Anche una fiaba può essere vita

C’era una volta…Tanto, tanto tempo fa, in un piccolo regno, alle pendici delle Alpi, governato da Re Alessandro e dalla sua Regina.

Il Re era adorato dai suoi sudditi e dalla regina che gli aveva donato tre splendidi figli, che giocavano si rincorrevano nei corridoi del castello.

Un giorno, ormai avanti con l’età, la Regina si accorse di aspettare un altro figlio, all’inizio non era molto felice poi man mano che sentiva crescere dentro di lei quella piccola creatura…si innamorò ancora prima di vederla…

Era una fredda mattina di marzo, fuori nevicava intensamente e la coltre bianca aveva ricoperto ogni cosa…quando lei emise il suo prima vagito…

Re Alessandro la prese in braccio, guardò sua figlia e lei con le sua piccola manina gli strinse il dito mignolo della mano e fu amore a prima vista…

In quel momento al Re venne in mente il nome per sua figlia…Biancarosa…

Perché aveva la pelle bianca come la neve che stava cadendo e rosa per le due guancette rosate simili alla rosa che stranamente spuntava dalla neve.

Biancarosa crebbe felice amata e coccolata dal Re, il quale pensò ad impartire alla sua mente dei solidi principi, mentre la Regina la fece crescere bella, affabile nei modi e nel portamento…

Passarono gli anni e la piccola Principessa crebbe e diventò una splendida ragazza.

Al suo diciassettesimo compleanno, si presentò alle porte del castello, uno splendido principe in groppa la suo cavallo bianco, per chiedere la mano di Biancarosa al Re…

Il principe di bel aspetto e dai modi gentili conquistò non solo Biancarosa ma anche Re Alessandro, che gli concesse la mano della sua adorata figlia.

Furono nozze solenni, festeggiamenti per molti giorni, quando gli sposi uscirono dalla chiesa si mise a piovere e tutti i sudditi presenti alle nozze, gridarono ad alta voce…

“Sposa bagnata, sposa fortunata.”

Biancarosa era così felice che alzando gli occhi al cielo vide un arcobaleno meraviglioso e dentro di lei pensò che fosse un segno di buon auspicio…Venne il momento in cui lei dovette allontanarsi dal Castello, per seguire il suo sposo, lacrime segnarono il suo volto quando dovette salutare Re Alessandro al quale lei era molto legata.

Il Padre con un bacio, la lascio andare incontro al suo destino.

Lungo fu il viaggio verso il castello del suo sposo.

Una volta arrivata, con molto amarezza e sorpresa si accorse che il Principe così a modo e gentile, non era altro che un Mago cattivo.

Volendo tenere solo per se Biancarosa la rinchiuse nelle torre più alta del Castello, tenendola schiava e prigioniera.

La torre non aveva porte ma una sola finestrella in cui ella poteva a
malapena scorgere il cielo, le nuvole, il volo degli uccelli…
Ogni giorno Biancarosa si affacciava alla finestrella e con tutta l’aria che trovava nei suo polmoni…gridava tutta la sua sofferenza….
Sperava che prima o poi sarebbe giunto..
Un Principe dalla lucente armatura, in sella al suo cavallo e l’avrebbe
strappata dall’oscurità della sua vita…
Lentamente passavano gli anni…ed ella si aggrappava con tutte le sue forze alla vita

Durante la notte per non farsi sopraffare dalla disperazione. Quando chiudeva gli occhi, si lasciava trasportare, dolcemente fra le braccia di Morfeo.

Ed i suoi sogni erano così belli, così reali che ella al risveglio faceva fatica a distinguere fra sogno e realtà.

Ogni notte dentro i suoi sogni incontrava il suo Principe …seduta sotto una cascata di acqua limpida, fresca che si infrangeva su delle pietre bianche, tutt’attorno rigogliosa era la natura di piante e fiori di ogni colore, gli uccellini che volteggiavano sopra le loro teste e cinguettavano, sembravano note melodiose di un amore senza fine i due innamorati si scambiavano un bacio, pegno del loro amore e si davano appuntamento ogni notte in quel luogo.

Un giorno Biancarosa non si accorse che non riusciva più a sognare e che ogni suo grido di aiuto. Ritornava indietro come, Eco, sulle ali del vento.

Capii allora che nessuno avrebbe mai sentito il suo lamento.
Decise che era meglio morire che vivere prigioniera in quella torre.

Si lasciò andare, non mangiava più, finché un giorno quando stava per esalare il suo ultimo respiro.

Sentì dentro di lei una piccola fiammella che si stava accendendo.

Come fiammella di un fiammifero in una stanza buia.
La fiammella si chiamava…” Speranza”. Quella speranza le donò nuova vita.

Riprese lentamente a mangiare ed cominciò ad intrecciare una piccola corda con dei fili di paglia che un pettirosso le portava ogni mattina sul davanzale della finestrella..
Ci vollero anni perché Biancarosa riuscisse a finire la cordicella ma una
notte.
La getto dalla finestra e si calò giù…
Quando mise i piedi per terra si accorse che sotto di essi c’erano solo, pietre taglienti ed ad ogni movimento si conficcavano nella carna …incurante del dolore si mise a correre più lontano possibile da quella torre che era stata, la sua prigione per molti anni.
Lei correva fra le pietre taglienti, ogni tanto inciampava cadeva, vedeva
stille di sangue uscire dai piedi ma ad ogni goccia che toccava il
terreno, lei si rialzava più forte di prima. Corse con tutta la forza che trovava nelle sue gambe…corse e non seppe mai per quanto.

Finché un giorno Scorse in fondo alla pietraia l’entrata di un bosco, esso non era, verde e lussureggiante ma arido e ricoperto di foglie morte.
Biancarosa, si guardò attorno ma non vedendo altro sentiero si addentrò nel bosco, sperando che al di là di esso ci fosse finalmente quella luce tanto desiderata…La intravide ben due volte ma quando fece per raggiungerla essa sparì come per incanto e lei rimase sola in quel bosco arido.
Pensando di non avere più alcuna speranza, si costruì una piccola casa di paglia e nella radura e si creò, un suo piccolo mondo dove la parola Amore e Speranza non fecero più parte di lei. Ogni tanto riusciva ancora ad entrare nel mondo dei sogni, dove il suo Principe l’aspettava seduto sotto la cascata ma con il passare degli anni anche il sogno si stava sbiadendo e lei non sentiva più il sapore di quel bacio, non vedeva più il volto del suo Principe.

Lei sapeva che da qualche parte il suo Principe esisteva, anche sa a volte pensava che fosse solo dentro i suoi sogni.

Ma Biancarosa pensò che era meglio che il …NULLA…

Passano gli anni e lei vive serenamente nel suo piccolo mondo,

Per non dimenticare il volto del suo amato principe, incominciò a scrivere su delle larghe foglie, delle poesie che poi riponeva in un cesto.

Ogni volta che si alzava il vento, Biancarosa portava il cesto al margine del bosco e lasciava che le ali del vento portassero lontano le sue poesie, nella speranza che prima o poi qualcuno leggesse, tutta la sua tristezza e la sua voglia di amare ancora.

Passavano i giorni, i mesi, gli anni e Biancarosa, non…guarda più alla fine del bosco, non cerca più la luce e mentendo anche a se stessa pensa

“Sto bene anche da sola”.
Un mattino aprendo la porta si accorge che oltre il bosco c’’era una luce
intensa. Quasi accecante.

Il sole illuminava un prato verde tanti fiori colorati ed al centro di esso una figura maschile le porgeva la mano.

Biancarosa si stropiccia gli occhi, incredula e pensando che fosse solo
un miraggio o che stesse ancora sognando. Guarda meglio e capisce che non era un sogno.

Come per impulso avrebbe voluto uscire dalla sua oscurità, entrare nella luce, prendere quella mano…
Si blocca, si ritrae, la paura la paralizza, le attanaglia il cuore.
Paura folle di soffrire ancora ma ancor di più paura di essere felice. Si siede tra l’oscurità e la luce e pensa…Forse questo è l’ultimo Principe che il mio destino faccia passare davanti alla mia casa e se lo lascio andare per pura, potrei pentirmi per il resto della mia vita.
Biancarosa ormai diventata donna si alza, prende la mano del suo Principe.

Lui la porta al centro di quella splendida radura, attorno ad un fuoco che ha acceso per la sua Principessa. Le confessa che cavalcando nel bosco, il vento aveva fatto cadere fra le sue mani, una foglia ed incredulo aveva scorto delle parole incise sopra.

Aveva capito che si trattava di una poesia, quelle parole lo avevano colpito diritto al cuore. Per diverso tempo egli cavalcò nel bosco raccogliendo più foglie possibile, ed ha ogni parola che leggeva il suo cuore era sempre più innamorato.

Di quell’animo puro che aveva scritto, tutta la sua Tristezza…la sua voglia di Amare.

Decise di cercare la Principessa, che aveva scritto il suo dolore su quelle foglie, finché non arrivo, nella radura e non scorse i suoi occhi.

Egli comprese che ancor prima di avere incrociato il suo sguardo, Ne era già innamorato, quei neri su bianco. Avevano già coinvolto la sua mente.

E come ogni fiaba, finisce con…

“Vissero felici e contenti”