MARE CALMO …

C’è un pugno chiuso,
che più non trasporta penna …
sui bianchi e desolati fogli.
Gelido inchiostro
che più non scorre,
un mare quieto, immobile.
Nulla trascrive …
ormai da tempo,
sinuose scie …
sulle sue fredde e azzurre acque.
Priva di vita … l’esistenza,
piatta, senza fluttuazioni …
immensa vastità di plasmabile macigno,
riverbera luce, calore del sole, serenità, amore,
… niente per sé,
… ammaliatore!
D’immensi tesori, ne sei custode,
asfissiati dal peso di gocce salate.
Non esiste parola …
tantomeno illusione,
che smuova il fardello.
Neanche un tifone,
d’ira e delusione.

Orlando Esposito


Violata purezza …

La memoria …

in un mattino di tiepido sole e luccicante rugiada,

da affaticate riflessioni abbagliata

di un divenir distante.

Una pietra tombale come dura e fredda veste …

ricopre i tuoi mortali resti,

seppelliti da un fato crudele.

Ti rammenterò sempre, indelebile,

nel pudore del tuo primo bacio,

spettatore curioso di una violata purezza.

Orlando Esposito


 … VOLARE …

Gran bel modo di cominciare una missione in Afghanistan … a Kabul!
Non siamo nemmeno atterrati che i notiziari di tutto il mondo via satellite trasmettono le prime immagini di un attentato ad un convoglio Italiano avvenuto a circa duecento metri dall’aeroporto, dove c’è il nostro campo!
La distanza è così irrisoria da aver udito la forte esplosione in modo nitido ,avvertendo addosso l’onda d’urto … e un’enorme fungo di fumo, causato dalla deflagrazione stessa, ha oscurato quasi la luce del sole.
Fonti della Difesa hanno diffuso i nomi dei sei militari rimasti uccisi nell’attentato. Che strazio.
Certo moralmente tutto ciò non mi aiuta: eventi tragici come questo stroncano dentro e pur essendoci ormai abituato, non riesco a non pensare che al posto di quei sei colleghi militari italiani, poteva esserci un amico o addirittura io stesso …
Bastava salire su un convoglio diverso e il corso degli eventi sarebbe cambiato!
Un’ora prima ci eravamo salutati, ognuno aveva preso per la propria strada … e sei miei compagni non torneranno più!

E sentirò ancora una volta dire :”Eroi! Morti per una giusta Causa, per la Pace e la Democrazia!
Ma mi si può spiegare cos’ è questa “Causa, Pace o Democrazia”?
Non ci sono altri metodi per giungere allo stesso fine?
Ecco, questo è il contesto dove mi trovo ad operare ed operano i militari italiani!
Tutto è di forte impatto, uno spaccato vero della vita quotidiana del militare in Afghanistan, tra missioni dense di pericoli e momenti di riposo in cui si stringono anche legami con la popolazione civile.
E’ noto infatti come noi italiani siamo particolarmente bravi a creare un clima di fiducia e solidarietà con gli abitanti del luogo, che, provati da decenni di guerra e privi di prospettive future ripongono in noi tutte le loro aspettative. Storie di quotidianità, di bambini a scuola o circondati dall’affetto di soldati venuti da lontano a portar loro un po’ di sollievo, esprimono quanto l’impegno dei militari sia ben accetto dalla popolazione locale.

Ma non tutti la pensano allo stesso modo e prova ne sono gli attentati continui alle forze militari della coalizione in quanto terra questa, che sente come oppressione l‘azione se pur”di pace”del mondo occidentale.

Mi sento fortunato ad essere tra i pochi esseri umani , privilegiati dall’eccezionale possibilità di volare e farlo addirittura come lavoro, è secondo me, il massimo!
Volare infatti è forse il più alto simbolo di libertà.
Molta gente vorrebbe farlo ma pochi in pratica ci riescono! Mi chiedo: perché tanti si accontentano di stare solo con i piedi per terra e pur invidiando gli uccelli non hanno mai pensato di provare l’ebbrezza del volo e la sensazione di libertà che da esso ne deriva ?
Restare a terra non necessariamente fa sentire più sicuri….solo volando si possono assaporare sensazioni uniche e indescrivibili, emozioni di dominio, leggerezza, benessere.

Purtroppo, ciò che faccio mi pone quotidianamente una realtà diversa per cui, quello che prima era per me motivo di leggerezza e benessere, adesso invece, serve per garantire la libertà altrui.
Ma quale libertà?
A volte, quando si parte per il controllo di alcuni punti nevralgici di territorio, con pattugliamenti aerei, capita di vedere persone che al tuo passaggio salutano e invocano aiuto. Questo da un lato gratifica, dall’altro intristisce … Altri ancora, soprattutto bambini, addirittura, inveiscono contro, lanciandoti gli oggetti più disparati. Addirittura è capitato di vedere sfilarsi le scarpe e lanciarle verso noi, come a dire:
“Non Vi Vogliamo, Non Vogliamo Il Vostro Aiuto Andate Via”.
E questo è il paradosso : perché inquinare le menti di queste piccole creature innocenti e indifese? D’altronde tutto il nostro futuro è basato su di loro!
E poi che io sappia, non esiste religione al mondo che predichi “Odio, Violenza, e tutto ciò che impedisca il vivere in pace e serenità”.

Perché deve esistere tutto quest’odio e cattiveria, tale da negare ad altri il dono più grande, ovvero la libertà! Tutti siamo nati liberi e nessuno può privarla agli altri.
E’ per questo che tutto ciò che faccio mi ha aiutato e mi aiuta a crescere e maturare, ma soprattutto a pensare , dire e fare tutto quanto è nelle mie possibilità per il bene altrui. Prodigarsi per il bene degli altri, offrendo quel poco di felicità, libertà e benessere, è il modo più bello per essere ripagato!
Donare un sorriso è bello e veder sorridere una persona, un bambino, è la cosa più bella che possa io ricevere: la loro felicità è la mia felicità.

Tutt’altra cosa è quando ti trovi a dover partire per un allarme reale, tutto cambia in modo radicale, sia sotto il profilo psicologico che per la missione in se. Il pericolo si eleva in modo esponenziale. Purtroppo in alcuni contesti è un evento all’ordine del giorno e le sensazioni che si provano sono molto forti ed emozionanti.

Questo è quello che accade in successione, in una delle innumerevoli missioni di volo, dopo un attentato in territorio ostile quale quello afghano:

E’ il 04 Giugno del 2008 e gli eventi si sono così succeduti:
Sono le 02:28 del mattino, local time (in Italia sono le ore 23:58), nel mio dormi veglia, sulla mia scomoda branda, cerco momenti di riposo!
D’un tratto via radio, la sala operativa, comunica a tutti gli equipaggi l’allarme:
“TIGER-TIGER-TIGER-a tutti gli equipaggi. Pronti a partire ” (La tigre è l’emblema del nostro gruppo).
Mille pensieri in un attimo attraversarono la mia mente, uno però è rivolto all’unica ragione della mia vita, mio figlio!
Pochissimi secondi e la mia testa si deve liberare di quei pensieri. Entro in uno stato di lucidità tale da non farmi commettere azioni dannose ne per me ne gli altri membri dell’equipaggio.
L’adrenalina in quei momenti si avverte come acqua fredda che ti scorre addosso in una giornata di caldo torrido!
Vestito e con le armi di dotazione personale, corro verso l’hangar degli elicotteri dove già altri colleghi li stanno approntando per la missione. Indossiamo i giubbetti speciali, antiproiettili e dotati dei materiali di sopravvivenza, armi e navigatori satellitari. Prelevato dall’armeria l’ulteriore armamento e il casco, su cui è montato l’NVG (visori notturni), messo a punto il mio materiale di volo , via di corsa all’elicottero, nella postazione di competenza.
Il momento è molto sentito, sia dagli equipaggi che dal personale di terra.
Quando scatta l’allarme c’è sempre qualcosa di grave che è accaduto! E questa a maggior ragione è una missione molto pericolosa!
Nonostante ciò, si trova anche il tempo di sdrammatizzare con la preparazione di un caffè sul posto, che si sorseggia insieme col personale di terra, come a dire siamo tutt’uno, siamo con voi, ci rivediamo al rientro … per ridere e scherzare!
Tempo trascorso per tutto ciò: circa 30 minuti!
Serietà e professionalità prendono il sopravvento, la mente si libera di tutti i pensieri che comunemente si fanno, i motori sono in moto, le armi sono cariche e in “sicura”, un veloce segno della croce e stiamo già in volo sui cieli di Kabul!
Obiettivo della missione: protezione aerea su un campo militare, appena attaccato da tre missili “terra-terra” da parte di ribelli Taleban, per far si che eventuali feriti e/o alte cariche militari o civili, possano essere evacuate in tutta sicurezza.
Tempo dell’operazione 1 ora e 30’ circa!
Alle ore 04:00, tutto era finito.
Rientriamo alla base, con la felice accoglienza dei colleghi. Il bilancio è stato relativamente positivo: l’attacco Taleban non ha sortito i risultati voluti.
Poteva essere una strage ma ci sono stati solo 4 feriti non gravi!
Alle ore 04:35, dopo un breve de-briefing, mi dirigo verso il mio alloggio, una tenda e mi sdraio sulla mia scomoda branda, cercando di riposare. Ammesso poi che la tensione accumulata mi faccia riposare!
Domani, anzi, fra quattro ore si ricomincia!

Questa è più o meno l’attività operativa che si svolge in questo teatro di guerra o “di pace”.

A volte mi chiedo se ciò che faccio è un semplice lavoro…
qualcuno mi dice:” ma chi te lo fa fare!”
Ma può esistere ancora qualcuno che crede in ciò che fa?
Altri dicono: “lo fai per soldi!”
Credetemi non ne varrebbe la pena! Sento dire le cose più disparate … Tranne che quella giusta …

Un lavoro può anche piacere?

Si!

Soprattutto se mi aiuta ad aiutare quel prossimo che, probabilmente, nonostante le mie disgrazie e disavventure, è comunque più sfortunato di me!
Forse sono un po’ ingenuo, ma credo fermamente che la vita si possa vivere a pieno, solo restando leali e corretti nei confronti di chiunque altro. Vivere senz’odio, invidia, cattiveria si può … e
“Ti Allunga La Vita!”

KABUL 19-09-2009
1° M.llo ESPOSITO Orlando


Un sogno ad occhi aperti …

Il respiro affannava, uscendo dalla bocca in una nuvoletta bianca che si gonfiava davanti agli occhi.

Io, come quasi tutte le mattine, mi recavo dietro casa mia nello splendido scenario dei monti del

Partenio. Mi piace correre nel bosco.

Spesso da solo coi miei cani, qualche volta con la mia amata, lungo i sentieri accerchiati dagli

alberi,come se disegnati da una mano attenta di un pittore naturalista, ascoltando con l’I-Pod le

canzoni del mio cantante preferito, autore di vere e proprie poesie musicate, che ritmavano i miei

passi sulle foglie secche dell’inverno appena arrivato.

Correvo con passo cadenzato, la ferita che avevo al labbro, provocata dal vento gelido che come

fendenti ha lacerato la carne, mi pulsava forte. Ho percorso il mio solito sentiero, prima di girare

dietro un lungo filare di alberi, sembravano querce. A quel punto, sulle note di “OGNI VOLTA CHE VIENE

GIORNO,OGNI VOLTA CHE RITORNO, OGNI VOLTA CHE CAMMINO E […]”rimasi un momento incerto, non ricordavo

quel posto, non mi era familiare o almeno credevo.

Avanzai rallentando, le ginocchia mi facevano male, le foglie lentamente si ricoprirono di neve, il

colore del cielo si fece più scuro, cominciai a salire, arrampicandomi, l’aria si faceva più sottile,

entrava nei polmoni trafiggendoli. Proseguii nella mia corsa, convinto che in nessun modo mi sarei

inoltrato fin lì. Quando la salita si fece più faticosa, mi fermai sotto una grossa pietra.

C’era qualcosa che non mi era chiaro, un qualcosa di strano, ma non volevo arrendermi alla paura

che in quel momento stava prendendo possesso di me. Le mani erano bollenti, i muscoli tesi, per un

attimo provai terrore, pensai, non avrei più rivisto mio figlio, la mia amata, i miei genitori, i miei

cani. Cercai di calmarmi, ma la neve che stava cominciando a cadere, mi serrò la gola. Avevo solo

la tuta addosso, se non avessi trovato un riparo, sarei morto assiderato.

Decisi, allora, di arrampicarmi ancora, tra pietre, foglie , radici, alberi, d’altronde quei posti li

conoscevo come le mie tasche, almeno credevo,solo il rumore di animaletti in fuga mi rassicurò. Le

mani afferrarono ogni cosa pur di non restare in quel posto. Il freddo aumentava, io cercavo di

muovermi in modo sempre più rapido, così come imparato nei vari corsi di sopravvivenza, per non

perdere calore. L’I-Pod mi cadde tra il terreno, in mezzo alle foglie secche e la neve, inutile

cercarlo, meglio proseguire, a stare fermo mi sarei congelato!

Un vociare sommesso si aprì tra i rami, le scarpette da ginnastica affondarono nella neve,

ghiacciando i miei poveri piedi. Sbucando da un sentiero di pietra e neve, scavalcai un muretto e mi

ritrovai su una strada larga e asfaltata con davanti un enorme santuario bianchissimo, un po’ per la

neve un po’ perché fatto in pietra bianca, che dava sulla vallata incredibile, irrigidita da luci

artificiali che parevano lastre di ghiaccio, residui sul fondo di una glaciazione antica.

1

Mi sembrava di conoscere quel posto, ne ero sicuro ma … forse … era proprio il Santuario di

Maria SS della Stella, che sovrasta Rotondi, con alle sue pendici quella splendida Valle Caudina

che tanti ammirano e ci invidiano.

Il tutto mi destò stupore, troppo strano, mentre il fiato mi avvolgeva la testa. Avanzai, attratto da un

mormorio prolungato, delle voci stavano cantando, si trattava di un canto religioso, a cappella, di

quelli senza musica. Che terra era mai quella? Dalla tasca tirai fuori il cellulare, non c’era campo. I

miei cani come sempre correvano per conto proprio e, come al solito mi aspettavano ai margini

della boscaglia, ma a quel punto io non sapevo più come tornare e quel santuario era una tentazione

a credere in Dio. La neve si fece intensa, come il coro dietro le mura. Entrai e mi guardai intorno,

non c’era nessuno.

Il gelo stava entrando nella tuta, la faccia si tagliava di freddo. Alle mie spalle sentii dei passi

frettolosi, il cuore scivolò nello stomaco dallo spavento. La neve cominciò a vorticare lenta, le voci

parevano uscire da ogni singolo fiocco, dalle radici fuoriuscirono decine di gnomi che, girandomi

intorno, si sfregavano le mani e poi le allargavano su di me per scaldarmi.

Il santuario di Maria SS. Della Stella si sollevò in aria, diventando così un castello di ghiaccio,

spinto in alto dal graduale classico canto di chiesa. La commozione, in me, aveva preso il posto

della paura, né provai timore quando il Santuario rimase sospeso, come fosse attaccato al cielo da

uno spirito celeste. La musica scendeva senza tregua, mentre gli gnomi continuarono a scaldarmi

con la loro frenesia.

Il vento soffiò così forte da spegnere in pochi minuti il cielo della “Madonna della Stella” e la luce

intorno. Io rimasi chiuso nelle tenebre, mi accucciai nella speranza che il tutto passasse quanto

prima. Nel buio continuavo a sentir correre gli gnomi. D’improvviso luci coloratissime e

abbaglianti attraversarono i rami degli alberi con i colori dell’iride, travolgendo anche quelle

biancastre della valle.

Mi trovai davanti uno spettacolo meraviglioso, gridai per lo stupore, gli gnomi saltarono su ogni

luce , a forma d’arcobaleno,come a cavalcarle, scivolando su di esse. Toccata terra le racchiusero in

scatole, uno gnomo si avvicinò e me ne donò una, sussurrandomi qualcosa all’orecchio. Solo

quando li vidi arrivare con dei doni in mano, mi resi conto. Lì dentro c’erano racchiusi i sentimenti

dell’umanità e a me, toccò l’amore. Intanto il Santuario, in alto, proteggeva il cielo dai malvagi e

solo quando si rese conto che io e gli gnomi non appartenevamo al regno degli Scrooge decise di

iniziare il suo viaggio per ripulire il cielo dal male di quell’anno prima di tornare al suo posto.

Sugli alberi del bosco rimasero le luci, io le seguii con il dono sotto il braccio. La neve andò via via

sciogliendosi e le scarpette da ginnastica asciugandosi, quando sentii le foglie secche rompersi sotto

i piedi, capii di essere tornato a casa. Da lontano vidi mio figlio e la mia amata coi miei cani, che

sollievo!

2

Lo gnomo mi aveva detto che ogni uomo sente per istinto che tutti i bei sentimenti nel mondo

pesano meno che una singola azione d’amore.

Nella mia vita e anche per lavoro, ho conosciuto e regalato l’amore.

“Dare è una questione di cuore, non di ricchezza”.

Basterà guardare negli occhi di questa bambina per conoscere la speranza e l’amore che si può

donare per restituire un sorriso a chi non ce l’ha o l’ha perduto.

Quando fanno risplendere quel loro sorriso rivolto a me, penso:

“Il mondo potrebbe crollare domani, ma la cosa non mi interesserebbe. Questa è la cosa più bella,

la più grande gioia che si possa immaginare-Dare”.

La maggior parte delle persone danno perché vogliono ricevere. E’ una specie di transazione: se

mi ami ti amerò e se mi dai un abbraccio te lo restituirò. Donare amore senza aspettarsi nulla in

cambio, fare del bene per il solo piacere di farlo …

questo è il dono più grande che l’uomo possa ricevere.


Poesie
Il Dono Del Tempo …

Auspicarti non voglio un omaggio banale,

Augurati soltanto quel che i tanti non hanno.

Dono del tempo … da allietarsi e gioire;

… l’userai certo, per del bene da dare .

Ti auspico tempo, per il tuo Fare e il Pensare,

… non solo a te stesso, ma anche agli altri … per perdonare.

Ti auspico tempo, non per la fretta o correre invano,

… ma solo un momento per esser sereno.

Ti auguro tempo, non per passarlo,

… ti auguro un attimo perché te ne resti.

Ecco del tempo per meravigliare, piccoli istanti per confidare

… sull’orologio non lo guardare.

Ti auguro tempo per palpare le stelle

… medita istanti per maturare .

Ti auguro tempo, per risentire d’ amare.

… niente ha più senso nel rimandare.

Ti auguro tempo per scoprire te stesso,

per viver ogn’ ora del resto dei giorni,

… ogni tua ora come un omaggio.

Ti auguro tempo per dimenticare,

… compreso un istante per poterti scusare.

In questa esistenza, ti auguro infine:

… vivi la vita in ogni suo istante … vivi la vita nella sua essenza!


Baci di sole…

Attardati raggi di sole …

a baciare le creste dell’onde,

di riflesso accarezzan il mio corpo,

ormai stanco di un giorno a finire.

Come baci dolci d’amore a lenire l’arsura del sole.

Quel riflesso lontano nel mare … amore,

è il saluto del giorno al mio cuore…!