Rondine

Cittadina del mondo, italiana per caso,
migrante per forza, ingegnere di nidi,
ti prendi per casa il verone d’un maso
o un fiorito verzò su nostalgici lidi,

e alfine sorridi all’umano passaggio
che vedi fluire dall’alto la sera,
prima che il sole con l’ultimo raggio
lento tramonti e tu sembri più nera,

la primavera che arriva saluti
e con te quanti dal cuore bambino
felici ti chiamano e osservano muti
che anche quest’anno sei loro vicino.

Senza pensare che presto d’autunno
apolide d’animo tu liberi l’ala
perché non novembre, ma il sole di giugno
dischiude le uova e splendore regala.


In cammino

Lungo una strada tortuosa e stretta
un viandante vidi che indugiava
nel suo cammino, quasi senza fretta,
ed un sorriso accennato mostrava.

Lo scorsi di lontano e lo raggiunsi
con gran fatica, data la salita,
e potei chiedergli: “Cosa ne pensi
dell’assurdo cammino che è la vita?

Questo succedersi di bivi, incroci,
svolte senza frecce, curve e tornanti,
tratti lenti, poi altri più veloci”.

Ei mi rispose: “Quegli altri viandanti
che nel cammino vedi, odi le voci,
niun torna indietro, vanno tutti avanti”.


Attimo di eternità

Un rossore inatteso le tinse le guance,
la bocca s’aperse ad un nuovo piacere,
la lingua si sciolse a un fioretto di lance
ed un fremito scosse il suo corpo giacere.

In silenzio nell’aria gridò la sua voce,
un sussurro d’estasi che lui solo capì,
in quell’attimo eterno che fuggì veloce
e che mai nel ricordo stremato morì.

Al placarsi dell’onda la testa sul petto
del suo eroe, dal respiro profondo, lei pose
e fu in quel momento che spirata lei giacque.

Lo videro parlare col suo Dio, poi tacque,
perché aveva udito ciò che Lui gli rispose,
che si nasce, ci si ama e si muore in un letto.