Ti scrivo

Per tutte quelle parole
Che quando son con te
Non riesco a dirti

Per tutte quelle frasi
Che mi passano per la testa
Colme di bellezza

Per tutti quegli sguardi
Che ti lancio
E temo tu non colga

Ecco
Per tutti questi monenti
Che vivo sorridendo accanto a te
E taccio

Io ora ti scrivo !

Ti scrivo per dirti
Che forse
ma Forse lo sussurro piano
Ti scrivo per dirti o per iniziare a dire a me
Che io forse un po’ ti amo


mi dedicarono l’aurora

mi disse più o meno così
sembri la luce dell’aurora
ricordi il mare dopo che il vento alza la sabbia
tu
parte eterna di
fugaci moneti
di aurore salate
tu
rumore d’onda
di pensieri che si perdono
tu
dolcezza vanesia
di delicati profumi
tu
eco di risata
ti ritroverò sempre
come si ritrova la candida luna nelle scure notti


Il Lago di Sale

Nel meriggio arroventato
foglie pigre
Curve stanno
Nerborute le cortecce
Groviglio di torsione
Rompono la secca terra

Si respira li sul lago
Salsedine di mare

Arsa la battigia
dal salato rifrangere dell’onda è dissetata

In quel silenzio di calore
La cicala frinisce l’ala
Al riparo tra le fronde
Echeggia altisonante
L’impetuoso canto dell’estate.


NATE PER FARCI LIBERI

Pagine,
Un tempo boschi fitti,
Ora
Porosi fogli
Accarezzo con le dita.
a qual emisfero appartenevate?
Da qual frutto vi siete levati negli anni fino a raggiungere il cielo?
Ingialliti volumi
Sì è forse già estinto il vostro ceppo
O ancora qui sulla terra una  radice ricorda

l’imponente gloria di  quel fusto robusto

casa di larve e riposo di stormi di passo?
Giornali zuppi d’inchiostro
Vi sfoglio e penso
Che siete stati rami
In balia del vento sfrenato, selvaggio

desideroso di giocare con le vostre fronde
Registro di conti
Tu che ti dilettavi ad accarezzare
I ruscelli delle Ande
E l’unico conto che tenevi erano le
Stagioni dettate dallo sbocciare e cader dei tuoi fiori

Sacrificio di cultura la vostra fine
Irrispettoso destino
Di creature imponenti
Che non han necessità
Di abiti o danaro per emanare ricchezza e bellezza
Che non ambiscono a cariche importanti

trasformati
In stropicciati scontrini
Ci rendete  schiavi

oh, foreste
nate per farci liberi

con il  frutto gratuito e l’ombroso riparo.


 

ALLE FERMATE DEI TRAM

Ogni tanto

Scrivo di te

Su foglietti stracciati

Alle fermate dei tram

 

Di tram che non passano mai

Allo stesso modo

In cui non passi tu

 

Da una pensilina

Escono strofe

Che parlano ancora di te

Di emozioni fugaci

Di pomeriggi finiti

 

Ogni tanto vorrei

Leggerti queste righe

 

Poi però i tram arrivano

I foglietti di carta li perdo in borsa

 

E dalla pensilina dove ti aspetto

Tu ancora non passi.


MA TU COSA AMI?

E me lo domandi? cosa amo?

Amo le cene del venerdì sera con gli amici, le pizze appena sfornate e i brindisi con i bicchieri spaiati, quelli con le televisioni spente, perchè amo vivere la mia di vita e non le imitazioni dei film.

Amo il sabato pomeriggio con la pioggia in autunno che fa appannare i vetri e l’aria fresca in primavera che profuma di campi arati.

Amo le domeniche mattina con la promessa di svegliarsi presto e gli appuntamenti puntualmente in ritardo,

le passeggiate che non hanno una meta ma tante chiacchiere.

Amo i libri di autori esordienti e i grandi classici in collane economiche, le code ai cinema per le prime visioni , gli applausi a teatro,  le uscite in bici a marzo, le bancarelle di bijoux per strada e i saldi a tutte le stagioni.

Amo la macchina ferma al semaforo rosso e i  baci rubati,  i vetri appannati,  indici che disegnano cuori sui finestrini, gli abbracci con i sorrisi quando ci si rivede e i baci dicendosi addio, le litigate al telefono e le riappacificazioni a quattrocchi.

Amo i pranzi in famiglia con discussioni da seconda guerra mondiale, la spalla di un fratello su cui piangere e i consigli mai messi in pratica della migliore amica.

Amo le mani sporche di farina cucinando piatti esotici, musiche rilassanti da canticchiare persa nella via tornando a casa.

Infine più di tutto amo  l’onestà che non sempre ho tirato fuori ma che sempre pretendo dagli altri.