Reti irregolari

illusa un’altra volta, mi sento ardere
ogni persona nasconde in se cento maschere
mi dici di fidarmi ma mi soffochi il cuore
il vuoto crea spazi, li riempirà il rancore
hai dipinto una gabbia nel mio universo
provo a pensare ad altro ma è solo tempo perso
guardo le stelle piangere anche stasera
ansie che mi aspettano, lì, ferme in schiera
prati variopinti abbracciano il soffitto
provo a mettere su carta ogni mio conflitto
farfalle intrappolate in reti irregolari
cammino in punta di piedi su questi binari
notti insonni e insicurezze mi prendono per mano
mi assale la paura e tutto sembra vano
vorrei sentirmi libera, almeno questa sera
una libellula che si nasconde da una nube nera
il silenzio assordante riempie le mura
ogni lacrima cade su una pelle scura
mi estraneo da questo mondo come se fossi un alieno
qui, che piove anche quando il cielo è sereno

 

 

 

Il rumore del silenzio

La musica accompagna silenzi trepidi
nella testa musei di ricordi, lapidi
i rimorsi si muovono, rapidi
lascio parlare le cicatrici
deserti divoratrici
crescono alberi senza radici
sciami di api intorno al collo
ti preparano a reggere un altro crollo
3 kg d’ansia addosso, a tracollo
mi rifletto in uno specchio rotto
rinchiusa in uno sguardo contorto
lascio indietro ogni ricordo morto
nuvole nere dipingono il cielo,
il sole marchia l’asfalto con il gelo
percorro strade apatiche in un mondo parallelo.
Il mare si infrange lungo questo sfondo
mentre le urla fanno da sottofondo
il tempo blocca ogni secondo
il vento spolvera un tramonto
la notte accompagna ogni affronto
restano solo gli incubi, a saldare il conto

 

 

 

Notti insonni

la rabbia anestetizza ogni ferita
dentro ho l’Antartide, non c’è più vita
preferisco un “ti odio” ad un “ti amo”
perché l’odio è eterno, l’amore crea danno
tutti a lamentarsi del mio pessimismo
non mi frega niente, nutrono il mio cinismo
guardo sempre avanti, sono preda del tempo
perché poi ripenso al passato e non mi godo il momento
il sangue cola dalle nocche rotte
ho rincontrato me stessa e c’ho rifatto a botte
ho la testa testa altrove, su un altro pianeta
questo senso di solitudine a volte mi inquieta
mi spingo oltre, spesso solo con la mente
ma a volte i pensieri bruciano, sono fuoco ardente
scrivo solo quando mi scoppia la testa,
quando la mia anima chiede protesta
so che ogni parola è inchiostro, ogni parola è veleno
io ancora aspetto che spiova per l’arcobaleno
la notte cala in fretta, mette tutto a tacere
tranne i miei pensieri, ricreano sagome nere
certe sere vorrei durassero giorni perché
mi portano a stare bene perfino con me
certe sere vorrei durassero solo un istante
perché agli scheletri nell’armadio aprono le ante
ogni cosa che faccio la riconosco come un fallimento
sono vittima del pentimento
è un conflitto con me stessa
dove è costante l’insicurezza
un inferno che mi spezza
la mia testa resta rigida e sconnessa
mi odio al punto che mi impongo solo limiti
racconto di me tramite tagli e lividi
se ci ripenso ho ancora i brividi
a quei periodo in cui
mi riflettevo solo dentro specchi bui
dove la mia ombra cercava perennemente
di entrarmi dentro e distruggermi la mente
ed io rimpiango
di essere stata così debole
rimpiango quando
anche se il cielo era blu cobalto
vedevo solo il nero ed il grigiore dell’asfalto
non rimpiango di aver perso il tempo ma la ragione
quando solo un mio respiro era considerato come errore
ed io so
che dentro me è ancora impresso
parte dell’affetto mancato ed ogni minimo complesso