Luna che ride di sé

Cielo nero

Come il cuore vuoto

 

Si specchia la luna

Nella sua faccia nascosta

In un silenzio che non sa di vita

In un gelo che non sente appartenerle

 

Ride la luna

Confusa dalla faccia di sé

Che non conosce

Che non sapeva neppure di avere

 

Luna eburnea

Come la coltre che paralizza

 

Luce ingannevole

Come un’immagine riflessa in uno stagno

 

Futile riso di un sentimento disilluso

Inutile arma di un conflitto già concluso

Soffice illusoria tenerezza

Racchiusa in un ricordo ormai sbiadito

Ruvida reale concretezza

Di certezza calpestata e defraudata

Futile riso di orgoglio ferito

Inutile arma di difesa dall’oblio

 

Stupida falce di luna

Che della sua purezza si vergogna

Che fa dell’abbandono il suo vessillo

Che disprezza il suo ormai vecchio padrone

 

Futile riso di lacrime sprecate

Inutile arma di attacco del reale

 

Luna di notte – notte di luna

Un cuor che per passione si consuma

Dal riso insincero

Al pentimento vero

 

Luna che ride di sé

Perché non si vuole comprendere

Perché sente di non doversi arrendere

 

Ma anche di perseverare

Nell’ostinata passione di volersi donare.


viaggio

Rivivere un tempo passato e presente

Nell’immotivato sorriso di un passante

Nel vago sentore di legno fatiscente

Nell’ironia dei capelli arruffati dal Levante

 

Ho scorto una parte di me in ogni cosa

E sentito la vita scorrermi dentro

Pulsarmi attorno a ogni passo

Avvolgendomi

 

Ho disseminato il cuore nell’aria

I suoi frammenti

Aggrappati ad immagini

Aggrovigliati in abbracci

Assottigliati da rimpianti

Assicurati a gelide correnti

Palpitano ancora

Pronti per tornare

 

Se è vero che l’acqua ritorna al mare

Il cuore mio si ricomporrà leggero

Come un mosaico riunito da un soffio divino

Ogni brandello troverà il suo posto

Il suo senso

Nell’unità del tutto.


Ho visto cose

Pinnacoli aguzzi

Nell’aria rarefatta

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La Commistione di idiomi

Tra le vie antiche

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Inni architettonici

Umana Testimonianza

Di sovrumana magnificenza

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Il vento pungente

Agitare gli stendardi

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I tetti spioventi

Specchiarsi nell’acqua

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Gli irridenti folletti

Salutare dai vetri

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Intrepidi legni

Sprezzanti le salmastre insidie

&nsbsp;

Ho visto cose da sempre

Immaginate

A lungo sognate

&nsbsp;

Con gli occhi di un bambino ho visto cose,

E cose

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Col cuore aperto ho bevuto ogni immagine

Come un cucciolo la sua prima poppata.