Ricordi

L’eco di mille stagioni
nell’aria ferma per la pioggia vicina.
Ricordi… quel volto ricordi
quegli occhi verdi (che più non ami)
ridevano di una loro strana fiamma
bruciandoti dentro emozioni sconvolgenti…
Ricordi… mattini ventosi ricordi
a rincorrerti l’anima nei sogni, nei giochi
e nei ricordi… ricordi?
E mio nonno diceva a noi bimbe:
“Andate a giocare, da brave!” e noi
nel giardino, noi coronate di fiori e di sole,
“regine del vento”…ricordi?
Sapore di sapone e di fresca acqua
nel bagno, odori di vecchio conforto
nei mobili antichi, di affetto
e di buon appetito in cucina…
E noi eravamo quel mondo,
e noi nascevamo col sole ad ogni
nuovo mattino, paura e abbandono
di sera, a morire un po’ dentro
per un’ansia struggente del tempo
che già ci lasciava e diceva…domani…
Domani… non più oggi domani,
non più questo mondo domani…
Sorella, un nuovo mattino,
una nuova realtà ci saluta e
ci prende per mano…
Ma ricordo… ricordo sapore di
stelle, e strane nenie e fiabe
struggenti e volti perduti
come allora, ripetere piano…
Domani… ieri… ancor ieri domani…
E domani ancor ieri…
Verrò forse ancora? Nel sogno o
nel paradiso, verrò ancora, lo sento.
Dolci giorni di miele un po’ amaro
non vi ho perduti del tutto… lo sento.


Un triste Natale

Or aleggia nell’aria un senso strano,
di freddo e di nostalgico rimpianto.
Sembra, della campana il suono, un pianto,
nel crepuscolo greve, cupo e arcano.

È l’inverno che bussa alle tue porte,
e, come ogni altro inverno, ti conduce
grandine e neve sulle foglie morte
e del camino e del Natal la luce.

Ma c’è un altro Natale, ch’è nascosto
dietro il lucore gaio delle vetrine
e dell’albero, dietro le statuine
del tuo Presepe. Non è in nessun posto.

È un Natale silente di parole
di caldo augurio, di abbracci, di sorriso,
di sentimenti ancor di Paradiso.
È quel dei bimbi che nessuno vuole.

È un Natale senza il bacio della mamma,
che non porta le gioie della vita,
ma indifferenza fredda e inaridita…
È quel dei bimbi che nessuno ama.

Loro stan là, di dietro le vetrine
delle finestre tue. Stan lì a spiare,
non li puoi né vedere né toccare.
Per loro han scritto la parola: FINE.

Se ne stan là così, librati in volo,
dimentiche entità pagate errando,
nati alla vita morti, messi al bando,
alla morte son nati, senza un ruolo.

Aspetteranno forse il Paradiso
in cambio di quel sen che fu ‘sì ingrato,
mentre il nostro egoismo smisurato,
negando aiuto, sbiancò loro il viso.

Or vorrebbero entrar nella tua stanza
per provare un calore mai provato,
ma non li puoi sentir: non hanno fiato,
ma non li puoi veder: non han sostanza.
Hanno gli occhi di vento e pianto, e invano
strusciano contro i vetri le manine,
che chiesero un amore senza finestre
e furono respinte un dì lontano.

È un Natale di freddo oblio profondo,
di menti vuote senza più memoria,
quello dei bimbi che non hanno storia,
dei bimbi… che nessuno volle al mondo.


Giovane Antico

Strade di pioggia e vento
incontrerai,
arcobaleni in sensazioni
ed a morire
per un tramonto insanguinato
ed a volare
in un’alba di nuova rosea luce
come le guance della bella e dell’amata…
Spada di ideali
brandirai
di sogni ancor più veri
del reale.
Il tuo scudo sarà
l’integro cuore.
E partirai senza sapere
verso dove,
come avventura avrà sapor la vita.
E non importa
se guerriero sarai
di melodie
e di armoniosi canti…
Tu lo sai,
anche la penna mia
è pure spada.
E non importa
se sarcastici chiuderan
le porte
calpestando la loro stessa
verità…
Non fermarti, tu non fermarti
mai.
E se stille di rugiada
dentro agli occhi
roventi solcheranno
il volto tuo…
tu benedici pure
il tuo dolore.
Niente, sai, nasce
senza sofferenza.
Ogni lacrima
feconderà
il tuo sentire
e tu fanne il tuo vanto
e il tuo vessillo…
L’onore del tuo cuore
e il Canto tuo.
Libertà bacia giustizia
e verità
solo in amor provato…
Tu cavalier sarai
se amerai Amore.