La Venere e il mare

Il venticello afoso sferza tra gli ombrelloni e la sabbia,
nonostante l’angolo di mare è protetto dalle montagne circostanti.

Un pezzo di spiaggia pieno di ombrelloni, glutei bianchi e abbronzati,
animato dagli schiamazzi dei ragazzi che, invano, tentano di contendersi la palla con gli avversari.

Tutto sembra surreale e gli animi rassegnati, non solo per la calura estiva ma per la quarantena appena vissuta dove il mondo intero, è rimasto chiuso tra le domestiche mura per impedir, all’invisibile nemico, di portarci via.

Mentre cercavo di riordinar le idee, un abbaglio offuscò il mio sguardo e, quasi per incanto, vidi sulla punta di uno scoglio, poco distante, una Venere appena uscita dalle acque, tirar un sospiro di sollievo.

Forse, per la stanchezza di una vita movimentata o per quella causata dal dimenarsi tra le onde, però, una cosa è certa che un sorriso raggiante illuminava il Suo splendido viso, e un succinto costume ricopriva le parti intime di un corpo provocante.

Il mare, invece, che aveva intuito la Sua assenza cercava, invano, con le onde spumeggianti, di solleticar le splendide gambe per invogliarla a ritornar in acqua, forse al solo scopo di sottrarla alla vista degli insidiosi sguardi altrui.

 

 

 

Il fanciullo che c’è in me

Dopo una rovente giornata estiva
il sole ha intrapreso la via del tramonto
lasciandosi alle spalle tenui colori
dalle mille sfumature.

Un po’ fiacco, mi siedo sulla panchina
posta accanto a un oleandro in fiore e,
con lo sguardo scruto all’orizzonte
fino a quando la mente, riportandomi indietro nel tempo,
non mi ha fatto un reso conto del vissuto che
ha visto alternarsi, nel corso del cammino,
lacrime e sorrisi.

Nessun segno svela il mistero che
accompagna il resto dei miei giorni, però,
la fantasia continua a vagheggiare tra
le passate stagioni e quelle che verranno
e agli amori vissuti di una giovinezza
che il tempo e il vento si son portati via.

L’avanzar degli anni modificato l’aspetto,
la presenza delle rughe sono cicatrice di cadute inaspettate
e il grigio dei capelli il bagaglio di esperienze già vissute,
però, lo spirito giocherellone di quel fanciullo di un dì
è rimasto ancora e spero continui ad esserci fino a quando
avrò la forza di emettere l’ultimo respiro.

 

 

 

Il nemico invisibile

Silente e spietato dall’Oriente sei arrivato
non è dato sapere se ti ha creato l’umano vivente
o sei venuto fuori da un escremento, però
una cosa è certa che in un botto
hai fatto fuori chi era, quasi, già cotto.

Le salme, sono state cremate o sepolte
senza il conforto di amici e parenti,
da un esercito impotente che non ha potuto
far niente perché si è trovato ad affrontare
un nemico astratto e silente.

Sottovalutato da chi di dovere, hai contagiato, più volte,
non solo l’Italia ma il mondo intero e gli sciacalli
non sono mancati nonostante la morte avesse fatto man bassa.
In questo duellar di contagi e decessi l’Italia si è cinta di rosso,
di arancione, di giallo e di bianco però il vero dramma
son stati i morti.

E mentre si aspettano tempi migliori,
il gufo, sul calar della sera si adagia su un ramo
in attesa di riprendere il volo e nell’oscurità svolazza,
in lungo e in largo, per tutta la notte con la certezza
di far ritorno al suo nido non appena il buio svanisce.