La carta a quadretti.

Che emozione!
Il ricordo delle prime parole
imparate e poi scritte
nei primi giorni di scuola…
la testa colma di sogni,
la fantasia che galoppava,
“rubabandiera”, ero fortissima,
lo ” schiaffo del soldato”,
le biglie (i boccini
li chiamavamo noi di Roma).
Ve li ricordate questi giochi?
Ci si divertiva con niente,
eravamo tutti poveri
eppure…inconsapevoli…
eravamo tutti felici.
Lo zucchero filato,
il vecchietto che vendeva
zucchero d’orzo, conetti
di albume e treccine di liquirizia
a 5 Lire.
Le scarpe della sorella
maggiore per tutti i giorni.
Quelle “buone” solo
per la domenica.
Il matitone rosso e blu.
Pane e zucchero per merenda.
La medaglietta appesa
sul grembiulino come attestato
per i miei meriti di quel giorno
dalla suora.
La stessa che mi picchiava, poi,
solo perché ero mancina.
La “mano del diavolo” urlava.
La utilizzo ancora quella mano…


La realtà é…

Ciao, Gianni mio…
il solo scrivere il tuo nome…accidenti,
ancora mi emoziona!

Ieri, finalmente abbiamo fatto l’Amore,
pensavo io, eterna romantica come
quasi tutte noi Donne lo siamo, purtroppo.
Tu, invece, hai fatto sesso,
alla spicciolata, a “buon mercato”:
di corsa, in fretta, lo sguardo ma anche
il pensiero lontani…distratto.
Ti sei concesso poco.
Di te solo una forzata fisicità.

Avrei voluto vederti sorridere,
arruffarti i capelli, giocare,
“cazzeggiare”, adorarti, adularti,
tenerti a lungo dentro di me,
per trattenere sopra di me, dentro di me..
nella mia testa, anche…il profumo
e l’essenza di te.

Ma tu guardavi di frequente l’orologio,
il tuo cellulare volutamente lasciato acceso,
ogni tanto trillava…Mon Dieu, che amarezza
nel mio cuore!
L’entusiasmo era volato via
e con esso anche i miei aneliti,
quelli della carne ma principalmente dello spirito.

Ecco…mi era sopraggiunta l’anoressia dell’Anima!

Mi aveva invasa totalmente,
mi stava soffocando.
E così decisi di affrettare la “cosa”,
per finirla alla svelta e poi fuggire il
più lontano da te, per piangere a dirotto.
ma non volevo fartelo comprendere,
per non ferirti, pensa un po’,
perché noi Donne, quando amiamo veramente,
ci accontentiamo anche di poco, di cristalli di emozioni
che apparentemente ci appagano ma poi ci graffiano
l’Anima in maniera imperitura…

Eri sposato…ma infelice ( un classico, direte Voi…)
ma io, donna intelligente ed ironica,
questa volta non avevo voluto
scovare…e vedere…la menzogna, lo squallore,
la banalità.
Mi ero innamorata!

Mi avevi promesso tante cose, ricordi?
Un ballo lento sulla battigia del mare che tanto amo,
un breve viaggio, andare al cinema, a mangiare
una pizza…con cautela, ovvio!
Anche che volevi separarti da tua moglie.

Ed io avevo bevuto tutto, ebbra di felicità!

Ma poi? Il NULLA…sparito completamente
dalla mia vita, cancellata con un click.
Neanche un sms

La realtà e’ che tu sei un uomo superficiale
che continua (con sensi di colpa a posteriori)
a restare nel guscio rassicurante
della sua famiglia con un rapporto impostato
sull’ipocrisia e sulla menzogna…

La realtà è
che tu mi hai cercata e corteggiata
solo per “svuotare il serbatoio”.

Oh, si, lo abbiamo svuotato in due,
(penserai ora tu in maniera volgare e distorta..)
ma il mio coinvolgimento con te
era di ben altro spessore!

La realtà è che tu sarai
sempre un eterno (illuso) Peter Pan
che esorcizza il vuoto interiore,
la paura di invecchiare
e la paura di non riuscire più a trombare
cercando illusorie e fugaci avventure.

(“La vita e’ un mozzico, mi ripetevi
spesso, ricordi?”)

La realtà e’ che io non merito
una squallida, ansiogena soddisfazione sessuale
con un uomo che in fondo non mi ha regalato
nulla di sé, tranne un cazzo ad ore…

Mai, mai più delegare all’Altro la ricerca
e la realizzazione della nostra felicità!

Ora ti blocco anche qui.
Di te, nessun buon ricordo…
Paola


Vieni via di là

“Vieni via di là”
quasi lo urlò in petto Lui.
Fu come un gemito,
un sussurro,
una carezza
per l’anima di Lei che
in quel momento ancora
non si era accorta di Lui
che la stava fissando,
disperato, attonito,
incapace di reagire
per lo stupore.

Eva…la sua dolce Eva…
era lì, in quel posto un po’ squallido, negletto, pur se lindo ma terribilmente decadente, malinconico.
Era vestita di rosso, il suo colore preferito, quello riservato al di’ di festa o… più esattamente…quando
voleva apparire al meglio…il cuore pietrificato, però.

Era ancora incredibilmente bella , solo qualche ruga in più sul volto, sul collo, sulle mani.
Lentamente, molto lentamente si muoveva da sola sulla pista deserta e desolata, pur se guarnita
dai festoni e da alcune candele rosse, modeste messe un po’ a caso su ogni tavolo e che, invece
di rallegrare l’ atmosfera…era Natale…rendevano il tutto improvvisato, forzato, imposto dalla tradizione
e basta…
Lentamente fluttuava, mimando l’abbraccio di un uomo, in un immaginario, rivissuto, agognato ballo lento.

Lo sguardo perso nel vuoto, non folle, no, ma spento, rassegnato, quello sguardo dolcissimo ed unico
che hanno sempre gli occhi del perdente, del rinunciatario, l’elefante dello zoo, il cane rinchiuso in un
canile, la scimmia o il coniglio destinati alla vivisezione…ORRORE!…o il barbone di strada.
Di chi si lascia vivere, insomma, senza mai perdere la dignità!

Lei ad un tratto si girò, ma non parve accorgersi di Lui…lo attraversò e gli attraversò l’anima…senza
neppure rendersene conto.
I lineamenti del volto erano ancora incredibilmente armoniosi, illuminati da occhi verdi di fanciulla mai
del tutto cresciuta, le labbra appena dischiuse, come ancora in attesa di un sogno…

Erano stati amanti, loro due, anni prima che ora sembravano secoli, ma non amanti definiti e ghettizzati
con quell’accezione di sporco, di torbido, di trasgressivo, di epicureo che si da’ normalmente e superficialmente
al termine, no.
Loro si erano amati davvero!

Con quel senso di meraviglia che dapprima ti inonda di stupore, di meraviglia, poi ti appaga, ti sovrasta,
diventa linfa e sangue per le tue arterie, balsamo per le tue ferite, culla, nido, rifugio, giardino segreto
e poi isola felice, loro due si erano ri-conosciuti!

Ma avevano dovuto difendersi e difendere la loro isola dalle incursioni dei benpensanti, degli ipocriti,
dei perbenisti, dei repressi, degli invidiosi, di chi non sogna più.

Lei,
parecchi anni più di Lui,
ma ancora incredibilmente
pura nella mente e nel cuore,
nonostante la vita l’avesse
attraversata, malamente e
tante di quelle volte che un altro,
uno “normale”, uno qualunque,
sarebbe rimasto steso,
annichilito per sempre.

Lei invece no,
Lei, quando poteva,
riusciva molto spesso
ad essere serena, a volte
anche “selvaggiamente”
felice…

Ma ora eccola di novo di fronte a Lui,
per caso.
Meravigliosa ri-scoperta di sé per Lui
e del proprio passato.

I ricordi riaffioravano dapprima lentamente, come timidamente all’inizio un ruscello sospinto dal vento e gonfio di altri rigagnoli,
comincia la sua discesa verso il mare ed a lui si riunisce. Questo e’ il suo destino.

Alessandro invece, il cui ricordo di Lei mai aveva interamente ed interiormente cancellato, quel giorno in visita alla madre anziana
nella casa di riposo, tutto si sarebbe aspettato tranne che rivedere la sua Eva.

Lei, finalmente, percorsa da un lieve tremore, si sistemò in fretta una ciocca di capelli, lisciò una piega dell’abito un po’ consunto
e gli rivolse un timido, smarrito sorriso.
Timida lo era sempre stata…anche quando facevano l’Amore…e Lei gli sussurrava, in quella maniera dolce ed unica, con la sua
voce un po’ roca: “Io ti amo, Ragazzo…”.

E d’improvviso, come quel ruscello impetuoso che man mano si era ricongiunto al mare, recando con sé parecchi detriti ma anche conchiglie e raramente pure una perla, Alessandro avvertì con una fitta al cuore che Le doveva qualcosa, anzi…di più!
Le doveva la riscoperta dell’Amore, dopo una malattia che lo aveva lasciato prostrato e la fine di un amore durato parecchi anni con una coetanea.

Ma dopo qualche tempo Eva sparì, all’apice del quel sentimento inebriante e meravigliosamente appagante, di confronto,
di riflessione, di ascolto, di scoperte, di crescita, di alti e bassi, ovvio, ma di solidarietà pure, lasciandogli sul tavolo
del piccolo soggiorno una busta rosa. Al suo interno, con una grafia minuta e precisa, queste parole: ” Devo lasciarti. Lo devo
fare. Voglio lasciarti libero di volare perché le mie ali ora sono terribilmente stanche. ma tu…ricomincia a volare senza di me.
Ali più giovani delle mie seguiranno il tuo volo ed insieme volteggerete nell’aria. Ma il pensiero di Te non mi lascerà mai
semplicemente perché tu farai sempre parte di me”.

Ora, dopo tanti anni, Lui l’aveva rivista ed ora si avvicinava a Lei lentamente, per non turbarla, per placare anche solo qualche attimo i battiti del suo cuore in tumulto.
Le chiese, sottovoce, come fosse una preghiera, un’invocazione, una promessa, una speranza: “Balla con me…”
Eva sgranò gli occhi, ora umidi, di nuovo sorprendentemente brillanti e…con un piccolo cenno del capo e dopo aver asciugato,
ma senza fretta, una piccola lacrima…fece un piccolo, buffo inchino e reclinò la testa sopra la spalla di Lui.
Alessandro, a questo punto, intrecciando le dita alle sue, memore dell’antico rifiuto quando Lei non volle più vederlo…e terrorizzato
al solo pensiero di un nuovo ritrarsi, negarsi…”Vieni via con me”, Le ripeté. “Vieni via con me. Il meglio, deve ancora venire…”.

Dopo qualche secondo che a Lui parve una vita intera,
Lei lo guardò, nuovamente smarrita, ma un sorriso
leggiadro e lieve illuminava ora il suo volto di bambina
stanca…e, con un voce appena percettibile, gli rispose:
“Potrei morire anche ora…Ora, finalmente, mi sento pronta.
Ohhh, sono pazzamente felice!”
E con un incedere ora visibilmente affaticato,
reclinò le spalle e si allontanò senza girarsi.
Il ciclo della sua vita ora poteva concludersi.
Felicemente….