E poi accade.
L’inimmaginabile vibra sul tuo cellulare e neanche il tempo di realizzare che ti ritrovi a raccogliere i cocci della tua vita. Nessuno umanamente può essere pronto o immaginare di poterlo essere.
Un’esperienza così devastante e “innominabile”, una esperienza che hai sempre visto fuori, lontano da te e che il solo sentirla ti fa rabbrividire, ma di sicuro non accadrà a te, no, non può accadere a te. Invece accade, Dio solo sa, se accade!
Pensi “ Sono forte, posso farcela, ma come?”
Questi sono i momenti nella vita in cui si è in balia delle onde, il dolore, la sofferenza è profonda: mentre il mondo continua la sua corsa, in questa società volta unicamente al culto della vita qui e ora, dell’espansione dell’ego ma tu sei lì… e tutto quello che succede nessuno può impedirlo.
Allora desideri non essere qui, non sei in grado di reagire, di agire… ho preso il mio tempo per crearmi il mio piumone di speranze, ho creduto di accettare il dolore, per permettergli di lasciarlo andare e scrivere altre pagine senza chi…ti ha permesso di farlo…
Ho incominciato a scrivere tutto quello che mi passava per la testa, ricordi, sensazioni, emozioni; ma i miei pensieri volavano da un ricordo all’altro senza alcuna voglia di risalire da quel burrone di dolore.
Ogni giorno, ogni mattina dalla mia finestra guardo il mare, lei è lì, risucchiata dalla sua volontà e anche se mi manca da morire, saluto lei, il giorno che sorge e ogni giorno la perdono e le chiedo di perdonarmi.
Per aiutarmi, ho svuotato ogni angolo della mia casa, liberandola da cianfrusaglie inutili e dimenticate, volevo liberare la mia mente per ritrovarmi nuovamente, per ritrovare una nuova energia.
Ho dormito poco ma chiudevo i miei occhi per non rivedere quello che non avrei mai voluto vedere.
Ho immaginato me stessa ritrovare la mia arma più potente: la mia volontà.
Ho immaginato di ritornare a ridere con le persone che amo, ho immaginato di abbracciare e di essere abbracciata, ho immaginato di ricolorare, ridisegnare e di riscrivere la mappa della mia vita. So che per voltare pagina devo necessariamente agire, step by step, ma come fare se la mia vita é cambiata in modo così drammatico? Questo fardello mi schiaccia e non riesco a raccogliere le forze, il passare del tempo non mi aiuta a diminuire questo peso opprimente, è difficile o addirittura doloroso pensare che, questo possa accadere. Confusione, disorientamento, paura, senso di colpa sono solo alcune delle sensazioni che si agitano nella mia mente, nel mio cuore, non solo, all’improvviso anche la consapevolezza di non essere eterni.
Lottare con la nostalgia e i sensi di colpa, il disorientamento e la solitudine che sento da quando LEI se n’è andata…sono irraccontabili, ma io sono qui. Ho arrestato la mia vita in quel giorno maledetto. Mi interrogo incessantemente sul senso dell’essere. È’ concepibile che l’amore, i sentimenti che danno scopo e forza nella nostra vita, si modifichino solo in una fonte di dolore quando perdi una persona cara? E’ mai possibile che tutto quello che di bello costruiamo si perda, senza avere più la possibilità di incontrare nuovamente le persone che abbiamo amato? Qual’è il senso? Vorrei tanto acquisire la consapevolezza che la nostra vita è solo un passaggio…come spesso ripeteva mia madre: “il nostro corpo è una crisalide, una soglia di rinascita verso un universo a noi sconosciuto”.
Il mio pensiero costante è lei. Sono profondamente e tristemente infelice quando sono sola e non mi aiuta parlarne, perché le voci attorno a me continuano a dirmi: «Devi andare avanti. La vita continua… le persone muoiono, ma tu devi continuare a vivere, a lavorare, a lottare. Il passato non si può ricreare. Guarda avanti».
A volte mi sento lontana da questo inesauribile dolore, ma se mi soffermo a ricordare quei momenti, il cuore si ferma, lasciando un senso forte di solitudine intorno a me. Per sopravvivere cerco di confonderla, sostituisco il concetto di lontananza con quello di inesistenza. La mia vita è cambiata per sempre, questo senso di solitudine non si attenua così come i rimorsi.
Il dolore vero non viene guarito dal tempo. È falso pensare che il passare del tempo ce la farà a poco a poco dimenticare e che, cancellerà il nostro dolore e che nell’ arco di uno, due, tre o più anni, non sentirai più così intensamente la sua mancanza. In questo caso, non solo mentirei, ma sminuirei l’importanza della vita della mamma, sottovaluterei la profondità del mio dolore, e relativizzerei erroneamente la potenza dell’amore che mi ha tenuta legata per 54 anni.
Se mai il tempo può fare qualcosa, è intensificare il ricordo. Più a lungo vivrò, più pienamente diverrò consapevole di chi è stata lei per me, e più intimamente sperimenterò ciò che il suo amore ha significato per me. L’amore vero e profondo, è molto poco appariscente, apparentemente semplice e ovvio, così presente che finiamo col darlo per scontato. Sì, certo, l’amore spesso si rende visibile nel dolore. Il dolore che ora io provo mi rivela quanto è stato profondo, totale, intimo e immenso il suo amore.
È una consolazione questa? Questo porta conforto? Sembra che io stia facendo esattamente il contrario.
Sono ancora qui per lei, per continuare a dare un senso alla vita che ho condiviso con lei, per i miei figli e per le altre persone che mi vogliono bene e hanno bisogno di me e, per farlo, ripercorro tutti i tunnel della mia vita che ho imboccato e superato, tutte le volte che son caduta e mi sono rialzata, tutte le volte che le mie lacrime hanno cessato di solcarmi il viso e il fazzoletto portato agli occhi è rimasto di volta in volta sempre più asciutto. Tutte le volte che ho reagito, chiedendomi cosa volevo veramente in quei momenti di sconforto, cosa mi faceva bene, quali parole o gesti mi hanno permesso di reagire, quali ho rifiutato, quanto è durata la mia sofferenza, e quali conseguenze essa ha avuto nel mio percorso di risalita, dove ho fermato la macchina del dolore? E’ un tunnel davvero molto lungo ma la mia speranza, il mio desiderio più vero, è quello di ritrovare,giorno dopo giorno,quella luce che mi permetterà di scoprire che il lutto non è un nemico da combattere, ma un alleato, non lo squarcio della ferita, ma la crosticina che cadrà quando la ferita si sarà cicatrizzata, rimanendo però lì a testimonianza della sua esistenza.


Cos’è l’Amore?

E allora una mamma parlò: Amore mio diletto, cos’è l’Amore?.
E il figlio rispose:

E quando la solitudine dell’anima non vive più nei nostri cuori,

E quando il pensiero uccide la monotonia
E quando puoi spiegare le ali, ma non prendi mai il volo.

E quando il silenzio della parole denuda corpi

da una verità non espressa in parole.

E quando il cuore muove le labbra e guida le parole

e la voce parla  all’orecchio dell’anima.


CAMBIARE LA PROPRIA VITA

Cambiare la nostra vita è un attimo, è un giorno uguale a tutti gli altri giorni vissuti prima, solo che in quel giorno, sai, senti, che tutti quelli a seguire saranno diversi. E’ un schiaffo che spezza la monotonia, quando oramai il vaso è colmo e inevitabilmente la nuova goccia non ci può stare. Non c’è nulla di plateale o inatteso, eppure è un vero e proprio faro, una luce che illuminerà da quel momento in poi la tua vita. Le lenti grigie dei tuoi grevi occhiali si tergono in un istante e tutto si fa chiaro e ovvio e tu sai esattamente cosa fare, ma improvvisamente… sai soprattutto cosa non fare, cosa non farai mai più!
Gli esseri umani sono individui sociali e se da un lato è un bene dall’altro è un male…i nostri giorni sono rallegrati da momenti di condivisione ma è proprio questa condivisione che ci rende prigionieri in un carcere senza guardie, chiusi in un insieme di azioni e gesti ripetuti che noi stessi ci obblighiamo a compiere, mentre la nostra gastrite aumenta in maniera proporzionale alla caduta dei nostri anni e diventa difficile ricordare quando è stata l’ultima volta che abbiamo riso di cuore o dormito tranquilli.
In tutto questo indecifrabile giornaliero tormento, dettato da lavori che non amiamo fare e pasti frugali, isolati, sempre diretti verso un nuovo gradino, progettiamo innanzi a noi costose aspettative future: una nuova casa, una nuova auto, l’arrivo del week-end, le vacanze estive, il vestito firmato. A quel punto ci siamo già totalmente tuffati nel nostro monotono sistema asettico che non ci permette di pensare e ascoltare quella vocina in fondo che ci disapprova, che ci consiglia di fermarci; ma per uscire dall’empasse, ci poniamo nuovi futuri traguardi… per poter ricominciare a sperare in qualcosa che una volta avuto,ci deluderà ancora, senza fermarci a vivere il presente.
Tutto questo accade per timore, per paura, paura della disapprovazione altrui, su cui tutti fortemente contiamo; come pure la paura di perdere tutto ciò che abbiamo faticosamente costruito e che ci è costato tempo, impegno e sacrificio. Così, per tenere in piedi la nostra giostra, che a guardarla bene, non ci piace neanche più, sacrifichiamo ogni giorno un pezzo di noi, un pezzo della nostra anima, fino a che arriva il giorno in cui… anche l’ultima unghia è stato investita, data, e di noi, di ciò che siamo realmente, della nostra vita non rimane nulla, nemmeno la famosa “polvere”. E’ a questo punto che la nostra giostra improvvisamente smette di girare e solo a questo punto, tutto si fa incredibilmente chiaro!
Accerchiati dagli avanzi della nostra vita, incomprensibilmente non proviamo nessun sentimento, pena o delusione ma ci sentiamo finalmente sollevati e liberi.
Riprendiamo la nostra vita e le nostre scelte, gli sforzi, le fatiche, ci appaiono per quello che sono: mura protettive entro le quali avevamo esiliato la possibilità di beneficiare anche dei piccoli piaceri della vita, come un’ora di sport senza sensi di colpa per le mille cose da fare e che si stanno trascurando, il piacere di un giorno senza caffè o di una mattina senza sveglia, l’ incanto di una giornata senza computer o di una conversazione con un amico che non abbia una durata predeterminata, della serie ho solo 10 minuti, il desiderio di lavorare facendo qualcosa che ci soddisfa e valorizza l’animo, oltre che il portafogli e, la felicità di vivere in un posto dove la gente è abituata a sorridere, in cui ad un sorriso si ottiene di rimando un altro sorriso.
Questo posto per me, andando contro corrente, è Brindisi. Certo, vivere qui, è vivere in salita, ma in questo cammino ho già ricevuto miriadi di soddisfazioni e sono certa che molte altre me le darà ancora. Anziché portare il timone della mia nave in direzioni matematicamente pianificate, ho lasciato che fosse la nave a portare me e, con piacevole sorpresa ho scoperto che la vita ha sempre una carta in più di me da giocare e che se ci si lascia guidare avendo il coraggio di dire “no” o “si” a ciò che dentro di noi sappiamo essere giusto o sbagliato, i buoni risultati non mancheranno!
Niente di tutto ciò in realtà è stato merito mio, il coraggio di cambiare vita è qualcosa che arriva per caso e senza che noi lo cerchiamo: arriva dopo anni di denunce accanite delle cose che non vanno nella nostra vita, senza trovare la forza di fare nulla per cambiare; arriva dopo anni di studio di filosofie orientali e letture di manuali su come dare un colpo di spugna a ciò che non ci piace più, sono solo volumi sulle nostre scrivanie che regolarmente si coprono di polvere perché spesso siamo troppo stanchi per leggerli, e il sonno frequentemente arriva e ci sorprende.
Rimpossessarsi della propria vita non è solo una scelta ma soprattutto un dono! Per questo io auguro a tutti coloro che avranno avuto la pazienza di leggere questa mia scritto fino alla fine, ma anche a coloro che si saranno fermati prima, che il loro momento della svolta arrivi presto: il vostro più bel desiderio non è un’illusione ma al contrario è la certezza nascosta in fondo al vostro cuore di ciò che prima o dopo, quando sarete davvero pronti, arriverà!