DISSOCIATO

In questo mondo difficile

piego la realtà malsana

creata dai poveri di spirito.

 

Dall’onda del terrore mi scanso,

me ne sto in disparte,

non riconosco l’odio che dilaga.

 

I miei occhi sono attratti dalla luce

e le tenebre del terrore

stanno ormai alla deriva.

 

Potrei apparir vile

ma non è il mio scopo

confondermi con le anime grevi.

 

Non è il mio mondo

quello dei falsi dei

e dei demoni nemici della pace.


FACCE

Un volto, migliaia di volti osservo…

Volti che esprimono l’inconsapevole profondità del Tutto.

Ognuno plasmato dal suo destino,

segnato dalle esperienze, eroso dal dolore…

facce stuzzicate dai dubbi, qualcuna solo felice:

di quelli che hanno perdonato,

che si sono spogliati dell’orgoglio, in abbandono fiducioso,

che hanno rinunciato al rancore,

che seriamente giocano il proprio ruolo alla ricerca dei perché,

che hanno visto la trama profonda dell’avventura terrena,

che hanno riconosciuto la promessa fatta nell’ambiente di luce,

che hanno dato fiducia alla legge dell’amore.

 

Miliardi di facce, fotografia del prima e del dopo,

del processo evolutivo in un solo istante,

l’insieme “umanità” durante il risveglio,

miliardi di esperienze confluite nell’eterno,

veicoli che l’Immenso usa per succhiare esperienze,

rami inconsapevoli, finché qualcuno non scopre il gioco.

 

Miliardi di note per una sinfonia maestosa,

l’Uno sfaccettato, scomposto nell’infinitamente piccolo

per fare esperienza di se stesso;

autonome coscienze sguinzagliate per fissare emozioni

nella tela del quadro di Dio in eterno divenire.

Anime fagocitate dal respiro cosmico,

narcotizzate dall’ego per giocare al buio la partita del dolore,

ingannate dall’incantesimo della materia

che crea l’ambiente atto a scolpire la perfezione,

invitate a tacitare la mente per scavarsi dentro

e cercare la via d’uscita per un patto di salvezza.

 

Miliardi di facce in quest’officina alchemica, forgia del dolore,

ove solo la speranza disseta l’arsura d’un viver teso

per il velo d’ignoranza che ammanta il nostro cielo;

 

la speranza ci ha salvato cavalcando alle volte correnti d’amore.


SOGNO E DESTINO

Guardo oltre e vedo uccelli stormir nel cielo terso

intersecando gioiose e ardite traiettorie

incuranti delle altrui priorità

e godo nel seguire un richiamo di libertà

dove SOGNO e DESTINO, amandosi,

si abbracciano in un intreccio sinuoso,

si sfiorano e poi si penetrano

avviluppati in un eccitante amplesso

che infine esonda

nella sazietà dei sensi.