Stavo con un occhio alla vita
che potevo abbracciare
prima di cadere
vittima dell’infinito
in un fragile contenitore
delle mie emozioni.
Incominciai a cadere fuori,
come una foglia che,
già prostrata dall’inverno,
cade dolcemente sul selciato.
Ne feci una ragione
ottenni i risultati
di una libertà insperata.
Corsa di ferro,
dissipa questa debolezza.
Lascia questi sommoli
invisibil viaggiare,
per poi sventolare la vita
negli infratti,
approfittando degli attimi di luce
massima,
quando le vite si incrociano.


Accanto al fiume
schiere d’ alberi e
una salita verso la collina
gremita di case,
una galleria fatta di alberi,
con le fronde
che si incrociano
verso il centro della strada,
la fila del traffico
forma un serpente.
Le foglie solleticano il cielo,
che manda un vento leggero.
Le foglie tentano di abbracciare
il forte vento.
Ho visto il buono che è in te,
morte
e mi sono innamorato.
Ancora di più tieni la vita
e i folli danzeranno con te
intorno al fuoco della vita.


Voglio liberarmi presto con gli occhi della notte
e raggiungere quei silenti luoghi ove ti nascondi,
è per rinascere in noi stessi,
che ci accingiamo a partire.

La vita che irrompe
sorride a colui che svela l’anima,
annebbiata dalla patina gialla di ciò che non fluisce.

Vita,
entrare fino al tuo fondo
e scoprire tutte le tue bugie;
qui si trovano tutte le celesti musiche

che risuonano ovattate all’interno del sogno.
Sento la tua voce miglia lontano
al balenìo serale delle ritirate solari.

Ti ho sentito urlare nella notte fatata
e ti ho ascoltato gridare l’orgoglio delle mille strade
che sprizza dai tuoi occhi,
filtrati da una luce di giada.