La solitudine

 

Ciao solitudine amica delle mie giornate e, delle notti insonni,

ti conosco sai, entri dentro me, sento un affanno,

 mi fai sentire sola, come un vuoto dentro, 

ti percepisco a volte fra la gente, 

sentirsi soli in mezzo a tanta folla, sembrerebbe follia, ma è la peggiore che ci sia.

Ti senti sola se non hai un compagno,

ma ancor di più, se ti è seduto accanto e non esisti, ti senti soltanto un fantasma.

L’indifferenza della gente intorno, è peggio di ogni altra malattia. 

La solitudine è dentro ogni persona, ci nasci solo e poi ci muori anche.

Nessuno sulla terra ne è immune è solo il ricco, il povero, il potente, ma lo è anche l’attore famoso, è solo il giovine ma anche l’anziano, la solitudine non ha classi sociali. 

L’unica soluzione a questo male, è accettare che fa parte della vita.

Tu solitudine ci provi a farmi male, 

 ma non ti temo, anzi ti affronto,

ci provi a corteggiarmi, a farmi preda;

mi racconti che insieme a te son triste e sola, 

ma non ci casco.

Quello che non sai, è che mi hai resa forte,

 con me stessa e gli altri.

Anzi ti devo ringraziare, con te ho cosciuto il meglio di me stessa,

quella vera, la mia essenza!

Dopo averti conosciuta, ho amato, ma ho amato veramente.

Non per bisogno, o per paura di restar da sola.

Grazie solitudine, capisco sei stupita, non è l’effetto che desideravi, ma io ti accetto sai, sei dentro me e il resto non m’importa.


L’uomo e i sogni

 

Un uomo parlò ai sogni e disse: “son morto non ho più sogni”!

Sognavo di toccare il viso della mamma in embrione, l’ho subito riconosciuta appena nato, aveva il dolce odore dell’amore! 

Ma la vita da grande me l’ha tolta!

Sognavo di diventare grande e di cambiare il mondo, sognavo pace, ma nel mondo sento ancora rumore di cannoni, la gente scappa e noi non l’accogliamo.

Sognavo un cerchio dell’amore dove la mano bianca stringeva quella nera, la nera quella gialla e quella viola, dove i colori fossero colori, ma il cerchio è rotto, la mano alzata è quella del potente.

Sognavo un mondo giusto, dove nessun bambino conoscesse il sapore della fame, ma vedo ancora bimbi scarni, dagli occhi tristi e dalla fame in corpo.

Sognavo un posto dove non ci fossero selezioni di idee e di persone, l’uomo la donna, l’omossessuale, l’ebreo, il greco e l’ortodosso fossero solo esseri umani.

Sognavo l’amore, la ricchezza, il potere, son solo, senza soldi, e pure disoccupato.

Sognavo un Italia giusta, unita e forte, ma anche quella è andata, dimmi che mi rimane disse l’uomo al sogno?

Mi stai cercando rispose la speranza, perciò esisto, se esisto vivi ancora!


Come piuma

 

 

Leggera come piuma è la tua carezza,

mi accarezzi il viso dolcemente,

scompigli i miei capelli,

ti sento sprezzante sul mio corpo,

mi bruciano gli occhi, ma non piango,

mi piace, voglio sentire quel brivido pazzesco,

soffi dolcemente nelle orecchie, rabbrividisco, sento il tuo bisbiglio,

mi racconti di terre lontane, del caldo africano o del freddo siberiano, parli di rondinelle, di principi o poverelli, di mamme che cullano i figlioletti, di guerre, di gioie e pianti.

Tremano le fronde delle piante al tuo passaggio, si piegano, come davanti a un re, riverenti e umili.

Sposti persino il mare, le onde si alzano impetuose, colpiscono gli scogli con violenza,

le barchette al porticciolo, si muovono dondolano, ancorate possono sfidarti.  

Guai se ti arrabbi, distruggi quel che tocchi, scoperchi case, fai volare oggetti,

come un uomo sfoghi la tua rabbia,

ma poi ti quieti, ti rilassi, ritorni a sussurrare a raccontare,

ti ascolto, come musica danzante, mi tocchi il cuore e soffi, e poi vai via.