare
silenzioso ma pieno di parole
nascoste nel letto delle sue onde
ululano suoni e melodie acute
che tagliano il cielo e si posano sulle nuvole
navigano sull’acqua come una mano che accarezza
sentirsi così, come le onde
che si infrangono sugli scogli
in maniera potente
diventano enormi
e anche distruttive
cercano la libertà
a tutti i costi
senza arrendersi
ribelle
e sempre in uscita
infinitamente intrappolata
ma sempre in cerca di una via di fuga.