La ragazza sulla scogliera

E sotto i passi suoi il mare cambia
sfumatura a seconda dell’umore
e lì preposto ad innamorar sembra
‘l mar di Sicilia dal bel blu calore.

Ragazza sulla scogliera di sabbia
che trovi l’indirizzo tuo migliore
nella silente pratica caparbia,
raro il tuo riso e più alto il valore.

La mantella venata sulle spalle,
tra rovine fortilizie scalza avanza,
poi si volge e l’occhio divien timone

come ramarro dalla verde pelle,
e subito ognun sa che la ragazza
sulla scogliera è l’ispirazione.


Angeli caduti

Sono caduti come partigiani
dormienti all’addiaccio con le staffette,
madri precoci rigonfie di latte,
eppure curiose del loro domani.

Sono cadute negli anni più verdi,
precipitate dal senso di colpa
nel ventre enfiato dell’abbandono,
ma han sorriso ad un nuovo perdono
come fradicia barca ch’ancor salpa
incauta ritirando i parabordi.

Sono caduti alla luce dell’alba,
negli anni e nei giorni amati da Cristo,
nell’orfano ricordo di una voce,
condannati per negligenza scialba,
nostalgici d’un rampollo mai visto
e di un’innocenza messa in croce.

Sono caduti in un’area ristretta,
dentro una casa gremita di gente
che li ha visti andar via l’un dopo l’altro,
col turbamento di un figlio brigante;
son soli, son vecchi tra folle di fretta
e le sigarette sono senza filtro.

Son caduti di notte come cani
quegli angeli a Parigi spaventati,
col solo peccato di essere nati,
senza scampo, la testa tra le mani.


L’urna con le tue ceneri

Aprendo per caso un egro cassetto,
ho rivisto i tuoi cenci da ospedale,
la bocca storta di un sorriso afflitto
e l’esordio di zoppìa absidale.

La sedia invalida del tuo inceppo
si chiuse prima del tuo funerale
come la tartaruga del tuo occhiale:
bastò solo recitar un versetto.

Posai nell’urna con la tua cenere
l’amato libro rosso di preghiere,
alla tua custodia senza più tempo;

per nuovi passi saldo il tuo femore
ti condurrà come un celeste alfiere
nel ritrovo affettuoso dell’olimpo.